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Autore: KingPrat    18/04/2017    0 recensioni
Ambientato dopo l'ultimo capitolo della prima stagione.
Quando Artù scopre di essere nato grazie alla magia decide che è tempo di crescere al di fuori dell'ombra di suo padre. Segreti sono rivelati e Artù impara fino a che punto Uther è disposto ad arrivare nella sua guerra contro la stregoneria. Con Merlino al suo fianco puù costruire il regno che è destinato a creare?
Genere: Angst, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
Capitoli:
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NA: BUONE FESTE A TUTTI! Per festeggiare il Natale (anche se in ritardo) eccovi qui la terza parte di questa storia, grazie a tutti quelli che la hanno messa tra le storie preferite o seguite, continuate a leggere e, soprattutto, COMMENTATE!
 
Capitolo 3 : Un tipo di re.

 
Artù entrò nelle camere di Morgana e la vide intenta a piegare un vestito viola nel suo baule. Lei alzò la testa e lo guardò arrabbiata.
“Sei venuto a esprimere la tua gelosia nel fatto che tuo padre mi abbia ceduta a un altro pretendente?” disse, la sua voce schioccante come una frusta.
Artù notò Ginevra che organizzava ordinatamente i gioielli di Morgana. “Ginevra, potresti darci un po’ di privacy?”
Morgana tenne la testa alta e incrociò le braccia.”Non ci sono segreti tra me e Ginevra.”
Una bugia, Artù lo sapeva, ma tenne la bocca chiusa.
Ginevra fece una piccola riverenza come per scusarsi prima tornare ai suoi compiti.
“Mi dispiace per questo.” Disse Artù decidendo il modo migliore per cominciare.
Morgana le derise.”Perché? Perché il mio matrimonio dovrebbe essere beneficio tuo e non mio?”
Perche doveva sempre attaccarlo come fosse un nemico? Era sempre così tutte le volte che era arrabbiata con Uther. Artù doveva sempre subire le ‘scottature’ della sua furia.
“Non sono quello che lo sta costringendo a farlo e …”
“Magari no, ma apprezzo tu difenda il mio onore.”
Artù si pinzò la base del naso, mordendo l’infantile risposta del ‘ma io ho difeso il tuo onore’. Non c’era modo di parlarle mentre era in quest’umore nero, specialmente quando lo dirigeva contro di lui. Abbassò la sua mano e andò dritto al punto. “Volevo augurarti di viaggiare al sicuro. Anche a te Ginevra.”
Ginevra sorrise dolcemente e annuì con la testa. Si riportò dietro l’orecchio una ciocca di capelli. “Buona fortuna nel governare al posto di vostro padre mentre via.”
Artù rispecchiò la sua espressione. “Grazie, mi servirà” ritornò a Morgana.” Desidero poter oltrepassare le leggi di mio padre, ma se trovassi un pretendente, spero sia ala tua altezza.”
C’era una leggera tirata all’angolo della bocca di Morgana che poteva persino essere scambiata per un sorriso.
Camminò vicino a lei e la tirò in un abbraccio, la sua mano le strinse il collo mentre le portava il volto contro il petto. Sentì immediatamente il legame magico, la connessione. La sua paura era cresciuta. “Spero che non avrai più incubi.” Bisbigliò. “ Spero che i tuoi sogni siano ricchi di luce.” La sua pelle fece fremere la sua mano, e si costrinse a non tirarsi indietro. Che cosa era successo?
Si lasciarono.
“Spero che Merlino tenga il tuo ego sotto controllo mentre siamo via.”
Artù rise.”Penso sia già pronto a questo.” Diede un piccolo cenno con la mano a Ginevra prima di incamminarsi verso la porta.
“Artù …” Morgana lo chiamò ancora.
Si girò a guardarla.
“Non dimenticarti mai chi sei … non sei tuo padre …” gli disse.
Artù assottigliò gli occhi in confusione. Sembra quasi sapesse di più di quanto non gli paresse, come fosse un avvertimento. Che tipo di magia aveva Morgana? Sapeva di possederla? O era come lui, incerta e confusa? Era nata con essa? Doveva essere così, perché sapeva che con Uther in giro non poteva averla imparata neanche per contraddirlo. Si costrinse a ricordare i sogni di Morgana. Ce n’era uno in particolare che riportò alla mente, quello che era più evidente era la sua paura prima di andare a combattere contro la Bestia Errante. Lo aveva sognato? Giurò che quando sarebbe tornata le avrebbe confessato che sapeva che lei possedeva la magia e che la supportava. Non l’avrebbe più abbandonata.
 “Non lo farò. Vi vedrò entrambe domani mattina.” Sbatté la mano sulla porta prima di uscire.
 
“ Aspetto che il regno rimanga in piedi mentre sono via,” disse Uther seduto sul cavallo.
Artù sapeva che suo padre stava scherzando, ma in qualche modo il rimprovero era pungente. “ puoi dormire tranquillo padre. Cameo è in buone mani.”
“ Dovrei tornare tra un paio di mesi.” Uther si allungò in avanti, le sue parole dirette solo ad Artù. “Rendimi orgoglioso.” E batté la mano sulla spalla di Artù.
Persino la frase più da padre sembrava un ordine nelle orecchie del principe. Le sue labbra si assottigliarono. “Lo farò, Padre.”
Uther tirò le redini e cavalcò davanti al gruppo. Nessun addio, nessun avviso preoccupato. Solo il solito Rendimi Fiero. A volte sembrava che qualcosa impedisse a Uther, con tutte le sue forze, di amare Artù come tutti gli altri padri. L’unica volta che sembrava mostrare preoccupazione era quando la vita di Artù era in pericolo. O lo faceva solamente perché la madre morì davvero per darlo alla luce e quindi la sua morte avrebbe reso insignificante il sacrificio? Lo incolpava della morte della Madre? Era colpa sua?
Artù aspettò che gli altri cavalieri, servitori, e membri del consiglio cavalcassero o camminassero via, molti indossando il marchio rosso di Camelot. Vide Morgana e Ginevra rispettivamente sui propri cavalli,mentre chiacchieravano tra loro. Catturò lo sguardo di Morgana e lei gli diede un semplice cenno con la testa come saluto.
Sembrò strano. Per la prima volta nella vita cameo era unicamente nelle sue mani, una sua responsabilità.
Ogni decisione sarebbe stata unicamente sua.
Che tipo di re volva diventare? Artù sapeva che questo era il momento decisivo, una sua prova. Qualsiasi azione decidesse da questo momento in poi avrebbe deciso il suo futuro. Non era stupido, sapeva che suo padre avrebbe potuto ancora regnare per altro vent’anni. Cavolo, Artù poteva morire prima ancora di diventare re. Non faceva male prepararsi, essere pronti. In caso il suo tempo fosse veramente giunto.
Artù non aveva mai detto a nessuno la verità: lui non voleva diventare re.
Tutti ne parlavano come fosse un grande onore, dei cambiamenti che avrebbero portato nel regno, e persino, nel mondo, come ne avevano voglia. Si era sempre chiesto che mai avrebbe desiderato essere re. Suo padre conquistò il regno spargendo sangue. Sangue che continuò a scorrere per tenersi Camelot. Artù non voleva quel tipo di potere sulle persone. Con una parola e tutti avrebbero fatto il suo volere. Avrebbe scambiato quel potere in un batter d’occhio.
Guardò, seduto sul cavallo, suo padre e la compagnia scomparire lungo la strada nella fitta foresta.
Artù girò la testa e vide Merlino, anche lui a cavallo, accanto a lui. Avevano una lunga conversazione davanti a loro. Dopo le rivelazioni del giorno precedente, Artù era dovuto andare da suo padre e discutere i mesi successivi.
“Andiamo?” chiese Artù.
“Dopo di voi, altezza.” Canticchiò Merlino.
Artù gli lanciò un’ occhiataccia.
 
“For … Forbanian” balbettò Artù. Si guardò il palmo della mano con aria di attesa.
“No” ridacchiò Merlino. Estese il suo palmo.”Forbearnan” Una fiammella si accese e galleggiò nelle mani di Merlino.
Artù era affascinato dal modo in cui gli occhi Merlino diventavano d’oro quando pronunciava un incantesimo. Solitamente, quando vedeva occhi d’orati, qualcosa di pericoloso si dirigeva sulla sua strada. Gli occhi d’oro sembravano fatti apposta per Merlino più di ogni altra cosa, come facessero parte del mistero che lo circondava da sempre.
Il fuoco sparì e Merlino lo incitò a riprovare.
Erano nelle camere di Artù, la porta chiusa a chiave. Merlino mostrò alcune sue abilità e poi decise improvvisamente di insegnare al principe.
“Fobearnan” disse Artù. Niente.
Merlino sembra quasi deluso.
Artù sospirò. “Non sono come te Merlino. Mi è stato detto che non posso fare incantesimi o magie.”
Merlino aggrottò le sopracciglia. “ Ma sei magico, come puoi non riuscirci?”
Artù rise apertamente. “ A quanto pare sono una tipologia rara.”
Merlino continuò a pensare intensamente
Artù gli fece un cenno di fermarsi. “ Basta con questo, Merlino. Non continuare a preoccuparti.” Era quasi sollevato e contemporaneamente deluso che non era riuscito a far apparire niente. “Dimmi. Quali magie hai compiuto a Camelot?”
“A parte salvarti la vita?”
Artù arricciò le labbra, affatto divertito.
Merlino si rilassò sulla sedia davanti al tavolo di Artù, sembrando molto più vecchio. Lo fissò negli occhi per molto tempo e Artù iniziò a sospettare che non gli avrebbe rivelato nulla. Finalmente prese un bel respiro e cominciò con il loro primo incontro.
“Sapevo che quei ganci e secchi si era mossi per conto loro.” Artù scosse il capo con falso disaccordo. “Hai barato.”
“Mi hai detto di esservi allenato a uccidere fin dalla nascita, stavo solo eguagliando la battaglia.” Ribatté giocosamente Merlino.
Artù ridacchiò e ascoltò. Ascoltò come Merlino aveva usato la magia per salvare Artù ed era stato ricompensato diventando il suo servitore personale. Ascoltò come usò la magia per convincerlo dei magici serpenti nello scudo di Valiant. Po sull’ afanc e di come salvò la vita al padre di Ginevra, Artù nascose che quando aveva confessato di essere stato il mago che aveva salvato Ginevra, lo sapeva già. Si era comportato come un babbeo per molto tempo. Poi Merlino gli raccontò di Lancillotto e del Grifone.
“Aspetta, Lancillotto sa della tua magia?”gridò Artù. “TI sei fidato di lui prima che di me? Uno sconosciuto rispetto a me?”
“Non gliel’ho detto, Artù” la voce di Merlino era delicata. “L’ha scoperto, come te, per conto suo.”
Artù decise di lasciar correre, ma l’amarezza e la gelosia continuavano a restargli dentro.
Ascoltò su Edwin Muirden, su Sofia e i Sidhe (“Sapevo non eri abbastanza forte da mandarmi al tappeto!”” È questo che ti preoccupa di più, non della ragazza che voleva stregarvi?”), si Mordred, eppure Artù sapeva che gli stava nascondendo ancora qualcosa su quest’argomento, quando non gli rivelò perché fosse in ritardo ad aprire i cancelli, riguardo a Ealdor. Poi Merlino cominciò a divincolarsi sulla sedia.
