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Autore: Nene_92    13/04/2017    14 recensioni
 INTERATTIVA - (ISCRIZIONI CHIUSE )
(la storia fa parte della serie "Grimm")
 
Inghilterra, 2022
Eleonore Grimm, durante un pomeriggio passato con i nipoti, racconta loro la fiaba di Cappuccetto Rosso. Quello che non si aspetta è di trovare, in mezzo al diario di Jacob, una misteriosa lettera che sembra essere indirizzata proprio a lei.
 
Durmstrang, 1802
Per la prima volta nella storia, Hogwarts viene lasciata fuori dal Torneo Tremaghi.
Quell'anno infatti, a giocarsi la Coppa saranno gli Istituti di Durmstrang, Ilvermony e Murrinh-Patha.
Tra i tanti studenti desiderosi di partecipare, si trovano anche loro: Jacob e Willhelm Grimm, i famosi fratelli delle fiabe "horror" babbane.
Hanno solo 17 anni, non sono ancora famosi. O almeno non lo sono ancora nel mondo babbano, visto che nel mondo magico la loro famiglia è invece nota da secoli come "il terrore dell'Europa".
Eppure, gli eventi che li travolgeranno quell'anno, saranno proprio lo stimolo che li porterà a scriverle.
.
Volete sapere come? Non vi resta che leggere.
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto, Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Grimm'
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12 - Il ballo

Ciao a tutti!
Due capitoli fa vi avevo chiesto quali favole, secondo voi, erano presenti nel capitolo.

Pertanto complimenti a Claireroxy che le ha indovinate (mettendone addirittura molte di più del previsto!). 

In ogni caso la risposta giusta era:
- Cappuccetto Rosso (e direi che si era capito)
- La Sirenetta (lo so, non è davvero dei fratelli Grimm ma passatemi la licenza poetica)
- Biancaneve (e il cacciatore)

Pertanto, come promesso, ecco il bonus per ClaireRoxy (in realtà non credo che ti piacerà ma vabbè) XD

Buona lettura (?)




- Il ballo di Yule - 






24 Dicembre 1802, Durmstrang

 

 

Non riusciva a muoversi.
Per quanto concentrasse tutte le sue forze, riusciva a malapena a sbattere le palpebre.
Era tramortita.

"Sascha!"

Aprì la bocca per dire qualcosa, ma da essa uscì solo un fiotto di sangue.

"Sascha!"

Tossì
violentemente sputando altro sangue. Ancora e ancora.
Ormai quel liquido rosso scorreva a fiumi attorno a lei.
La circondava ovunque.

"Sascha!"

Disperata, provò a muoversi ancora una volta, ma esattamente come in precedenza non ci riuscì.

"Svegliati!"

Con un sussulto, Sascha spalancò gli occhi.
Tossendo violentemente per incamerare aria.

Di fronte a lei, con un candelabro in mano, si trovava Jacob.
L'aveva scossa più volte, prima di riuscire a svegliarla.

"Cosa...?" Domandò a quel punto, ancora confusa dal sonno e dalla vividezza che aveva assunto il suo incubo.
"Stavi urlando come un'indemoniata." Rispose Jacob, appoggiando il candelabro su un comodino "Incubi?"
"Sì..." Confermò Sascha tirandosi su e stropicciandosi gli occhi. "Ti... ti hanno svegliato le mie urla?"
"No." Negò però lui "Mi stavo preparando per uscire." 

Respirando profondamente per cercare di calmarsi, Sascha si portò una mano all'altezza del cuore, sentendone così il battito forsennato.
 
"Ma che ore sono?" Domandò alla fine spaesata. "E' ancora buio!"
"Non è ancora l'alba." Confermò il Grimm, alzando la bacchetta e appellando a sè vestiti ed armi.
Poi, come se fosse solo nella stanza, iniziò a cambiarsi per mettersi in tenuta da caccia.

