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Autore: Blue Owl    15/04/2017    3 recensioni
AU. Viaggi nel tempo. Piton torna indietro nel tempo, con la consapevolezza di ciò che accadrà nel caso in cui fallisse. Senza più serbare rancore, cerca di modellare Harry per renderlo il più grande mago di tutti i tempi, a partire dal giorno in cui Hagrid condusse Harry a Diagon Alley.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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To Shape and Change - Modellare e cambiare
di Blueowl

tradotto da Mezzo_E_Mezzo


Rinuncia: né io né l’autrice possediamo Harry Potter.

Capitolo 8: [Backlash] Contraccolpo

Silente abbassò le mani in una carezza sulla schiena di Fawkes, assorto nei propri pensieri.
E così, questo quadrimestre si era rivelato l’inizio scolastico più strano e impegnativo che avesse mai vissuto. Mai.
Non solo si era dovuto ridurre a duellare con un professore, ma aveva anche combattuto un Signore Oscuro che possedeva il suddetto professore, e aveva dovuto gestire le conseguenze derivanti dal fatto che tali eventi (riguardanti il prima-creduto-morto Signore Oscuro) diventassero di conoscenza pubblica.
Era stato movimentato, a dir poco.
Fortunatamente, Madama Bones e i suoi due Auror erano rimasti saldi e avevano testimoniato la verità. Il Wizengamot, come anche il Ministero, non poteva rinnegare i ricordi di diversi agenti onesti. Scosse la testa, ricordando il rifiuto di Caramell, nonostante le indiscutibili prove, tra cui era incluso il cadavere di Raptor. Come fosse stato eletto quell’uomo, era al di fuori della sua comprensione. Comunque, c’erano voci che molti nel Wizengamot e nel Consiglio avessero un po’ perso fiducia in Caramell per come aveva gestito la situazione. Silente sperò che venisse qualcosa di buono da tutto ciò.
Anche Severus gli dava parecchio da pensare. C’era qualcosa di diverso in lui, qualcosa… Ma non riusciva esattamente a identificare che cosa fosse. Era ancora il suo insegnante di pozioni e la sua spia, ma era… diverso. Non credeva nemmeno che Severus stesso si fosse reso conto di quanto strano fosse il suo comportamento più recente, e questo era ciò che disturbava di più Albus.
Severus era sempre stato cauto e molto vigile, ma ora, se lo si guardava con molta attenzione, il giovane uomo era del tutto calcolatore.
Era diventato quasi più paranoico di Malocchio, almeno lo era tanto da far preoccupare Silente. Quando stava in una stanza, aveva sempre le spalle rivolte al muro, e quando si muoveva, lo faceva con una fluida grazia che era sempre rapida ed efficiente. Non era mai stato così, nemmeno quando era stato una spia operativa. Dal mantello fluttuante, sì, ma praticamente perfetto in ogni movimento? No.
Forse derivava dal fatto di aver incontrato Harry? Quella dell’Incanto dell’Eredità era Magia Antica, e talvolta quel tipo di magia portava delle insospettabili conseguenze a chi la praticava. Forse la magia dell’Incanto dell’Eredità lo aveva contaminato più di quanto gli avesse detto, o più di quanto la sua spia riuscisse anche solo a capire?
Silente aveva anche notato il cambiamento nei metodi di insegnamento dell’uomo. C’era stato un calo drastico di matricole piangenti in confronto agli anni precedenti, cosa che era quantomeno strana, sebbene fosse un cambiamento piacevole. Alcuni studenti avevano anche commentato i programmi modificati delle lezioni con altri professori. Non erano alterazioni drastiche, ma erano definitivamente degne di nota. Certo, tutti i cambiamenti erano in meglio per gli studenti, e quindi Albus non aveva alcuna ragione per richiamare Severus sulla questione. Voleva comunque parlarne con lui, eppure non voleva dare alcun indizio di aver notato la faccenda. Severus era strano per quel genere di cose. Non desiderava parlare di qualcosa se la stava facendo bene. Talvolta quell’uomo era talmente umile da dare fastidio.
I suoi pensieri si fermarono su Harry. Quando lo aveva visto per la prima volta nella Sala Grande, aveva supposto che sarebbe stato sorteggiato in Slytherin.
A essere sinceri, Albus non avrebbe voluto che fosse assegnato lì, ma sapeva che Severus sarebbe stato in grado di vegliare su di lui e quindi l’eventualità non lo preoccupava eccessivamente. Aveva, comunque, sperato che il cappello parlante mettesse Harry nella Casa dei suoi genitori, a prescindere dal fatto che lui li ricordasse o meno. E poi il ragazzo era stato assegnato a Hufflepuff… dopo sedici lunghissimi minuti sotto il cappello. L’attesa più lunga che ci fosse mai stata nei precedenti tre secoli.
Il cappello parlante non era stato molto loquace quando Albus, più tardi, dopo la festa, lo aveva interrogato sul sorteggio di Harry. Ad ogni modo, aveva fatto alcune affermazioni che avevano catturato il suo interesse…

«Non rivelo quello che trovo nelle teste degli studenti, Preside, gliel’ho già detto prima,» Disse lui, con sufficienza.
«Lo capisco, cappello parlante, ma non avevi mai chiesto prima a uno studente di camminare su e giù per te, per fartelo sorteggiare, senza parlare delle tue reazioni durante il sorteggio. Hai mugugnato e hai anche fatto un urletto.»
«Era… difficile da inquadrare, all’inizio.»
«Perché?»
«Possiede molti tratti caratteriali distintivi. Ho dovuto esaminarli tutti con attenzione per determinare quale Casa fosse meglio per lui.»
«Capisco. Ce n’era una che è arrivata seconda di poco dopo Hufflepuff?»
«Beh, senza rivelarti i particolari, ti dirò che il ragazzo è il più astuto, razionalmente coraggioso Hufflepuff che abbia mai sorteggiato. E poi, non credo di aver mai esaminato un’anima così determinata a dare il meglio di sé come la sua.»
Silente fissò il cappello per un momento, sperando che gli dicesse di più. Il cappello sospirò per la fastidiosa pazienza e la silenziosa insistenza del vecchio.
«Un’ultima cosa, Preside - farebbe bene a essere sempre onesto e aperto col ragazzo. La sua fiducia è difficile da riconquistare ed è molto preziosa.»
Albus sbatté le palpebre. «Lo… terrò a mente. Grazie, Cappello parlante.»
«Prego, Preside. Felice di condividere.»


