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Autore: Erin Inkhand    07/06/2009    6 recensioni
Attenzione! Non è mai stata nostra intenzione lasciare questa storia incompiuta. Torniamo oggi, 30/3/2010, per sognare ancora un po', dopo un anno.
– Immagina, Ely… – Ceci si volta, quasi gridando per sovrastare la musica, – il Palabam rumoroso, la folla urlante, le luci scintillanti, e poi… e poi – si blocca, non riuscendo a reprimere un imbarazzante singulto di eccitazione – …loro! –
– SI’! Quasi non riesco a crederci… ci stiamo andando davvero… DAVVERO! –
– E questo supera ogni più roseo desiderio! Ogni più sublime fantasia! Ogni più… –
– Il tono elogiativo durera fino al concerto, ragazze? – domanda esasperato Claudio, inarcando le sopracciglia.
– Certo! – gridiamo all’unisono – e anche dopo! – aggiungiamo, gli occhi luccicanti.

Dark Gig Of Wonders nasce dall'ardente desiderio di esprimere l'oceano di emozioni che ci ha travolte il 30 Marzo 2009, consce che, nel tentativo di descrivere la perfezione, ogni parola si tramuti in un inutile eufemismo.
Dark Gig Of Wonders è la cronaca di un sogno.
Ma Dark Gig Of Wonders, benché sia scritta da due fan indubbiamente ossessionate, non è la solita, stupida fyccyna su un gruppo musicale. I Nightwish meritano di più, perché non sono solo un gruppo musicale. Nightwish è vita.
A quattro mani: Cerridwen Shamrock e Ceci Princessofbooks
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ ufficiale: Ely è idiota.

No, seriamente.

 

Purtroppo le questioni tecniche toccano a me – sono Ely, appunto XD – e sono rimasta convinta per tutto il giorno che oggi fosse il sei, per cui non mi sono minimamente preoccupata di aggiornare ieri.

Perdonatemi, vi prego, dato che avete scritto che ci compatite in quanto classiciste XD Siamo decisamente sclerate.

 

Ringrazio Evachan, MidNight Dawn e PotterWatch – la mia Ely – a nome mio e di Ceci per le stupende recensioni! Speriamo che anche questo capitolo vi piaccia.

Sempre dedicando questo scritto a tutti voi appassionati dei Nightwish, auguro/auguriamo buona lettura a chiunque legga.

 

~

 

II – Over the hills and far away, for five long months they’ve counted the days…

 

Ore 14.00

 

Respirare. L’essenziale è continuare a respirare. Assestare il giubbotto di pelle, scovare gli anfibi e continuare a riempire i polmoni. Sarebbe imperdonabile soffocare a poche ore dal grande evento.

Con un sospiro di frustazione, scorgiamo gli spigoli delle copertine premere contro il tessuto sintetico della borsa, che rifiutava categorigamente di chiudersi.

Siamo consapevoli di essere le uniche persone al mondo capaci di partire per un viaggio di una sola notte con quattro libri ma, pur maledicendoci, non abbiamo la più pallida intenzione di cederne uno – anche a costo di contrastare tutte le leggi della fisica.

– Quale parte di “portate solo beni di prima necessità” vi sfugge? – chiede una voce maschile palesemente beffarda, celando il divertimento dietro ad un tono distaccato, come se la domanda fosse stata dettata solo da mera curiosità.

Solleviamo lo sguardo, interrompendo il nostro spasmodico tentativo di chiudere la cerniera, che lottava più strenuamente di noi.

– E’ una questione di priorità! – afferma Ceci rivolgendo un’occhiata stizzita al padre, che ci fissa ridacchiando dalla soglia della camera.

– Mh… e se trasferiste due dei libri nello zaino di Ely? – suggerisce, in un vano tentativo di tornare serio.

Noi lo fissiamo con l’espressione attonita di un mistico davanti ad un’apparizione.

Lui ricambia lo sguardo scrutandoci, la fronte agrottata: – Ma ci avevate già pensato, vero? – aggiunge, come colto da un dubbio atroce.