Sascha, ancora rincoglionita dall'incubo e dal sonno, non se ne accorse immediatamente.
Quando si rese conto della situazione arrossì furiosamente, distogliendo nuovamente lo sguardo, ma ormai Jacob si era quasi del tutto rivestito.
"Chiudi la finestra quando sarò uscito." Si raccomandò il ragazzo "Non voglio trovare la stanza gelata al mio ritorno."

"Ma che...?"

Prima che Sascha potesse chiedere lumi sul significato di quella strana frase, il Grimm spalancò la suddetta finestra e saltò fuori dall'edificio.

La lupa mannara, una volta raggiunta quest'ultima, fece appena in tempo a scorgere il ragazzo diventare un piccolo puntino scuro, prima di vederlo sparire tra le tenebre della notte.



-*-*-*-

Sera, dormitori maschili di Ilvermony


Tyler intercettò lo sguardo omicida di Liam e si premette un cuscino sulla faccia per evitare di scoppiare a ridere.

Patton, dopo aver occupato il bagno per almeno un'ora, si era appropriato dell'unico specchio della stanza, iniziando a rimirarsi da ogni minima angolazione e cercando di coinvolgere gli altri due ragazzi nella discussione su "quale fosse il lato migliore di Patton Powell".
E mentre Tyler aveva preso la cosa nel suo solito modo, ovvero sghignazzando senza ritegno non appena l'amico girava lo sguardo, Liam sembrava pronto a commettere un omicidio già dopo i primi cinque minuti.
E non faceva proprio nulla per nascondere la sua espressione.

"Secondo voi sto meglio con le maniche arrotolate o srotolate?" Continuò a domandare Patton, completamente incosciente degli istinti che stava risvegliando nel suo compagno di casa.
"Sì lo so" Continuò a blaterare, visto che non gli arrivò alcuna risposta - Liam si stava trattenendo dal non stringergli le mani attorno alla gola, mentre Tyler stava cercando di non scoppiare fragorosamente a ridere - "Sono talmente bello che la scelta è ardua! Ma voi dovete aiutarmi ragazzi! Stasera non devo essere solamente bellissimo: devo essere me-ra-vi-glio-so."

"Vado a prendere Livvy." Si limitò a borbottare Liam, roteando gli occhi e sparendo oltre la porta alla velocità della luce, usando la prima scusa che gli venne in mente per filarsela in fretta.

Tale mossa non venne ovviamente notata da Patton se non parecchi minuti dopo, quando, girando lo sguardo e non trovando il compagno di casa in nessun punto della stanza, domandò a Tyler "Ehy! Ma dov'è finito Liam?"
"Non poteva sopportare di mettere la sua bellezza al confronto con la tua, perciò se n'è andato." Gli rispose Tyler, prima di scoppiare a ridere apertamente.



-*-*-*-


Contemporaneamente Livvy, seduta sul suo letto qualche camera più in là, non se la stava passando molto meglio.

Al contrario della Tuonoalato, che era già pronta da un pezzo, Camille, nonostante avesse già scelto da più di una settimana quale dei suoi dodici abiti indossare, continuava a guardare dubbiosa la sua immagine allo specchio, indecisa su quali determinati accessori usare per agghindarsi.

E Livvy, con i gomiti sprofondati tra le cosce e il volto sui pugni, stava pazientemente aspettando che l'amica facesse la sua scelta.

Un toc toc leggero alla porta distrasse entrambe.

Oppure che qualcuno la venisse a salvare.

"Se è di nuovo Patton, altro che scarpe! Questa volta gli lancio addosso direttamente il tavolino!" Esclamò Livvy alzandosi in piedi per andare ad aprire, mentre Camille scoppiava a ridere, raccomandandole di non esagerare con il povero Powell.
"Non sono Patton!" Esclamò la voce dietro alla porta in risposta "Sono Liam!"
Con un sospiro di sollievo, Livvy aprì, trovandosi così di fronte la gradevole immagine di William Jackson.

Beh, quantomeno avrebbe fatto un'ottima figura quella sera, con lui come accompagnatore.