Il Cappello sapeva? Silente guardò la cima dello scaffale dove il cappello stava dormendo. Molto probabile, a giudicare dall’esclamazione che aveva urlato nel bel mezzo del sorteggio.
Il vecchio mago scosse la testa e permise ai propri pensieri di vagare ancora.
Aveva già informato Pomona della situazione, e anche Poppy Pomfrey. Avevano preso la notizia piuttosto bene, sebbene era chiaro che ci sarebbe voluto del tempo per loro per assorbire tutto quello che gli aveva detto su Harry. Non aveva detto loro come avevano fatto a scoprire quello che sapevano sul ragazzo, e le due donne non lo avevano chiesto. Albus era sicuro che avessero i loro sospetti, ma non volevano saperlo.
Sorrise. Ora aveva una vera squadra messa su con l’obiettivo di aiutare Harry, e una parte di lui si domandò se fosse stato secondo i piani di Severus fin dall’inizio, quando gli aveva finalmente detto con chiarezza dell’Incanto dell’Eredità e di quello che con esso era stato in grado di vedere. Quell’uomo non era il Capo Casa di Slytherin per niente, dopotutto.
E ora, doveva solo andare nell’Infermeria non appena avesse avuto notizia che Harry era sveglio e che poteva parlare con lui. Non vedeva davvero l’ora, sebbene si domandasse che cosa sarebbe venuto fuori da tutto questo, e più ci pensava più diventava preoccupato.
Stavano facendo la cosa giusta con Harry? Era davvero questo il miglior piano d’azione? Dovevano aggiungere ancora peso al suo percorso di sviluppo come stavano facendo, rubandogli parte dei weekend per far migliorare i suoi Serpincanti? Era giusto spingerlo a lavorare ancora più duramente di quanto stava già facendo, nella speranza di raggiungere la ‘visione’ di Severus?
Lui, Albus Silente, stava commettendo un altro errore?

Silente si riscosse, ricordando a sé stesso di guardare le cose da una prospettiva più ampia, ma quindi si gelò. Questo era il modo in cui aveva commesso il suo errore precedente. Aveva guardato la prospettiva da lontano quando aveva posto Harry con i Dursley. Ma questa era una cosa diversa, no?
Fawkes emise un trillo leggero, sollevandogli il morale e facendogli capire che questo era il sentiero giusto.
«Grazie, mia vecchia amica,» sussurrò lui, desiderando di aver ascoltato Fawkes dieci anni prima, quando era stato indeciso su dove far stare Harry.
Ma era stato troppo fiducioso, fiducioso che la sorella di Lily avrebbe avuto un cuore e che avrebbe finito per volergli bene, rendendo così gli Scudi del Legame di Sangue ancora più potenti di un Fidelius per la protezione del ragazzo. Ma ora, erano solamente scudi. Certo, erano ancora molto forti, e per Voldemort sarebbe stato impossibile penetrarli, ma non erano potenti come avrebbero potuto essere.
Avrebbero potuto essere una fortezza; avrebbero potuto dotare Harry di una protezione totale contro Voldemort ovunque egli andasse. Ma il suo piano era fallito. L’assalto mentale subito da Harry ne era la prova. La magia di Voldemort, attraverso Raptor, aveva potuto toccare Harry - e sarebbe stato impossibile se gli Scudi del Legame di Sangue fossero stati infusi dell’amore con cui Petunia avrebbe dovuto accudire Harry nei dieci anni passati.
Avrebbe dovuto saperlo, ma la speranza che Harry ricevesse la protezione assoluta contro Riddle lo aveva accecato.
Beh, il passato non poteva essere cambiato. No davvero. Era inciso sulla pietra. E sebbene desiderasse tornare indietro e fare le cose diversamente, la sua unica speranza risiedeva nel presente.
La speranza che ora lui stesse aiutando a modellare il futuro in uno che sarebbe stato felice, forse orgoglioso, di lasciare alla generazione successiva.
Silente si raddrizzò. Il piccolo indicatore sulla sua scrivania si era acceso, segnalandogli che Harry stava per svegliarsi.

