E’ ufficiale: Ely è
idiota.
No,
seriamente.
Purtroppo le
questioni tecniche toccano a me – sono Ely, appunto XD – e sono rimasta convinta
per tutto il giorno che oggi fosse il
sei, per cui non mi sono minimamente preoccupata di aggiornare ieri.
Perdonatemi, vi
prego, dato che avete scritto che ci compatite in quanto classiciste XD Siamo
decisamente sclerate.
Ringrazio Evachan, MidNight Dawn e PotterWatch – la mia Ely – a nome mio e
di Ceci per le stupende recensioni! Speriamo che anche questo capitolo vi
piaccia.
Sempre dedicando
questo scritto a tutti voi appassionati dei Nightwish, auguro/auguriamo buona
lettura a chiunque legga.
~
II – Over the hills and far away, for five long months they’ve counted the
days…
Ore
14.00
Respirare.
L’essenziale è continuare a respirare. Assestare il giubbotto di pelle, scovare
gli anfibi e continuare a riempire i polmoni. Sarebbe imperdonabile soffocare a
poche ore dal grande evento.
Con un sospiro di
frustazione, scorgiamo gli spigoli delle copertine premere contro il tessuto
sintetico della borsa, che rifiutava categorigamente di
chiudersi.
Siamo consapevoli di
essere le uniche persone al mondo capaci di partire per un viaggio di una sola
notte con quattro libri ma, pur maledicendoci, non abbiamo la più pallida
intenzione di cederne uno – anche a costo di contrastare tutte le leggi della
fisica.
– Quale parte di
“portate solo beni di prima necessità” vi sfugge? – chiede una voce maschile
palesemente beffarda, celando il divertimento dietro ad un tono distaccato, come
se la domanda fosse stata dettata solo da mera curiosità.
Solleviamo lo
sguardo, interrompendo il nostro spasmodico tentativo di chiudere la cerniera,
che lottava più strenuamente di noi.
– E’ una questione di
priorità! – afferma Ceci rivolgendo un’occhiata stizzita al padre, che ci fissa
ridacchiando dalla soglia della camera.
– Mh… e se
trasferiste due dei libri nello zaino di Ely? – suggerisce, in un vano tentativo
di tornare serio.
Noi lo fissiamo con
l’espressione attonita di un mistico davanti ad
un’apparizione.
Lui ricambia lo
sguardo scrutandoci, la fronte agrottata: – Ma ci avevate già pensato, vero? – aggiunge, come colto da un
dubbio atroce.
Annuiamo
meccanicamente, affrettandoci con nonchalance ad eseguire, e poi lanciamo
un’occhiata soddisfatta ai bagagli finalmente chiusi.
– Già pronte, ragazze? Possiamo andare?
–
– Certo! – esclamiamo
quasi gridando, sorvolando sulla provocazione, ma intanto ci guardiamo intorno
con apprensione e non osiamo muovere un passo.
Che cosa abbiamo
dimenticato?
Forse la parola più
adatta, ripensandoci, sarebbe panico.
Puro panico.
– Di questo passo,
arriviamo al concerto dell’anno prossimo… – Ci fa notare lui, che ora ci aspetta
tenendo la porta di casa aperta con una mano, mentre con l’altra, le chiavi
strette fra le dita, tamburella sulla gamba, in una posa più che
eloquente.
E questa volta
urliamo davvero, orripilate da quell’idea, mentre ci precipitiamo fuori dalla
camera.
– Non sia mai!
–
I dolci pendii umidi
fluttuano oltre il vetro del finestrino, stagliandosi contro il bianco cielo
incorporeo; e i rami delle sottili, tenere betulle velano la terra,
intrecciandosi in una vaga ragnatela di corteggia.
Save yourself, a penny for the ferryman
Save yourself and let them suffer!
Claudio tamburellava
con le dita sul volante, lo sguardo assorto e concentrato sul
ritmo.
– Immagina, Ely… –
Ceci si volta, quasi gridando per sovrastare la musica, – il Palabam rumoroso,
la folla urlante, le luci scintillanti, e poi… e poi – si blocca, non riuscendo
a reprimere un imbarazzante singulto di eccitazione – …loro!
–
– SI’! Quasi non
riesco a crederci… ci stiamo andando davvero… DAVVERO! –
– E questo supera
ogni più roseo desiderio! Ogni più sublime fantasia! Ogni più…
–
– Il tono elogiativo
durera fino al concerto, ragazze? – domanda esasperato Claudio, inarcando le
sopracciglia.
– Certo! – gridiamo
all’unisono – e anche dopo! – aggiungiamo, gli occhi
luccicanti.
– Allora mi
rassegnerò stoicamente – sospira il nostro sventurato autista, e atteggia il
viso ad una pietosa espressione avvilita.
– Oh, avanti, non la
fare tanto lunga! E’ palese che i Nightwish piacciono anche a te!
–
– Ormai ti abbiamo
contagiato, e dalla Nightwishite non si guarisce! – rincara Ely, sollevando un
dito ammonitore davanti al sorrisino saccente.
– Mh… be’, allora,
dato che sono ormai condannato, perché non mi fate sentire qualcos’altro?
–
– Oh, con vero
piacere! – esclama Ceci, strizzando l’occhio in direzione del sedile posteriore,
dove Ely si protende verso l’iPod, opportunatamente accoccolato fra i sedili e
collegato alle casse – preferisci una dolce ballata o un appassionato tumulto di
note? –
– Qualcosa, di più
tranquillo, grazie, – risponde lui, e fissa lo sguardo in un punto indistinto al
di là del vetro, mentre le soavi note di Higher Than Hope si diffondono
nell’aria.
