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Autore: Machi16    17/04/2017    0 recensioni
Le vicende che legano Leonard Snart a Mick Rory vengono riprese in questa Fan Fiction in maniera più approfondita in modo da rendere visibile il legame che si è sempre dimostrato il più sincero e tangibile in tutta la storia.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leonard Snart, Mick Rory, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3

Stephen Hawking disse che nella teoria della relatività non esiste un unico tempo assoluto, ma ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo, che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo. Un concetto interessante espresso in parole semplici e facilmente comprensibile a tutti ma se tale teoria viene rapportata ei viaggi temporali il tutto si fa più complesso, la normale concezione di tempo e spazio cade con il rischio di far ­vagare la mente nell’ oblio più assoluto senza che essa riesca a connettere determinati momenti per rapportarli ad un preciso tempo e luogo.
Era forse questo che provò Machi riaprendo gli occhi in quella strana stanza piena di strani congegni meccanici oltre al letto sul quale era distesa, la luce le accecava gli occhi costringendola a spostarsi di lato in un angolino da dove poteva osservare ogni cosa: dalla porta chiusa a dei monitor apparentemente spenti situati accanto ad un tavolino pieno di aghi, siringhe e altri oggetti del mestiere, alla lampada che le puntava diritta in faccia. Si apprestò a spengerla quando una fitta le trafisse le tempie impedendole il movimento, ricordò a quel punto il colpo subito da Leonard Snart, il coltello che lei stessa brandiva contro il suo partner e il suo crollare istantaneo. Ricompose il puzzle delle ore precedenti in maniera precisa senza tralasciare nessun dettaglio, alla mente ogni cosa le tornava chiara e limpida senza  riserva alcuna. Perché allora non riusciva a ricordare come fosse finita su quella nave?
Fu come se un enorme buco nero le stesse risucchiando i ricordi lasciandola in balia degli altri, di quello che sapevano e non volevano dirle, di quello che lei stessa credeva di ricordare. Odiava  quella voragine che si frapponeva tra gli incubi del suo passato e lo smarrimento del suo presente ed ora, in quella stanza, le sembrò di essere bloccata in uno spazio indefinito a cavallo tra i due momenti più terribili della sua vita.
Un groppo le salì in gola alla vista delle siringhe e di quello spazio chiuso, sigillato ed impenetrabile, era forse tornata da suo padre? Era forse ancora prigioniera?
Si schiarì le idee cercando di respirare a fondo ed inghiottire i sentori dell’ attacco di panico che la stavano invadendo, chiuse gli occhi e ripete il gesto che poco prima aveva volto verso Mick: distese il braccio e puntò il palmo della mano contro la porta, separò le dita della  e si concentrò.
Se il suo corpo era imprigionato di sicuro la sua mente poteva farla uscire, doveva. Niente accadde però, ancora una volta qualche parte di lei le stava giocando brutti scherzi ricordandole delle abilità che sembrava non possedere, eppure la sua fuga dal laboratorio dove Demien Darhk la teneva era dettata proprio da quelle capacità latenti che ora si rivelavano solo delle inesistenti menzogne frutto di una fervida immaginazione o d ricordi confusi anche se la certezza che gli esperimenti a cui era stata sottoposta per far si che i poteri di suoi padre potessero essere utilizzati senza il bisogno di un amuleto restava una realtà immutabile.
Forse si sbagliava, forse era fallito tutto e nessuna di quei maledetti intrugli e cocktail di farmaci era riuscito allo scopo e la sua fuga era solo frutto di un’ incommensurabile fortuna.
 
Machi chiuse gli occhi stringendo le palpebre per tentare di visualizzare il suo ultimo ricordo e renderlo mano a mano più nitido e visibile:
Si rivide correre giù da un dirupo pieno di detriti e fanghiglia, probabilmente si trattava di un bosco data la fitta quantità di foglie che la sua mente si apprestava a produrre, correva in maniera distorta, zoppicante, probabilmente a causa di una ferita alla gamba destra che le causava un andatura irregolare ma da cosa fuggiva?
Si voltava indietro in maniera spasmodica quasi con il terrore di essere seguita e ogni volta che lo faceva i suoi capelli scuri le finivano in faccia segno che in quel luogo tirava un vento continuo poi, ad un tratto, i suoi piedi si bloccarono producendo uno scricchiolio provocato da un bastone che sicuramente aveva pestato, fu una frenata brusca in una corsa in discesa che la costrinse a sbilanciarsi in avanti, fu allora che vide Mick Rory con l’ arma in mano e il sorriso beffardo.
«Mick, per fortuna…»
Non fece in tempo a finire la frase che una raffica di fuoco e fiamme le invase il corpo disintegrandole la pelle e costringendola ad urlare di un dolore inverosimile, l’ ultima immagine che i suoi occhi videro fu una figura sulla cima del dirupo, anch’ essa correva e nel vedere quella scena accelerò il passo quasi volesse aiutarla, ne vide per un breve secondo i contorni, giusto il tempo di capire che si trattava di Leonard Snart.
 
 
  
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