Sorpresa!!!! Sono tornata! Mi mancavate
troppo...
non vi dico niente ci vediamo per le
spiegazioni a fine capitolo
Buona lettura
Light
Tutti
noi abbiamo un sosia “dormiente”che può rimanere tale per tutta la vita oppure il
destino decide di far incrociare la tua strada con la sua.
Può
essere l’occasione di un attimo, di un semplice scambio di sguardi che dopo neanche
te ne ricorderesti, o ti ritrovi di fronte ad un altro te stesso senza sapere
chi sia con l’unica cosa certa che è la copia di te.
Cosa
accadrebbe se il tuo sosia incrociasse la strada della tua vita, la tua
famiglia, i tuoi amici, ma non incontrasse te perché tu ora non ci sei più?
La vita è strana.
Le coincidenze
non esistono.
I fatti sono
quelli che contano.
Eppure...
Il
destino gioca sempre in uno strano modo con il passato, ti presenta il conto proprio
quando pensi di averlo già saldato e a te rimane solo una scelta:
Vivere
il presente nel passato o Vivere il presente per il futuro?
Era stata una lunga giornata, di quelle
che ti porti il peso fino a sera e difficilmente te ne liberi.
Jethro entrò nel bar con questa
consapevolezza, si trascinò all’interno con il suo solito modo di fare: tenere
segreta ogni emozione dentro di sé in modo che nessuno potesse accorgersi di quello
che realmente turba l’animo umano.
Sguardo fisso, apparentemente duro e
inespressivo ma che in realtà è scosso dagli avvenimenti della giornata. Passo
lento e tranquillo, spalle dritte che non permettono al peso della stanchezza
di affossarle e mostrare insicurezza.
Si avvicinò al bancone e si sedette su
uno degli sgabelli aspettando che Jerry gli facesse la consueta richiesta.
- Il solito, Gibbs?- Gli chiese
prontamente il barista accorgendosi di lui.
- Si Jerry.- Confermò brevemente senza
neanche guardarlo in viso.
Quel caso era stato complicato,
estenuante fino alla fine, eppure quando avevano iniziato ad indagare non
avrebbe mai detto che sarebbe finita così.
Chiuse gli occhi per un istante e
prontamente le immagini di quei brevi attimi gli si presentarono nitide nella
mente.
Mcgee, dopo giorni di ricerche, era
riuscito a trovare un segnale che posizionasse il covo dei malviventi. Avevano
ideato un piano alla svelta ed erano passati poi alla cattura.
Era stato un secondo.
L’imprevisto che non si può calcolare.
Il rumore di un colpo di pistola che si
diffonde nell’aria.
La sensazione di essere proprio tu il
bersaglio.
L’istinto che non tradisce e che ti fa
agire prima della ragione.
- GIBBS!!- Aveva urlato Ziva mentre lo spingeva
a terra facendogli da scudo per proteggerlo.
Il colpo riservato a lui le penetrò nella
schiena facendole mancare il respiro.
Jethro aveva visto gli occhi neri e
profondi della donna allargarsi dalla sorpresa, il viso contrarsi in una
smorfia di dolore e poi accasciarsi a terra tra le sue braccia che prontamente l’avevano
accolta.
- ZIVAAAA!!- Aveva gridato disperato in
preda alla paura che il passato si ripetesse.
Il respiro si era fermato quando tutto era
stato chiaro e quel attimo di incredulità si era trasformato nella crudele
realtà.
Gibbs aveva stretto a sé il corpo dell’Agente
David.
- Non azzardarti a mollare Ziva.- Le aveva detto con rabbia mentre le mani, appoggiate
sulla ferita, si ricoprivano del suo sangue e una macchia rossa impregnava la camicia.
In quella frazione di secondo dove tutto
si era trasformato in caos era stato un susseguirsi di azioni. Tony e Mcgee
avevano catturato il malvivente, accorgendosi poi di quello che stava accadendo.
DiNozzo si era voltato verso il capo per
confermargli l’arresto e per assicurarsi che stesse bene, nel frattempo, con la
coda dell’occhio, aveva cercato anche Ziva scosso da quella sensazione di paura
che gli stava torcendo lo stomaco.
