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Autore: Despicable Meggs    11/04/2017    1 recensioni
Una bella casa.
Una fantastica moglie e due figli.
Un ottimo lavoro.
Ma poi le cose cambiano.
Tony e Ziva sono sposati, hanno una famiglia felice e le cose vanno bene. Finché Tony non viene richiamato dall'esercito per servire la patria. Come evolveranno le cose? Riuscirà la coppia a sopravvivere nonostante la separazione?
Storia TIVA (al solito io scrivo solo quelle XD), con tanto family e tanto love... E ANGST. Senza angst non è una mia storia XD
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Un po' tutti, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 23


Ziva si guardò attorno per cercare di capire quale fosse il problema.

Guardava tutti i monitor, ma non era un medico, non capiva il perché di quello scompiglio. Così si girò a fissare Tony e tutto le fu immediatamente chiaro.

Stava avendo un incubo e si stava agitando più del normale. Sicuramente ora che si era svegliato gli era tornato alla mente il motivo per cui era bloccato in un letto di ospedale, incapace di parlare e limitato nei movimenti. 

Ziva pensò tra sé e sé che probabilmente stava rivivendo quei momenti orribili, un po' come era successo a lei di ritorno dalla Somalia. Dormire era la cosa peggiore, perché non puoi comandare i tuoi pensieri e tutti i brutti ricordi e le paure tornano ad inseguirti come se fossi sveglio. 


"Tony" lo chiamò accarezzandogli il volto.

"Svegliati, è un sogno non è la realtà" insistette.


Ma lui continuava a sognare e ad agitarsi sempre di più.


Proprio in quel momento entrò il medico, preoccupato per la situazione.

Ziva lo anticipò.


"Sta solo avendo un incubo, ora lo sveglio" disse, convinta di avere la situazione in mano.

"Non lo metto in dubbio signora David, ma dobbiamo dargli dei calmanti. Non gli fa bene agitarsi così nelle sue condizioni" spiegò il medico.

"Prima devo svegliarlo" ripeté lei.

"Non importa, con le medicine si calmerà da solo" insistette il medico.


A quel punto Ziva si impose.

Sapeva cosa stava passando il marito in quel momento e sapeva cosa doveva fare. Questo perché lui, a suo tempo lo aveva fatto con lei.


"Se non lo sveglio e lo calmo prima che lei lo rimetta a dormire con quelle sue medicine non risolveremo nulla. Svanito l'effetto tornerà ad agitarsi" spiegò.

"E lei come fa a saperlo" rispose il medico un po' scocciato.

"Perché ci sono passata anche io, non così tanto tempo fa" commentò senza dare troppe spiegazioni.


Il medico capi però che Ziva era seria, che non stava fingendo solo per averla vinta.


"Le do cinque minuti, poi intervengo io" concluse.


Ziva si girò di nuovo verso Tony, cercando di svegliarlo e allo stesso tempo calmarlo. Le ci vollero un paio di minuti in cui sussurrò parole dolci all'orecchio di Tony prima che lui aprisse gli occhi e capisse che quello che stava vivendo era solo un incubo e che Ziva era lì con lui.


"Tony, siamo in ospedale e va tutto bene" lo rassicurò.


Lui le strinse forte la mano, come a dirle che aveva capito.

Il suo battito stava già rallentando e i monitor stavano smettendo di suonare.


"Bravo amore, calmati. Altrimenti questo dottore senza fiducia in me ti riempie di calmanti" disse sarcastica.


Il medico fece un sorrisino stizzito.


"Le piace avere ragione, signora David?" commentò.

"Raramente mi sbaglio" disse lei.


Da quando Tony si era svegliato aveva ritrovato tutta la sua forza e il suo carattere. Aveva speranza e questo la faceva sentire meglio.

Il medico visitò Tony e pochi minuti dopo uscì dalla stanza, lasciandoli di nuovo soli.


"Torna a riposare ora" disse Ziva a Tony, visibilmente stanco.

"Io non vado da nessuna parte" lo rassicurò.





Una settimana dopo: 



Ogni giorno Tony mostrava qualche segno di miglioramento in più. Rimaneva sveglio per più tempo, sembrava che ascoltasse sempre di più quello che gli veniva detto e in più da qualche giorno aveva iniziato a sorridere. 

Specialmente a Ziva.

Ogni volta che lei entrava nella sua stanza un enorme sorriso gli compariva sul volto.


A detta dei medici questo era un segno che lasciava capire che di lì a poco avrebbe ripreso a parlare e sarebbe stato di nuovo in grado di fare quello che faceva prima.