*
Ore
18.00
Appena il rombo del
motore tace, una frenesia improvvisa ci coglie, tanto palpitante da farci
tremare le mani mentre richiudiamo le giacche e gli zaini.
In pochi istanti
siamo fuori dall’auto, intente a guardarci intorno: la bigia ghiaia scricchiola
sotto i nostri piedi, cingendo le lunghe ombre dei veicoli parcheggiati; la via
davanti a noi freme di voci e suoni, che sollevano un melodico frastuono verso
il cielo spesso e brumoso. Per noi, è uno spettacolo di prodigiosa bellezza. Ma,
probabilmente, le nostre capacità di giudizio sono vagamente
ottenebrate.
Un lampo di maglia nera ci strappa alle
nostre contemplazioni: seduti sui gradini di una chiesa, che si erge proprio di
fianco allo spiazzo dove ci troviamo; appena visibili nella hall dell’albergo di
fronte a noi; impegnati ad ostentare i propri indumenti; palesi fan dei
Nightwish invadono le strade.
Trascinando i trolley
sul selciato, ci dirigiamo a passo spedito verso la luminosa insegna gialla, su
cui si staglia a neri caratteri la scritta “ABC Hotel”, e facciamo il nostro
trionfale ingresso nella hall, fiere di appartenere a quell’appassionata folla,
e di sapere che probabilmente anche noi a nostra volta risultiamo facilmente
identificabili.
Come a conferma, la
ragazza che ci accoglie dietro al bancone della reception sorride e chiede: –
Anche voi qui per il concerto, eh? –
Noi, acutamente
consapevoli dell’incongruo connubio fra i rudi anfibi e i sorrisi ebeti,
annuiamo rigorosamente e scoppiamo in una trillante
risatina.
– E’ davvero
incredibile – commenta lei, assorta, – abbiamo già dovuto mandare via decine e
decine di persone perché non abbiamo più camere disponibili… e tutti erano qui
per il concerto! –
– Be’, i Nightwish lo
meritano! – replica Ceci, e anche Claudio conferma, guadagnandosi un’occhiata
sinceramente stupita della giovane: – Piacciono anche a lei?
–
– Oh, sì! – afferma
lui, sorridendoci, – certo che sì! –
Ci catapultiamo nella
stanza, mentre l’eccitazione cresce di secondo in secondo, in una deliziosa
morsa allo stomaco.
Dopo le telefonate di
rito alle nostre famiglie, che trepidanti attendevano nostre notizie – sì, certo che stiamo attente… no, non ci
perdiamo… no, non è brutta gente quella che ascolta i Nightwish, te l’ho già
detto!... – ci fiondiamo in bagno armate di zaini e
trousse.
La metamorfosi ha
inizio!
Ceci tende ancora una
volta un tratto di matita, la mano appena tremante, avvolgendo l’occhio in una
gradevole ombra scura; le nostre labbra, velate dall’umida scia del rossetto,
scintillano come specchi.
Ci squadriamo a
vicenda: i nostri visi concentrati si distendono in un sorriso d’approvazione, e
decretiamo:
– Stupenda, Ceci.
–
– Stupenda, Ely.
–
– Ragazze, siete
ancora vive? –
Al richiamo di
Claudio ci riscuotiamo: non solo siamo vive, ma siamo anche indescrivilmente felici.
– Allora, direi di
muoverci! – propone lui, aprendo la porta della camera; superando
miracolosamente illese il gradino che attende in agguato, varchiamo la soglia e
ci avviamo verso l’argenteo ascensore, mentre le porte si aprono con un
fruscio.
Il rantolare del cubo
metallico annuncia l’inizio della discesa, e in nostri sguardi ricadono
inevitabilmente sulla sfolgorante parete di specchio. Reprimiamo a stento un
impeto di vanesia soddisfazione: i boccoli ambrati di Ceci scendono attorno al
funereo cammeo vittoriano come matasse d’oro brunito; le sue forme piene e dolci
premono contro la pelle nera del giubbotto, ornata dalle candide trine della
camicia, e i sobri jeans scuri scompaiono negli alti
stivali.
La fine, fluida
chioma di Ely le avvolge le spalle come lana trapunta d’oro e sulla maglia
bianca, appena nascosta dal serico giubbotto di pelle, i versi di Dead Boy’s Poem danzano attorno ad una
pallida luna fulgida sul manto nero del cielo; la vaporosa gonna purpurea
fluttua leggiadra attorno ai rudi anfibi, risplendendo di una lucentezza quasi
metallica.
Sembriamo una vampira
formosa e una strega metallara, ma nel complesso l’effetto è più che
soddisfacente.
Prima che possiamo
contemplarci ulteriormente, l’ascensore si blocca con un ultimo brusco sussulto;
le porte si aprono silenziosamente, e le strade di Mantova, già immerse
nell’imbrunire, ci attendono suadenti: il nostro passo avanza sempre più
febbrile mentre scompaiamo tra le ombre e l’auto di nuovo corre, corre verso il
nostro desiderio.
~
Prossimo
aggiornamento:
14/6/2009
[Magari evitando di
confondere le date… XD]
NOTA del 13/6: Ci scusiamo, ma non riusciremo ad aggiornare domani causa vari imprevisti. Abbiate pazienza, torneremo il prima possibile! ^^