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Autore: __Lily    17/04/2017    2 recensioni
"Nonostante tutto Jon rimase nell’ombra mentre Sansa Stark fece un passo verso l’oscurità. [...] Jon aveva osservato la sorella: la veste smossa dal vento, il metalupo degli Stark ricamato nel suo vestito e i suoi occhi blu come quelli della madre si erano fatti freddi - quasi glaciali - come il vento del Nord. 
I suoi capelli rossi come le fiamme del fuoco illuminavano l’oscurità nella quale si stava addentrando.

«Fai ciò che devi Sansa» aveva sussurrato guardando la sorella scomparire dentro quel canile."
Genere: Azione, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cersei Lannister, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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TRENTAQUATTRO

 

 

 

 

«Non avere paura di loro» disse Daenerys avvicinandosi ai tre draghi.
Jon aveva un po’ paura, ma infondo si era già misurato con Drogon - questo era il suo nome - e lui non lo aveva ucciso, forse l’aveva riconosciuto, aveva riconosciuto il sangue che scorreva nelle sue vene.
«Non ho paura» rispose avvicinandosi di più.
Drogon emise qualche nuvoletta di fumo quando tentò di raggiungere Daenerys ma non fece altro.
«Ti ricordi di me? Ci siamo già incontrati tu e io» disse Jon allungando la mano verso il drago rosso.
Viseryon e Rhaegal emisero dei suoni quando tentò di toccare il loro fratello.
«Buoni, sono anche vostro amico.»
Rhaegal - il drago verde - che portava il nome di suo padre allungò la testa verso Jon, la sua mano si posò su di lui, chiuse gli occhi solo per poco pregando che non emettessero fiamme e in caso che fosse stato immune come Daenerys.
«Non li ho mai visti tanto docili con degli sconosciuti.»
«Sanno che non sono uno sconosciuto» rispose Jon tenendo la mano sulla pelle squamosa del drago verde.
«Si, il sangue non mente» rispose Daenerys.
Drogon si alzò in volo subito imitato da Viseryon, ma Rhaegal rimase a terra con loro, Daenerys si avvicinò e gli fece una carezza, quanto erano cresciuti i suoi draghi?
Ricordava ancora il giorno in cui si erano schiuse le uova, lo aveva visto nei suoi sogni, quel giorno non l’avrebbe mai dimenticato era il giorno del funerale di Drogo.
«Dovresti provare a cavalcarlo.»
«A cavalcarlo?»
«Si, Drogon me lo lascia fare quindi penso che Rhaegal lo lascerà fare a te. Ti tornerà utile durante la battaglia.»
Gli occhi scuri di lui incrociarono quelli viola di lei, aveva bisogno di Daenerys e non solo dei draghi o degli alleati, ma in quei pochi giorni quella ragazza gli era entrata nel cuore, ma non era riuscita - né mai lo avrebbe fatto - a cancellare i sentimenti che nutriva per Sansa.
«Una volta da bambino sognai di cavalcare un drago. Lo raccontai a mio padre e alla vecchia Nan ma… non mi credettero. Infondo i draghi erano estinti prima che tu li riportassi in vita.»
«Chiamerai mai mio fratello padre?» chiese lei posando la mano sopra alla sua, era piccola, delicata quanto quella di Sansa.
«Ho bisogno di tempo, se lo chiamassi così disonorerei la memoria dell’uomo che mi ha cresciuto e protetto ma non facendolo disonoro la sua. Eddard Stark sarà sempre mio padre.»
«Credo che sia giusto… alla fine ti ha cresciuto lui.»
«Ricordi quando ti ho parlato della sua lettera?»
«Si.»
Rhaegal si scostò da loro, facendo finire le loro mani nel vuoto, una in quella dell’altro, Jon la lasciò subito, imbarazzato.
«C’è una frase che continuo a non capire.»
«Non so quanto potrò aiutarti, sai che non l’ho conosciuto.»
«Lo so, ci accomunano molte cose.»
Daenerys spostò lo sguardo in alto, nel cielo grigio nel quale volavano i suoi tre draghi, i suoi figli, gli unici figli che avrebbe mai avuto.
«Cosa diceva?» chiese senza smettere di guardarli volare, quasi danzare tra le nubi cariche di neve.
«Il drago ha tre teste. Sai cosa significa?»
Jon la osservava, era vero, avevano fin troppe cose in comune, Daenerys abbassò nuovamente lo sguardo su di lui.
«No Jon, mi dispiace. Non ho mai sentito questa frase nemmeno da Viserys anche se Viserys non mi diceva granché su Rhaegar, quel poco che so mi è stato detto da ser Barristan.»
«Cosa ti ha raccontato su di lui?» domandò curioso, i suoi occhi supplicavano risposte, Sansa gli aveva promesso che le avrebbero trovate insieme.
Sansa, quanto vorrei che fossi qui con me ora, vorrei sentire la tua mano nella mia, vedere i tuoi occhi grandi occhi blu.
«Che il popolo lo amava e lui amava il popolo che lo voleva come re. Che amava suonare e spesso si travestiva da menestrello, i soldi che otteneva li donava ai bambini degli orfanotrofi e hai più bisognosi e che qualche volta andava nelle taverne a bere con ser Barristan.»
«Si travestiva da menestrello?»
«Si, credo che la vita di corte fosse troppo soffocante per lui. Sarebbe stato un buon re, ne sono certa. Spero che il popolo possa amarmi un giorno tanto quanto amava lui.»
«Lo faranno, sarai una grande regina Daenerys.»
«E tu un grande re, il titolo ti spetta di diritto. Non combattere contro te stesso e ciò che sei Jon.»
«Ho scelto chi essere, voglio onorare la memoria di mio fratello Robb.»
«Lo so, ma resti comunque l’erede dei Sette Regni.»
«No, io non ho mai lottato per averli, ma tu lo hai fatto, sono tuoi. Ti prometto che vinceremo questa guerra, voglio che Cersei Lannister paghi per tutto il male che ha fatto a Sansa e alla mia famiglia.»
«Pagherà, non sei l’unico a volerlo. Anche Tyrion nonostante sia sua sorella lo desidera.»
«Finito l’inverno ho promesso a Sansa che i Lannister avrebbero pagato i loro debiti e con gli interessi e non soltanto loro.»
«Sarà così, puoi starne certo, ho fatto avverare ogni cosa che ho detto.»