Annuiamo meccanicamente, affrettandoci con nonchalance ad eseguire, e poi lanciamo un’occhiata soddisfatta ai bagagli finalmente chiusi.

Già pronte, ragazze? Possiamo andare? –

– Certo! – esclamiamo quasi gridando, sorvolando sulla provocazione, ma intanto ci guardiamo intorno con apprensione e non osiamo muovere un passo.

Che cosa abbiamo dimenticato?

Forse la parola più adatta, ripensandoci, sarebbe panico. Puro panico.

– Di questo passo, arriviamo al concerto dell’anno prossimo… – Ci fa notare lui, che ora ci aspetta tenendo la porta di casa aperta con una mano, mentre con l’altra, le chiavi strette fra le dita, tamburella sulla gamba, in una posa più che eloquente.

E questa volta urliamo davvero, orripilate da quell’idea, mentre ci precipitiamo fuori dalla camera.

– Non sia mai! –

 

I dolci pendii umidi fluttuano oltre il vetro del finestrino, stagliandosi contro il bianco cielo incorporeo; e i rami delle sottili, tenere betulle velano la terra, intrecciandosi in una vaga ragnatela di corteggia.

 

Save yourself, a penny for the ferryman

Save yourself and let them suffer!

 

Claudio tamburellava con le dita sul volante, lo sguardo assorto e concentrato sul ritmo.

– Immagina, Ely… – Ceci si volta, quasi gridando per sovrastare la musica, – il Palabam rumoroso, la folla urlante, le luci scintillanti, e poi… e poi – si blocca, non riuscendo a reprimere un imbarazzante singulto di eccitazione – …loro! –

– SI’! Quasi non riesco a crederci… ci stiamo andando davvero… DAVVERO! –

– E questo supera ogni più roseo desiderio! Ogni più sublime fantasia! Ogni più… –

– Il tono elogiativo durera fino al concerto, ragazze? – domanda esasperato Claudio, inarcando le sopracciglia.

– Certo! – gridiamo all’unisono – e anche dopo! – aggiungiamo, gli occhi luccicanti.

– Allora mi rassegnerò stoicamente – sospira il nostro sventurato autista, e atteggia il viso ad una pietosa espressione avvilita.

– Oh, avanti, non la fare tanto lunga! E’ palese che i Nightwish piacciono anche a te! –

– Ormai ti abbiamo contagiato, e dalla Nightwishite non si guarisce! – rincara Ely, sollevando un dito ammonitore davanti al sorrisino saccente.

– Mh… be’, allora, dato che sono ormai condannato, perché non mi fate sentire qualcos’altro? –

– Oh, con vero piacere! – esclama Ceci, strizzando l’occhio in direzione del sedile posteriore, dove Ely si protende verso l’iPod, opportunatamente accoccolato fra i sedili e collegato alle casse – preferisci una dolce ballata o un appassionato tumulto di note? –

– Qualcosa, di più tranquillo, grazie, – risponde lui, e fissa lo sguardo in un punto indistinto al di là del vetro, mentre le soavi note di Higher Than Hope si diffondono nell’aria.

 

*

 

Ore 18.00

 

Appena il rombo del motore tace, una frenesia improvvisa ci coglie, tanto palpitante da farci tremare le mani mentre richiudiamo le giacche e gli zaini.

In pochi istanti siamo fuori dall’auto, intente a guardarci intorno: la bigia ghiaia scricchiola sotto i nostri piedi, cingendo le lunghe ombre dei veicoli parcheggiati; la via davanti a noi freme di voci e suoni, che sollevano un melodico frastuono verso il cielo spesso e brumoso. Per noi, è uno spettacolo di prodigiosa bellezza. Ma, probabilmente, le nostre capacità di giudizio sono vagamente ottenebrate.

Un  lampo di maglia nera ci strappa alle nostre contemplazioni: seduti sui gradini di una chiesa, che si erge proprio di fianco allo spiazzo dove ci troviamo; appena visibili nella hall dell’albergo di fronte a noi; impegnati ad ostentare i propri indumenti; palesi fan dei Nightwish invadono le strade.