Certo avrebbe avuto bisogno di riabilitazione, ma sicuramente sarebbe tornato il Tony di sempre. Ed era quello che volevano tutti.


Ogni giorno tutti quanti passavano a trovare Tony e rimanevano con lui per raccontargli quello che avevano fatto il giorno precedente.

A Lily piaceva particolarmente fare dei disegni da regalargli e passare il tempo che le era concesso a spiegargli cosa rappresentavano.


Era una domenica mattina di sole, anche se stavano andando contro l'inverno quel giorno si stava bene fuori. Così Senior, dopo essere stato con il figlio ne approfittò per portare i nipoti al parco.


Pochi giorni prima anche il piccolo Joe era stato dimesso dall'ospedale, e finalmente Ziva aveva potuto portarlo a casa.

Sia McGee che Gibbs avevano aiutato a costruire il lettino e tutto il necessario per la sua stanza.


In quel momento il neonato era con Eli, a casa. Si sarebbero dati i turni per stare con il bambino ed evitare di fargli fare avanti e indietro dall'ospedale.


Ziva era sola in camera con Tony, gli stava leggendo un libro.

Un libro che sicuramente Tony non avrebbe mai letto, nemmeno sotto tortura. Ma Ziva ormai aveva finito gli argomenti di cui parlare durante le loro visite e aveva pensato che leggere avrebbe fatto bene ad entrambi.

Gli stava leggendo Orgoglio e Pregiudizio, un libro che lei aveva sempre amato. Anche se nessuno l'avrebbe mai detto, le piacevano le storie d'amore.


Stava leggendo una delle sue frasi preferite quando accadde. 


"Ho lottato invano. Non c'è rimedio. Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti. Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami" recitò a voce alta.


"Anche io ti amo, Ziva" disse Tony inaspettatamente.


A sentire quelle parole si bloccò e lasciò cadere il libro sul letto di Tony.


"Cosa?" domandò con un filo di voce, pensando di stare sognando.


Tony prese un bel respiro e lo disse di nuovo.


"Ti amo, Ziva" ripeté, questa volta con più voce.


Ora Ziva era consapevole di non essere in un sogno, sapeva che quello era suo marito che per la prima volta le parlava di nuovo.

Ora era lei quella che non riusciva a parlare. In realtà non riusciva nemmeno più a pensare, aveva atteso quel momento per così tanto tempo che ora era spiazzata.

Eppure nelle sue notti insonni si era programmata un bel discorso da fargli per quando avrebbe ripreso a parlare.

E invece ora lo fissava, ammutolita. E lui fissava lei, con il suo tipico sorriso malizioso.


Completamente incredula realizzò che la prima cosa intelligente da fare era rispondere alla sua dichiarazione.


"Oh, Tony. Ti amo così tanto" disse, mentre si lanciava sulle sue labbra per baciarlo.

"Questo si che è di aiuto" commentò sarcastico lui, apprezzando il bacio pieno di passione che aveva appena ricevuto.


Ziva notò la fatica con cui Tony pronunciava le parole, balbettava quasi.

Ma era così felice che le sarebbe andato bene anche sentirlo parlare così per tutta la vita.


Poi lo vide in difficoltà, cercava di dirle qualcosa ma le parole proprio non gli uscivano.


"Non c'è fretta amore, me lo puoi dire più tardi" lo tranquillizzò lei vedendo che si stava agitando.

"Però se hai voglia di ripetermi quello che mi hai detto prima, io non mi lamento" ridacchiò.


Lui sorrise.


"Ti amo" disse ancora una volta, accarezzando come meglio poteva il volto della moglie.


Questa volta a Ziva scappò una lacrima.

Non era triste, per nulla. E non era nemmeno agitata. Era solo estremamente felice ed emozionata di aver potuto sentire di nuovo la voce di Tony e di realizzare che finalmente tutto si stava risolvendo.

Lui gliela asciugò con la mano che aveva sul suo volto.


"Non p..." iniziò bloccandosi. 


Così prese un bel respiro e riprovò.


"Non piangere, occhioni... occhioni belli" riuscì a dire.

"Sto bene" concluse, con non poche difficoltà.


Lei ridacchiò, mentre un'altra lacrima le rigava il volto. Ma questa volta se l'asciugò da sola, velocemente.


"Non sei ancora proprio in forma, ma ci stiamo lavorando" commentò felice.


Dopo essersi fatta ripetere ancora una volta che Tony l'amava, uscì a chiamare il medico e lasciò che constatasse lui stesso che era finalmente arrivato il momento.

Poi decise di fare una sorpresa a Senior. Prese il telefono e lo chiamò aspettando che rispondesse.


"Ziva, che succede?" chiese preoccupato.