O o O o O

Harry aprì gli occhi, sentendosi come se avesse appena superato un’influenza molto brutta. Spostò inconsciamente la mano per recuperare gli occhiali dal comò, prima di indossarli.
:Sei nell’Infermeria, Harry. Hai dormito per poco più di due giorni: fece Coral sollevandosi dal suo braccio.
:Come è…:
«Buon pomeriggio, Harry.»
Harry spostò rapidamente lo sguardo da Coral verso chi aveva parlato. Era il Preside. Indossava un mantello arancione brillante e viola. Harry si chiese improvvisamente se la vista dei maghi peggiorasse con l’età, offuscando i colori vivaci e facendogli credere che l’arancione fluorescente fosse in realtà un delicato marrone chiaro.
Spingendo da parte quell’interrogativo mentale, Harry si sedette alla svelta.
«Draco? Lui è… lui sta bene?»
Silente sorrise. «Sì, sta piuttosto bene, grazie a te. Gli hai salvato la vita.»
Harry si rilassò, sollevato, e prese un paio di respiri per calmarsi.
«È stato dimesso stamattina, sebbene Madama Pomfrey gli abbia ordinato di andarci piano nei prossimi giorni.»
«E il suo braccio? Non sono riuscito a curarglielo,» fece Harry.
«Madama Pomfrey lo ha sistemato, non ti preoccupare,» rispose lui, tranquillizzandolo.
Harry si rilassò contro i cuscini, sentendosi ancora un po’ disorientato. Silente approfittò di quel momento per prendere una sedia e metterla ai piedi del letto.
«Mentre eri addormentato, mi sono preso la libertà di assegnare ad Hufflepuff cento punti per le tue azioni di giovedì. Riceverai personalmente anche un premio per i servizi resi alla scuola.»
Harry spalancò gli occhi. «Uh, grazie, signore, ma davvero non è… insomma, non dovete-»
«Harry, non credo che tu capisca quello che hai fatto. Hai salvato una vita, e senza alcun riguardo per la tua sofferenza. Lo sai che sei arrivato in Infermeria con ustioni di terzo grado sul polso sinistro, dove la tua magia era così concentrata attraverso Coral che le sue squame sono diventate roventi come il fuoco? Eri così impegnato a curare il giovane Malfoy che, qualsiasi dolore tu abbia provato, lo hai messo da parte.»
Harry sollevò il braccio e Coral gli scivolò sul petto così che potesse guardarsi il suddetto polso.
C’era una cicatrice che si arrotolava intorno al suo polso e finiva verso il retro del suo palmo. Guardando da vicino, poteva realmente distinguere la forma delle squame di Coral nel punto in cui gli avevano bruciato la pelle.
«Madama Pomfrey ha provato a minimizzare la cicatrice, ma siccome era un’ustione magica grave, non è stata in grado di curarla come avrebbe voluto,» continuò Silente, la voce smorzata mentre Harry seguiva il contorno della cicatrice col pollice destro.
«Va bene così. Sono solo grato che abbia potuto guarire l’ustione vera e propria,» affermò Harry piano, ritenendo la cicatrice piuttosto bella.
Una parte di lui ne era addirittura orgogliosa, anche se poteva suonare strano, perché per ottenerla aveva dovuto fare qualcosa. Certo, questa era solo la seconda delle sue cicatrici, ma non gli era stata inferta; invece, se l’era, in mancanza di una parola migliore, guadagnata. Tutte le altre sue ferite erano guarite senza lasciargli un segno. Forse era la sua stessa magia che lo aveva curato così bene? Forse.
«Harry,» riprese il Preside, ottenendo di nuovo la sua attenzione, «Ho parlato con il Professor Piton e con la Professoressa Sprite, e anche con Madama Pomfrey, e ci stavamo chiedendo se desiderassi un po’ di assistenza nello sviluppo dei tuoi Serpincanti.»
Le sopracciglia di Harry si sollevarono. «Assistenza?»
«Beh, so che il Professor Piton ha già iniziato ad aiutarti, dandoti “L’Arte dei Serpincanti”, ma l’assistenza di cui ti sto parlando ora è un po’ più pratica.»
Harry attese un’ulteriore spiegazione.
«Madama Pomfrey ha già acconsentito al permetterti di aiutarla nei fine settimana qui, nell’Infermeria, se lo desideri.»
«Vuole dire, userei i Serpincanti per guarire quelli che vengono qui?» Chiese Harry, ovviamente diventando eccitato.
«Sì, ma solo nei fine settimana, a meno che lei non ritenga che la tua abilità sia specificamente necessaria durante la settimana.»
«Sarebbe grandioso! Comincio oggi? Oggi è sabato, giusto?» Chiese entusiasta lui.
«Oggi è sabato, ma dubito che lei ti farebbe curare qualcuno così presto dopo esserti ripreso dalla spossatezza magica.»
«Oh.» Harry si sgonfiò.
«Ma sono sicuro che il prossimo fine settimana andrà benissimo,» lo rassicurò Albus.
«Che cosa andrà benissimo la settimana prossima?» Domandò Pomfrey mentre entrava dal suo ufficio.
«Che Harry inizi ad aiutarti nel weekend,» rispose il Preside.
La donna guardò Harry, assottigliando gli occhi nell’osservare lo stato assonnato del ragazzo e nel notare il suo colorito migliore. Era stato terribilmente pallido quando lo avevano portato la prima volta nell’Infermeria.
«Vedremo. Se vedo che la sua magia è tornata come dovrebbe essere, non vedo nessun problema nel lasciare che mi aiuti.» Disse, prima di dedicare ad Harry un piccolo sorriso.
Harry non poté impedirsi di esultare.
Silente sorrise dolcemente, gli occhi gli brillarono intensamente mentre si sentiva più sicuro di aver fatto la scelta giusta.
Con ciò, la Professoressa Sprite entrò, dirigendosi rapidamente verso il suo più giovane Hufflepuff.
«Come ti senti, caro?» Chiese, prendendogli la mano mentre Silente faceva un passo indietro per darle spazio.
«Bene, Professoressa,» rispose Harry, provando a non arrossire per la preoccupazione mostrata dalla donna.
«E Coral? Lei come sta?» Domandò lei, guardando il serpente colorato già di nuovo arrotolato al polso cicatrizzato di Harry.
:Coral?: Chiese Harry, rendendosi improvvisamente conto che il pensiero non gli aveva nemmeno attraversato la mente. Era stato troppo occupato a pensare a Draco e poi a quello che gli aveva detto il Preside.
:Sto bene, Harry. Essendo un serpente magico, la tua magia incanalata attraverso di me non può farmi del male. Sono molto simile a una bacchetta in questo senso: affermò lei. :Tuttavia, se fossi stata un serpente normale, non me la sarei passata così bene:
:Sono felice che tu stia bene:disse Harry, interamente sollevato.
«Harry?» Chiese la Sprite, un po’ preoccupata dal non poter capire che cosa si dicevano.
«Oh, sta bene. Mi ha detto che la mia magia non può ferirla mentre passa attraverso di lei. È come se fosse una bacchetta. Ero solo sollevato,» rispose Harry, diventando leggermente rosa.
«Straordinario,» commentò Silente. «Suppongo che sia perché è un serpente magico?»
«Sì, Signore. Non crede che un serpente normale avrebbe-»
:Un serpente normale plausibilmente sarebbe morto, Harry:
Harry deglutì pesantemente. «Un serpente normale sarebbe probabilmente morto.»
Silente annuì, lo sguardo pieno di comprensione, come se Harry avesse avesse appena risolto un mistero nella sua mente.
«Bene, Harry,» fece Silente, rompendo il silenzio che stava per frapporsi tra loro. «Prenditi tutto il tempo che ti serve per riposare. Se vuoi raggiungere ciò di cui ti ha parlato il Professor Piton, hai bisogno di permettere al tuo corpo e alla tua magia di ristorarsi. Quello che hai fatto è stato piuttosto estenuante, dopotutto.»
Harry spalancò gli occhi, domandandosi improvvisamente che cosa il suo professore preferito avesse detto al Preside e che cosa sapevano o non sapevano Madama Pomfrey e la Professoressa Sprite.
Sapevano dell’Incanto dell’Eredità? Il Professore era finito nei guai?
Sapevano del sigillo?

