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Autore: Machi16    15/04/2017    0 recensioni
Le vicende che legano Leonard Snart a Mick Rory vengono riprese in questa Fan Fiction in maniera più approfondita in modo da rendere visibile il legame che si è sempre dimostrato il più sincero e tangibile in tutta la storia.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leonard Snart, Mick Rory, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2

La cella di Mick puzzava di chiuso e polvere ed era un chiaro segno che nessuno prima di lui fosse stato rinchiuso lì dentro, si sentiva un animale in esposizione per colpa di quelle maledette pareti di vetro che più le colpiva più sembravano diventare resistenti, solide ed invaricabili. Che aveva fatto  di così sbagliato per finire lì?
Alla fine dei conti non era lui quello in torto, tutto quello che aveva fatto era stata una conseguenza del modo in cui lo avevano trattato, una ritorsione più o meno giusta degli avvenimenti che avevano spinto la sua presunta squadra e soprattutto quello che riteneva il suo ex partner ad abbandonarlo e costringerlo alla fame in un posto che non seguiva alcuna legge se non quella del più forte. Ricordò per un breve istante il sapore dei topi che  era costretto a mangiare con le mani sporche di fango e detriti mentre il buio calava nascondendo ancora una volta la sua inutile esistenza. In quella situazione oscena la morte sarebbe stato un premio.
 
«TU?»
 
Vide con la coda dell’ occhio entrare Leonard Snart, aveva le braccia conserte e la testa bassa ma non riusciva a capire se si trattasse di vergogna o, più semplicemente, di un gesto di sfida, uno di quelli che si divertiva spesso a porgere intermezzandoli con sguardi di ghiaccio e sorrisetti astrusi, quella volta però la sua bocca disegnava solo una linea piatta e i suoi occhi sembravano essere lucidi, quasi brillanti.
 
«Si, io..»
 
Nella sua voce non c’ era malizia ne risentimento ma solo un profondo senso si smarrimento tanto che, quando si avvicinò alla parete di vetro per essere faccia a faccia con Heat Wave, le occhiaie intorno a suoi occhi si fecero più evidenti disegnando un cerchio nero e scuro che risaltava ancora di più con la luminosità di quegli occhi.
 
«Mi dispiace..»
 
Fu l’ unica cosa che riuscì a masticare con chiarezza tra quelle idee che gli rantolavano incessantemente per la testa, di fronte a quello che era sempre stato il suo più caro amico si sentiva un perdente indifeso, proprio come quelli che avevano sempre cercato di evitare, prendere a calci o persino derubare al grido di un amicizia che credevano sarebbe durata. Sia dentro che fuori le sbarre i due criminali erano uniti dalla certezza di un legame che non li avrebbe mai abbandonati ma, ora, il tempo sembrava aver giocato loro un brutto scherzo dividendoli in maniera talmente drastica da non poter essere aggiustata se non alla vecchia maniera.
 
«Ti dispiace? Ti dispiace… è tutto quello che hai da dire, mentre tutto quello che vorrei fare io è spaccarti la faccia! Quello che mi hai fatto passare è stato peggio dell’ inferno tanto che, quando i Time Manster mi hanno trovato e torturato mi è sembrata una salvezza. Non si sono dovuti sforzare tanto per trasformarmi in Chronos sai?! Mi è bastato pensare a quanto ti odiassi, a quanto odiassi ognuno di voi.»
 
Il veleno sputato in quel modo rapido andò a depositarsi nella coscienza di Captain Cold ferendolo ancora di più di quanto già non fosse, non riusciva a cedere all’ idea di aver fatto del male all’ unica persona di cui gli interessasse realmente qualcosa e, per tale motivo, ci mise poco a decidere di digitare il codice di accesso alla cella ed entrare per accontentare la richiesta che gli era stata porta, lui non avrebbe reagito.
Varcò la soglia a testa bassa e solo quando la porta si richiuse alle sue spalle alzò lo sguardo.
 
