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Autore: JeremyGender    18/04/2017    1 recensioni
Jeremiah Pule è un mago italiano che si divide tra il lavoro di custode in una riserva magica di ippocampi e quello di insegnante di Cura della Creature Magiche nella scuola di magia siciliana.
Ma i guai non finiscono mai e nuovi misteri riaffioreranno dalle segrete di Kairawan portando Jeremiah e i suoi amici a vivere un turbine di avventure!
Genere: Commedia, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Le avventure di Jeremiah'
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Sto correggendo alcune pergamene sul Tikbalang; creatura umanoide alta, ossuta e con arti sproporzionatamente lunghi, con testa e zampe equine, nella sala insegnanti cercando di ignorare la conversazione che stavano avendo i miei due amici, Nikolas, che aveva un braccio rotto in seguito a una brutta caduta, ed Eugenio.
‘Il mio è un una Gru; veloce, agile, scattante.’ dice Eugenio.
‘Il mio è un Granio. Massiccio, potente, forte.’ replica Nikolaus.
‘Però tu sei esagerato. E’ enorme!’
‘State parlando di cose enormi? Allora sono arrivata al momento giusto.’ dice Parmelia poggiando sul lungo tavolo della sala insegnati un gatto in filigrana.
‘Stavamo parlando di Patronus!’ precisa Eugenio imbarazzato. ‘Qual è il tuo?’
‘Un Puma tesoro, feroce, aggressivo, affamato, Sai cosa intendono per cougar i tuoi amici babbani?’ chiede ammiccante a un Eugenio sempre più rosso.
‘E il tuo Jeremiah?’
Speravo che quella domanda non arrivasse mai.
Piego la testa sulla pergamena fingendomi concentrato sulla lettura.
‘Jeremiah sveglia!’ Nikolas mi passa una mano davanti la faccia.
‘Oh si dimmi!’ sobbalzo facendo finta di ridestarmi solo in quel momento.
‘Qual è il tuo Patronus?’ mi richiede lei.
‘In che senso?’ chiedo impassibile.
‘Nell’unico possibile: Qual – è – il – tuo – Patronus – Punto interrogativo.’ dice scandendo ogni parola.
‘Bhè dipende…’
‘E’ un Topo. Il più piccolo, adorabile e grazioso dei topini. Il più piccolo Patronus che abbia mai visto in vita mia; anche la libellula della sua amica Ayari mi ricordo che lo superava in grandezza.’
A parlare in un soffio leggero era Anders Von Grable che era appena entrato nella Sala Insegnanti e, tra le tante discussioni, aveva deciso di entrare nel gruppo degli amici proprio in questa.
‘Si ricorderà male Professore. E’ passato tanto tempo.’ cerco di difendermi io.
‘Oh no. E’ da 7 anni che, quando insegno l’Incanto Patronus ai ragazzi del settimo anno porto il tuo topino come esempio.’ risponde lui con voce calma e sibilante.
‘Le dimensioni non contano. In alcuni casi…’ infierisce Parmelia.
‘Bhè, è un topino, ma molto valoroso.’ dico scattando in piedi offeso. ‘E ora scusatemi ma ho del lavoro da fare prima della festa. Lo finirò nel mio studio. Professor Von Grable, covo di serpi dai Patronus giganti, con permesso.’
Esco dalla sala accompagnato dalle voci dei miei amici che mi incitano a rimanere.
Nel corridoio quasi mi scontro con Puriya Kabuli.
‘Oh mi scusi Professor Pule. Ero distratto e non l’avevo vista.’ si scusa lui.
‘Sarà che sono piccolo, adorabile e grazioso anche io come il mio Patronus’ borbotto io.
‘Come?’ chiede lui confuso.
‘Niente Kabuli. Non preoccuparti. Stavi pensando alla festa?’
‘Oh no, e per Lilith, a volte è un po’ strana.’  dice lui imbarazzato.
‘Ohhh, allora si tratta di problemi di cuore. Mi dispiace ma non saprei come aiutarti.’ dico alzando le spalle. ‘Diciamo che con le donne non ho molta dimestichezza, ma neanche con l’amore in generale, pensa che l’ultimo San Valentino l’ho passato mangiando una pizza in riva al molo con un alpaca nero…’ dico pensando al mio triste San Valentino. ‘Puoi sempre rivolgerti alla Coordinatrice Roccatempo, lei dispensa sempre ottimi consigli.’ aggiungo vedendo la faccia confusa di Puriya.
 
I preparativi per la grande festa ormai erano quasi ultimati e con Endora stavamo definendo gli ultimi dettagli nel mio ufficio.
‘Adoro lo spirito dell’Emiro Von Grable: arriva la primavera? Facciamo una festa; i ragazzi sono in pericolo di vita? Facciamo una festa; gli esami si avvicinano? Facciamo una festa; un professore va in pensione? Altra festa.’ dice lei sistemandosi il nastrino nero che tiene sempre legato al collo.