La sua faccia doveva essere stata come un libro aperto, per Silente, che si mosse rapidamente verso di lui. «Non hai bisogno di preoccuparti. Il Professor Piton ha parlato con me, e io ho creduto che fosse meglio informare Madama Pomfrey, perché è colei che ti ha curato, e la Professoressa Sprite, la tua Capo Casa. Quello che il Professor Piton mi ha detto resterà tra di noi. Capisco che questo genere di cose sia molto personale,» disse Silente piano. «Harry, come il Professor Piton, siamo qui per aiutarti.»
Harry sbatté le palpebre, prima di guardare la Professoressa Sprite e Madama Pomfrey.
Le donne annuirono, e Harry fissò lo sguardo sul volto sorridente della Sprite, che era luminoso di sincerità. Harry ebbe lo sfuggevole pensiero che forse era così che ci si sentiva ad essere amati.

O o O o O

Draco rallentò il suo andirivieni e si avvicinò alle porte dell’Infermeria. Vide Neville e alcuni altri Hufflepuff che aspettavano fuori, nel corridoio.
«Paciock,» disse, fermandosi vicino a loro.
«Ciao, Draco,» salutò Neville calmo.
Cedric Diggory, Susan Bones, Hannah Abbot, Justin Finch-Fletchley, e Ernie Macmillan erano con lui.
Draco e Neville non avevano ancora avuto davvero l’opportunità di parlare dopo l’incidente, e non erano proprio sicuri di cosa dovessero dirsi l’un l’altro ora.
«Ho sentito che si è svegliato,» disse Draco, decidendo che questo sarebbe bastato come spiegazione del perché si trovasse lì.
Annuirono.
«La Professoressa Sprite ci ha detto che si è svegliato circa mezz’ora fa,» affermò Cedric.
«Non sono permesse visite?» Chiese Draco, vedendo che erano tutti ancora nel corridoio e che le porte erano chiuse.
«Il Preside e la nostra Capo Casa stanno parlando con lui,» fece Susan.
Draco spalancò gli occhi. «Oh.»
Rimasero lì e si guardarono a vicenda per qualche secondo.
«Quindi, uh, come stai? Voglio dire...» Fece Ernie, provando a rendere il momento meno imbarazzante.
«Sto molto meglio. Potter… ha fatto un buon lavoro,» rispose Draco, un po’ imbarazzato dall’essere così sincero. Non era abituato a gestire o ammettere debolezze, in nessun modo e con nessuno, ma non poteva negare quello che Harry aveva fatto per lui. Riusciva ancora a ricordare la sensazione della propria magia che rientrava dentro di lui. C’era mancato veramente poco.
Stava ancora comprensibilmente tentando di venire a patti con la cosa. Il pensiero della morte non era una cosa molto tangibile per lui, e capire che vi era stato così vicino era sul serio molto difficile da concepire e accettare.
«Bene. Sembravi davvero molto grave,» disse Justin, ricordando che cosa aveva visto quel giorno.
Non erano arrivati davvero molto vicini, ma avevano seguito tutti gli altri dietro Madama Bumb, e il rosso del sangue era facile da distinguere anche da più lontano.
«Sì, beh...» Iniziò Draco, inconsciamente fregandosi il braccio che Pomfrey gli aveva curato.
«Com’è stato?» Esclamò all’improvviso Hannah, prima di ritrarsi imbarazzata dietro Susan quando tutti la guardarono.
Draco si schiarì la gola. «Beh, non è stato… molto piacevole, ma è definitivamente meglio che essere morti.»
«Quindi è stato doloroso?» Chiese Ernie, intrigato.
Era chiaro che Draco non apprezzava affatto la loro curiosità. «No, è stato una meraviglia. Per Merlino, come pensi che possa farti sentire un osso seghettato che scava in mezzo ai nervi scorticati? E poi sentire questi pezzi di osso che si raddrizzano e si riuniscono per ricostruire il tuo cranio distrutto? È stato maledettamente doloroso!»
«Oh,» mormorò Ernie, piuttosto imbarazzato. «Scusami, Malfoy. Ero solo curioso. Non volevo fartelo ricordare.»
Malfoy continuò a fissarlo risolutamente per qualche altro secondo, prima di addolcire la propria espressione. «Probabilmente io avrei fatto la stessa domanda,» borbottò dopo un momento.
Improvvisamente, le porte dell’Infermeria si aprirono e ne uscirono il Preside e la Professoressa Sprite.
«Ah, in attesa di fare visita al Signor Potter, presumo?» Chiese Silente, con gli occhi scintillanti.
«Sì, Signore.» Rispose Cedric.
«Sono sicuro che Madama Pomfrey vi permetterà di entrare,» fece lui, mettendosi di lato per farli passare.
«Grazie, Professore,» disse Cedric, prima di guardare la propria Capo Casa.
«Andate, sono sicura che sarà felice di vedervi tutti,» affermò lei, prima di proseguire insieme al Preside lungo il corridoio.
Con questo, i ragazzi si affrettarono nell’Infermeria.

