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Autore: Toujours Pur    18/04/2017    2 recensioni
Ci sono amori destinati a durare per sempre, nonostante gli errori.
Tratto dal primo capitolo
"Se solo fosse stata meno orgogliosa lo avrebbe rincorso."
"Ma c’era l’orgoglio di Benji, lui non l’avrebbe mai perdonata."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina Benji fu svegliato da un buon profumo di dolci appena sfornati e di caffè. Si alzò dal divano un po’ dolorante e andò in cucina, si poggiò con la spalla al muro e guardò Charlotte preparare la colazione. Un sorriso gli si formò istantaneamente sulle belle labbra. Vederla affaccendarsi per preparare da mangiare per entrambi, gli riempì il cuore di un sentimento che da tempo non provava più, un senso di appartenenza che in quegli anni aveva perso.

“Non ricordavo sapessi cucinare. Anzi il mio unico ricordo di te ai fornelli è quando stavi facendo esplodere il nostro vecchio appartamento” disse sorridendo.

La ragazza lo fissò e poi sorrise anche lei di quel ricordo. Il suo primo e unico tentativo in cucina, una torta per il compleanno del ragazzo che amava.

“È vero. Però durante il periodo del college, ho imparato a cavarmela” rispose poggiando la brocca con il succo d’arancia sulla penisola della cucina.

Sentito ciò Benji alzò un sopracciglio con fare divertito, e aggiunse: “Tu? Andiamo Char, sei andata alla Columbia, praticamente a due passi da casa tua! Scommetto che non sai neanche che aspetto abbiano i dormitori, e sicuramente a prepararti da mangiare ci ha sempre pensato Candice.”

Charlotte lo fissò scandalizzata per poi scoppiare in una risata allegra, confermando al ragazzo di aver fatto centro. I due fecero colazione assaporando la buonissima torta che la governante della donna aveva preparato, facendo tornare Benji indietro nel tempo.

Alla fine della colazione i due sistemarono la cucina, per poi spostarsi nel salotto con la voglia di godersi una giornata di puro relax. Mentre stavano guardando la tv, a Benji venne un’idea.

“Vai a vestirti che ti porto in un posto” esordì con un sorriso misterioso.

“Dove andiamo?” chiese lei con grande curiosità.

“È una sorpresa. Su vai a cambiarti” concluse gioioso.

Charlotte salì al piano di sopra, e giunta nella sua stanza iniziò a fissare l’interno dell’armadio non sapendo proprio cosa indossare. Alla fine optò per un jeans e una camicia bianchi, una giacca rosa chiaro e scarpe basse. Quando fu davanti a Benji, questi ebbe la sensazione di rivedere la Charlotte ragazzina, spensierata e allegra con cui era cresciuto.


Il viaggio in auto fu tranquillo e silenzioso. Benji guidava con sicurezza, gettando di tanto in tanto qualche occhiata alla donna che gli stava di fianco, che curiosa di sapere dove stessero andando guardava avida fuori dal finestrino.

Dopo circa due ore di viaggio, il campione parcheggiò, prese una borsa dal sedile posteriore e poi entrambi scesero dall’auto. Le prese la mano e insieme si incamminarono per un piccolo boschetto. Infine giunsero in una piccola radura che lasciò la ragazza senza parole. Era un posto incantevole, protetto da alti alberi sempreverde che non permettevano al leggero vento di dar loro fastidio, ma che facevano filtrare i caldi raggi del sole di gennaio. Nel frattempo che la donna ammirava quel luogo bellissimo, il portiere stese una coperta sul prato, poi tirando a se la donna, si stesero insieme al centro di quel posto pacifico.

“È un luogo bellissimo” disse Charlotte a bassa voce per non turbare quella quiete quasi irreale, “Come l’hai trovato?”

Benji si voltò verso di lei e dopo averla fissata intensamente rispose: “Un giorno, dopo che mi avevi lasciato, non riuscivo a stare in casa. Mi sentivo soffocare, tu non c’eri e ogni angolo di casa mi ricordava te, così mi misi in auto e iniziai a vagare senza meta. Poi vidi questo piccolo bosco e iniziai a camminare, e alla fine sono giunto qui. In questi anni è stata la mia oasi di pace. Quando le cose non andavano bene e la pressione era alta, venivo qui e passavo la giornata.”