"Vogliamo andare?" Le chiese il ragazzo, porgendole il braccio. "Sempre se sei già pronta, ovviamente."
"Assolutamente sì!" Rispose lei, aggrappandosi felicemente a lui. "A dopo Camille!"




-*-*-*-


Helene, stretta al braccio di Will, avanzò leggermente tremante per la Sala del Ristoro, notando man mano tutte le differenze che erano state apportate in occasione di quello speciale evento.

Le due grandi tavolate - che dividevano la Sala tra purosangue e mezzosangue - erano sparite, sostitutite da tanti piccoli tavolini circolari, disseminati un po' ovunque.
Sopra ad ognuno di essi, delle piccole fate sbattevano pigramente le ali, illuminandoli così con la polvere di fata che cadeva luccicante e leggera.
In fondo era stato allestito un piccolo palco, sul quale alcuni musici stavano accordando gli strumenti.

Al centro della Sala era situata infine la tavolata più grande, quella d'onore.
Tra le persone già presenti, Helene riconobbe immediatamente la campionessa americana, Livvy, e quello che doveva essere il suo accompagnatore, Liam, oltre che innumerevoli Grimm.
Con un piccolo sussulto di sorpresa, si accorse anche che Will la stava guidando
proprio in quella direzione.

"Will?" Domandò a quel punto, gettando un'occhiata speranzosa al tavolino dove Reyna si era appena seduta insieme a Tyler. "Non dovremmo sceglierci un posto a sedere?"
"Non vedo perchè, visto che il posto già ce l'abbiamo." Rispose tranquillamente lui, continuando a spostarsi verso la tavolata centrale.
"Ovvero?" Domandò a quel punto Helene. In realtà una piccola parte di lei lo aveva già capito, ma voleva sentirselo dire da lui.
"Siamo nella tavolata centrale." Confermò Will la sua intuizione "Nessuno di noi due è un Campione, ma io rimango pur sempre un Grimm." Sospirò alzando gli occhi al cielo. "Quindi tocca ad entrambi purtroppo."
"Non ne sembri troppo entusiasta." Commentò la rossa, innarcando un sopracciglio.

"Fidati Helene: cinque minuti a quel tavolo e non lo sarai neanche tu." Rispose lui borbottando, in tono alquanto tetro.



-*-*-*-



Chris, a braccetto con Elizabeth, gettò un'occhiata confusa alla Sala del Ristoro.

Abituato com'era, ormai da sette anni, alla rigida divisione tra le due tavolate, pensò per un attimo di avere sbagliato ingresso.

"Tutto ok?" Domandò la voce timida dell'Australiana al suo fianco, notando la perplessità del ragazzo.
"Sì..." Rispose alla fine lui, continuando a guardarsi attorno "Stavo solo controllando di essere finito nel posto giusto." Scherzò strappandole una risata.
"Direi proprio di sì." Commentò Lizzie divertita "Altrimenti credo che avrebbero sbagliato strada anche Clem e Trys." Spiegò indicandogli con la mano destra i due ragazzi, che stavano prendendo posto qualche tavolino più in là.

Intercettando il loro sguardo, Clementine alzò una mano in segno di saluto, invitandoli al contempo ad andarsi a sedere nel tavolo con loro.

"A te va bene Lizzie?" Domandò a quel punto Chris, spostando lo sguardo verso la sua accompagnatrice.
"Assolutamente sì." Confermò la ragazza, dirigendosi immediatamente verso il suddetto tavolo.


-*-*-*-



"Povera Helene!" Sospirò Reyna ad un certo punto, appoggiando il gomito sul tavolo e il mento sulla mano destra.
"Come?" Domandò immediatamente Tyler, girandosi verso di lei.

Senza dirgli nulla, Reyna gli indicò con un moto discreto del capo il tavolo dove erano seduti i Campioni, insieme a buona parte della famiglia Grimm.