Da quando Tony era in ospedale teneva sempre un occhio aperto sul telefono, nel caso ci fosse bisogno.

E ogni volta che squillava temeva che fosse successo qualcosa.

Ma questa volta la risposta non arrivò da Ziva.


"Papà" disse semplicemente Tony.


Non era ancora in grado di fare grandi discorsi, ma bastò quella parola a riempire di gioia e il cuore di Senior.


"Figliolo" bisbigliò, attento a non farsi sentire dai nipoti.

"Quando potete, venite qui" disse Ziva riprendendo il telefono.

"Arriviamo subito. Avverto io gli altri" rispose Senior.


In mezz'ora erano tutti di nuovo lì, in ospedale. Ma questa volta per un motivo così bello che erano entusiasti di trovarsi in quel luogo.


Sia Lily che Noah ancora non sapevano il motivo, ma erano tranquilli. Nessuno stava piangendo o era preoccupato.

Quando Ziva arrivò in sala d'attesa, Senior suggerì che fossero loro i primi ad entrare. Sia i bambini che Tony avevano diritto di godersi questo momento per primi.


"Come mai andiamo da papà ora? Non è ancora l'orario" diss Noah mentre con la sorella e la madre si dirigevano da Tony.

"Oggi è un giorno speciale" si limitò a dire Ziva.

"Ma in ogni caso, Joe è ancora un segreto ok?" ribadì lei.


I bambini annuirono. Lei glielo ricordava ogni giorno e ogni volta che entravano nella stanza. Voleva che Tony stesse meglio prima di dirglielo e in ogni caso voleva essere lei a dargli la notizia.


Si lavarono le mani ed entrarono nella stanza, mentre Tony lì guardava sorridente ed emozionato.


"I miei bambini!" esclamò, facendo bloccare sia Lily che Noah che stavano camminando verso di lui.


"Papà parla" disse Lily guardando Ziva.


La madre le sorrise, felice.


"Papà hai parlato!" disse di nuovo questa volta correndo verso Tony e sedendosi sul suo letto.


Anche Noah la imitò, sedendosi dall'altro lato.


"Si, e non vedevo l'ora di dirvi quanto vi voglio bene" riuscì a dire lui. 

"Ora possiamo di nuovo parlare con te?" chiese Noah.

"Si" rispose Tony.


A quel punto Ziva intervenì, spiegando ai figli che ancora il loro papà faceva fatica a parlare e che non dovevano preoccuparsi se Tony non riusciva a rispondere a tutte le loro domande.

Sarebbe stato presto in grado.


Passarono una mezz'ora buona tutti e quattro insieme, prima che Ziva li riportasse fuori e lasciasse che tutti entrassero a dirgli qualcosa.


Venne sera, rimasero in ospedale fino alla fine dell'orario di visita quando Tony fu trasferito dalla terapia intensiva ad un reparto normale.

Ora che stava meglio e si stava riprendendo poteva stare in una camera normale e dopo un po' di riabilitazione sarebbe potuto tornare a casa.


Stavano andando tutti via, quando un'infermiera fermò Senior dicendogli che il figlio voleva parlargli.

Così dopo aver avvertito Ziva, entrò nella stanza del figlio.


"Junior, avevi bisogno?" gli chiese.

"Papà, io volevo" iniziò incerto.

"Volevo dirti" continuò.


Lui lo guardò, capendo la fatica che faceva e gli prese la mano.


"Non ho fretta, parla con calma" gli disse.


Tony prese un profondo respiro e riprovò a formulare la frase.


"Grazie, Ziva mi ha raccontato tante cose e mi ha detto che sei stato con lei tutto il tempo" disse tutto d'un fiato per paura di bloccarsi e non saper andare avanti.

"Figliolo, era il minimo. Non l'avrei mai lasciata sola" rispose Senior.


"Tony, ero così spaventato di perderti. Non sono mai stato un padre modello e ora che abbiamo un rapporto così bello non potevo sopportare che questo accadesse. Non ero pronto a lasciarti andare" disse improvvisamente.

"Grazie per non esserti arreso" aggiunse.


"Ma io... Io non... Non ho fatto nulla" balbettò.

"Hai lottato, Tony. Per vivere e per stare meglio e sei rimasto con noi" spiegò.


Si fissarono a lungo, Tony voleva dire altre mille cose a suo padre ma in quel momento pareva che la sua bocca non facesse quello che il suo cervello voleva. 


"Resta ancora con me, per un po'..." fu l'unica cosa che riuscì a dire.


Era molto stanco e non riuscire a dire quello che voleva lo stava facendo agitare e arrabbiare.