Mentre lui raccontava, la donna lo ascoltava con attenzione desiderosa di informazioni su quei quattro anni di separazione. Quando il portiere finì di parlare, notò che un’ombra di tristezza le velava lo sguardo, dispiaciuto le accarezzò con amore il volto.

“Non volevo rattristati, mi dispiace” mormorò sulle labbra di lei.
La ragazza scosse leggermente la testa. “Non devi scusarti. Sono io che non potrò mai scusarmi abbastanza per averti fatto del male.”

Benji tornò a stendersi sulla schiena e portò Charlotte ancora più vicino. “Sai, forse questi quattro anni sono stati utili in qualche modo.”

“Non capisco” disse lei.

“Pensaci, adesso sappiamo di volerci veramente. Stiamo insieme perché il nostro amore è reale, e non perché non conosciamo altro che la nostra storia. In questi anni abbiamo frequentato persone diverse, abbiamo fatto percorsi diversi. Stiamo insieme perché ci amiamo e non per abitudine. Forse, se fossimo stati più grandi quando decisi di trasferirmi in Germania, non avrei acconsentito a portarti con me” concluse lui.

“Benji tu eri tutto il mio mondo, la mia famiglia. Ti avrei seguito lo stesso, lo sai.”

Il portiere nipponico sospirò, consapevole che quello che lei aveva detto fosse la verità. Charlotte non si era mai veramente ambientata in Giappone, ma stoicamente aveva accettato di vivere in un paese che le era estraneo, ancor di più quando i genitori tornarono a New York lasciandola nelle mani di Candice, che fu nominata tutrice.

Dopo qualche minuto di silenzio, la ragazza parlò di nuovo. “Appena atterrata a New York volevo tornare da te. So che sembra una frase poco credibile ma è la verità. Questi quattro anni sono stati infernali, e lo sono diventati anche di più quando ho messo piede in azienda. Non è facile essere la figlia nata da un secondo matrimonio” terminò con voce tremante.

Charlotte, infatti, era la figlia nata dal secondo matrimonio del padre. Aveva due fratelli più grandi, i quali non l’avevano mai accettata e con cui aveva un rapporto quasi insistente. Da bambina aveva cercato di farsi accettare, e non capendo il motivo di tanta indifferenza soffriva tanto. In fondo era solo una bambina. Ma a sette anni, quando i genitori la lasciarono in Giappone per tornare in America per star dietro ai più grandi, smise di tentare. Nei quattro anni appena trascorsi, nonostante tutto, i due le avevano reso la vita impossibile, soprattutto quando lei aveva dimostrato di essere molto brava negli affari. La percepivano come il nemico e lei, anche se non lo mostrava, ne soffriva molto.

Benji capì subito il malessere della ragazza, così la strinse forte e le sussurrò nell’orecchio: “Non pensarci, Char. Sono loro che ci perdono, sei una persona speciale”, poi le asciugò le lacrime, e trascorsero il resto della giornata a godere della reciproca compagnia.




Angolo autrice
Salve ragazze! Spero di farvi una gradita sorpresa con questo nuovo capitolo. Era pronto da un po' ma non avevo due minuti per pubblicarlo.
Ci sono delle piccole cose che devo dirvi. La prima è che rileggendo la storia, ho notato che erano sbagliati gli anni di Benji, e di conseguenza anche quelli di Charlotte. I protagonosti in questa prima parte della storia hanno da poco compiuto 25 anni e non 28, che saranno gli anni che avranno nella seconda parte della storia.
Seconda cosa, non so se a maggio riuscirò a pubblicare perchè sarò impegnata con lo stage al Corriere, spero di farcela a postare. Nel caso questo vale come se fosse il capitolo del mese prossimo.
Ovviamente ringrazio le ragazze che recensiscono, un grande abbraccio.
Un saluto, Anny
  
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