O o O o O

Severus scrutò al di là del tavolo degli insegnanti e guardò gli studenti al di sotto. Harry era stato dimesso dall’Infermeria poco prima quel giorno, e, d’accordo con Hagrid, era andato immediatamente nella casupola del mezzo gigante a prendere un tè con Neville e Draco.
Abbassò lo sguardo al suo figlioccio, che stava chiacchierando allegramente con Nott e Zabini. Tiger e Goyle erano davanti a loro, ascoltando la conversazione. Severus si domandò che sentiero avrebbero scelto. Sperò che non avrebbero seguito quello dei loro padri.
Decidendo che avrebbe dovuto aspettare e vedere, spostò gli occhi verso il Signor Potter, che era ancora una volta sotto l’intenso scrutinio dei suoi compagni.
Tutti si stavano stirando il collo per allungargli un’occhiata, e molti di loro stavano facendo del proprio meglio per vedere il polso a cui Coral era ora arrotolata.
Le voci della nuova cicatrice erano già diventate leggenda, preceduta a stento da quella sulla sua fronte. I giorni precedenti erano stati come Severus si era aspettato che fossero in seguito alle azioni eroiche di Harry, anche se c’erano alcune cose che nemmeno lui era stato in grado di prevedere.
Fu un Lucius Malfoy livido che si presentò all’ultima riunione del Consiglio, e, a detta dei presenti, che fece a pezzi il comitato finanziario senza alcun riguardo su quanto potesse sembrare minaccioso e spaventoso (o forse era proprio questa l’intenzione).
Era giunto all’attenzione del Capofamiglia Malfoy il fatto che il Preside avesse richiesto dei fondi per delle scope nuove ripetutamente negli ultimi sei anni, e gli erano stati negati ogni singola volta. Una richiesta così semplice, che era stata reiterata negli anni, era stata messa da parte per paura che fosse innalzata la retta scolastica di Hogwarts. Di conseguenza, la loro attitudine alla taccagneria era quasi costata la vita a un ragazzo.
Lucius era furioso e lo fece vedere. Neanche a dirlo, il Consiglio immediatamente aveva provveduto a revisionare e riorganizzare i finanziamenti per Hogwarts.
Severus guardò Silente.
Albus era stato compiaciuto dalle novità, specialmente quando il Consiglio gli aveva richiesto una lista di cose che a suo parere avessero bisogno di un maggior apporto di fondi.
Il Preside aveva inviato loro tramite Fawkes, quindici minuti più tardi, un dettagliato rotolo di pergamena lungo un metro.
Severus si domandò se in quella lista fosse stato incluso un lotto di ingredienti freschi per pozioni.
Auspicabilmente.
Si riscosse mentalmente, rimproverandosi di essere tanto egoista. Non è che non avesse dei risparmi da parte per comprarsi quello che voleva, parlando di ingredienti… beh, fatta eccezione per parti di basilisco, sangue di unicorno, occhi di drago, zanne di vampiro e capelli di Banshee, ma a parte queste cose era in grado di acquistare ciò che desiderava.
Allungò lo sguardo attraverso il tavolo principale, verso Madama Pomfrey.
Harry l’avrebbe aiutata il prossimo fine settimana. Si chiese se l’Infermiera avesse già qualcosa di specifico da fargli fare. Beh, qualsiasi fossero i suoi piani, Severus era sicuro che il famoso Hufflepuff avrebbe complessivamente migliorato le proprie capacità curative, proprio come era accaduto con lei nel futuro.

O o O o O

Harry fece un grattino sulla testa di Coral, proprio come piaceva a lei, mentre si avvicinavano all’Infermeria.
La settimana passata era stata un po’ difficile per lui. La gente era più curiosa che mai su di lui, e i loro bisbigli continui… lo stavano facendo impazzire. Non si accorgevano che lui era proprio lì vicino e riusciva a sentirli? Era fastidioso.
E in aggiunta a tutto quanto, aveva anche scoperto all’inizio di quella settimana che sul Profeta, il giornale dei maghi, ci era finito diverse volte dall’inizio della scuola. Avevano informato il pubblico del suo sorteggio, del fatto che era un Rettilofono, e ora delle sue azioni nel salvataggio della vita di Draco.
Si chiese seriamente con che coraggio credevano di avere il diritto di scrivere tutte quelle cose senza chiedergli il permesso. Oh beh, non c’era davvero nulla che lui potesse farci, e voleva che la gente si abituasse al fatto che fosse un Rettilofono. Forse questo era stato il modo migliore.
Proprio come un cerotto. Strappalo via e non pensarci più. E almeno non stavano dicendo nulla di malizioso. Erano rimasti fedeli alla verità, beh, per la maggior parte dei casi. Il pezzo in cui affermavano che lui aveva rubato parte dei poteri del Signore Oscuro quando era un neonato era un po’ una forzatura (era un tentativo di spiegare da dove gli veniva l’abilità di parlare Serpentese). Poteva soltanto scuotere la testa.
Harry aveva continuato a leggere i libri che gli aveva dato il Professor Piton, e aveva riletto alcuni passi di ‘L’Arte dei Serpincanti’. Voleva arrivare preparato nell’Infermeria per aiutare Madama Pomfrey.
Sospirò tra sé, ricordando che cosa aveva capito rileggendo uno degli ultimi capitoli del libro sui Serpincanti. Evidentemente, non avrebbe avuto bisogno di pompare Draco con così tanta magia come aveva fatto. Il suo metodo aveva funzionato, ovviamente, e al momento era l’opzione migliore poiché non sapeva/capiva nessun'altra tecnica, ma aveva reso le cose più difficili per sé stesso. Beh, era una lezione che aveva imparato, di sicuro. La prossima volta (certo, sperando che non ci sarebbe stata una prossima volta) avrebbe manipolato e controllato meglio la propria magia mentre la usava sul paziente, invece di limitarsi a spingerla fuori e sperare per il meglio. Entrò nell’Infermeria, e la porta si chiuse lentamente dietro di lui.
«Signor Potter, in perfetto orario,» affermò Madama Pomfrey, muovendosi intorno a un letto vuoto.
Harry avanzò e si fermò a qualche passo da lei.
«Di solito solo uno o due studenti vengono nel fine settimana, per piccole cose, come mal di stomaco, o maledizioni e ferite minori, quindi ho recuperato alcuni dei miei vecchi libri di testo di guarigione dall’Università di MediMagia che ho frequentato.»
Harry guardò oltre il letto dietro di lei. C’erano effettivamente quattro pesanti volumi sul tavolo di fianco.
«Mi pare di aver capito che il Professor Piton ti abbia già dato del materiale extra da leggere?» Chiese lei.
Harry annuì. «Sì. Li ho quasi finiti tutti, però, quindi se lei vuole posso cominciarne qualcun altro, Signora.»
Lei scosse la testa. «No, non voglio assegnarti delle letture da portarti via. Leggerai mentre starai qui. Ero solo curiosa di che cosa ti avesse dato e di quanto fossi andato avanti.»
«Oh, beh, ho finito di leggere "L’Arte dei Serpincanti", "Prendersi cura dei Serpenti" e “Guida per principianti all’arte del tramare pozioni: ingredienti”. Poi ho quasi finito con “Anatomia Umana” e “Controllare la propria magia interiore”. Ce n’è un altro, ma non sono ancora andato molto avanti in quello.»
Harry sperò che non gli facesse domande sull’ultimo libro. Era quello di Occlumanzia.
«Capisco,» fece lei con un sorriso, piuttosto compiaciuta. «A proposito di “Controllare la propria magia interiore”, ti suggerisco di considerare una priorità il finirlo, rispetto agli altri.»
«Sì, Signora.» Acconsentì lui.
«Bene, d’accordo, perché non iniziamo dalle basi?» Chiese lei, voltandosi e dirigendosi verso la pila di volumi. Ne prese uno dalla cima prima di sedersi sul bordo del letto e facendo cenno ad Harry di sedersi accanto a lei.
Harry obbedì, domandandosi se voleva leggerglielo a voce alta. Arrossì al pensiero. Nessuno aveva mai letto per lui prima.
Poppy si aprì il libro in grembo, mostrandogli le pagine di testo e le immagini animate. Guardando il titolo del capitolo, trovò le parole: “Nucleo e Sistema interiore”.
Vedendo che aveva la totale attenzione di Harry, iniziò a spiegare, usando il libro come guida invece che come un dettato da leggere.
«Quest’immagine mostra uno schema basilare di come la magia scorre all’interno del corpo, comunque, devi ricordare che il flusso si adatta ai bisogni del paziente. La magia di una persona si concentrerà automaticamente nell’area ferita per aiutare le difese fisiche del corpo e la guarigione.» Disse lei.
Harry annuì, tentando di fare del suo meglio per assorbire tutto quello che gli stava dicendo.