"Helene è in difficoltà." Gli bisbigliò alla fine, visto che il ragazzo continuava a guardare al tavolo dei campioni senza riuscire a trovarci nulla di strano.
"Ah." Fu il commento di Tyler, che approfittò della spiegazione per smettere di osservare il suddetto tavolo. "E come fai a dirlo con certezza? A me non sembra."

Reyna, roteando appena gli occhi, si riempì il bicchiere di vino rosso e poi se lo portò alle labbra, prima di fornire al ragazzo una risposta. "Semplice: la conosco."

"E puoi fare qualcosa per aiutarla?" Domandò a quel punto lui, dopo un attimo di silenzio.
"Purtroppo non prima che i balli siano iniziati." Rispose laconica la ragazza, buttando giù l'ennesimo bicchiere di vino.



-*-*-*-


"Stasera non sembra neanche di essere a Durmstrang." Commentò Trys ad un certo punto guardandosi attorno. "E' tutto così... strano!"
"Lo stava dicendo anche Chris prima!" Confermò Elizabeth sorridendo. "E in effetti, con tutte queste decorazioni e i tavoli messi in questo modo..."

Nonostante fosse di natura molto timida, quella sera si stava aprendo molto.
Forse grazie alla presenza di Clementine, oppure perchè aveva scoperto che la compagnia maschile, soprattutto se composta da ragazzi come quelli con cui divideva il tavolo, non era affatto male.
O forse, almeno per una volta, aveva leggermente esagerato con il vino.
E con quello sembrava davvero tutto più facile.


"Com'è la vostra 'sala da pranzo' in Australia?" Domandò Trys curioso, voltandosi verso Clementine e virgolettando con le dita il termine.
"In realtà non te lo so dire con esattezza." Ridacchiò in risposta la ragazza "Nel senso... fino all'anno scorso avevamo regole molto rigide: eravamo divisi in due sole tavolate, una per i ragazzi e una per le ragazze." Iniziò a spiegare "Ma poi il vecchio preside, August Shafiq - il padre di Charlotte - è andato in pensione proprio l'anno scorso. E sua figlia, come primo gesto, ha diviso le tavolate in base all'appartenenza in Case." Continuò "Peccato che non abbiamo potuto vedere se la cosa è andata davvero a buon fine, visto che siamo andati via subito per venire qui." Concluse versandosi un po' d'acqua nel bicchiere.

Per quanto la riguardava, per quella serata aveva chiuso con il vino.




-*-*-*-


"Kyle..."
Al sussurro di Kathleen, il suddetto ragazzo si voltò verso di lei, innarcando leggermente un sopracciglio.
"Sì?" Domandò, a voce altrettanto bassa.
"Non ti senti leggermente... fuori contesto... anche tu?" Sussurrò la yowie a voce talmente tanto bassa che il ragazzo pensò quasi di esserselo sognato.

E a peggiorare la situazione, le labbra della ragazza si erano a malapena mosse.


"In effetti sì." Fu costretto ad ammettere subito il ragazzo con un sospiro - appena aveva capito che quella frase no, non se l'era affatto sognata - gettando un'occhiata nervosa attorno a sè.




In quel tavolo, a parte i due presidi, loro due, Liam ed Helene, erano tutti Grimm.
Neanche Livvy lo era, in verità, ma conosceva la famiglia così bene che sembrava comunque essere una di loro.

Tanto che Philippe, anche in maniera piuttosto sgradevole, aveva ripreso Willhelm nel corso della cena, chiedendogli esplicitamente perchè non avesse invitato lei per il ballo, se proprio non aveva voluto andare con sua figlia Erika.

Mentre Livvy sorrideva in risposta, lusingata e compiaciuta, a nessuno erano sfuggiti gli sguardi truci che aveva assunto in risposta una buona parte del tavolo.
Era stato Jacob a tagliare in fretta il discorso, iniziando a parlare di cosa avesse cacciato quella stessa mattina.