Aveva posato lo sguardo sulla schiena
del capo, seduto a terra e solo allora si era reso conto della situazione.
L’Agente aveva mosso lentamente i primi
passi per poi mettersi a correre gridando a Mcgee di chiamare i soccorsi.
Si era inginocchiato a terra di fronte
all’uomo che teneva stretta la donna tra le sue braccia.
Gibbs non seppe se in quel momento lo
colpì di più il dolore di sentire il corpo inerme di Ziva o lo sguardo ferito e
duro di Tony concentrato sul viso della donna.
Jethro aprì gli occhi quando percepì la
presenza di Jerry che gli mise di fronte il bicchiere contenente quel liquido
ambrato che con un solo sorso gli dava la possibilità di annebbiare la mente e
rendere meno dolorosi quei ricordi.
Lo prese in mano e fece ruotare il
liquido mentre la luce del neon si rifletteva all’interno dandogli un colore
più intenso.
Lo avvicinò alle labbra e ne bevve un
sorso assaggiando il gusto intenso prima e amaro poi che gli scendeva in gola
incendiandola.
Appoggiò il bicchiere sul bancone,
assaporando ancora l’ultimo sorso rimasto sulle labbra.
Chiuse brevemente gli occhi cercando di
liberare la mente.
Percepì ancora il suono della sirena
dell’ambulanza, le urla concitate dei medici all’ospedale, il silenzio della
lunga attesa seduto su una delle sedie del corridoio, la freddezza dello
sguardo vuoto di DiNozzo fermo, in piedi di fronte alla porta che lo divideva
da lei.
Jethro accennò un sorriso.
Come aveva fatto a non accorgersene
prima di quello che c’era tra quei due?
Si portò alle labbra il bicchiere e
bevve un altro sorso.
La regola 12, che gran assurdità.
Sorrise di nuovo più apertamente
lasciando scivolare la stanchezza della giornata, mentre quel liquido ambrato iniziava
a circolare nelle vene.
“In
fin dei conti le regole sono fatte per essere infrante” quella frase, detta
molti anni prima da Jenny, gli rimbombò nella mente.
“Avrebbe dovuto fare qualcosa?” si
chiese ritornando agli avvenimenti di quella sera.
No.
Non avrebbe fatto niente.
Erano abbastanza grandi per cavarsela da
soli e quando li avevi visti insieme, dopo quelle lunghe quattro ore di attesa,
aveva capito che non si sarebbe intromesso.
La dolcezza di Tony, con la quale aveva
stretto la mano di Ziva nella sua, gli aveva fatto capire che ormai non poteva
più fare niente, i suoi due agenti avevano passato quella sottile linea di
confine che non ti fa tornare indietro.
Solo il tempo avrebbe deciso.
Solo a loro sarebbe rimasta la scelta di
come proseguire.
Gibbs bevve l’ultimo sorso rimasto,
prese una banconota dalla tasca e la mise sotto il bicchiere.
Accennò un segno di saluto a Jerry e poi
uscì.
L’aria della sera era fresca e calma. Un
leggero venticello accarezzava la pelle che al primo contatto fu scossa dai
brividi.
Jethro respirò a fondo, immettendo più
ossigeno che poteva.
Tutto era andato per il verso giusto
quella volta.
La sua vita non era costata la vita di
nessun altro.
I dottori erano riusciti ad estrarre il
proiettile dalla schiena di Ziva che fortunatamente non aveva intaccato nessun
muscolo. Qualche giorno di convalescenza e sarebbe ritornata la stessa di
prima.
Lasciò andare l’aria.
Era tutto finito.... e per la prima
volta tutto era andato bene.
Ma allora perché si sentiva così triste?
Guardò verso l’alto.
Il cielo era di una tonalità scura che
faceva ancora di più risplendere la luce di ogni stella.
Sorrise di se stesso.
Ogni anno, quel spiacevole giorno, il
suo animo diventava cupo come la notte, perché la stella che lo illuminava si
era spenta quella mattina su quel maledetto tetto.
Erano passati diversi anni dalla morte
di Kate, quattro? Cinque? Che importanza aveva, ormai lei non c’era più.