"Certo figliolo" rispose prendendo una sedia e mettendosi accanto a lui.


La mattina seguente arrivò veloce. Per la prima volta dopo diverso tempo avevano tutti dormito bene.

Tuttavia Ziva si era svegliata presto, per allattare il figlio. E si era fermata a riflettere su come raccontare a Tony quello che era successo, soprattutto quando farlo.


"Cosa ne pensi Joe, vuoi conoscerlo oggi il tuo papà?" gli disse consapevole che non avrebbe risposto.


Si meravigliò su come un esserino così piccolo potesse essere così perfetto. E fu onesta con sé stessa, voleva dirlo a Tony perché non vedeva l'ora di condividere con lui questa cosa. Anche se Joe era nato in un momento così tragico era pur sempre il loro bambino.


Si convinse che quel giorno sarebbe andata da Tony con il loro bambino, sperando che Tony si ricordasse che Ziva era incinta visto che il giorno prima non ne aveva fatto accenno, nonostante avesse parlato.

Vestì Joe con il completino più carino che Eli era andato a comprare in quei giorni e andò a svegliare gli altri figli.


Questa volta fu lei ad entrare per ultima, voleva avere tempo per parlare con Tony senza dover pensare che dopo di lei dovevano entrare i suoi figli e gli altri che quel giorno erano con lei.

Quando Lily uscì, Ziva si preparò ad entrare con la carrozzina e il loro bambino dentro. Non sapeva come mai ma si sentiva nervosa, come se qualcosa potesse andare male.


Quando Tony la vide entrare con il passeggino qualcosa scattò in lui, gli si illuminarono gli occhi e si mise semi seduto sul letto.


"Ziva" disse cercando di guardare dentro la carrozzina.


Lei gli fece segno di tacere, voleva raccontargli come erano andate le cose prima che lui facesse domande.

Ma prima di tutto prese fuori il piccolo e lo diede a Tony tra le braccia.

Ora che non erano più ingessate sapeva che sarebbe stato in grado di tenerlo senza farlo cadere.


"Per prima cosa, ti presento Joe Anthony Dinozzo" disse facendo una carezza al figlio.

"Non era ancora il momento" commentò lui confuso senza staccare gli occhi dal bambino.


Ziva prese un respiro e iniziò a raccontare, non era passato molto tempo dalla sua nascita e ancora gli eventi di quella giornata la terrorizzavano.


"No, non lo era. Ma lui ha deciso che doveva nascere, quindi" iniziò.

"Il giorno che mi sono venuti a dire che il tuo elicottero era caduto e tu eri morto è stato molto stressante e quella notte mi sono svegliata con le contrazioni. Per fortuna che Lily mi ha sentita urlare e ha chiamato un'ambulanza, altrimenti mi sarei dissanguata nel nostro letto" spiegò.

"Mi hanno portata in ospedale e dopo poco è nato lui. Nonostante fosse in anticipo di quasi un mese e sia molto più piccolo del normale, miracolosamente sta bene. È perfetto Tony, e ti assomiglia tanto" commentò.


Lui l'ascoltava e la guardava. Non sapeva cosa dire e anche se lo avesse saputo non sapeva se sarebbe stato in grado di dirlo.


"Non sapevo se essere felice o disperata. Nostro figlio era nato e stava bene, ma sapevo che non ti avrebbe mai conosciuto e che io avrei dovuto crescere tutti i nostri figli da sola. Ero spaventata. E adesso sono così felice che tu sia qui e che possa stringere il nostro bambino" aggiunse.

"Non sapevo quando e come dirtelo, perché non sapevo se te lo ricordavi e se eri pronto a saperlo" concluse.

"Non lo avevo dimenticato, ma pensavo che fossi ancora incinta. Non avevo fatto caso che la pancia era sparita" rispose preoccupato che Ziva si fosse arrabbiata.

"Lo so amore. Io non volevo affrettare troppo le cose ma non riuscivo più ad aspettare" spiegò lei.

"Hai fatto bene" disse lui con un enorme sorriso, mentre tornava a fissare Joe.

"Joe Anthony, eh?" aggiunse lui capendo il motivo del nome.

"Volevo che avesse il tuo nome, in tuo onore e ricordo. Pensavo che non ti avrei mai più visto" disse Ziva lasciandosi scappare un singhiozzo.


Tony la guardò, preoccupato e dispiaciuto per lei.


"Mi dispiace che tu abbia dovuto passare tutto questo da sola, immagino come sia stato difficile" le disse prendendole la mano.


Ziva non rispose, non sapeva che dirgli perché si, aveva sofferto molto, ma in fondo non era colpa di Tony.