"Spero solo che questa cena finisca e che i balli arrivino molto molto presto."  Si ritrovò a sperare Kyle, coprendosi la bocca con il tovagliolo per non rischiare di mostrare il labiale a qualcuno per sbaglio. "Anzi, appena abbiamo concluso il primo, ti va una passeggiata in cortile?"
"Non chiedo niente di meglio." Fu la risposta.




-*-*-*-


Bianca, messi da parte posate e tovagliolo, accettò con sollievo le prime note dei musici e ancora più volentieri il braccio che Jacob le stava porgendo per invitarla a ballare.

Non le interessava minimamente il fatto di essere, ancora una volta, al centro dell'attenzione.
Così come non le interessava neanche il fatto di dover essere la prima in assoluto a dover aprire le danze - le spettava l'obbligo, essendosi classificata temporaneamente prima.
L'unica cosa che le interessava era il fatto di potersi finalmente spostare da quel tavolo.

Tutta la durata della cena era stata per lei una vera e propria tortura.

Will con Helene, le frecciatine senza fine di Philippe, l'evidente compiacimento di Livvy all'idea di essere preferita ad Helene per Will - iniziava ad odiare anche lei - l'evidente imbarazzo presente al tavolo per tutto il tempo.

Quella serata non era neanche a metà e lei già non vedeva l'ora che finisse.

Per quel motivo afferrò il braccio di Jacob con molta decisione - più o meno con la stessa forza con la quale di solito impugnava un'arma - e si diresse decisa verso la pista da ballo.

Voleva solo farsi trasportare dalla musica e dimenticare tutto il resto.

Anche se solo per il tempo di un ballo.






Dal momento che Bianca e Jacob stavano già volteggiando in pista, Liam, senza perdere tempo, porse a sua volta il braccio a Livvy.
E immediatamente la ragazza lo seguì.

"Avevo capito che eri in buoni rapporti con i Grimm, ma non pensavo così tanto." Commentò il ragazzo dopo un po', mentre le afferrava delicatamente la vita.
"Li conosco dalla nascita." Rispose Livvy "Ci vediamo almeno una volta all'anno, nonostante abitiamo in continenti diversi. Sono un po' la loro cuginetta americana." Spiegò sorridendo.
"Wow!" Esclamò Liam stupefatto "So che sono una famiglia molto chiusa e rigida... non pensavo che potessero davvero arrivare a considerare di famiglia qualcuno di estraneo!"
"I Ravenwood costruiscono da secoli oggetti tecnicamente all'avanguardia. E loro ce li comprano." Spiegò la ragazza "E pagano anche bene." Aggiunse soddisfatta.
"Allora è più un rapporto di clientela che non familiare..." Ragionò Liam pacato.
"No, gli affari non c'entrano." Ribattè ostinata lei. "Come ho detto, sono un po' la mia famiglia allargata."
"Questo è quello che pensano loro, oppure quello che pensi solo tu?" Domandò a quel punto lui. "Perchè se davvero ci fosse questo legame, Will ti avrebbe invitata. Invece sei qui con me."

Livvy, a quelle parole, si staccò da lui, alquanto infastidita.
"Sai, credo di sapere cosa sta succedendo." Affermò bloccandosi sulla pista da ballo.

Essendo ormai la pista piena di persone, nessuno fece troppo caso a loro.

"Bianca mi ha detto che hai provato ad invitarla. E che lei ti ha detto di no. Sei solo geloso." Sputò piena di rabbia "Beh, passa una buona serata, Liam. La mia è già finita."
Concluse prima di girare i tacchi e andarsene, ignorando i richiami del ragazzo.





-*-*-*-



Camille strizzò gli occhi per l'ennesima volta, mordendosi le labbra per soffocare un'imprecazione.

Le sembrava quasi di sentirla, la voce di sua madre, affermare che le brave signorine purosangue non imprecano mai - anzi, non dovrebbero neanche conoscerle, le imprecazioni - in qualsiasi situazione esse si trovino.