Artù si chiese cosa accadde nei mesi successivi a Ealdor. Uther e Morgana erano stati attaccati dagli uomini di Taurien dopo che il padre di Ginevra morì. Scacciò via la memoria di aver approvato il piano di Uther di liberare Morgana dalla prigione, dimenticandosi di aver promesso di non rivelarlo a nessuno. Artù sobbalzò al ricordo.
Che cosa successe dopo … oh, “Come mi hai salvato dalla bestia errante? Il morso doveva uccidermi, eppure non l’ha fatto.”
Merlino abbassò lo sguardo. “Io … io non posso parlarne.”
“Non ti fidi ancora?”
Merlino si guardò le mani. “ È solo che … non sono ancora riuscito ad accettare cosa è accaduto e non sono pronto a parlarne.” Guardò in alto ad Artù e la sua faccia sembrò deprimersi all’espressione del principe. “ Artù … non sei tu il problema.”
“C’è qualcosa che mi stai nascondendo,” lo incalzò Artù.
Merlino aprì la bocca per protestare.
“sembra come stessi andando da qualcun altro oltre che da Gaius per ricevere consigli magici.” Chi? Morgana? Eppure Artù sapeva fosse poco probabile. C’era un altro mago che viveva qui, a Camelot, proteggiendoli?
Merlino sobbalzò. “Ho giurato di non vederlo mai più. Mi ha ingannato e ho paura di non potermi più fidare.”
Quindi non sono l’unico ad avere problemi a fidarsi. Artù sospirò. “ Sembra che ti abbia aiutato molto in passato.”
“Solo per interesse personale.” Replicò Merlino, scocciato.
Suona come mio padre. Artù si tirò indietro sulla sedia. “Comunque ti ha aiutato”
“Solo a costo delle persone cui tengo.”
Stiamo parlando di mio padre? Artù voleva chiedere, invece disse “Alcune persone possono diventare cieche alle conseguenze che le proprie azioni causano a quelli che li circondano. Non penso siano intenzionato a ferire gli altri, ma diventano così focalizzati sul loro obiettivo che non gli importa di nient’altro.”
Quello che aveva detto gli aveva fatto pensare a Uther. Era suo padre un uomo malvagio? No. Ignorante, sbagliato e cieco, sì. E adesso Uther aveva passa questi tratti ad Artù. Non voleva diventare come suo padre. Questa era la sua più grande paura.
Merlino si tirò indietro, sorpreso dalle parole di Artù. “Wow … uh…”
Artù sorrise. “ Cosa?”
“Sei più intelligente di quanto sembri” scherzò Merlino.
Artù lo guardò male, scontento di avere le proprie parole ritorcesi contro. Sapeva che Merlino lo credeva tonto, magari erano entrambi bravi in questo, pretendere di essere stupidi.
Merlino si divincolò nella sedia. “Forse dovresti incontrarlo.”
Artù s’indicò “ Io? Il Principe Ereditario, incontrare un altro stregone?”
“ Non è esattamente uno stregone.”
Artù aggrottò le sopracciglia.
Merlino ridacchiò malignamente, perso nei propri pensieri. “ In un certo modo il tuo destino è nelle sue mani.”
Dopo pochi minuti, Artù accettò esitante. Era libero per la restante mattinata, comunque. Quindi Merlino lo portò nelle cripte, sgattaiolarono oltre le guardie e si diressero verso un corridoio inusato.
Decise di iniziare un nuovo regime nella sua testa per tenere sempre all’erta le guardie. Sapeva che la maggior parte del tempo era la noia e la reclusione che li rendeva pigri sul lavoro. Forse avevano bisogno di avere sempre qualcuno che cercava di oltrepassarli e rilevare le debolezze nella difesa di Camelot.
“Artù?”
Artù ritornò al presente. Merlino stava tenendo in mano una torcia e lo guardava preoccupato.
“Stai qui, aspetta che ti chiami.” Disse Merlino prima di dirigersi nel corridoio attraversando la buia entrata.
Il cuore di Artù batteva forte contro il petto. Che razza di mago si nascondeva in una buia segreta di Camelot? Gli si strinse lo stomaco e Artù seppe che on voleva conoscere la risposta. Si sforzò di udire cosa stava succedendo quando sentì una voce profonda e vellutata provenire dalla caverna.
“Cosa c’è giovane stregone? Pensavo avessi giurato di non volermi mai più vedere?”
Per qualche ragione Artù sentì come se avesse già sentito quella voce, come in un sogno lontano.
“Non sono venuto qua per me” rispose Merlino e Artù era sorpreso dal tono di voce usato, sicuro e duro, come un leader. Era questo che nascondeva sotto la maschera dell’idiota?
“Sono venuto qua perché è tempo di decidere il tuo destino.”
L’altra persona … no, sembrava troppo grande perché sia umano, rise.”Il mio destino giace insieme con il tuo e quello di Artù.”
Artù s’irrigidì sentendo il proprio nome. Cosa?
“Esattamente” disse Merlino.
Gli servirono alcuni secondi per capite che era il segnale. Artù fece un respiro profondo per incoraggiarsi e camminò oltre l’entrata dell’oscura caverna e sbiancò davanti ala visione improvvisa.
Un enorme rettile dalle squame d’orate sedeva appollaiato sopra una roccia.
“Tu – tu sei … un drago” balbettò Artù stupefatto. Paura e meraviglia si mescolarono nel petto. Aveva visto molte creature magiche,c combattuto contro di esse, eppure non aveva mai visto un drago.
Il drago inclinò la testa ad Artù. “Ah, il giovane Pendragon.” Artù identificò tracce di shock nella voce.
“E … puoi parlare.”
“Che ti aspettavi che facessi? Lo yodel?”
Artù sentì arrossarsi le proprie guance, poi volle schiaffeggiarsi per essersi comportato come un sciocco incapace davanti al drago.
“Artù lui è Kilgharrah” introdusse Merlino, sforzandosi di non sorridere. L’espressione fece desiderare Artù di schiaffeggiarlo, ma sarebbe stata una cattiva idea farlo davanti al drago che era interessato in Merlino.
Artù decise quindi di dare un imbarazzato cenno con la mano. “Kilgharrah, è un onore conoscervi … pensavo non esistessero più i draghi.”
Data la rapida occhiata di Merlino ‘Hai veramente appena detto ciò’, capì che era la cosa sbagliata da dire.
“Devi ringraziare tuo padre per aver sradicato la maggior parte della mia razza. Sono incatenato qui come esempio per tutti gli esseri magici.” Disse Kilgharrah “ sono qui sotto da almeno vent’anni, sto cominciando a credere che Uther si sia scordato di me.”
Artù sapeva meglio. Uther non aveva dimenticato nulla, lo aveva già fatto in precedenza con altri prigionieri, lasciarli da soli a marcire nelle celle per farli impazzire. Artù abbassò la testa, vergognandosi di questo comportamento, ma poi si sforzò di guardare il drago negli occhi. Per la prima volta notò le catene. “ Mi dispiace …”
Kilgharrah lo interruppe immediatamente. “Quelle erano le azioni di tuo padre, non le tue.”
Artù, un tempo, era rimasto accanto a Uther con cieca lealtà nella guerra contro la magia, contro i maghi. Quanti innocenti erano stati giustiziati mentre lui guardava immobile? Quante volte aveva lasciato che il suo orgoglio, il suo bisogno di ottenere l’approvazione del proprio padre, lo aveva coperto dalla verità che si trovava davanti ai suoi occhi? Quanti avevano sofferto lo stesso destino di Kilgharrah?
Kilgharrah avvicinò la testa “Devo dedurre che la tua presenza qui significa tu conosca il segreto di Merlino.”
Art lanciò un ‘occhiata furtiva a Merlino che stava fissando i propri piedi nervoso. “Sì” disse.
“E che cosa farai con questa conoscenza?” chiese il Grande Drago.
Artù incrociò lo sguardi cin quello di Merlino, occhi illuminati da curiosità e rispetto. Non importa cosa decidesse, Merlino lo avrebbe accettato. Che tipo di conoscenti erano così volenterosi a morire l’un per l’altro? Artù si era già posto la questione ogni giorno da momento in cui Merlino aveva bevuto per lui il veleno. Che cosa erano loro? Amici? Possibile. Artù
 Aveva la sensazione di fidarsi di Merlino più di quanto Merlino si fidasse di lui. Improvvisamente la realizzazione colpì Artù. Il fatto che Merlino lo avesse portato dal drago era un test per la sua fiducia.
Riportò l’attenzione su Kilgharrah. “Spero di ottenere conoscenza” sulla magia … e su Merlino. E cosa era Merlino per me?
Kilgharrah tirò indietro la testa e diede una scrollata alle ali come ad approvare il piano.
In quel momento Artù sapeva cosa doveva fare. Era solo giusto. Che tipo di re desideri essere? Artù sapeva la risposta. Non voglio diventare come mio padre. Voglio essere me stesso. Artù raddrizzò la schiena e stette in piede orgoglioso. “Sei un prigioniero e come Principe di Camelot dichiaro che tu abbia sofferto abbastanza, anche troppo. Ti libererò.”
“Artù!” Merlino fece un passo avanti. “Non puoi fidarti di lui.”
Kilgharrah diede uno strano ringhio, come se volesse attaccare Merlino, eppure il suo idiota di un servo rimase fermo. Conosceva Merlino abbastanza bene da,finalmente, capire la sua reazione. Almeno sperava fosse corretta.
“Ha minacciato tua madre … o Gaius?” indagò Artù.
“Entrambi ….” Disse Merlino.
La rabbia ruggì dentro il petto di Artù. Chi osò ferire Merlino? Specialmente Unith, nonostante il breve tempo Artù l’aveva conosciuta e valutava la sua vita prima della propria. Era la madre di Merlino. E Gaius? Perché ferire il medico?
Lanciò un’ occhiataccia al drago, pronto a pretendere una spiegazione o a urlargli contro, per poi ricordarsi cosa aveva detto poco prima. Kilgharrah era l’ultimo della sua specie, suo padre aveva distrutto tutti i draghi. Artù provò a immaginare come dovesse sentirsi, imprigionato sotto lo stesso dell’uomo che aveva ucciso tutti i suoi cari. E se fosse una creatura magica e fosse costretto a guardare senza intervenire la magia sparire lentamente?
Vent’anni seduto solo con rabbia e dolore.
“I vostro destino …” cominciò Kilgharrah.
“Sei un egoista e ti importa solamente della tua vendetta.” Sbottò Merlino. Artù aveva intuito correttamente, il suo servitore personale si sentiva tradito. “ Non credi nel nostro destino, vuoi solo che accada per essere libero.”
Artù alzò la mano e Merlino fece un passo indietro. Abbassò il braccio al suo fianco e camminò fino al termine della rupe, il suo sguardo restò fisso e veritiero.
“Kilgharrah, ti libererò”
“Artù …” bisbigliò Merlino con disapprovazione.
Kilgharrah incontrò lo sguardo di Artù, incerto. “ Conosco la natura degli umani. Che cosa desideri in cambio?”
“ Non nuocere a Camelot o chiunque della popolazione.” Fece un respiro profondo.”Se desideri vendetta, allora offrirò la mia vita per farne ciò che desideri.”
“Artù!”
Le narici di Kilgharrah si dilatarono. “Cosa ci guadagnerei con la tua vita?”
“Distruggerai Camelot. Non lo sto dicendo per orgoglio sfacciato, ma ho visto quanto io sia importante per le persone e mio padre.” Artù deglutì.” E sono colpevole tanto quanto mio padre riguardo a ciò che è accaduto alla magia in questi anni.”
Kilgharrah inclinò la testa “ Come farai ad assicurarti che manterrò la mia parola?”