O o O o O

«Hey, Neville,» esclamò Harry, entrando nel loro dormitorio e diretto al suo letto. Anche Ernie e Justin erano lì, stavano giocando a Spara Schiocco sul pavimento. Era pomeriggio, Harry aveva pranzato con Madama Pomfrey.
«Hay Harry,» rispose Neville, eccitato. «Ho appena ricevuto una lettera dalla Nonna. Mi porterà da Olivander per Natale e mi prenderà una bacchetta!»
Harry fece una smorfia, confuso. «Non ne hai già una? Ne prenderai una secondaria?»
Neville scosse la testa. «No. La bacchetta che ho è quella di mio papà, ma lei mi ha detto che ha deciso che dovrei prenderne una soltanto mia.»
Harry annuì, tentando di capire. Perché la nonna non lo aveva portato da Olivander prima dell’inizio della scuola? «È fantastico. Ognuno deve avere una bacchetta che lo ha scelto.»
Neville sorrise.
«Quindi, uh, come è stata l’Infermeria?» Domandò Neville.
Ernie e Justin rallentarono un po’ il gioco per origliare.
«Beh, è venuto solo uno studente da Madama Pomfrey. Doveva annullare una piccola fattura. Ad ogni modo, abbiamo studiato come la magia fluisce attraverso il corpo e come le ferite interferiscano col flusso.» Rispose Harry.
«Figo. Quindi ci torni domani?»
Harry annuì. «Sì, stessa ora, alle 9.»
Proprio allora entrò Smith, lasciando la porta leggermente socchiusa come aveva fatto Harry.
«Oh, Potter è tornato dal suo giro di miracoli,» affermò Smith, incrociando le braccia non appena entrato nel dormitorio.
Harry sollevò un sopracciglio, ma decise di rimanere in silenzio perché niente di quello che avrebbe potuto dire avrebbe funzionato per far calmare il ragazzo arrogante. Smith gli aveva lanciato occhiatacce per tutta la settimana.
«Non hai niente da dire?» Continuò Smith con disinvoltura, prima di abbassare il tono, la faccia che si aggrottava in uno sguardo rabbioso. «Figuriamoci.»
«Smith, che problema hai?» Chiese Justin, avendone avuto abbastanza dei modi del ragazzo leggermente più grande.
«Oh, lo devi anche chiedere? Pensavo che fosse chiaro,» riprese lui, guardando Justin con una smorfia per poi tornare a Harry. «Non mi piacciono i cocchi dei professori. Le persone che ottengono tutto senza nemmeno bisogno di chiederlo.» Guardò Coral la cui testa spuntava dalla manica di Harry.
Harry cambiò leggermente posizione, trattenendo l’urgenza di roteare gli occhi. Smith portava ancora rancore per quello che era successo a Pozioni?
«Smith, devi piantarla. Harry non ti ha fatto niente.» Esclamò Ernie, alzandosi dal pavimento e abbandonando il gioco di carte.
«Voi altri non lo vedete, vero? Sta giocando con tutti voi, come fa col resto della scuola. Il grande e potente Harry Potter, il Ragazzo-che-è-Sopravvissuto salvandoci tutti da Voi-Sapete-Chi! Dovremmo venerarlo! Inchinarci a lui e servirlo! Pfffft! Patetico.»
«Lascia in pace Harry, non ha chiesto niente di tutto questo!» Prorruppe Neville, facendo un passo davanti a Harry.
«Non ne ha bisogno,» Smith praticamente lo ringhiò. «Ha tutti quanti sotto il suo controllo. Scommetto che non ha mai dovuto chiedere nulla in tutta la sua vita!»
Harry assottigliò gli occhi, adesso non più solamente infastidito. Ora poteva sentire realmente il tocco della propria rabbia che cresceva dal centro del suo essere. Smith non sapeva niente.
«Scommetto che a casa non ha bisogno di alzare un dito per fare nulla, scommetto che i babbani sono estasiati dal fatto che è quello che è,» continuò, guardando attentamente l’espressione di Harry. Smith ghignò per quello che vide, e decise di proseguire lungo quella direzione. «Ha avuto senz’altro una vita nel lusso, dolcetti e complimenti per le sue orecchie, e non è nemmeno un purosangue!»
«Come te, immagino?» Lo intercettò sarcasticamente Justin.
«La mia famiglia ha accertate radici che risalgono fino alla stessa Helga Hufflepuff, che è molto di più di quanto so che possa dichiarare Potter. Suo padre discendeva da una dinastia minore, anche se veniva rispettata non era particolarmente potente. E per sua madre...» Gli occhi di Smith si acuirono come quelli di un predatore, avendo notato la mascella serrata di Harry.
Gli occhi verdi di Harry forarono quelli marrone pallido di Smith, la sua rabbia cresciuta in una furia calma che, non notata dagli occupanti della stanza, cominciò a far vibrare, anche se leggermente, alcuni oggetti da sopra i comodini.
«Non farlo,» affermò Harry, la voce densa di una furia a stento trattenuta.
Smith non lo ascoltò.