Ma avrebbe voluto proprio vederla, sua madre al suo posto.

Patton non solo si era rivelato essere un vero e proprio disastro come ballerino, ma le aveva già pestato i piedi trenta volte.
E stavano ballando da soltanto cinque minuti.

Quello che le serviva era una scusa qualsiasi per filarsela, solo che non voleva distruggere troppo l'ego del ragazzo.
Sapeva molto bene quanto Patton potesse essere suscettibile, su certi argomenti.

Evidentemente quella sera però, gli Dei erano dalla sua parte.
Con la coda dell'occhio infatti, vide Livvy uscire in fretta dalla pista da ballo, quasi correndo.
E le sembrava anche che la sua amica non fosse molto felice.

Per quel motivo, dopo aver bonfocchiato un "Scusa, ma credo che Livvy stia male." al ragazzo, si lanciò all'inseguimento della sua amica. 
Lasciando Patton con una espressione alquanto sorpresa e delusa nel bel mezzo della pista da ballo.



-*-*-*-




Janet riaprì faticosamente gli occhi.
E dovette sbattere le palpebre più e più volte prima di capire di non essere precipitata in un incubo.

No, quella era una solida realtà.

Sfocata e grigia, ma non per questo meno reale.
Anche se continuava a sembrarle solo una proiezione grottesca, uno scherzo della sua mente, una realtà distorta e sproporzionata.

Troppo nebulosa per essere reale.
Troppo definita per non esserlo.

Spostando lo sguardo su se stessa, si accorse di essere sdraiata a terra, con i polsi e le caviglie legati stretti.

Disperatamente si guardò attorno, cercando qualcosa di affilato nelle vicinanze - come ad esempio un sasso - per cercare di tagliare le corde.
Ma non appena si mosse per farlo, una risata divertita rieccheggiò alle sue spalle.
E il proprietario della voce entrò poco dopo nel suo campo visivo, costringendola ad alzare il volto strattonandola violentemente per i capelli.

Vedendolo finalmente in volto, gli occhi di Janet si spalancarono per la sopresa.
"Tu!" Sputò con rabbia "Razza di..."

Un ceffone violento la fece però zittire completamente.
"Hai due possibilità, Janet Cox." Esordì la voce, non smettendo un attimo di ghignare. "Sei dotata di un potere che a noi può fare molto comodo, perciò o fai ciò che ti diremo con le buone, oppure lo farai comunque. Ma soffrendo in maniera atroce. La scelta è solo tua."
"Mi rifiuto!" Si oppose Janet, sputando a terra il sangue che le aveva riempito la bocca.

"E quando mai cedete subito? Crucio."



-*-*-*-




Luogo sconosciuto





Il silenzio di tomba presente nella stanza venne interrotto dal cigolio di una porta.
E quando da essa entrò proprio chi stavano aspettando, un sospiro di sollievo attraversò tutti coloro che erano presenti alla Riunione.

Avevano temuto fino all'ultimo che non riuscisse ad arrivare, vanificando così tutti gli sforzi compiuti fino a quel momento.
E sapevano tutti come il capo supremo avrebbe reagito, se qualcosa fosse andato storto.

"Sei in ritardo." Commentò una voce fredda.
"Padre." Rispose con un sorrisetto beffardo, inchinandosi appena. "Le cose fatte per bene richiedono tempo."

"Spero che siano state davvero fatte per bene, allora." Rispose l'uomo gelidamente. "Collaborerà?"

"Lo farà, non dubitarne. Ma come ho detto, mi serve ancora un po' di tempo."



--------------


Infine, prima di lasciarvi, ecco a voi i vestiti sfoggiati per il ballo!



postimage Bianca

postimage Helene



postimage Camille


postimage Clementine



postimage Kathleen


postimage Elizabeth


postimage Livvy


postimage Reyna

Domanda di fine capitolo: faccio un capitolo sulle "vacanze" o ritorniamo direttamente alle lezioni (risposte entro il 18/04)?

  
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