Artù sorrise debolmente e scollò le spalle. “ Può essere infantile e azzardato, ma in questi anni ho imparato che se vuoi sapere se puoi o no fidarti di qualcuno …. Fidati di loro comunque.”
Kilgharrah fissò Artù a lungo. Finalmente, bisbigliando, disse “ Sei veramente il Re del Passato e del Futuro.”
Cosa? Aveva giurato di aver già sentito quel titoli prima. Ma lui! Non c’era nulla di speciale in lui. Del Passato e del Futuro? Dal nome sembrava … terrificante. Artù allontanò quei pensieri. Allungò invece una mano. “Andata?”
Kigharrah allungò il collo fino a toccare con il muso il palmo della mano. Dèi. Artù non si era mai sentito così piccolo. La sua minuscola mano poggiata contro il naso del Grande Drago. Un ondata di magia lo attraversò appena entrarono in connessione. Sentì la tristezza, la rabbia, la solitudine, e anche, in qualche modo tra tutto quello, fiducia.
Kilgharrah si tirò indietro e ridacchiò. “Come sono cambiati i destini, non avevo mai capito che tu ,Artù, fossi una creatura magica come me.”
Artù rise con lui. “Non lo avevo realizzato neanche io. Ma Merlino è quello che possiede la magia.” Si girò verso il suo amico, che era fermo a fissarlo con orgoglio. “Non io.”
“Certamente, giovane Pendragon. Magari adesso che conosci il suo segreto il vostro destino può finalmente cominciare.”
“Destino?” Artù inclinò la testa al drago.
“Il destino tuo e di Merlino giacciono insieme. E per che cosa solo il tempo lo rivelerà.”
Lui e Merlino? Insieme? Aveva senso, e gli sembrava giusto. Non aveva veramente pensato molto a che tipo di re voleva diventare prima che Merlino comparisse. Ora che Merlino era qui … Artù sembrava difficile immaginarsi la sua vita senza l’uomo al suo fianco.
Aveva il presentimento che Kilgharrah sapesse di più sul destino di Artù di quanto non avesse detto. Nonostante desiderasse intensamente di sapere, non aveva il desiderio di conoscere i dettagli, per paura che non riuscisse a raggiungere le attese di Kilgharrah e di Merlino.
Artù strofinò le mani. “Allora, come facciamo a liberarti? Imaggino non siano normali catene quindi …”
Kilgharrah ringhiò. “Sono catene che possono essere rotte solo dalla magia forgiata dall’antica religione.”
Il cuore di Artù mancò un battito. Lui era stato forgiato con l’natica religione …
 Merlino assottigliò gli occhi pensieroso. “La spada che hai forgiato andrebbe bene?”
Spada?
Il drago alzò la testa riflettendo. “Hmmmmmm. È pericoloso, l’ultima volta ha permesso alla spada di finire nelle mani sbagliate.”
Merlino lo guardò male, aprì la bocca, guardò Artù, e ingoiò le proteste.
Ancora adesso stava nascondendogli alcune cose. Cosa doveva fare per ottenere la sua fiducia?
Kilgharrah rispose ad Artù. “ Hai sicuramente fornito prova del tuo cuore, giovane Pendragon, eppure bisogna ancora determinare la forza del tuo spirito. Aspetterò quel giorno. Solo quando ti riterrò pronto, potrai maneggiare la spada e liberarmi.”
Per qualche ragione Artù senti come gli stesse conferendo un grande onore. “ Sei sicuro di poter aspettare?”
“ Sono rimasto imprigionato qui per vent’anni. Cosa sono qualche anno in più?”
Artù alzò le sopracciglia. Doveva passare tanto tempo per dimostrare se stesso? Era il popolo incerto su di lui come Kilgharrah e Merlino? I suoi dubbi cominciarono a crescere. Cavolo. Artù aveva pensato di aver salvato le persono quando in realtà era Merlino da dietro la scena. Aveva mai fatto qualcosa di importante da quando Merlino era comparso?
“Ti prometto che ti libererò.” Giurò Artù, allontanando i dubbi.
Kilgharrah sorrise. “ Mi compiace sapere che tua sai della mia esistenza e che hai accettato Merlino. Forse sei veramente l’uomo che il destino ha predetto”.
 
“Non sei obbligato a unirti a me” disse Artù ancora una volta mentre lui e Merlino si dirigevano verso il cortile.
“Ti ho visto cadere addormentato durante queste riunioni.” Rispose Merlino, sforzandosi di tenere il passo con la camminata veloce di Artù. Era facile per lui camminare nel suo stesso castello, le persone lo lasciavano passare facilmente. Merlino continuava a scontrarsi con tutti. “Non ti ho mai visto prendere l’iniziativa con loro”
Artù lo guardò brevemente senza smettere di camminare. “Vuoi solo vedermi mentre mi rendo ridicolo”
“Lo fai ogni giorno” fu la rapida risposta di Merlino.
Artù trattenne un sorriso e scosse il capo. Girarono l’angolo e si diressero verso l’ala Nord del torrione di Camelot, avvicinandosi alla loro destinazione.
Artù notò Sir Leon avvicinarsi in senso opposto.
“Altezza” salutò Leon.
“Sir Leon”. Segnalò al cavaliere di entrare prima di lui. Tutti e tre entrarono nella sala del consiglio.
Geoffrey e Gaius erano già seduti alla tavola. Vicino alla sedia del re c’era … Artù trattenne a stento un gemito: Fynbar Hans.
Setosi capelli castani, naso perfetto, sorriso dritto, era considerato uno degli uomini più affascinanti di Camelot dalle signore della corte. Artù lo detestava. Merlino lo stuzzicava sempre mentre cercava di capire il motivo dietro quest’odio. Artù si divertiva a sentire le ridicole ragioni che s’inventava, ma non gli aveva mai rivelato la verità.
Artù considerava Fyn un rivale e un nemico. Fyn era un cugino due volte rimosso del ramo di Uther e un paio di anni più anziano di Artù. A quindici anni, Artù era già a capo dei cavalieri di Camelot. Fyn era uno di loro e Artù gli tolse la posizione un mese dopo aver ricevuto la sua.
Fyn era furioso. Era un cavaliere da tre anni e non sarebbe stato facilmente messo da parte soprattutto da un “moccioso viziato che ha sempre tutto a portata di mano”. Ritenne di conquistare con un combattimento la posizione, ma Artù lo sconfisse facilmente. Non era per mancanza di abilità, ma per l’attitudine di Fyn che Artù lo aveva dimesso.
Perché Uther non si era portato dietro anche Fyn?
Il padre di Fyn, Alec Hans, era un brav’uomo, un grande membro del consiglio. Era morto pochi mesi prima e Fyn ottenne il suo posto, semplicemente perché era nobile. Un uomo non dovrebbe essere considerato solo per il sangue.
“Principe Artù” salutò Fyn con un sorriso forzato, il suo fastidioso servitore, Lee era in piedi dietro il suo padrone.
Lo aveva sempre salutato così.
Seccava Artù. Diede un cenno di saluto come risposta e si sedette nella sedia opposta a quella di suo padre. Odiava come quella sedia fosse più alta di tutte le altre. Uther aveva sempre il bisogno di essere superiore agli altri. Artù non si sarebbe mai seduto in quel posto.
“Gaius. Geoffrey.” salutò Artù e Sir Leon si accomodò nel posto accanto.
Merlino, ringraziando gli dèi, era in piedi dietro di lui. Si sentì sollevato di averlo al suo fianco. Poteva fare qualsiasi cosa con Merlino dalla sua parte. Perché si sentiva così?
“Prima di iniziare ci sono delle problematiche che devono essere immediatamente affrontate?” chiese Artù. Non come faceva Uther che apriva il consiglio ai membri solo dopo aver detto e affrontato cosa voleva.
Sir Leon poggiò i gomiti sul tavolo e si portò in avanti. “Maestà, ho ricevuto notizie di banditi attaccare diversi villaggi sul confine.”
Prendi un gruppo di cavalieri e trova questi banditi è ciò che Uther avrebbe detto. “Che cosa suggerisci di fare?”
Leon batté le palpebre alla domanda. Si appoggiò allo schienale e riprese il controllo. “Manderei un gruppo di cavalieri a cacciare questi banditi. Comunque questi rapporti sui banditi sono aumentati negli ultimi mesi, vorrei suggerire di fermare in questi villaggi alcuni cavalieri .”
Artù si costrinse a non sorridere con orgoglio. C’era una ragione perché Sir Leon era il suo favorito. L’uomo sapeva cosa andava fatto. Visto, Padre, cosa accade quando fai pensare per sé le persone? “Qualcuno di cui ti fidi?”
“Sì”
“Mandali, e non ho dubbi che i viveri sono stati maggiormente rubati, raccogli qualche rifornimento dalle nostre scorte e ordinagli di distribuirli ai villaggi.” Disse Artù.
“È saggio?” Fyn chiese improvvisamente.
“Non sei d’accordo?” disse Artù.
“A malapena abbiamo abbastanza risorse da sfamare le persone della città. Sei al corrente che il raccolto è stato scarso quest’anno a causa della secca primavera”
Artù si ricordò il corpo di Peter e i suoi figli. Digrignò i denti. Certo che Artù ne era al corrente.
“Abbiamo a malapena abbastanza risorse da scambiare con Mercia e rientrare nelle condizioni dell’accordo.”
Il re Bayard era un uomo ragionevole. Ripensò a quando aveva salvato Merlino dal calice avvelenato. Artù era ancora rinchiuso nella prigione quando si era sparsa una malattia ed era finito a condividere la cella con il Re Bayard. Egli gli aveva detto che il futuro di Camelot era in buone mani perché Artù era un uomo sicuramente migliore di suo padre. Artù non era ancora sicuro di questo.
“Il re Bayard capirà se gli spieghiamo la nostra condizione, magari sarà volenteroso a spedirci dei rifornimenti.”
“Maestà” interruppe Gaius “Devo sottolineare che vostro padre non lo permetterebbe.”
Faceva ancora male il fatto che Gaius era ancora così fedele a Uther. Che cosa aveva su di lui? Si era chiesto perché Uther lo tenesse accanto, ascoltava raramente i suoi consigli.
Devi imparare ad ascoltare bene come sai combattere.
“E in oltre” saltò nuovamente nel discorso Fyn “ la corona ha poche monete. Non abbiamo abbastanza fondi per sostenere l’esercito di Camelot.”
Artù non approvava come non lo avesse considerato come proprio.
“Fymbar ha ragione.” Disse Geoffrey. “ Devo aggiungere che Camelot non è l’unico a soffrire il commercio quest’anno. Il re Alrik e il regno di Svealand hanno sofferto un attacco alle navi e hanno perso la loro ambra, come il pesce e le armi. Ricevevamo la maggior parte dei nostri profitti da quegli scambi.”
E questo sarebbe il momento in cui Artù non prestava più attenzione.
“Sono degli incoscienti barbari.” Sbottò Fyn.”Scegliere il loro re attraverso la guerra.”
Erano un paese di guerrieri, realizzò Artù. Perché non era nato lì? Preferiva parlare con la spada che attraverso le parole.”il re Alrik è nostro amico e alleato. Mio padre spera di fare pace con lui e gli altri quattro regni in futuro. Continueremo con il commercio anche se scarso.”
“Come proponi che io ottenga i soldi per sostenere Camelot? Facendoli apparire per magia?”
“La magia è proibita” lo riprese Geoffrey.
“Era una battuta.” Disse Fyn in modo condiscendente.
