Proprio oggi, mentre
passeggiavamo per le vie del centro, ci siamo chiese come fosse la nostra vita
prima di scoprire i Nightwish.
Non abbiamo trovato
la risposta.
Dark Gig Of
Wonders nasce dall’ardente
desiderio di esprimere l’oceano di emozioni che ci ha travolte il 30 Marzo 2009,
eletto a giorno più bello della nostra vita – maledicendoci per non essere
riuscite a trovare un aggettivo più raffinato di bello.
Abbiamo deciso di
narrare la nostra avventura da fan ossessionate, dividendo la storia in tre
parti: l’alienante mattinata a scuola, mentre cercavamo invano di convincere i
professori che la nostra attenzione era completamente rivolta alle loro lezioni;
il delirante viaggio da Torino, dove abitiamo, a Mantova; l’idillio del
concerto.
Nonostante la vena
autoironica che caratterizza questo racconto, ci siamo mantenute strettamente
fedeli alla realtà – addirittura, abbiamo riportato dialoghi che sono rimasti
impressi a fuoco nella nostra memoria, come quasi ogni secondo di quella
giornata.
~
A
chi ha vissuto con noi l’incanto di quelle due ore di concerto.
A
chi non potrebbe più vivere senza i Nightwish.
A
chi legge soltanto.
Ely & Ceci
~
Dark Gig Of
Wonders
I – Lead us astray to
dreamers’ hideaway
Ore
9.00
“Lisia, figlio di
Elpenore, figlio di Lisia Siracusano, giungendo ad Atene…”
Once I wished for this night,
Faith brought me
here…
“…avendolo convinto
Pericle – e qui c’è, come potete vedere, un genitivo assoluto con un participio
aoristo…”
It’s time to cut the rope and
Fly to
a…
– Elena e Cecilia,
state canticchiando? –
– Eh?! Ah, sì… cioè,
no, certo che no! Ehm, un participio aoristo, ovvio… –
Lunedì 30 Marzo
2009.
Cosa crede che
potremmo fare se non canticchiare con lo sguardo sognante perso in
contemplazione mistica del vuoto – o meglio, del poster dei Nightwish appeso
alla parete?
– Ragazze, che io
sappia non serve battere il tempo con il piede per tradurre una versione di
greco… o sbaglio? –
– No, no, non
sbaglia… –
Tento un sorrisino
spiritoso, ma lo sguardo della professoressa è piuttosto
eloquente.
– Traduci, che è
meglio. –
– Certo… dunque…
–
Annaspo per un
istante sul testo cercando di capire a che riga fossimo arrivati, e imploro
aiuto lanciando una disperata occhiata a Ceci, ma il suo sguardo è vacuo quanto
il mio.
La professoressa
tossicchia, e mi preparo al peggio, ma quando la guardo vedo che sta tentando
invano di non ridere… ehi, un momento. Ridere?
– ?e????????
pe?sa?t?? a?t??… – suggerisce, con un’occhiata complice.
– Oh! Certo, un
genitivo assoluto, – azzardo una traduzione credibile per il resto della frase:
– e poi continua con un participio congiunto: “essendo, mh, suo amico ed
ospite…” –
Spero che dalla mia
voce trapeli la gratitudine per aver evitato di infierire rimproverandoci per
quella scena pietosa.
– Mh… va bene, –
sempre tentando di celare un sorriso dietro alla sua espressione impassibile, la
professoressa si rivolge ad un’altra malcapitata: – continua tu la traduzione.
–
Dissimulando un
profondo respiro di sollievo, lancio un’occhiata a Ceci, e non riusciamo ad
evitare di scoppiare a ridere; lei sposta di qualche centimetro il libro di
greco, per tornare alla lettura – decisamente più piacevole – del testo di Dark Chest Of Wonders, che spunta ora
per metà da sotto all’inquietante volume delle versioni.
– Bene, – sussurra,
concentrata, – dovremmo proprio saperla… –
– Perfetto! –
rispondo, afferrando con noncuranza un altro foglio dal mio quaderno, – allora
ripassiamo questa… –
Getaway, runaway, fly away,
Lead me astray to dreamers’ hideaway…
*
Ore
12.00
Mentre il trillo
quasi assordante della tanto agognata campanella dell’ultima ora risuona per
tutti i corridoi della scuola, i tratti nitidi della matita campeggiano
finalmente sul banco, arricciandosi sulle sinuose linee delle lettere: It’s Nightwish
time!
Finiamo di cancellare
accuratamente la scritta – 10, che
fino a poco prima si stagliava al posto della nostra frase trionfale.
Quel conto alla
rovescia silenziosamente estenuante era cominciato mesi prima: stoicamente, dal
giorno in cui avevamo avuto i biglietti stretti fra le mani, avevamo segnato
cifre ciclopiche su quel banco che assisteva impassibile alle nostre vite da
fanatiche ossessionate, mentre i numeri dei giorni, troppo lentamente,
diminuivano; ma alle otto di stamattina, entrate in classe, la cifra che subito
ci siamo precipitate a scrivere non indicava più i giorni… e ad ogni campanella,
trepidanti, l’abbiamo cancellata e sostituita, assistendo con crescente
eccitazione al diminuire delle ore che ci separavano dal grande
momento.
Ci permettiamo un
istante per contemplare le nostre opere con cui avevamo adornato l’aula invece
di trascorrere due ore in palestra ad eseguire pratiche masochiste di dubbia
utilità: i versi di Dark Chest Of
Wonders fiammeggiavano sul velo nero della lavagna, accanto alla maniacale
effige di Once, disegnata con
maestria da Ceci.
– Addio… e non
dimenticatevi di me! – esclama accorata Marty, la nostra inseparabile compagna
d’avventure, in una perfetta esibizione melodrammatica, abbracciandoci come se
stessimo per salpare verso il Polo Nord – e, soprattutto, non dimenticatevi di
portarci le foto! – intervengono Sara e Anna, i volti illuminati da sardonici
sorrisi, – che vogliamo vedere le nostre figlie dei fiori in versione metallare!
–
Ormai quasi incapaci
di formulare frasi che non contengano le parole Nightwish o concerto, ridiamo, promettiamo
solennemente di scrivere a Marty e di non separarci mai dalla macchina
fotografica, e ci cataputiamo fuori dalla scuola.
Libere di volare
verso un sogno.
~
Prossimo
aggiornamento:
6/6/2009