Era stato difficile per Gibbs senza la
donna all’inizio ma poi l’arrivo di Ziva nel team aveva stravolto la sua vita
alleviando quel senso di vuoto causato dalla mancanza dell’Agente Todd.
Con il passare del tempo il loro
rapporto si era costruito piano, piano su una base solida di reciproca fiducia
e rispetto, facendoli quasi diventare padre e figlia, ma nonostante questo,
ogni anno, in quel maledetto giorno, lui non poteva impedire al suo animo di
pensare segretamente a Kate, come se avesse paura lui stesso di ammettere che
in fondo gli sarebbe sempre mancata perché la regola 12 non è infallibile...
almeno con lui!
Una voce concitata attirò la sua attenzione.
Vagò con lo sguardo per trovare la fonte
e dopo qualche secondo la individuò.
Un ragazzo che gli dava le spalle teneva
stretto nella sua morsa una donna e la stava minacciando con un coltello
intimandole di dargli tutti i soldi che possedeva.
Gibbs si era avvicinato con passo sicuro
e silenzioso ritrovandosi a poca distanza dal tossico.
- Ti conviene lasciarla ragazzo!- Lo
aveva avvisato in tono duro con quel tono che non ammette di essere contraddetto.
Il malvivente, colto di sorpresa, aveva
allentato la presa, allontanando la lama dalla gola della donna, alzando il
coltello in aria pronto per attaccare.
- Fai quello che ti dice...- Gli aveva
detto lei con voce ferma facendo ricadere l’attenzione su di sé.
Gibbs, approfittando di quella
distrazione, con una mossa veloce, aveva afferrato il polso del ragazzo premendo
il pollice e l’indice sull’osso che, il criminale dal dolore, fu costretto a
lasciare il coltello allentando anche la presa del braccio intorno al collo
della donna liberandola.
L’Agente l’aveva ammanettato vicino al
lampione e poi ricordatosi dalla presenza della donna si era voltato per
assicurarsi che stesse bene sicuro di ritrovarla a terra tremante, sbuffando
dentro di sé.
Odiava tranquillizzare le vittime.
Si meravigliò di trovarla in piedi. Era di
spalle e si stava massaggiando il collo.
Jethro si concesse qualche attimo per
osservarla.
Indossava un completo giacca e gonna grigio,
fisico slanciato, aveva dei lunghi capelli neri, leggermente mossi che le arrivavano a metà schiena, gambe
affusolate e ben tornite, un polpaccio allenato, esaltate dal tacco fino delle decolté
che indossava.
Raccolse la borsa della donna da terra e
si avvicinò a lei per dargliela.
- Tutto bene?- Le chiese, rimanendo
fermo alla luce del lampione.
La donna sentendo la sua voce si voltò e
si avvicinò a lui.
- Si grazie.- Rispose tranquillamente,
leggermente infastidita, mentre la luce del lampione le illuminava il volto.
Gibbs la guardò in viso e sentì mancargli
il respiro.
Lineamenti delicati, il naso alla
francese, la labbra sottili di quel tenue colore rosa di pesca, gli zigomi
leggermente pronunciati e infine gli occhi di quel strano colore castano dalle
sfumature scure nascosti da alcune frange di capelli che appartenevamo
solamente a una persona: lei.
- Kate!- Si lasciò sfuggire mentre i suoi
occhi diventarono di ghiaccio e i lineamenti del viso si inasprirono come a
difendersi dagli attacchi del passato.
Continua...
Eccoci qua... premetto che non era
premeditato ma quando alla conclusione della’altra FF, nei saluti ho scritto “mai dire mai” è scattato qualcosa, e il
criceto ha iniziato a girare, girare e poi sono partite le visioni ^_^
Sinceramente il nostro “quasi”
appuntamento settimanale mi mancava troppo ^__^ e alla fine ho dovuto inventarmi
per forza qualcosa
Con questa FF voglio provare a
cimentarmi con Gibbs principalmente e con questo nuovo personaggio, anche se
all’interno ci sarà il filone Tiva (non potrebbe
essere altrimenti) e portare avanti la storia di più personaggi.
Per me sarà una bella sfida e spero
anche che lo sia anche per voi.