Uther aveva molte monete quando conquistò Camelot, la maggior parte venivano dai villaggi depredati lungo la strada. La Grande Purga aveva aumentato la sua ricchezza, ma la guerra contro la magia portata avanti da vent’anni era costata molto a Uther. Specialmente mantenere un esercito sempre pronto.
Fyn contrasse le labbra in alto. “Posso suggerire di aumentare le tasse, specialmente quelle dei nostri lord?”
E chi avrebbe sofferto di più? Il popolo. “ E causare una rivolta?”
Un ghigno malefico attraversò la faccia di Fyn, ma fu rapidamente nascosto. “Ho fatto alcuni calcoli. Principe Artù.” Il modo in cui diceva il suo nome poteva sembrare lo chiamasse bastardo. Fyn fissò in basso i suoi appunti. “Ho realizzato che ha vinto quasi tutti i tornei di Camelot da quando avevate tredici anni.”
“E allora?”
“Messi insieme tutto il denaro vinto sono circa centomila monete, è corretto?”
Artù alzò lo sguardo verso Lee. Senza dubbio qualsiasi risposta avrebbe dato, Lee avrebbe rapidamente fomentato i pettegolezzi del castello la sera stessa. Fyn cercava sempre di rovinare la reputazione di Artù davanti al popolo, ma soprattutto davanti a Uther. Artù aveva fatto controllare a Geoffrey anni prima, e Fyn aveva una possibilità di reclamare il trono, era improbabile, prima avrebbe dovuto vincere il consenso di tutti i lord e nobili.
Artù non era uno stupido. Se Fyn otteneva il consenso di Uther, sarebbe servito unicamente quello.
“Sì, è corretto.” Disse Artù. Se Fyn fosse riuscito a contare le vincite aggiungendo quelle dei tornei esterni a Camelot dove si era presentato come una persona comune, dove erano accolti a partecipare tutti e non solo i nobili, la somma totale arriverebbe vicina a sei milioni.
“Magari è vostro dovere come Principe di Camelot donare le vostre vincite per permettere a Camelot di continuare a prosperare.”
Non mi fiderei mai ad affidare le mie vittorie a un codardo senza spina dorsale come te. Artù stava salvando quei soldi … per far avverare un sogno infantile quando sarebbe diventato re. Artù si schiarì la gola e raddrizzò il colletto. Se c’era una cosa in cui era bravo, era far finta di essere un idiota. Aggiunse un colpo di tosse. “Ahem, temo di non averli.”
“Perdonatemi?”
“Li ho persi tutti alla taverna.” Si girò verso Sir Leon. “Perdo sempre tutti i miei soldi contro i cavalieri.”
Sir Leon assottigliò gli occhi, riconoscendo la bugia, eppure decise di dargli corda. Si girò verso Fyn. “È vero. Ho dovuto vietare ad Artù di scommettere con i suoi uomini per questo motivo.”
“Peccato …” disse Fyn con un tono colmo di soddisfazione.
Divertiti a condividere questo pettegolezzo. E sono sicuro che mio padre verrà a saperlo in qualche modo.
Gaius e Geoffrey fissarono stupefatti Artù.
E il consiglio continuò ad andare peggio da quel momento in poi. Artù fu costretto a interrompere scambi commerciali con due re per permettere a Uther di avere fondi durante il suo regno. Un re povero non resta al potere a lungo. Gaius intromise la questione della malattia che si stava espandendo nella città bassa e Artù accettò a malincuore di custodirli lontano dal palazzo. Geoffrey aggiunse che Cenred voleva una guerra, specialmente quando scoprì che Artù aveva aiutato a difendere Ealdor, e pretendeva un pagamento per aver oltrepassato il confine. Dopo aver risolto questa questione con l’aiuto di Leon, egli accennò come un gruppo di cavalieri si stava avvicinando a diversi accampamenti di druidi. Artù gli disse di frenare gli uomini, impedirgli di attaccare e stare attenti.
Artù dimesse finalmente il consiglio e rimase seduto nella sua sedia mentre gli altri uscivano. Non voglio diventare Re. Se questo è com’è normalmente …
“Artù?”
Artù smise di massaggiarsi la tempia e guardò in alto a Merlino, che era rimasto in piedi fermo per tutto il tempo. Guardò dietro al servitore per controllare che le porte siano chiuse.
“Che foresti tu?”
Le sopracciglia di Merlino si aggrottarono.
“Se fossi me” spiegò Artù, “Come faresti a far prosperare Camelot?”
Merlino pensò per un momento. Si morse le labbra incerto se dirlo.
“Con la magia?” disse Artù strofinandosi il labbro inferiore.
“Artù devi capire che le nostre terre sono costruite sulla magia. Albion è magia. Penso che abbiamo smesso di comprendere come dovremmo utilizzare la magia. Non per la religione o il potere. Se potessi, utilizzerei la mia magia per portare la pioggia o rafforzare il raccolto. La utilizzerei per migliorare le difese delle mura di Camelot …”
“E cosa riguardo ai villaggi esterni? Come li proteggeresti?”
Merlino sembrò colto alla sprovvista. “Con campi di forza? Devo controllare.”
“Quando …” Artù deglutì. “ Quand’è che la magia richiede un prezzo da pagare?”
Questa volta Merlino lo fissò. Si sedette accanto a lui. “ Che cosa c’è?”
“ Sono nato dalla magia, Merlino …” Artù sospirò “Non so i dettagli. Non so se sia vero, ma … conosci come viene bilanciata l’Antica Religione?”
Le sopracciglia di Merlino si corrucciarono profondamente mentre rifletteva e si alzarono realizzando la verità. “Per creare una vita, un’altra deve essere sostituita.” Si coprì la bocca. “Tua madre?”
“ Se è vero … puoi credere che ipocrita diventa mio padre? Tutte quelle vite …” Artù si alzò di scatto e camminò verso le finestre. “Tutti loro morti … così che io vivessi. Dov’è l’equilibrio in questo? Cos’è una vita senza importanza rispetto a dieci mila?”
“Artù …”
“ Come posso fidarmi della magia Merlino? Come posso fidarmi che le persone non ne abusino?”
“Cos’è di così diverso rispetto ai nobili che abusano del loro potere?” interruppe arrabbiato Merlino.
Artù si girò lentamente verso Merlino, lo trovò in piedi con i pugni serrati lungo i fianchi.
“ Tu qualche volta abusi del tuo potere. Come posso fidarmi di quelli al potere se vedo abusarne ogni giorno?”
È per questo che non ti fidi di me? Mi approfitto sempre dei miei poteri? Artù sapeva che bulleggiava i servitori, ma era solo per spettacolo, per provare a Uther che Artù era come tutti i nobili, che era un Principe.
“Ci sono giorni in cui penso di approfittarne per trasformarti in una rana … o riempire di verruche qualcuno dei tuoi cavalieri, persino far inciampare Fyn. Non lo faccio. Perché ho scelto molto tempo fa di smettere di utilizzare i miei poteri per scherzi stupidi e sfruttarlo per il bene assoluto.” Sospirò e fissò determinato negli occhi Artù. “Per voi.”
Com’’è che Merlino era così leale nei suoi confronti eppure non si fidava di lui?
“La magia non sempre richiede un prezzo. Può essere un dono, Artù. Può curare, far crescere cose, salvare vite … esiste la bellezza in questo. Magie più forti, a volte richiedono di esser equilibrate. Sto ancora imparando su questo.”
Artù fissò il cortile sottostante. I dettagli del consiglio gli correvano nella testa.
“Artù?”
“Hmmm?”
“ Hai veramente scommesso tutti i tuoi soldi del torneo?”
Artù nascose un sorriso dietro la mano. “Che cosa pensi?”
“Che non ti fidi di Fyn. Lo capisco, ma non credi di doverlo dare al tuo popolo?”
Che cosa deve far per ottenere la fiducia di Merlino? Dovrei dirgli del mio sogno di quando ero bambino? “Sono sicuro che ti ricordi di Ealdor, quando mio padre si è rifiutato di inviare uomini ad aiutare il tuo villaggio.”
Percepì la confusione di Merlino. “Erm, comprendo la scelta, la sua alleanza con Cerned …” sospirò “ Stai tentando di cambiare soggetto?”
Artù poggiò la testa sul freddo vetro. “Ci fu un episodio simile quando ero un bambino. Hai mai sentito parlare del villaggio di Manau?”
“No.”
“era un piccolo villaggio nella periferia del regno di Olaf. Avevamo diversi rifugiati chiedere asilo tra le mura di Camelot e pregarono mio padre di salvare il loro villaggio. Artù chiuse gli occhi ricordando quel giorno. “Quel villaggio era il doppio di Ealdor, i soldati che erano stati dimessi da Olaf stavano depredando il villaggio, violentando sia uomini sia donne, torturando chiunque, persino i bambini. Eppure mio padre dichiarò che Manau non era nei confini di Camelot e quindi non era nei nostri interessi aiutarli.”
Merlino non disse nulla. Artù poteva sentire il suo respiro, sapeva che il suo servitore stava ascoltando.
“Fu la prima volta che entrai apertamente in disaccordo con mio padre. Avevo …. Dieci anni? Undici? Gli dissi che si stava compiendo un’ingiustizia e che era nostro dovere, e un compito dei cavalieri, combattere contro di essa.” Artù rise amaramente. “Mio padre mi disse che avrei capito una volta diventato re.”
“Artù …”
“ Ero grande abbastanza da capire che ci volevano soldi per mandare avanti un regno, così da quel momento in poi ho cominciato a conservare tutte le mie vittorie così che, una volta diventato re, avrei conquistato tutta Albion e protetto tutte le sue persone dall’ingiustizia.”
Ci fu un rapido inspiro.
Artù alzò la testa dal vetro e guardò Merlino che era diventato bianco come la neve.
“Merlino?”
“Vuoi conquistare tutta Albion?” la voce di Merlino era flebile.
Artù roteò gli occhi. “ Ero piccolo Merlino. Non voglio conquistare più nulla.” Non voglio essere come mio padre. “ripensandoci, unire tutta Albion, unire tutti i regni sotto un unico stemma pacifico così che non possa più accadere una situazione come Manau p Ealdor.”
Merlino lo guardò come fosse convinto che Artù sarebbe riuscito a fare tutto ciò. Lo sguardo di fiducia totale.
Artù si schiarì la gola. “È un sogno infantile.”
“No!” disse rapidamente Merlino.
Artù alzò il sopracciglio.
“Erm, non, non lo è. Credo tu possa farlo.”
Artù corrugò la fronte. Questa volta enunciò la domanda ad alta voce. “Perché credi in me così tanto?”
Merlino sorrise soltanto.
Cavolo. Artù voleva una risposta chiara e diretta. Provò a ricordare esattamente quando Merlino aveva cominciato a dargli quello sguardo fiducioso. Batté le palpebre quando ricordò. Quando Merlino gli aveva rivelato dei serpenti di Valiant e dello scudo, Artù gli aveva detto che gli credeva e Merlino gli aveva rivolto lo stesso sguardo di adesso.
“Andiamo.” Disse Artù. “ Mostrami ancora la tua magia.”
 
Artù si ritrovò sveglio prima dell’alba. Non è che stava riposando molto bene infondo. Sapeva che Merlino si sarebbe alzato tra un paio d’ore per svegliarlo.
I pensieri gli affollavano la mente.
Tutto era cambiato, eppure era un cambiamento che Artù invitava. Un cambiamento a fin di bene. Un cambiamento che Artù voleva.