«Sua madre era una sporca, buona a nulla, sanguesporco
Neville e Ernie boccheggiarono, come se avessero appena sentito la parola più orrenda che fosse mai stata creata. Justin sbatté le palpebre, un po’ confuso. Harry, comunque, era furioso.
Non conosceva il significato della parola, ma ovviamente era un insulto. Sentì un acuto dolore nel cuore che non aveva mai provato prima e lottò per tenere le emozioni sotto controllo. Certo, era stato già vittima in passato di assalti verbali, specialmente da parte di Dudley, ma anche suo cugino non aveva mai toccato l’argomento di sua madre. Di sicuro era dovuto al fatto che zia Petunia aveva bandito anche la più piccola menzione della propria sorella, ma Dudley non aveva mai coinvolto la madre di Harry negli insulti.
Le mani di Harry si serrarono in due pugni mentre Smith apriva di nuovo bocca.
Smith aveva preso il via e non si sarebbe fermato volontariamente.
«Però devo concederglielo; sapeva come acchiapparsi un marito ricco. Che sfortuna che la sanguesporco non sia stata abbastanza sveglia da evitare di essere ammazzata.»
«Stai zitto!» Gridò Harry all’improvviso, la voce distorta dalla tensione nel suo petto, avendone finalmente avuto abbastanza. Sollevò la mano sinistra in avanti e indicò Smith, mentre Coral da essa sibilava sonoramente, e ogni oggetto di vetro della stanza andò in pezzi. «Non mi importa di quello che dici su di me, ma lascia fuori la mia famiglia! Non sai niente!»
Un magico vento tagliente si avvolse intorno ad Harry, i capelli e i vestiti svolazzavano in tutte le direzioni, mentre i tavolini nella stanza presero a tremare e le tende dei baldacchini scivolarono violentemente lungo i sostegni, allontanandosi da Harry.
Smith era troppo scioccato per muoversi, troppo spaventato per indietreggiare, troppo sconvolto per fare nient’altro che fissarlo ad occhi spalancati mentre Harry abbassava il braccio.
E quindi la porta del dormitorio si spalancò.
«Che cosa sta succedendo qui, in nome di Merlino?»
Harry non si mosse. Era ancora troppo furioso e poteva ancora sentire i capelli che gli si scompigliavano magicamente.
«P-Professoressa Sprite!» Riuscì a dire Neville voltandosi verso la nuova voce.
Là c’era la Professoressa Sprite, in piedi sulla porta con Cedric che sbirciava da dietro di lei.
Harry deglutì, gli occhi ancora fissi in quelli di Smith mentre si sforzava di rilassarsi. Non doveva far succedere nient’altro. Dai Dursley, aveva sempre dovuto sopportare di costringere la sua magia a tornare velocemente dentro di lui subito dopo un incidente. Non riuscirci significava subire disastrose conseguenze.
«Smith ha un problema,» spiegò Justin gentilmente, assolutamente disgustato da quell’idiota arrogante. «Ha chiamato la madre di Harry ‘sanguesporco’ e detto delle altre cose molto crudeli.»
«Lui cosa?!» Interrogò la Sprite, orripilata.
Neville e Ernie annuirono, confermando la versione di Justin mentre Harry rimase fermo dov’era, inconsapevole delle lacrime che non era riuscito a trattenere e che ora si accumulavano sotto i suoi occhi.
«Ho sentito una parte, Professoressa. Per questo sono venuto a chiamarla,» disse Cedric. «Quando ho sentito...» Si interruppe, non volendo ripetere la parola che sua madre gli aveva proibito di pronunciare.
«Signor Smith, che cosa hai da dire in tua discolpa?» La Professoressa Sprite non era più né dolce né gentile. Era un Capo Casa che esigeva risposte.
Smith deglutì, sapendo che non c’era alcun modo per tirarsi fuori da questo guaio. Perché non aveva richiuso quella porta?
La Sprite scosse la testa. «Vieni con me, Signor Smith,» affermò severamente prima di guardare Cedric. «Grazie per avermi chiamato, Signor Diggory. Capisco che non c’erano prefetti nelle vicinanze quando è accaduto, così sei venuto direttamente da me. Dieci punti a Hufflepuff.» Quindi spostò l’attenzione su Harry, che era riuscito a malapena a tornare sotto controllo. Stava ancora lì in piedi, rigido. «Signor Potter, tornerò per parlare con te, quindi non lasciare il dormitorio, per favore.»
«Sì, Signora.» Riuscì a dire, voltando brevemente la faccia verso di lei mentre la donna si rivolgeva a Neville, Ernie e Justin.
«La stessa cosa vale per voi. Manderò anche un prefetto per aiutare a riparare la stanza,» aggiunse, prendendo nota con lo sguardo dei vetri rotti e degli arredi strapazzati. «Fate attenzione ai vetri.»
«Sì, Professoressa.» Disse Justin, mentre gli altri annuivano.
Con questo, lei e Smith uscirono.