 

 

 
Ad Approdo del re non tirava un’aria allegra, né la gente si sentiva al sicuro ora che Cersei Lannister sedeva sul trono ed era regina dei Sette Regni.
Jaime aveva discusso già con lei diverse volte, aveva chiesto spiegazioni, aveva chiesto cosa fosse accaduto a Tommen.
Aveva visto morire Joffrey senza poter fare nulla e poi la sua unica figlia, una ragazza bellissima e pura e innocente era morta tra le sue braccia, e ora anche Tommen…
Tutte quelle persone che lui aveva salvato dal re Folle erano morte per mano di sua sorella, la donna che aveva amato per tutta la vita, la sua metà.
Una parte di Jaime Lannister però nutriva un sentimento profondo per un’altra donna, una donna che aveva prima disprezzato e poi ammirato e che infine una parte di lui amava.
Jaime la osservava cupo, non c’era più nulla per lei che valesse, nemmeno la sua vita sembrava avere valore.
E’ forse questa la punizione per aver ucciso Aerys? - chiese a se stesso o agli dei, non aveva mai creduto granché, suo padre dopo la nascita di Tyrion la morte della lady di Castel Granito gli aveva detto che gli dei non esistevano, il popolino credeva in loro, Tywin Lannister non era mai stato un uomo credente o devoto.
Cersei aveva perso tutto quello che più contava per lei, i suoi figli, tutti e tre i suoi figli; non esisteva altro se non buio e dolore, non c’era più gioia, amore o voglia di vivere per loro ma solo la voglia di vendicarli.
«Smettila di guardarmi così» le disse mentre si versò del vino nella sua coppa d’orata.
«Come dovrei guardarti?» chiese lui con rabbia.
«Ho fatto ciò che dovevo per sbarazzarci dei nostri nemici.»
«Ogni volta che ti sbarazzi di un nemico, ne spuntano tre e Tommen…»
«Non nominarlo! Tu non c’eri Jaime!» urlò furiosa lei posando la coppa sul tavolo.
I suoi capelli erano ancora corti e gli occhi colmi di rabbia e odio.
«Se fossi stato qui non ti avrei permesso di fare una cosa simile. Ho ucciso l’uomo che avevo giurato di proteggere per ciò che tu hai fatto!»
«Vuoi uccidere anche me? Così ti chiameranno anche sterminatore di regine, oltre che di re» rispose Cersei con umorismo macabro.
«Hai ucciso degli innocenti.»
«E tu Jaime? Non hai mai ucciso degli innocenti? Devo ricordarti di Brandon Stark, o dei figli del principe Rhaegar Targaryen?»
«Non li ho uccisi io quei bambini, non sono un mostro. Ho fatto ciò che ho fatto per te, per impedire che le nostre teste andassero ad adornare la Fortezza Rossa, l’ho fatto per impedire che quelle di Joffrey, di Myrcella e di Tommen ci seguissero su delle picche!»
«E a cosa è servito? Sono morti lo stesso» disse lei alzandosi e raggiungendolo, «non mi hai creduta quando ti ho parlato della profezia della maegi, ma tutto ciò che ha detto si è avverato. Mi disse che non avrei sposato il principe ma il re e ho sposato Robert. Mi disse che io avrei avuto tre figli e Robert cinquanta. Mi disse che sarebbero morti e d’oro i loro capelli e d’oro i loro sudari, ed è stato così. Joffrey è stato ucciso da quella puttana di Sansa Stark, ti giuro che vedrò la sua testa così come ho visto quella di suo padre e che non gli basterà l’intero Nord per fuggire da me. La mia unica figlia è stata uccisa da quei maledetti Dorniani per colpa di Tyrion e Tommen…» non riuscì a finire la frase, il suo cuore era rotto, spezzato e impossibile da riparare, nemmeno Jaime ci sarebbe riuscito.
«Vattene.»
«Questa conversazione non finisce qui» disse Jaime avvicinandosi alla porta, poi guardò un’ultima volta sua sorella e uscì sbattendola forte dietro di lei.