Si tolse le coperte e fissò fiori dalla finestra il cielo ancora scuro. Si strofinò il labbro inferiore.
Che tipo di re desiderava essere?
Perché questa domanda continuava a perseguitarlo? Tormentarlo?
I prossimi mesi saranno una prova per Artù, lo sapeva bene.
 Ho bisogno di dimostrare a me stesso che sono pronto a essere re … e al mio popolo. Artù sperava che fosse successo al trono tra molti anni, eppure parlare con Merlino sulla magia, avere Merlino rivelare ancora di più i suoi poteri …. Per quanti anni può ancora Artù guardare le persone con la magia essere perseguitate e assassinate da suo padre, per essere semplicemente quello che sono?
Come può Merlino stare a guardare e mantenere ancora un cuore d’oro, avere ancora fiducia in Artù?
Può Artù facilmente guardare suo padre continuare a regnare quando il suo cuore desiderava un regno giusto per tutti quanti? Un posto dove tutti, nonostante lo stato, sono trattati egualmente.
Artù sapeva di dover dare l’esempio per primo. Aveva cominciato con Merlino senza rendersene conto. Era tempo di espandere ciò.
Si vestì con una semplice tunica rossa e pantaloni marroni. Merlino sarebbe stupido di scoprire che Artù aveva cominciato la giornata senza il suo aiuto.
Sapeva che Sir Leon in questo momento stava organizzando il campo di allenamento. Artù aveva mattinata libera perché doveva prepararsi ad accogliere le richieste del popolo nella sala del trono a mezzogiorno.
Prese una mela dalla ciotola mentre s’incamminava fuori dalla camera.
Le prime luci illuminavano il cielo quando Artù cercò la coppia che aveva adottato i figli di Peter, Donna e Ben.
Ben era fuori in cortile, a torso nudo, e intento a spaccare la legna.
“Buon giorno Ben” salutò Artù.
Ben sobbalzò “Mio signore?” abbassò l’ascia.
“Chiamami Artù” disse il principe. Si strinsero la mano come saluto, e Artù si sforzò di non pulirsi lo sporco passato sul suo palmo. “Come stanno i bambini?” chiese.
“Anna si sta adattando meglio di Cian. Quel bambino sparisce per ore a volte. La mia povera moglie si preoccupa per lui.”
“È in lutto … e arrabbiato … con tutte le ragioni.” Artù tirò fuori dalle tasche un piccolo sacchetto. “Questo dovrebbe aiutare a coprire le spese per qualche mese.”
Ben rimase a bocca aperta. “Maestà …”
“Artù.”  Rimarcò.
“Artù … non posso prenderlo.”
“Prenderlo? Psh, sei un ciabattaio, giusto? Sto comprando tutte le scarpe e gli stivali che posso.”
“Sono abbastanza per un esercito …”
“Considerali un pagamento in anticipo. I miei cavalieri hanno bisogno di nuovi stivali, tutti quanti.”
Gli occhi di Ben luccicarono e agitò la sacchetta nella mano. “Sai come rendere orgoglioso un uomo del proprio lavoro vero? Sei un bravo ragazzo.”
Artù trasalì. Odiava i complimenti, lo rendevano sempre a disagio. Si massaggiò il collo nervoso. “Non è niente, davvero. Specialmente perche …” Sono il motivo per cui devi nutrire quei due bambini.
Ben sospirò e strinse le spalle di Artù. “Dobbiamo tutti fare il nostro dovere. Il vostro appare solamente molto più grande.”
Artù controllò i progressi dei suoi cavalieri. Colse lo sguardo di Leon e gli diede un cenno con la testa, contento dei loro progressi.
Doveva esserci una festa la sera stessa, come accadeva sempre una volta alla settimana con i nobili e i cavalieri.
Decide quindi di fermarsi nelle cucine. Quando raggiunse la porta, un servitore inciampò fuori.
George oppure era Gaylord il nome?
Gli occhi di George era spalancati dalla paura e quasi buttò a terra Artù. “Ah, Maestà … Lord Sully”
Un mestolo volò fuori e George lo evitò a malapena. Corse via.
Che diavolo? Sapeva che Audrey, la capocuoca, aveva pochissima pazienza. Aveva schiaffeggiato le sue mani qualche volta quando tentava di rubare i suoi dolcetti al miele. Lo terrorizzava parecchio.
Artù entrò in cucina. C’erano colonne di fumo ovunque e lei era intenta a sventolarle con uno straccio. Era madida di sudore e molto agitata.
Artù ingoiò la paura e chiese “Audrey, è tutto …”
“Esci subito, George. E dì a Lord Sully di mandare giù con del vino il suo pollo estremamente asciutto!”
Artù si abbassò per evitare un blocco di formaggio.
La capocuoca spalancò gli occhi quando lo notò. “Maestà! Oh! Mi perdoni …. Ho pensato ….”
Aveva un rimprovero sulla punta della lingua ed era pronto a mandarla alla gogna per l’intera giornata. Questa era la reazione che Uther gli aveva inculcato. Che tipo di re desiderava essere?
Guardò meglio la sua faccia. Era rossa e sembrava sul punto di scoppiare in lacrime.
“Che cosa è successo?” uscì invece dalla sua bocca.
“I miei aiutanti sono a casa. C’è una malattia che si sta spargendo nella città bassa, i miei ragazzi …” la voce si affievolì quando si rese conto con chi stava parlando. “Il banchetto sarà pronto per l’imbrunire, mio signore.”
Artù le gesticolò che non era questo l’importante. “Hai bisogno di mani in più?”
“Magari se riusciste a prestarmi un paio di servitori …”
Artù si arrotolò le maniche. “Mettimi al lavoro.”
Audrey sbiancò “Maestà ….”
“Sei tu al comando, coraggio.”
La sua bocca non pronunciava parole. Si guardò intorno alla stanza, come se fosse tutto uno scherzo. La cuoca strinse le labbra in una sottile riga e disse “Molto bene.”
Così, lo mise al lavoro. Audrey lo riprendeva quando faceva qualcosa di sbagliato, lo colpiva sulle mani con il cucchiaio quando impastava male il pane, e lo prese in giro quando pianse tagliando le cipolle.
Per la prima volta nella sua vita, Artù era contento di seguire gli ordini di un altro, di non essere al comando. Era diverso rispetto a Uther. Quando Audrey gli diceva di fare qualcosa ,Artù non si sentiva obbligato a farlo. Lo faceva, perché voleva farlo.
Mentre il tempo passava, Artù trovò Audrey parlare a vanvera in continuazione. Aveva dieci figli, due erano entrati nell’esercito, due si allenavano per diventare cavalieri, un atro era un carpentiere e gli altri cinque erano ancora piccoli.
La cosa che Artù notò maggiormente era la passione per il suo lavoro.
“Ecco, assaggia questo.”
Artù si allungò e provò il brodo dal cucchiaio allungato.
“Oh, è buono. Brodo dello stufato di cervo?” disse Artù, riconoscendo il sapore.
“Il segreto della mia ricetta è il vino speziato.” Disse Audrey mescolando nella pentola.
“Non lo dirò a nessuno.” Scherzò Artù.
Gli schiaffeggiò il braccio. “Comunque, per far smettere ai miei figli di rubare le mie tortine al miele gli ho detto che nell’impasto ci univo anche piedi di ratto.” Si mise una mano sul fianco, l’altra continuava a mescolare. “Un giorno sono tornata a casa con una pila di topi morti. I miei ragazzi erano ansiosi di aiutarmi.” Alzò il cucchiaio indicando Artù. “Questo t’insegna a non mentire ai tuoi figli.”
Artù rise. Come poteva suo padre credere che i nobili e la sua stessa vita fossero più importanti di quelle dei servi, dei paesani? Avevano ognuno la propria nobiltà nell’anima. Audrey, nonostante il carattere focoso, ci teneva. Aveva fatto un commento prima, senza riflettere, su come Uther le faceva lanciare ai cani i resti dei banchetti, tutto cibo che poteva essere dato alle persone, agli orfanotrofi, uno spreco enorme. Si era calmata dopo di ciò, paurosa di aver detto qualcosa fuori luogo, ma non ci impiegò molto a convincerla a continuare il discorso.
Artù aveva imparato che se solo ascoltasse, tutti avevano la propria idea su come si potessero migliorare le cose e creare un regno migliore. Perché circondarsi da nobili? Perché circondarsi di persone solo per potersi sentire superiore? Artù si sarebbe volentieri circondati di persone più intelligenti di lui, più compassionevoli di lui perché come altro avrebbe ottenuti ispirazioni e idee per migliorarsi? Che ne sapeva meglio che le persone comuni?
“Artù ….”
Artù alzò di scatto la testa verso l’ingresso, e vide Merlino. Dal modo in cui era in piedi, era ovvio che li stesse osservando da parecchio tempo.
Artù realizzò come appariva ridicolo, coperto di farina, capelli sporchi dal fumo, guancie segnate dalle lacrime per le cipolle. Arrossì, come se lo avesse scoperto in un momento intimo, facendo qualcosa che un principe non dovrebbe fare, parlare con un servitore, prendere ordini da qualcuno più in basso di lui.
Poggiò giù il coltello, insicuro su come salvare la faccia.
Merlino tossì nella mano, e Artù si chiese se stesse nascondendo una risata. “ Ti …. Ti stanno aspettando nella sala del trono.”
“Giusto …” Artù doveva darsi una ripulita prima. Si girò verso Audrey, sentendo il dovere di chiederle il permesso prima di andarsene,
Gli diede uno schiaffo sul sedere e lui sobbalzò agitato. “ Vai ragazzo, ho tutto sistemato.”
Si pulì le mani nella tunica, spargendo farina sul rosso. “Audrey, se non è troppo. Potresti trovare qualcuno di affidabile per distribuire gli avanzi della festa a che ne ha veramente bisogno? Confido tu sappia dove devono andare.”
Lei sorrise. “Posso trovare la perfetta persona, maestà.”
“Artù.” La corresse.
Il suo sorriso crebbe “Artù.”
Artù si schiarì la gola, batté le mani e poi si unì a Merlino. S’incamminarono lungo il corridoio, verso le camere di Artù. In nessun modo poteva ricevere le persone conciato così.
Diede un’occhiatina storta a Merlino. “Levati immediatamente quel sorriso dalla faccia, Merlino”
“Che rara visione, il Principe Ereditario di Camelot schiavizzato nella cucina.” Merlino fissò Artù dall’alto al basso. “Non siete sotto incantesimo vero?”
“Sono un cavaliere” disse Artù “ Ho giurato di proteggere e aiutare i deboli.”
“Oooooh, quindi era quello?”
“Sì.”
Ci fu silenzio.
Poi.
“Hai della farina nei capelli.”
“Stai zitto Merlino.”NA: BUONE FESTE A TUTTI! Per festeggiare il Natale (anche se in ritardo) eccovi qui la terza parte di questa storia, grazie a tutti quelli che la hanno messa tra le storie preferite o seguite, continuate a leggere e, soprattutto, COMMENTATE!
 
Capitolo 3 : Un tipo di re.

 
Artù entrò nelle camere di Morgana e la vide intenta a piegare un vestito viola nel suo baule. Lei alzò la testa e lo guardò arrabbiata.
“Sei venuto a esprimere la tua gelosia nel fatto che tuo padre mi abbia ceduta a un altro pretendente?” disse, la sua voce schioccante come una frusta.
Artù notò Ginevra che organizzava ordinatamente i gioielli di Morgana. “Ginevra, potresti darci un po’ di privacy?”