"Avrei dovuto fare di più per non partire o almeno tornare prima" aggiunse.

"Tony, non è colpa tua. Non devi incolparti di nulla, è successo e basta. Ma ora sei qui ed è tutto quello che conta in questo momento. Presto tornerai a casa e sarà tutto come prima" lo tranquillizzò lei.


Tony le sorrise, avrebbero ripreso il discorso quando lui sarebbe stato più in grado di comunicare e parlare di quello che era successo.


"È bellissimo, hai fatto un ottimo lavoro ninja" disse strappandole un sorriso.


Pensò che fosse meraviglioso sentirsi chiamare così di nuovo.


"Anche tu hai partecipato" rispose Ziva.


Tony le prese la mano e le diede un bacio, visibilmente emozionato dalla situazione.


"Raccontami qualcosa di lui" chiese Tony.


Da quando si era svegliato Ziva gli aveva sempre parlato e raccontato di tutto e a lui piaceva molto sentire la sua voce. Così dolce e tranquillizzante.


"Gli piace molto mangiare, avrà preso da te" iniziò Ziva.

"Inoltre ha il potere di calmare Lily. In queste ultime settimane ogni volta che era agitata le bastava avvicinarsi a lui per tranquillizzarsi" continuò.


A sentire quella frase Tony ebbe un flash.

Lily che urlava. E lui che si svegliava.


"Mi sono svegliato perché Lily urlava tanto, tantissimo. La sentivo disperarsi e gridare. E sentivo anche te e i medici mentre cercavate di portarla via" disse lui.

"Che cosa stava succedendo?" domandò confuso.


Ziva non sapeva se dirgli tutto o no. Si sentiva estremamente in colpa perché era stata lei a prendere quella decisione, la decisione di lasciarlo andare e non costringerlo ad una vita in un letto di ospedale.

Ma non poteva mentirgli, in più non sapeva cosa inventarsi in quel momento. Così optò per la verità.


"Perché Tony, noi eravamo tutti lì per dirti addio" iniziò girando intorno al succo del discorso.

"Noi... Avevo detto ai medici di staccare il respiratore che ti teneva in vita e lasciarti andare. Lo so che sono una persona orribile e che se non fosse stato per Lily tu ora saresti morto. Avevo preso la decisione sbagliata e mi dispiace. Ti prego perdonami" aggiunse.


Tony stava per parlare ma Ziva riprese il suo discorso.


"Io pensavo... I medici ci avevano detto che tu non ti saresti mai svegliato, io pensavo di fare la cosa giusta... Io" continuò.


A quel punto Tony le strinse la mano e la bloccò.


"Ziva. Tu avevi semplicemente fatto quello che ti avevo chiesto. Eravamo d'accordo così, avevi preso la scelta giusta. Ma vedi, non era destino. Dovrai sopportarmi ancora per un po' mi sa" rispose lui.


Non poteva arrabbiarsi con lei perché quando si erano sposati si erano promessi che se mai uno di loro fosse rimasto gravemente ferito in servizio e i medici avessero detto che non c'era speranza per un risveglio, avrebbero staccato tutte le macchine che li tenevano in vita.

E ora, anche se era stato in coma e alcune cose erano ancora confuse nella sua testa, capiva e condivideva quello che aveva fatto Ziva.


"Quindi non sei arrabbiato, o peggio deluso, da me?" chiese lei sconfortata.

"No" disse deciso.

"Come potrei esserlo. Stavi vivendo un dramma ma sei comunque riuscita a pensare ai nostri figli e fare nascere questa meraviglia" aggiunse.


Lei sorrise, sentendosi meno in colpa. Anche se a dirla tutta, con grande probabilità, un po' di senso di colpa per quello che aveva fatto lo avrebbe provato per il resto della sua vita.


"Ora vuoi farmi un regalo?" le chiese.

"Ma certo amore" rispose.

"Sdraiati accanto a me dieci minuti e abbracciami come facciamo sempre" chiese.


Lei non esitò nemmeno un momento e si sdraiò facendo attenzione a non fargli male.


"Mi sei manca, Ziva. Mi siete mancati tutti, ma ora tornerà tutto come prima" disse lui baciandole i capelli mentre lei lo abbracciava come facevano ogni sera prima di dormire.


Appoggiò la testa sul suo petto, guardò per un attimo Joe e chiuse gli occhi, assaporando quel momento di pace e gioia.












Note dell'autrice:


-2 alla fine, dopo questo capitolo.

Già vi avverto i prossimi capitoli saranno per lo più Tiva, voglio concludere con del fluff <3 

*applausi per me che continuo a pubblicare regolarmente*


Baci, Meggie.




















  
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