O o O o O

La Professoressa Sprite scosse la testa, mentre pensava a Smith.
Sarebbe stato in punizione con Gazza per i prossimi quattro giorni, e poi con lei per l’ultimo. Le piaceva assicurarsi personalmente che i suoi Hufflepuff avessero imparato la lezione.
Si era fatta raccontare da lui quello che aveva detto a Harry e che cosa avevano detto gli altri, prima di portare anche loro nel suo ufficio e farsi dare la loro versione. Fu un’estenuante ora e mezza, ma quando ebbe finito, aveva una piena visione dell’accaduto e sapeva esattamente chi era nel torto. Da qui i cinque giorni di punizione.
E ora stava aspettando l’arrivo di Harry. Gli aveva chiesto di venire nel suo ufficio dopo cena per discutere meglio di quello che era successo nel pomeriggio.
Il ragazzo aveva chiaramente molto potere a disposizione, più di quanto fosse possibile immaginare per la sua età e il tipo di vita che aveva avuto a casa. Pomona suppose che fosse in parte dovuto al regime di pozioni di Severus, oltre allo status del ragazzo di Arcimago Dormiente.
Chiuse brevemente gli occhi, ricordando che cosa aveva visto non appena aveva aperto quella porta.
Non aveva mai visto prima una tale furia sul volto di un ragazzino, e ne aveva visti parecchi di ragazzi arrabbiati in vita sua a Hogwarts. E il potere che si riverberava da lui… era stato quasi innaturale, eppure la magia era stata così pura. Ma non era stato solo l’ammontare e il tipo di magia che aveva catturato la sua attenzione. Era stato il controllo del ragazzo. Il fatto che fosse stato capace di trattenerlo come aveva fatto, senza permettergli di causare ulteriori danni, era considerevole, specialmente poiché la causa della sua manifestazione era ancora nella stanza.
Ovviamente, c’erano cose che Harry avrebbe potuto fare in modo diverso per mettere fine alla scenetta senza dar corda a Smith, ma era ancora un ragazzino, e le cose che Smith aveva detto sarebbero state difficili da ignorare anche per un adulto. Pomona sapeva anche che doveva aiutare Harry con la sua rabbia. Dopo aver parlato con Neville e gli altri, aveva capito che Harry era rimasto calmo per la maggior parte del tempo, fin quando era scattato all’improvviso.
Era sicura che la sua capacità di seppellire le emozioni gli derivasse dalla vita con i Dursley, ma non era salutare per il ragazzo, e non era assolutamente utile a evitare gli scoppi di magia accidentale nel momento in cui le sue emozioni diventavano finalmente troppe per essere trattenute. Era sicura anche che questa notevole abilità nel calmare la propria magia rapidamente fosse dovuta ugualmente alla sua vita familiare.
Il ragazzo aveva certamente del potenziale, e ora era il momento che lei lo guidasse… e in più modi che solo nella magia.
«Voleva vedermi, Professoressa?» Chiese Harry, entrando nel suo ufficio dopo aver bussato leggermente alla porta per annunciare la sua presenza.
«Sì, Signor Potter. Per favore, siediti.»

O o O o O

Severus resistette all’impulso di sbattere il pugno rabbiosamente sulla propria scrivania, ma poi si arrese ai propri sentimenti e abbassò con decisione la mano chiusa contro il legno di mogano, con un rimbombo.
Avrebbe dovuto agire. Avrebbe dovuto trovare un modo per agguantare il ratto, catturarlo, smascherarlo. Con tutto il bene che era riuscito a fare da quando era tornato indietro, non era stato in grado di prevedere tutte le conseguenze.
Era un contraccolpo.
Uno dei tanti che erano saltati fuori da quando aveva iniziato a cambiare le cose.
Ovviamente, i primi contraccolpi era riuscito a controllarli e a far sì che si muovessero nella direzione che lui voleva, come Voldemort che aveva un interesse più attivo in Harry, probabilmente perché la sua natura di Rettilofono era comparsa prima. Ecco perché la cicatrice del ragazzo aveva iniziato a fare i capricci molto prima di quanto avesse fatto nella linea temporale originaria. Per fortuna, Harry aveva avuto fiducia in lui ed era venuto a raccontargli delle sue emicranie, così lui era stato in grado di reagire di conseguenza. Era stato piuttosto fortunato finora, adesso che ci pensava.
Ma che cosa aveva fatto sì che il ratto sparisse come aveva fatto? Era stato sapere che il Signore Oscuro era là fuori? No, non aveva senso. Minus aveva avuto abbastanza indizi per giungere alla stessa conclusione già da tempo. No, qualcosa era stato cambiato, qualcosa era accaduto in maniera diversa e aveva portato Minus a rischiare, abbandonando la sicurezza dei Weasley due anni prima del dovuto.
Severus si riscosse. Poteva non arrivare mai a sapere che cosa aveva innescato il cambiamento nelle azioni del ratto, ma era chiaro che la cosa era partita tutta dal suo ritorno nel passato.
Con un sospiro, si rese conto che era diventato troppo sicuro di sé, certo che il ratto restasse nei paraggi ancora per un po’, come aveva fatto l’ultima volta. Dov’era andato? Quando era sparito? Per quel che ne sapeva Severus, poteva essersene andato prima della scomparsa di Raptor, quindi adesso poteva trovarsi ovunque.
Minus era scappato per paura del Signore Oscuro, o era corso da lui? Si stava nascondendo o lo stava servendo?
Severus non sapeva che cosa sarebbe stato peggio.
Se si stava nascondendo, potevano non esserci mai più speranze di riuscire a ritrovarlo, e provare l’innocenza di Black.
Se lo stava servendo… chi poteva immaginare quali danni poteva portare al Mondo Magico?
Severus chiuse gli occhi, sapendo che non doveva rimuginare troppo sull’errore che aveva commesso.
Aveva troppo da fare per crogiolarsi nel disprezzo di sé. Doveva concentrarsi nel preparare Harry al futuro, qualunque cosa esso gli riservasse.


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Nota della Traduttrice
Mi sono appena resa conto di una svista sciocca, scusatemi. Il fatto è che ormai leggo fanfiction indifferentemente in inglese e in italiano, e mi capita di fare confusione. Quindi mi sono resa conto solo ora che, contrariamente a tutti gli altri nomi di persona che ho riportato nella versione tradotta, ho lasciato quello dell'Infermiera di Hogwarts nella versione inglese. La verità è che, che Madama Pomfrey fosse stata tradotta come Madama Chips, me lo ero completamente dimenticato, quindi scusate davvero.
Ora che me ne sono resa conto, però, penso che lo lascerò in originale, in primis per non creare ulteriore confusione, e seconda cosa perché in realtà non sono così entusiasta di come l'editoria italiana abbia tradotto i nomi... già la Professoressa Pomona Sprout è diventata 'la Sprite'! Se contiamo che spesso i due personaggi compaiono insieme in questa storia, potrei trovarmi a dover dire "Chips e la Sprite".. che sembra che stiamo parlando di bibite gassate e patatine, e preferirei di no :P
Non vogliatemene, non è stato intenzionale.
E comunque... BUONA PASQUA A TUTTI, LETTORI!!!


Grazie a chi legge e a chi recensisce!
A presto con il prossimo capitolo, Remus.




   
 
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