Morgana tenne la testa alta e incrociò le braccia.”Non ci sono segreti tra me e Ginevra.”
Una bugia, Artù lo sapeva, ma tenne la bocca chiusa.
Ginevra fece una piccola riverenza come per scusarsi prima tornare ai suoi compiti.
“Mi dispiace per questo.” Disse Artù decidendo il modo migliore per cominciare.
Morgana le derise.”Perché? Perché il mio matrimonio dovrebbe essere beneficio tuo e non mio?”
Perche doveva sempre attaccarlo come fosse un nemico? Era sempre così tutte le volte che era arrabbiata con Uther. Artù doveva sempre subire le ‘scottature’ della sua furia.
“Non sono quello che lo sta costringendo a farlo e …”
“Magari no, ma apprezzo tu difenda il mio onore.”
Artù si pinzò la base del naso, mordendo l’infantile risposta del ‘ma io ho difeso il tuo onore’. Non c’era modo di parlarle mentre era in quest’umore nero, specialmente quando lo dirigeva contro di lui. Abbassò la sua mano e andò dritto al punto. “Volevo augurarti di viaggiare al sicuro. Anche a te Ginevra.”
Ginevra sorrise dolcemente e annuì con la testa. Si riportò dietro l’orecchio una ciocca di capelli. “Buona fortuna nel governare al posto di vostro padre mentre via.”
Artù rispecchiò la sua espressione. “Grazie, mi servirà” ritornò a Morgana.” Desidero poter oltrepassare le leggi di mio padre, ma se trovassi un pretendente, spero sia ala tua altezza.”
C’era una leggera tirata all’angolo della bocca di Morgana che poteva persino essere scambiata per un sorriso.
Camminò vicino a lei e la tirò in un abbraccio, la sua mano le strinse il collo mentre le portava il volto contro il petto. Sentì immediatamente il legame magico, la connessione. La sua paura era cresciuta. “Spero che non avrai più incubi.” Bisbigliò. “ Spero che i tuoi sogni siano ricchi di luce.” La sua pelle fece fremere la sua mano, e si costrinse a non tirarsi indietro. Che cosa era successo?
Si lasciarono.
“Spero che Merlino tenga il tuo ego sotto controllo mentre siamo via.”
Artù rise.”Penso sia già pronto a questo.” Diede un piccolo cenno con la mano a Ginevra prima di incamminarsi verso la porta.
“Artù …” Morgana lo chiamò ancora.
Si girò a guardarla.
“Non dimenticarti mai chi sei … non sei tuo padre …” gli disse.
Artù assottigliò gli occhi in confusione. Sembra quasi sapesse di più di quanto non gli paresse, come fosse un avvertimento. Che tipo di magia aveva Morgana? Sapeva di possederla? O era come lui, incerta e confusa? Era nata con essa? Doveva essere così, perché sapeva che con Uther in giro non poteva averla imparata neanche per contraddirlo. Si costrinse a ricordare i sogni di Morgana. Ce n’era uno in particolare che riportò alla mente, quello che era più evidente era la sua paura prima di andare a combattere contro la Bestia Errante. Lo aveva sognato? Giurò che quando sarebbe tornata le avrebbe confessato che sapeva che lei possedeva la magia e che la supportava. Non l’avrebbe più abbandonata.
 “Non lo farò. Vi vedrò entrambe domani mattina.” Sbatté la mano sulla porta prima di uscire.
 
“ Aspetto che il regno rimanga in piedi mentre sono via,” disse Uther seduto sul cavallo.
Artù sapeva che suo padre stava scherzando, ma in qualche modo il rimprovero era pungente. “ puoi dormire tranquillo padre. Cameo è in buone mani.”
“ Dovrei tornare tra un paio di mesi.” Uther si allungò in avanti, le sue parole dirette solo ad Artù. “Rendimi orgoglioso.” E batté la mano sulla spalla di Artù.
Persino la frase più da padre sembrava un ordine nelle orecchie del principe. Le sue labbra si assottigliarono. “Lo farò, Padre.”
Uther tirò le redini e cavalcò davanti al gruppo. Nessun addio, nessun avviso preoccupato. Solo il solito Rendimi Fiero. A volte sembrava che qualcosa impedisse a Uther, con tutte le sue forze, di amare Artù come tutti gli altri padri. L’unica volta che sembrava mostrare preoccupazione era quando la vita di Artù era in pericolo. O lo faceva solamente perché la madre morì davvero per darlo alla luce e quindi la sua morte avrebbe reso insignificante il sacrificio? Lo incolpava della morte della Madre? Era colpa sua?
Artù aspettò che gli altri cavalieri, servitori, e membri del consiglio cavalcassero o camminassero via, molti indossando il marchio rosso di Camelot. Vide Morgana e Ginevra rispettivamente sui propri cavalli,mentre chiacchieravano tra loro. Catturò lo sguardo di Morgana e lei gli diede un semplice cenno con la testa come saluto.
Sembrò strano. Per la prima volta nella vita cameo era unicamente nelle sue mani, una sua responsabilità.
Ogni decisione sarebbe stata unicamente sua.
Che tipo di re volva diventare? Artù sapeva che questo era il momento decisivo, una sua prova. Qualsiasi azione decidesse da questo momento in poi avrebbe deciso il suo futuro. Non era stupido, sapeva che suo padre avrebbe potuto ancora regnare per altro vent’anni. Cavolo, Artù poteva morire prima ancora di diventare re. Non faceva male prepararsi, essere pronti. In caso il suo tempo fosse veramente giunto.
Artù non aveva mai detto a nessuno la verità: lui non voleva diventare re.
Tutti ne parlavano come fosse un grande onore, dei cambiamenti che avrebbero portato nel regno, e persino, nel mondo, come ne avevano voglia. Si era sempre chiesto che mai avrebbe desiderato essere re. Suo padre conquistò il regno spargendo sangue. Sangue che continuò a scorrere per tenersi Camelot. Artù non voleva quel tipo di potere sulle persone. Con una parola e tutti avrebbero fatto il suo volere. Avrebbe scambiato quel potere in un batter d’occhio.
Guardò, seduto sul cavallo, suo padre e la compagnia scomparire lungo la strada nella fitta foresta.
Artù girò la testa e vide Merlino, anche lui a cavallo, accanto a lui. Avevano una lunga conversazione davanti a loro. Dopo le rivelazioni del giorno precedente, Artù era dovuto andare da suo padre e discutere i mesi successivi.
“Andiamo?” chiese Artù.
“Dopo di voi, altezza.” Canticchiò Merlino.
Artù gli lanciò un’ occhiataccia.
 
“For … Forbanian” balbettò Artù. Si guardò il palmo della mano con aria di attesa.
“No” ridacchiò Merlino. Estese il suo palmo.”Forbearnan” Una fiammella si accese e galleggiò nelle mani di Merlino.
Artù era affascinato dal modo in cui gli occhi Merlino diventavano d’oro quando pronunciava un incantesimo. Solitamente, quando vedeva occhi d’orati, qualcosa di pericoloso si dirigeva sulla sua strada. Gli occhi d’oro sembravano fatti apposta per Merlino più di ogni altra cosa, come facessero parte del mistero che lo circondava da sempre.
Il fuoco sparì e Merlino lo incitò a riprovare.
Erano nelle camere di Artù, la porta chiusa a chiave. Merlino mostrò alcune sue abilità e poi decise improvvisamente di insegnare al principe.
“Fobearnan” disse Artù. Niente.
Merlino sembra quasi deluso.
Artù sospirò. “Non sono come te Merlino. Mi è stato detto che non posso fare incantesimi o magie.”
Merlino aggrottò le sopracciglia. “ Ma sei magico, come puoi non riuscirci?”
Artù rise apertamente. “ A quanto pare sono una tipologia rara.”
Merlino continuò a pensare intensamente
Artù gli fece un cenno di fermarsi. “ Basta con questo, Merlino. Non continuare a preoccuparti.” Era quasi sollevato e contemporaneamente deluso che non era riuscito a far apparire niente. “Dimmi. Quali magie hai compiuto a Camelot?”
“A parte salvarti la vita?”
Artù arricciò le labbra, affatto divertito.
Merlino si rilassò sulla sedia davanti al tavolo di Artù, sembrando molto più vecchio. Lo fissò negli occhi per molto tempo e Artù iniziò a sospettare che non gli avrebbe rivelato nulla. Finalmente prese un bel respiro e cominciò con il loro primo incontro.
“Sapevo che quei ganci e secchi si era mossi per conto loro.” Artù scosse il capo con falso disaccordo. “Hai barato.”
“Mi hai detto di esservi allenato a uccidere fin dalla nascita, stavo solo eguagliando la battaglia.” Ribatté giocosamente Merlino.
Artù ridacchiò e ascoltò. Ascoltò come Merlino aveva usato la magia per salvare Artù ed era stato ricompensato diventando il suo servitore personale. Ascoltò come usò la magia per convincerlo dei magici serpenti nello scudo di Valiant. Po sull’ afanc e di come salvò la vita al padre di Ginevra, Artù nascose che quando aveva confessato di essere stato il mago che aveva salvato Ginevra, lo sapeva già. Si era comportato come un babbeo per molto tempo. Poi Merlino gli raccontò di Lancillotto e del Grifone.
“Aspetta, Lancillotto sa della tua magia?”gridò Artù. “TI sei fidato di lui prima che di me? Uno sconosciuto rispetto a me?”
“Non gliel’ho detto, Artù” la voce di Merlino era delicata. “L’ha scoperto, come te, per conto suo.”
Artù decise di lasciar correre, ma l’amarezza e la gelosia continuavano a restargli dentro.
Ascoltò su Edwin Muirden, su Sofia e i Sidhe (“Sapevo non eri abbastanza forte da mandarmi al tappeto!”” È questo che ti preoccupa di più, non della ragazza che voleva stregarvi?”), si Mordred, eppure Artù sapeva che gli stava nascondendo ancora qualcosa su quest’argomento, quando non gli rivelò perché fosse in ritardo ad aprire i cancelli, riguardo a Ealdor. Poi Merlino cominciò a divincolarsi sulla sedia.
Artù si chiese cosa accadde nei mesi successivi a Ealdor. Uther e Morgana erano stati attaccati dagli uomini di Taurien dopo che il padre di Ginevra morì. Scacciò via la memoria di aver approvato il piano di Uther di liberare Morgana dalla prigione, dimenticandosi di aver promesso di non rivelarlo a nessuno. Artù sobbalzò al ricordo.
Che cosa successe dopo … oh, “Come mi hai salvato dalla bestia errante? Il morso doveva uccidermi, eppure non l’ha fatto.”
Merlino abbassò lo sguardo. “Io … io non posso parlarne.”
“Non ti fidi ancora?”
Merlino si guardò le mani. “ È solo che … non sono ancora riuscito ad accettare cosa è accaduto e non sono pronto a parlarne.” Guardò in alto ad Artù e la sua faccia sembrò deprimersi all’espressione del principe. “ Artù … non sei tu il problema.”
“C’è qualcosa che mi stai nascondendo,” lo incalzò Artù.
Merlino aprì la bocca per protestare.
“sembra come stessi andando da qualcun altro oltre che da Gaius per ricevere consigli magici.” Chi? Morgana? Eppure Artù sapeva fosse poco probabile. C’era un altro mago che viveva qui, a Camelot, proteggiendoli?
Merlino sobbalzò. “Ho giurato di non vederlo mai più. Mi ha ingannato e ho paura di non potermi più fidare.”
Quindi non sono l’unico ad avere problemi a fidarsi. Artù sospirò. “ Sembra che ti abbia aiutato molto in passato.”
