Anche
se fa male
La prima volta
aveva il sole negli occhi.
L’aveva vista seduta in riva al lago, lo sguardo perso
oltre l’orizzonte, i capelli come fronde dorate al vento. Era aprile e i
bagliori l’accarezzavano, ma Daphne irradiava già luce propria.
Blaise
aveva trascorso mesi nell’ombra ad ammirarla – a studiarla: cercava macchie in tutta quella perfezione, il più
piccolo neo che demarcasse il suo essere mortale; cercava il momento giusto per
dirle che era perfetta e che potevano essere perfetti insieme.
Daphne
si era chiesta se fosse possibile innamorarsi di un silenzio e aveva trovato la
risposta nel palpito fugace che avvertiva quando il suo sguardo le bruciava la
pelle. Era un brivido improvviso, come quando si alza il vento, e le vene
tremavano e il sangue fuggiva. Era le parole che si dicevano tacendo – dardi di ghiaccio conficcati sottopelle, un
soffocare eterno nell’attesa di essere salvata.
Daphne
si era chiesta come fosse possibile
innamorarsi di un silenzio e aveva trovato la risposta quando a parlare erano
state le sue mani. Nel tepore estivo, lui le aveva toccato il cuore e
abbracciato l’anima.
***
Astoria
non la capiva.
Blaise
le aveva fatto scoprire la vita. Aveva creato un mondo a sua immagine e
somiglianza, privo di demoni e brutti ricordi. Era il suo cavaliere, bello e
impavido contro i mostri del passato, e curava le sue cicatrici segrete, quelle
che la guerra le aveva scavato dentro.
Durante
le notti più inquiete, le accarezzava la schiena e le permetteva di stringergli
il braccio, fino a farlo sanguinare, fino alle prime luci dell’alba, quando i
mostri dei suoi sogni si dileguavano.
Ma,
ben presto, la sua insofferenza si era fatta palpabile: era il viola attorno
agli occhi traditi, la mascella serrata quando Daphne si chiudeva in se stessa;
era il fremito delle mani quando lei la notte gemeva, la pressione delle dita a
ogni singhiozzo.
Daphne
piangeva per le voci nella sua testa, e piangeva per Blaise,
ingannato, tradito, costretto a starle accanto anche in quei momenti.
Lui
l’aveva scelta perché sua simile, per la luce emanata quando erano insieme, per
gli sguardi ammirati sempre a loro rivolti. Ma tutte le belle promesse erano
appassite nell’esatto momento in cui ad appassire era stata anche lei.
E
Astoria – ingrata, egoista, invidiosa
– non la capiva.
«Daphne,
ciò che amiamo troppo finisce sempre per distruggerci».
Non
capiva che valeva la pena soffrire un po’ – anche
se fa male, quel dolore spegne tutto –, pur di essere salvata di nuovo.
Insieme
ai suoi mostri, sarebbero scomparsi anche i lividi, prima o poi.
***
L’ultima volta aveva il
gelo negli occhi.
L’aveva
trovata per terra, lo sguardo perso nel vuoto, i capelli appesi come radici
marce. Era novembre e la pioggia la infradiciava, ma Daphne era già da tempo un
detrito.
Sotto
la coltre autunnale, lui le aveva spezzato il cuore e squarciato l’anima – è tutto verde, come il fiele di cui l’ha
nutrita.
Blaise
aveva sconfitto tutti i suoi mostri, ma per essere il solo e l’unico.
NOTE:
Sesta classificata al
contest Notte
buia, niente stelle di Mary Black.
Prima classificata al contest born
under the stars di sunshower con il pacchetto “Pesci” e la citazione “When is a monster not a monster? Oh, when you love it” Caitlyn Siehl.
Dunque,
a me questa storia non piace. Non sarà una novità (il 99% di ciò che pubblico
non mi convince) e spero di ricredermi com’è successo per La
strada non presa, ma il problema
principale è che credo che ci avrei dovuto scrivere sopra una OneShot per esserne un pochino soddisfatta (ho fatto più di
quei tagli che non potete immaginare T_T). In più, ho scoperto di non essere
capace di scrivere cose horror xD. Il contest al
quale la storia partecipa prevedeva la stesura di una flash di genere, per
l’appunto, horror o dark. Spero di esser riuscita a “ripiegare” almeno sul
secondo. Inoltre, dovevo attenermi a un pacchetto: ho scelto il pacchetto “L”,
di cui svelerò il contenuto solo a contest concluso.
L’avvertimento
tematiche delicate era praticamente d’obbligo: inutile dire che io non
condivido, né appoggio, né voglio celebrare affatto il tipo di relazione che
intercorre tra i due personaggi. Sia ben chiaro che sono entrambi stati
costruiti volutamente come personaggi altamente instabili, ma non per questo
voglio esaltare i loro comportamenti, anzi!
Blaise è superficiale, vanesio, presuntuoso e violento. È
la specie peggiore d’uomo che io possa immaginare. La cosa più terribile, a mio
parere, è che subisce una sorta di trasformazione, una vera e propria discesa negli
inferi, ma il suo essere nocivo si percepisce già dall’inizio: lui “punta”
Daphne perché la reputa bella, alla stregua di una divinità, e la reputa degna
di stare al suo fianco. Quando scopre la verità, cioè che Daphne è sì perfetta,
ma dentro è un disastro, rimane fregato, tanto da arrivare a sentirsi
praticamente beffato e tradito. Ma non la lascia, perché la brama, perché lei è
l’unica al suo livello, perché spera di farla rinsavire, di riportarla ai
fasti, sia con le buone che con le cattive, fino ad arrivare al punto in cui
qualcosa dentro di lui si incrina definitivamente e le scaglia l’Anatema che Uccide
(il “verde” citato nel finale è il colore dell’Avada Kedavra).
Daphne è instabile, depressa e, soprattutto, ha una
concezione parecchio deviata di ciò che dovrebbe essere una relazione sana. La
guerra l’ha traumatizzata e resa un rottame, e la sua debolezza si fa più
evidente nel momento in cui inizia a sentirsi in colpa nei confronti di Blaise, a giustificare il suo comportamento, a pensare di
meritare tutto ciò che le succede. Il suo grado di negazione arriva a tal punto
che inizia a pensare che la sorella cerchi di allontanarla da Blaise per gelosia, perché invidiosa della sua bella vita felice.
Per
questa storia non ho preso in prestito nessuna citazione, stranamente xD Credo sia la prima volta!
Buona
lettura,
July