‘Devi ammettere però che i ragazzi non sono mai scontenti. Ho dei cugini in Inghilterra e Germania e ricordo che quando ci vedevamo per festeggiare i Sabbat insieme, si lamentavano sempre delle loro scuole.’ replico io.
‘Io amo il mio lavoro anche per questo. Tornando a noi, i gemelli arriveranno sabato pomeriggio, ad aprire la serata ci sarà Cornelio Ippostrello di Radio Strega Stonata e l’Emiro sta aprendo il castello a giornalisti e fotografi. Il Pispiglio farà uno speciale nelle pagine del prossimo numero quindi… per quella cosa dobbiamo essere molto discreti.’
‘Ricevuto. Egitto dovrebbe spedirmi un pacco dalla riserva, i Maridi stanno procurando il veleno di ofiotauro e speriamo solo che non stiamo facendo un grosso buco nell’acqua!’
‘Su Jeremiah! Devi essere positivo!’ mi incoraggia Endora. ‘E adesso scusami ma ho tanto lavoro da fare, tra cui lavare Woland che deve essere bello, elegante e profumato per la festa.’
‘Non ti invidio per niente. Ci vediamo a cena. Buon pomeriggio!’
Quando Endora esce dall’ufficio faccio ordine sulla mia scrivania prima di prendere una rivista dalla copertina rosa che avevo riposto nel cassetto. Il Pispiglio mi aveva evitato di fare un’ulteriore brutta figura rivelandomi per tempo chi era Cornelio Ippostrello, speaker di Radio Strega Stonata che, con i suoi addominali e i suoi occhioni azzurri, dominava la cover del nuovo numero della rivista, a quanto pare, più influente per Kairawan.
Lo inizio a sfogliare quando qualcuno bussa alla porta.
‘Prego.’
A fare capolino, con la sua alta coda bionda, era Penelope Macuso.
Penelope aveva un viso delicato e allungato, dei penetranti occhi color nocciola e qualche accenno di lentiggini sul naso; dalle voci che circolavano in sala insegnanti si diceva che non fosse una delle alunne più sveglie di Kairawan ma, a quanto avevo potuto notare nei corridoi o nell’Aula Magna godeva di una certa popolarità.
Quando la ragazza entra vengo travolto da un pungente odore di aglio.
‘Buongiorno signorina Macuso. Posso fare qualcosa per lei?’ chiedo invitando la ragazza ad accomodarsi.
 ‘Buongiorno Professor Pule, sono in visita ufficiale.’ dice sedendosi sulla poltroncina davanti la scrivania e mostrandomi un tesserino che tiene appuntato al petto.
‘Vorrei farle alcune domande per conto del giornalino scolastico L’Eco dei Giovani Maliardi. Stiamo facendo un ciclo di interviste a gli insegnanti e indovini un po’? Lei è il primo.’ dice estraendo una lunga piuma rosa.
‘Oh che sorpresa e che onore. Anche io durante i miei anni a Kairawan scrivevo per L’Eco dei Giovani Maliardi, l’ultimo anno sono stato pure direttore. Sono felice che il giornalino continua a vivere. Dimmi pure.’
‘Dorotea Lazis ha detto a Ivonne Bucio, che l’ha detto Geronimo Sperandio, che l’ha detto a Maescia Pollara che ne ha parlato con Dulina Cileno…’
‘Puoi arrivare al sodo per favore?’ chiedo impaziente.
‘Che Lei, Professor Pule,’ dice puntandomi con la punta della piuma che mi sfiora il naso facendo starnutire, ‘ha detto che a scuola c’è un vampiro.’ dice soddisfatta come se avesse stanato il più pericolo dei maghi oscuri.
‘Ma certo che c’è un vampiro.’ alle mie parola la piuma rosa inizia a scrivere all’impazzata sul quadernino rosa di Penelope mentre lei continuava a guardarmi con aria trionfale. ‘Ed è Cesare Lebrun, che, se non sbaglio, è tuo compagno di classe.’
Subito la piuma smette di scrivere e il ghigno trionfale sparisce dalla faccia di Penelope.
‘Ma che c’entra Cesare? No no, parlavo del vampiro che sta uccidendo i ragazzi a Kairawan.’ dice lei col tono di voce più acuto.
‘Ma non mi risulta che sia morto nessuno studente da almeno 60 anni.’ dico invece tranquillo.
‘Professore Pule lei sta nascondendo qualcosa. Ma non finisce qui. Scoprirò la verità!’
‘Pensa a goderti la festa di domani. Buona giornata Macuso.’
Penelope sparisce dalla stanza seguita da borbottii di protesta mentre io mi accascio sulla mia poltrona.
Se il piano funziona cesseranno pure i pettegolezzi (e questa puzza d’aglio!).
 
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