“Solo per interesse personale.” Replicò Merlino, scocciato.
Suona come mio padre. Artù si tirò indietro sulla sedia. “Comunque ti ha aiutato”
“Solo a costo delle persone cui tengo.”
Stiamo parlando di mio padre? Artù voleva chiedere, invece disse “Alcune persone possono diventare cieche alle conseguenze che le proprie azioni causano a quelli che li circondano. Non penso siano intenzionato a ferire gli altri, ma diventano così focalizzati sul loro obiettivo che non gli importa di nient’altro.”
Quello che aveva detto gli aveva fatto pensare a Uther. Era suo padre un uomo malvagio? No. Ignorante, sbagliato e cieco, sì. E adesso Uther aveva passa questi tratti ad Artù. Non voleva diventare come suo padre. Questa era la sua più grande paura.
Merlino si tirò indietro, sorpreso dalle parole di Artù. “Wow … uh…”
Artù sorrise. “ Cosa?”
“Sei più intelligente di quanto sembri” scherzò Merlino.
Artù lo guardò male, scontento di avere le proprie parole ritorcesi contro. Sapeva che Merlino lo credeva tonto, magari erano entrambi bravi in questo, pretendere di essere stupidi.
Merlino si divincolò nella sedia. “Forse dovresti incontrarlo.”
Artù s’indicò “ Io? Il Principe Ereditario, incontrare un altro stregone?”
“ Non è esattamente uno stregone.”
Artù aggrottò le sopracciglia.
Merlino ridacchiò malignamente, perso nei propri pensieri. “ In un certo modo il tuo destino è nelle sue mani.”
Dopo pochi minuti, Artù accettò esitante. Era libero per la restante mattinata, comunque. Quindi Merlino lo portò nelle cripte, sgattaiolarono oltre le guardie e si diressero verso un corridoio inusato.
Decise di iniziare un nuovo regime nella sua testa per tenere sempre all’erta le guardie. Sapeva che la maggior parte del tempo era la noia e la reclusione che li rendeva pigri sul lavoro. Forse avevano bisogno di avere sempre qualcuno che cercava di oltrepassarli e rilevare le debolezze nella difesa di Camelot.
“Artù?”
Artù ritornò al presente. Merlino stava tenendo in mano una torcia e lo guardava preoccupato.
“Stai qui, aspetta che ti chiami.” Disse Merlino prima di dirigersi nel corridoio attraversando la buia entrata.
Il cuore di Artù batteva forte contro il petto. Che razza di mago si nascondeva in una buia segreta di Camelot? Gli si strinse lo stomaco e Artù seppe che on voleva conoscere la risposta. Si sforzò di udire cosa stava succedendo quando sentì una voce profonda e vellutata provenire dalla caverna.
“Cosa c’è giovane stregone? Pensavo avessi giurato di non volermi mai più vedere?”
Per qualche ragione Artù sentì come se avesse già sentito quella voce, come in un sogno lontano.
“Non sono venuto qua per me” rispose Merlino e Artù era sorpreso dal tono di voce usato, sicuro e duro, come un leader. Era questo che nascondeva sotto la maschera dell’idiota?
“Sono venuto qua perché è tempo di decidere il tuo destino.”
L’altra persona … no, sembrava troppo grande perché sia umano, rise.”Il mio destino giace insieme con il tuo e quello di Artù.”
Artù s’irrigidì sentendo il proprio nome. Cosa?
“Esattamente” disse Merlino.
Gli servirono alcuni secondi per capite che era il segnale. Artù fece un respiro profondo per incoraggiarsi e camminò oltre l’entrata dell’oscura caverna e sbiancò davanti ala visione improvvisa.
Un enorme rettile dalle squame d’orate sedeva appollaiato sopra una roccia.
“Tu – tu sei … un drago” balbettò Artù stupefatto. Paura e meraviglia si mescolarono nel petto. Aveva visto molte creature magiche,c combattuto contro di esse, eppure non aveva mai visto un drago.
Il drago inclinò la testa ad Artù. “Ah, il giovane Pendragon.” Artù identificò tracce di shock nella voce.
“E … puoi parlare.”
“Che ti aspettavi che facessi? Lo yodel?”
Artù sentì arrossarsi le proprie guance, poi volle schiaffeggiarsi per essersi comportato come un sciocco incapace davanti al drago.
“Artù lui è Kilgharrah” introdusse Merlino, sforzandosi di non sorridere. L’espressione fece desiderare Artù di schiaffeggiarlo, ma sarebbe stata una cattiva idea farlo davanti al drago che era interessato in Merlino.
Artù decise quindi di dare un imbarazzato cenno con la mano. “Kilgharrah, è un onore conoscervi … pensavo non esistessero più i draghi.”
Data la rapida occhiata di Merlino ‘Hai veramente appena detto ciò’, capì che era la cosa sbagliata da dire.
“Devi ringraziare tuo padre per aver sradicato la maggior parte della mia razza. Sono incatenato qui come esempio per tutti gli esseri magici.” Disse Kilgharrah “ sono qui sotto da almeno vent’anni, sto cominciando a credere che Uther si sia scordato di me.”
Artù sapeva meglio. Uther non aveva dimenticato nulla, lo aveva già fatto in precedenza con altri prigionieri, lasciarli da soli a marcire nelle celle per farli impazzire. Artù abbassò la testa, vergognandosi di questo comportamento, ma poi si sforzò di guardare il drago negli occhi. Per la prima volta notò le catene. “ Mi dispiace …”
Kilgharrah lo interruppe immediatamente. “Quelle erano le azioni di tuo padre, non le tue.”
Artù, un tempo, era rimasto accanto a Uther con cieca lealtà nella guerra contro la magia, contro i maghi. Quanti innocenti erano stati giustiziati mentre lui guardava immobile? Quante volte aveva lasciato che il suo orgoglio, il suo bisogno di ottenere l’approvazione del proprio padre, lo aveva coperto dalla verità che si trovava davanti ai suoi occhi? Quanti avevano sofferto lo stesso destino di Kilgharrah?
Kilgharrah avvicinò la testa “Devo dedurre che la tua presenza qui significa tu conosca il segreto di Merlino.”
Art lanciò un ‘occhiata furtiva a Merlino che stava fissando i propri piedi nervoso. “Sì” disse.
“E che cosa farai con questa conoscenza?” chiese il Grande Drago.
Artù incrociò lo sguardi cin quello di Merlino, occhi illuminati da curiosità e rispetto. Non importa cosa decidesse, Merlino lo avrebbe accettato. Che tipo di conoscenti erano così volenterosi a morire l’un per l’altro? Artù si era già posto la questione ogni giorno da momento in cui Merlino aveva bevuto per lui il veleno. Che cosa erano loro? Amici? Possibile. Artù
 Aveva la sensazione di fidarsi di Merlino più di quanto Merlino si fidasse di lui. Improvvisamente la realizzazione colpì Artù. Il fatto che Merlino lo avesse portato dal drago era un test per la sua fiducia.
Riportò l’attenzione su Kilgharrah. “Spero di ottenere conoscenza” sulla magia … e su Merlino. E cosa era Merlino per me?
Kilgharrah tirò indietro la testa e diede una scrollata alle ali come ad approvare il piano.
In quel momento Artù sapeva cosa doveva fare. Era solo giusto. Che tipo di re desideri essere? Artù sapeva la risposta. Non voglio diventare come mio padre. Voglio essere me stesso. Artù raddrizzò la schiena e stette in piede orgoglioso. “Sei un prigioniero e come Principe di Camelot dichiaro che tu abbia sofferto abbastanza, anche troppo. Ti libererò.”
“Artù!” Merlino fece un passo avanti. “Non puoi fidarti di lui.”
Kilgharrah diede uno strano ringhio, come se volesse attaccare Merlino, eppure il suo idiota di un servo rimase fermo. Conosceva Merlino abbastanza bene da,finalmente, capire la sua reazione. Almeno sperava fosse corretta.
“Ha minacciato tua madre … o Gaius?” indagò Artù.
“Entrambi ….” Disse Merlino.
La rabbia ruggì dentro il petto di Artù. Chi osò ferire Merlino? Specialmente Unith, nonostante il breve tempo Artù l’aveva conosciuta e valutava la sua vita prima della propria. Era la madre di Merlino. E Gaius? Perché ferire il medico?
Lanciò un’ occhiataccia al drago, pronto a pretendere una spiegazione o a urlargli contro, per poi ricordarsi cosa aveva detto poco prima. Kilgharrah era l’ultimo della sua specie, suo padre aveva distrutto tutti i draghi. Artù provò a immaginare come dovesse sentirsi, imprigionato sotto lo stesso dell’uomo che aveva ucciso tutti i suoi cari. E se fosse una creatura magica e fosse costretto a guardare senza intervenire la magia sparire lentamente?
Vent’anni seduto solo con rabbia e dolore.
“I vostro destino …” cominciò Kilgharrah.
“Sei un egoista e ti importa solamente della tua vendetta.” Sbottò Merlino. Artù aveva intuito correttamente, il suo servitore personale si sentiva tradito. “ Non credi nel nostro destino, vuoi solo che accada per essere libero.”
Artù alzò la mano e Merlino fece un passo indietro. Abbassò il braccio al suo fianco e camminò fino al termine della rupe, il suo sguardo restò fisso e veritiero.
“Kilgharrah, ti libererò”
“Artù …” bisbigliò Merlino con disapprovazione.
Kilgharrah incontrò lo sguardo di Artù, incerto. “ Conosco la natura degli umani. Che cosa desideri in cambio?”
“ Non nuocere a Camelot o chiunque della popolazione.” Fece un respiro profondo.”Se desideri vendetta, allora offrirò la mia vita per farne ciò che desideri.”
“Artù!”
Le narici di Kilgharrah si dilatarono. “Cosa ci guadagnerei con la tua vita?”
“Distruggerai Camelot. Non lo sto dicendo per orgoglio sfacciato, ma ho visto quanto io sia importante per le persone e mio padre.” Artù deglutì.” E sono colpevole tanto quanto mio padre riguardo a ciò che è accaduto alla magia in questi anni.”
Kilgharrah inclinò la testa “ Come farai ad assicurarti che manterrò la mia parola?”
Artù sorrise debolmente e scollò le spalle. “ Può essere infantile e azzardato, ma in questi anni ho imparato che se vuoi sapere se puoi o no fidarti di qualcuno …. Fidati di loro comunque.”
Kilgharrah fissò Artù a lungo. Finalmente, bisbigliando, disse “ Sei veramente il Re del Passato e del Futuro.”
Cosa? Aveva giurato di aver già sentito quel titoli prima. Ma lui! Non c’era nulla di speciale in lui. Del Passato e del Futuro? Dal nome sembrava … terrificante. Artù allontanò quei pensieri. Allungò invece una mano. “Andata?”
Kigharrah allungò il collo fino a toccare con il muso il palmo della mano. Dèi. Artù non si era mai sentito così piccolo. La sua minuscola mano poggiata contro il naso del Grande Drago. Un ondata di magia lo attraversò appena entrarono in connessione. Sentì la tristezza, la rabbia, la solitudine, e anche, in qualche modo tra tutto quello, fiducia.
Kilgharrah si tirò indietro e ridacchiò. “Come sono cambiati i destini, non avevo mai capito che tu ,Artù, fossi una creatura magica come me.”
Artù rise con lui. “Non lo avevo realizzato neanche io. Ma Merlino è quello che possiede la magia.” Si girò verso il suo amico, che era fermo a fissarlo con orgoglio. “Non io.”