«Sono qui, fallo!»
Non fece in tempo ad alzare le mani in segno di resa che un pugno gli arrivò sul viso facendolo indietreggiare, a quello ne susseguì un altro che gli trapanò l’ orecchio rendendo ovattato l’ ambiente intorno a lui. Quelli successivi non li sentì nemmeno poiché l’ unica sensazione che percepiva era il sangue che gli colava da ogni graffio ricoprendogli ogni parte della faccia fino a finirgli in bocca, aveva un spore di metallo e vendetta.
Mick Rory si fermò, però, solo sul più bello. Non ebbe il coraggio di tirare il colpo finale, quello che lo avrebbe distrutto e forse ucciso, ebbe quella pietà che in parte era stata concessa anche a lui e vedendo il suo compare steso a terra la consapevolezza dei suoi sentimenti per lui si fece più chiara, talmente tanto che gli tese la mano per aiutarlo a rialzarsi nell’ esatto momento in cui le porte metalliche della nave si aprirono.
Una ragazza varcò la soglia dapprima con fare sicuro ma poi vedendo quella scena mutò la sua andatura trasformandola in una falcata di preoccupazione, gli ci volle più di un minuto a Mick per riconoscere il volto di colei che credeva di aver ucciso ardendola viva e senza pietà, nel guardarla si chiese il perché lo avesse fatto quando infondo c’ era qualcosa in lei e nel suo sguardo terrorizzato che riportava in maniera più o meno precisa al suo, gli sembrò come di guardarsi allo specchio in maniera stranamente distorta, in maniera reale.
 
«Fermati»
 
Leonard l’ ammonì senza alcun motivo apparente, l’ unica sua colpa era quella di aver alzato una mano in direzione di Mick, aveva allargato le dita del palmo quasi volesse battergli il cinque, era un gesto innocuo che quasi terrorizzò il famoso criminale.
Ci fu un momento in cui tutto si congelò e i tre si osservarono quasi a studiarsi rinchiusi nelle loro menti e nei loro giudizi ma l’ unico che veramente comprendeva tutto, anche la ragione per cui quella ragazza aveva compiuto quel gesto era Mick Rory, nel momento i cui i Time Master gli mostrarono il futuro la prima immagine nitida che fide fu proprio il volto della figlia di Demien Darhk con quel suo sguardo apparentemente assente e quell’ espressione malinconica segno che gli anni alla merce di suo padre avevano lasciato ferite visibili e incubi non ancora passati, quello che forse si spiegava di meno era  la diffidenza che Machi e Snart provavano l’ uno verso l’ altro, era beffardo il modo in cui lei tentò di proteggerlo ed ancora di più il voltargli le spalle del suo ritrovato compare.
 
«Mick Rory…. Credo che tu debba darmi delle spiegazioni..»
 
A tradire un po’ il suo atteggiamento tranquillo fu la sua voce, un misto tra sicurezza e determinazione risuonava nelle parole che diceva, sembrava essersele studiate affondo prima di pronunciarle ma era chiaro che l’ unica cosa che voleva sapere era la ragione per la quale era stata quasi arsa da una pistola lanciafiamme senza riserve.
 
«Mi spiace signorina, non era mia intenzione»
 
Mr. Rory la sbeffeggiò evitando di proferire risposte che non gli era concesso dare ma il suo fare scherzoso fu subito rimesso in riga dall’ aggressività della giovane che si avventò verso di lui brandendo un pugnale che teneva ben nascosto dietro di se, gli si scagliò contro buttandolo contro il muro come se spostare un uomo pieno di muscoli fosse un esercizio quotidiano, semplice.
La lama toccava la gola di Heat Wave mentre gli occhi marroni di Machi lo sfidavano a prenderla ancora in giro almeno fino a che Leonard non la tirò via colpendola al volto con forza.
Non si fidava di lei ed era estremamente convinto che se non l’ avesse fermata non avrebbe esitato a sgozzare il suo partner, fu un gesto di protezione nei confronti di colui che ora lo guardava con fare assente come se avesse compiuto il più grande sbaglio della sua vita d’altro canto era l’ unico a sapere chi fosse quella maledetta ragazza.
 
 

 
  
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