Sansa bussò alla porta di Bran e fu Meera Reed ad aprirle, cosa che non la sorprese affatto.
«Non volevo disturbarvi ma devo parlare con te Bran» disse avvicinandosi al letto di suo fratello.
Bran afferrò la maniglia che pendeva dal soffitto e si tirò su aiutato da Meera.
«Bene, io vi lascio soli allora.»
«Grazie Meera» disse Sansa voltandosi verso la ragazza che ormai era quasi alla porta, lei fece un ultimo sorriso a Bran e poi se ne andò.
«E’ molto carina» disse Sansa sorridendo a suo fratello.
«Lo è» ammise lui.
«Glielo hai detto?»
«Dubito che tu sia venuta qui per parlare di Meera.»
Bran era cresciuto, era quasi un uomo ormai ma tutti i suoi sogni e i suoi desideri si erano frantumati quando era caduto da quella torre.
«E’ vero, non sono venuta per parlarti di Meera, ma di Jon.»
«Gli è successo qualcosa?» domandò Bran preoccupato.
«No, sta bene Bran. E’ arrivato questo ieri» disse porgendogli la lettera.
Bran la prese e ripassò il sigillo del metalupo, il sigillo degli Stark.
«Presto sarà di ritorno a Grande Inverno e non sarà solo.»
«Daenerys Targaryen ci aiuterà?»
«Si a quanto pare lo farà…»
«Non sembri contenta di questo.»
«Vorrei esserlo, ma avremo il suo aiuto a un caro prezzo Bran.»
«Jon.»
Sansa annuì, si, sarebbe stato lui il prezzo da pagare, l’uomo che amava sarebbe diventato il marito di un’altra donna.
«Non verrà solo… Daenerys ha degli alleati come già sai. Ha Alto Giardino, Dorne, e parte delle Isole di Ferro. Theon è un suo alleato e se lei verrà a Grande Inverno…»
«No» disse Bran con rabbia.
«Bran, Theon è un suo alleato.»
«Non mi importa Sansa. Ha ucciso ser Rodrik! Ha tradito Robb e ha preso Grande Inverno!»
«Theon ha commesso molti errori lo so bene, l’ho odiato per molto tempo, l’ho odiato per aver tradito nostro padre e Robb e Grande Inverno ma se non fosse stato per il suo aiuto, non sarei qui con te ora. Ramsay lo ha torturato fino a fargli dimenticare il suo stesso nome.»
«Non cambia ciò che ha fatto. Quei bambini che ha ucciso facendo credere a tutti che fossimo io e Rickon… li conoscevo Sansa, li avevo mandati io in quella fattoria e lui li ha uccisi per colpa mia.»
«No Bran, non è stata colpa tua» disse lei prendendo la mano del fratello, «fallo per me, per Jon. Avrà bisogno del nostro sostegno non possiamo discutere tra di noi, non ora Bran. Ti prego.»
«Ci proverò Sansa, non posso prometterti di più.»
«Grazie» rispose lei, poi gli diede un bacio sulla fronte e scompigliò i suoi capelli, quel gesto ricordò a Bran sua madre, anche Catelyn Tully faceva così con lui, sempre e Sansa era uguale a lei.
«Quando Jon tornerà, vi sposerete.»
«Non accadrà.»
«Accadrà, io l’ho visto. Ho visto il vostro matrimonio, il parco degli Dei e la neve.»
«Non è me che sposerà» disse e quelle parole furono come delle pugnalate.
«L’ho visto Sansa e non solo il vostro matrimonio» disse suo fratello posando una mano sulla sua pancia, con delicatezza.
«Perdonami, avrei voluto dirtelo ma… ho così tanta paura Bran.»
«Non devi, andrà tutto bene. Le visioni non mentono.»
«Vorrei tanto crederti» rispose Sansa, avrebbe voluto non piangere, mostrarsi forte con suo fratello ma non ci riusciva, era diventata più fragile, debole ed emotiva.
«Sarà un maschio» rispose Bran asciugandole una lacrima.
«Un maschio?» rispose lei quasi sorridendo e toccandosi la pancia.
«Si, il futuro re del Nord.»
Sansa abbracciò suo fratello e rimasero lì, su quel letto a piangere come non facevano da tempo.

  
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