Trascinando i trolley sul selciato, ci dirigiamo a passo spedito verso la luminosa insegna gialla, su cui si staglia a neri caratteri la scritta “ABC Hotel”, e facciamo il nostro trionfale ingresso nella hall, fiere di appartenere a quell’appassionata folla, e di sapere che probabilmente anche noi a nostra volta risultiamo facilmente identificabili.

Come a conferma, la ragazza che ci accoglie dietro al bancone della reception sorride e chiede: – Anche voi qui per il concerto, eh? –

Noi, acutamente consapevoli dell’incongruo connubio fra i rudi anfibi e i sorrisi ebeti, annuiamo rigorosamente e scoppiamo in una trillante risatina.

– E’ davvero incredibile – commenta lei, assorta, – abbiamo già dovuto mandare via decine e decine di persone perché non abbiamo più camere disponibili… e tutti erano qui per il concerto! –

– Be’, i Nightwish lo meritano! – replica Ceci, e anche Claudio conferma, guadagnandosi un’occhiata sinceramente stupita della giovane: – Piacciono anche a lei? –

– Oh, sì! – afferma lui, sorridendoci, – certo che sì! –

 

Ci catapultiamo nella stanza, mentre l’eccitazione cresce di secondo in secondo, in una deliziosa morsa allo stomaco.

Dopo le telefonate di rito alle nostre famiglie, che trepidanti attendevano nostre notizie – sì, certo che stiamo attente… no, non ci perdiamo… no, non è brutta gente quella che ascolta i Nightwish, te l’ho già detto!... – ci fiondiamo in bagno armate di zaini e trousse.

La metamorfosi ha inizio!

 

Ceci tende ancora una volta un tratto di matita, la mano appena tremante, avvolgendo l’occhio in una gradevole ombra scura; le nostre labbra, velate dall’umida scia del rossetto, scintillano come specchi.

Ci squadriamo a vicenda: i nostri visi concentrati si distendono in un sorriso d’approvazione, e decretiamo:

– Stupenda, Ceci. –

– Stupenda, Ely. –

– Ragazze, siete ancora vive? –

Al richiamo di Claudio ci riscuotiamo: non solo siamo vive, ma siamo anche indescrivilmente felici.

 

– Allora, direi di muoverci! – propone lui, aprendo la porta della camera; superando miracolosamente illese il gradino che attende in agguato, varchiamo la soglia e ci avviamo verso l’argenteo ascensore, mentre le porte si aprono con un fruscio.

Il rantolare del cubo metallico annuncia l’inizio della discesa, e in nostri sguardi ricadono inevitabilmente sulla sfolgorante parete di specchio. Reprimiamo a stento un impeto di vanesia soddisfazione: i boccoli ambrati di Ceci scendono attorno al funereo cammeo vittoriano come matasse d’oro brunito; le sue forme piene e dolci premono contro la pelle nera del giubbotto, ornata dalle candide trine della camicia, e i sobri jeans scuri scompaiono negli alti stivali.

La fine, fluida chioma di Ely le avvolge le spalle come lana trapunta d’oro e sulla maglia bianca, appena nascosta dal serico giubbotto di pelle, i versi di Dead Boy’s Poem danzano attorno ad una pallida luna fulgida sul manto nero del cielo; la vaporosa gonna purpurea fluttua leggiadra attorno ai rudi anfibi, risplendendo di una lucentezza quasi metallica.

Sembriamo una vampira formosa e una strega metallara, ma nel complesso l’effetto è più che soddisfacente.

Prima che possiamo contemplarci ulteriormente, l’ascensore si blocca con un ultimo brusco sussulto; le porte si aprono silenziosamente, e le strade di Mantova, già immerse nell’imbrunire, ci attendono suadenti: il nostro passo avanza sempre più febbrile mentre scompaiamo tra le ombre e l’auto di nuovo corre, corre verso il nostro desiderio.

 

~

 

Prossimo aggiornamento: 14/6/2009

[Magari evitando di confondere le date… XD]

NOTA del 13/6: Ci scusiamo, ma non riusciremo ad aggiornare domani causa vari imprevisti. Abbiate pazienza, torneremo il prima possibile! ^^

  
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