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Autore: Red_and_blue96    11/04/2017    1 recensioni
Mimì scosse la testa e lo lasciò perdere, ma quello che tenne bene a mente fu il colore degli occhi del ragazzo: un verde chiarissimo mischiato all’azzurro circondato da una tonalità più scura. Mimì aveva, infatti, un debole per gli occhi chiari...
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La mattina successiva, come tutte le altre mattine, Mimì era andata a lavorare. Ma dal giorno che aveva conosciuto Pablo, quel negozio non era più lo stesso. Se guardava lo scaffale si ricordava di lui sotto la scala a prenderla per i fondelli, se guardava il bancone lo immaginava lì seduto a scrivere, se si affacciava sulla porta e guardava i tavolini del bar le veniva in mente il loro pranzo. Un ragazzo come lui non passa inosservato e non si poteva negare il fatto che incarnasse i gusti di Mimì riguardo ai ragazzi…
Il turno di lavoro era finalmente terminato, e a bordo della sua auto stava uscendo dal parcheggio del centro commerciale. Dalla parte opposta, le venne incontro una BMW molto familiare. Lei e Pablo accostarono le macchine e abbassarono entrambi i finestrini:
“Ehi! Dove vai a quest’ora?” chiese la rossa.
“Stavo venendo da te…”
“Ma che bel pensierino carino che hai avuto, ma arrivi tardi perché sto tornando a casa” disse sarcasticamente.
“Oh…capisco” rispose lui con una nota di delusione nella voce. Notando tutto questo, Mimì s’illuminò con un’idea forse un po’ azzardata.
“Hai pranzato?”
“Non ancora. Perché?”
“Seguimi, pranziamo a casa mia.” E partì lasciandolo fermo nel parcheggio.
 
“Carina”
“Sono contenta che ti piaccia…vieni da questa parte”
Avevano impiegato solo 10 minuti a raggiungere la casa di Mimì, una volta dentro Mimì iniziò a mettere sui fornelli la pentola con l’acqua per la pasta e a preparare gli ingredienti per una carbonara. I genitori di Mimì erano entrambi fuori per lavoro, era per questo che aveva portato Pablo a casa sua, altrimenti non si sarebbe mai permessa. Gustarono il piatto soddisfatti dell’eccellente riuscita e poi Mimì mostrò tutte le stanze della casa al ragazzo; tornati nel soggiorno si buttarono sul divano a guardare un po’ di tv.
“Tu sai cucinare?” chiese la rossa sistemandosi verso di lui.
“No! Ci ha sempre pensato Maria”
“Chiami tua mamma per nome?” chiese stranita. Lui scoppiò a ridere
“Ma no! Maria non è mia madre, anche se ci si avvicina molto a questo ruolo, lei è la governante!” chiarì.
“Hai una governante?” chiese scettica “Hai anche un giardiniere e un maggiordomo?” ironizzò.
“Certo” disse sicuro. Mimì fece una faccia sbigottita. Allora Pablo le si avvicinò e mettendole un braccio sulle spalle iniziò a raccontarle la sua storia: un ragazzo italo-spagnolo per via della madre Helena, cresciuto solo con il padre e con le persone che lavorano a casa sua sempre per via della madre, famosa ballerina in giro per il mondo. Sempre stato un ragazzo timido e sulle sue, del periodo scolastico non gli è rimasto nessun amico, e le sue conoscenze sono solo quelle della società sportiva in cui gioca, i compagni di squadra lo considerano solo in campo poiché solo su quel vasto prato verde lui riesce a essere sicuro.
“Come vedi, avere molte ricchezze e nessuno con cui condividerle è inutile” sorrise amaramente guardando in avanti. Mimì lo ascoltava senza parlare, quando ebbe finito lo abbracciò debolmente, per paura di infastidirlo, ma al contrario, lui strinse la presa.
“Ma adesso ci sei tu vero?” chiese speranzoso guardandola negli occhi. Mimì socchiuse la bocca imbarazzata dalla domanda. Lo strinse ancora più forte e sussurrò un “si”.
Insieme, si recarono a fare shopping. Pablo aveva così deciso dicendo che doveva trovarsi qualcosa di elegante da indossare  tra qualche giorno. Entrati in uno degli atelier più costosi del corso, Mimì si muoveva a disagio, poiché non era mai entrata in quel posto. Aveva persino paura di toccare i vestiti! Persa ad ammirare tutte quelle fantasie di colori, non si era accorta del ragazzo che richiamava la sua attenzione da un camerino. Avvicinatasi, si accomodò su una poltroncina per stare “di guardia”, attendendo di vedere cosa avesse scelto Pablo.


“Avanti muoviti!” urlò qualcuno dalla direzione della cassa del negozio. Un gruppo di ladri aveva pensato bene di rapinare l’atelier proprio in quel momento! E adesso stava anche rapinando tutti i clienti!
Allarmato dalle urla, Pablo si affacciò dalla tendina e capendo la situazione e vedendo Mimì paralizzata, la trascinò dentro il camerino, stringendola forte a sé e ascoltando ogni minimo rumore proveniente dall’esterno. Dopo neanche 3 minuti, tornò la calma. E solo allora Mimì si reso conto di essersi aggrappata al petto nudo del ragazzo, lievemente arrossito per la situazione… sgranando gli occhi, tornò sulla sua poltroncina.
 
Verso le 5 del pomeriggio, Pablo rientrò a casa sua.
“Vieni qui” lo chiamò il padre, parlando dal suo studio. Pablo sospirò e si avviò verso la stanza, una volta entrato, prese posto su una delle poltrone disposte di fronte alla scrivania del padre. Quest’ultimo si alzò dal posto e si parò di fronte al figlio, per poi colpirlo in pieno volto con la mano aperta. Il viso del ragazzo sferzò verso il lato opposto, la guancia bruciava ma non una parola uscì dalla sua bocca. Conosceva già il motivo di quel gesto… ed ecco che suo padre iniziò a rimproverarlo, chiedendo dove fosse stato tutta la giornata e perché non era con lui a prendere lavori.
“Sai benissimo dove ero” rispose freddamente.
“Il centro sportivo. Lo immaginavo” sospirò Lorenzini. “Io lotto tutti i giorni per spianarti un futuro, degno di essere tale, mi ammazzo di lavoro per insegnarti a essere il miglior geometra di sempre e tu che fai? Ti rinchiudi al centro e vai a buttare sudore e forza sul campo di calcio.” Continuò.
“Papà sai benissimo che non voglio essere un geometra. Voglio essere il numero uno in campo. Sono il più forte di tutti, il capitano, il leader”
“Ohh basta! Questa è tutta colpa di tua madre. Ti ha convinto fin da bambino che tu avessi il talento dei calciatori spagnoli…” a queste parole, Pablo si alzò e corse via da quello studio. Ne aveva abbastanza di suo padre e delle sue pretese sul suo futuro.
Buttatosi sul letto, ripensò a sua madre, mai presente in nessun momento della sua vita, alla testardaggine di suo padre, alla squadra che non lo rispettava a dovere per il ruolo che aveva…in mezzo a questa situazione schifosa, si scorgeva una sola ancora di salvezza: Flaminia. L’unica ad averlo accettato e a volergli davvero bene, e che non abbia mai detto cosa era più giusto da fare!
Quel pomeriggio si erano scambiati il numero di cellulare e Pablo colse l’occasione per inviarle un messaggio, dove la invitava al suo compleanno che si sarebbe festeggiato qualche giorno più in là.
  
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