“Certamente, giovane Pendragon. Magari adesso che conosci il suo segreto il vostro destino può finalmente cominciare.”
“Destino?” Artù inclinò la testa al drago.
“Il destino tuo e di Merlino giacciono insieme. E per che cosa solo il tempo lo rivelerà.”
Lui e Merlino? Insieme? Aveva senso, e gli sembrava giusto. Non aveva veramente pensato molto a che tipo di re voleva diventare prima che Merlino comparisse. Ora che Merlino era qui … Artù sembrava difficile immaginarsi la sua vita senza l’uomo al suo fianco.
Aveva il presentimento che Kilgharrah sapesse di più sul destino di Artù di quanto non avesse detto. Nonostante desiderasse intensamente di sapere, non aveva il desiderio di conoscere i dettagli, per paura che non riuscisse a raggiungere le attese di Kilgharrah e di Merlino.
Artù strofinò le mani. “Allora, come facciamo a liberarti? Imaggino non siano normali catene quindi …”
Kilgharrah ringhiò. “Sono catene che possono essere rotte solo dalla magia forgiata dall’antica religione.”
Il cuore di Artù mancò un battito. Lui era stato forgiato con l’natica religione …
 Merlino assottigliò gli occhi pensieroso. “La spada che hai forgiato andrebbe bene?”
Spada?
Il drago alzò la testa riflettendo. “Hmmmmmm. È pericoloso, l’ultima volta ha permesso alla spada di finire nelle mani sbagliate.”
Merlino lo guardò male, aprì la bocca, guardò Artù, e ingoiò le proteste.
Ancora adesso stava nascondendogli alcune cose. Cosa doveva fare per ottenere la sua fiducia?
Kilgharrah rispose ad Artù. “ Hai sicuramente fornito prova del tuo cuore, giovane Pendragon, eppure bisogna ancora determinare la forza del tuo spirito. Aspetterò quel giorno. Solo quando ti riterrò pronto, potrai maneggiare la spada e liberarmi.”
Per qualche ragione Artù senti come gli stesse conferendo un grande onore. “ Sei sicuro di poter aspettare?”
“ Sono rimasto imprigionato qui per vent’anni. Cosa sono qualche anno in più?”
Artù alzò le sopracciglia. Doveva passare tanto tempo per dimostrare se stesso? Era il popolo incerto su di lui come Kilgharrah e Merlino? I suoi dubbi cominciarono a crescere. Cavolo. Artù aveva pensato di aver salvato le persono quando in realtà era Merlino da dietro la scena. Aveva mai fatto qualcosa di importante da quando Merlino era comparso?
“Ti prometto che ti libererò.” Giurò Artù, allontanando i dubbi.
Kilgharrah sorrise. “ Mi compiace sapere che tua sai della mia esistenza e che hai accettato Merlino. Forse sei veramente l’uomo che il destino ha predetto”.
 
“Non sei obbligato a unirti a me” disse Artù ancora una volta mentre lui e Merlino si dirigevano verso il cortile.
“Ti ho visto cadere addormentato durante queste riunioni.” Rispose Merlino, sforzandosi di tenere il passo con la camminata veloce di Artù. Era facile per lui camminare nel suo stesso castello, le persone lo lasciavano passare facilmente. Merlino continuava a scontrarsi con tutti. “Non ti ho mai visto prendere l’iniziativa con loro”
Artù lo guardò brevemente senza smettere di camminare. “Vuoi solo vedermi mentre mi rendo ridicolo”
“Lo fai ogni giorno” fu la rapida risposta di Merlino.
Artù trattenne un sorriso e scosse il capo. Girarono l’angolo e si diressero verso l’ala Nord del torrione di Camelot, avvicinandosi alla loro destinazione.
Artù notò Sir Leon avvicinarsi in senso opposto.
“Altezza” salutò Leon.
“Sir Leon”. Segnalò al cavaliere di entrare prima di lui. Tutti e tre entrarono nella sala del consiglio.
Geoffrey e Gaius erano già seduti alla tavola. Vicino alla sedia del re c’era … Artù trattenne a stento un gemito: Fynbar Hans.
Setosi capelli castani, naso perfetto, sorriso dritto, era considerato uno degli uomini più affascinanti di Camelot dalle signore della corte. Artù lo detestava. Merlino lo stuzzicava sempre mentre cercava di capire il motivo dietro quest’odio. Artù si divertiva a sentire le ridicole ragioni che s’inventava, ma non gli aveva mai rivelato la verità.
Artù considerava Fyn un rivale e un nemico. Fyn era un cugino due volte rimosso del ramo di Uther e un paio di anni più anziano di Artù. A quindici anni, Artù era già a capo dei cavalieri di Camelot. Fyn era uno di loro e Artù gli tolse la posizione un mese dopo aver ricevuto la sua.
Fyn era furioso. Era un cavaliere da tre anni e non sarebbe stato facilmente messo da parte soprattutto da un “moccioso viziato che ha sempre tutto a portata di mano”. Ritenne di conquistare con un combattimento la posizione, ma Artù lo sconfisse facilmente. Non era per mancanza di abilità, ma per l’attitudine di Fyn che Artù lo aveva dimesso.
Perché Uther non si era portato dietro anche Fyn?
Il padre di Fyn, Alec Hans, era un brav’uomo, un grande membro del consiglio. Era morto pochi mesi prima e Fyn ottenne il suo posto, semplicemente perché era nobile. Un uomo non dovrebbe essere considerato solo per il sangue.
“Principe Artù” salutò Fyn con un sorriso forzato, il suo fastidioso servitore, Lee era in piedi dietro il suo padrone.
Lo aveva sempre salutato così.
Seccava Artù. Diede un cenno di saluto come risposta e si sedette nella sedia opposta a quella di suo padre. Odiava come quella sedia fosse più alta di tutte le altre. Uther aveva sempre il bisogno di essere superiore agli altri. Artù non si sarebbe mai seduto in quel posto.
“Gaius. Geoffrey.” salutò Artù e Sir Leon si accomodò nel posto accanto.
Merlino, ringraziando gli dèi, era in piedi dietro di lui. Si sentì sollevato di averlo al suo fianco. Poteva fare qualsiasi cosa con Merlino dalla sua parte. Perché si sentiva così?
“Prima di iniziare ci sono delle problematiche che devono essere immediatamente affrontate?” chiese Artù. Non come faceva Uther che apriva il consiglio ai membri solo dopo aver detto e affrontato cosa voleva.
Sir Leon poggiò i gomiti sul tavolo e si portò in avanti. “Maestà, ho ricevuto notizie di banditi attaccare diversi villaggi sul confine.”
Prendi un gruppo di cavalieri e trova questi banditi è ciò che Uther avrebbe detto. “Che cosa suggerisci di fare?”
Leon batté le palpebre alla domanda. Si appoggiò allo schienale e riprese il controllo. “Manderei un gruppo di cavalieri a cacciare questi banditi. Comunque questi rapporti sui banditi sono aumentati negli ultimi mesi, vorrei suggerire di fermare in questi villaggi alcuni cavalieri .”
Artù si costrinse a non sorridere con orgoglio. C’era una ragione perché Sir Leon era il suo favorito. L’uomo sapeva cosa andava fatto. Visto, Padre, cosa accade quando fai pensare per sé le persone? “Qualcuno di cui ti fidi?”
“Sì”
“Mandali, e non ho dubbi che i viveri sono stati maggiormente rubati, raccogli qualche rifornimento dalle nostre scorte e ordinagli di distribuirli ai villaggi.” Disse Artù.
“È saggio?” Fyn chiese improvvisamente.
“Non sei d’accordo?” disse Artù.
“A malapena abbiamo abbastanza risorse da sfamare le persone della città. Sei al corrente che il raccolto è stato scarso quest’anno a causa della secca primavera”
Artù si ricordò il corpo di Peter e i suoi figli. Digrignò i denti. Certo che Artù ne era al corrente.
“Abbiamo a malapena abbastanza risorse da scambiare con Mercia e rientrare nelle condizioni dell’accordo.”
Il re Bayard era un uomo ragionevole. Ripensò a quando aveva salvato Merlino dal calice avvelenato. Artù era ancora rinchiuso nella prigione quando si era sparsa una malattia ed era finito a condividere la cella con il Re Bayard. Egli gli aveva detto che il futuro di Camelot era in buone mani perché Artù era un uomo sicuramente migliore di suo padre. Artù non era ancora sicuro di questo.
“Il re Bayard capirà se gli spieghiamo la nostra condizione, magari sarà volenteroso a spedirci dei rifornimenti.”
“Maestà” interruppe Gaius “Devo sottolineare che vostro padre non lo permetterebbe.”
Faceva ancora male il fatto che Gaius era ancora così fedele a Uther. Che cosa aveva su di lui? Si era chiesto perché Uther lo tenesse accanto, ascoltava raramente i suoi consigli.
Devi imparare ad ascoltare bene come sai combattere.
“E in oltre” saltò nuovamente nel discorso Fyn “ la corona ha poche monete. Non abbiamo abbastanza fondi per sostenere l’esercito di Camelot.”
Artù non approvava come non lo avesse considerato come proprio.
“Fymbar ha ragione.” Disse Geoffrey. “ Devo aggiungere che Camelot non è l’unico a soffrire il commercio quest’anno. Il re Alrik e il regno di Svealand hanno sofferto un attacco alle navi e hanno perso la loro ambra, come il pesce e le armi. Ricevevamo la maggior parte dei nostri profitti da quegli scambi.”
E questo sarebbe il momento in cui Artù non prestava più attenzione.
“Sono degli incoscienti barbari.” Sbottò Fyn.”Scegliere il loro re attraverso la guerra.”
Erano un paese di guerrieri, realizzò Artù. Perché non era nato lì? Preferiva parlare con la spada che attraverso le parole.”il re Alrik è nostro amico e alleato. Mio padre spera di fare pace con lui e gli altri quattro regni in futuro. Continueremo con il commercio anche se scarso.”
“Come proponi che io ottenga i soldi per sostenere Camelot? Facendoli apparire per magia?”
“La magia è proibita” lo riprese Geoffrey.
“Era una battuta.” Disse Fyn in modo condiscendente.
Uther aveva molte monete quando conquistò Camelot, la maggior parte venivano dai villaggi depredati lungo la strada. La Grande Purga aveva aumentato la sua ricchezza, ma la guerra contro la magia portata avanti da vent’anni era costata molto a Uther. Specialmente mantenere un esercito sempre pronto.
Fyn contrasse le labbra in alto. “Posso suggerire di aumentare le tasse, specialmente quelle dei nostri lord?”
E chi avrebbe sofferto di più? Il popolo. “ E causare una rivolta?”
Un ghigno malefico attraversò la faccia di Fyn, ma fu rapidamente nascosto. “Ho fatto alcuni calcoli. Principe Artù.” Il modo in cui diceva il suo nome poteva sembrare lo chiamasse bastardo. Fyn fissò in basso i suoi appunti. “Ho realizzato che ha vinto quasi tutti i tornei di Camelot da quando avevate tredici anni.”
“E allora?”
“Messi insieme tutto il denaro vinto sono circa centomila monete, è corretto?”
Artù alzò lo sguardo verso Lee. Senza dubbio qualsiasi risposta avrebbe dato, Lee avrebbe rapidamente fomentato i pettegolezzi del castello la sera stessa. Fyn cercava sempre di rovinare la reputazione di Artù davanti al popolo, ma soprattutto davanti a Uther. Artù aveva fatto controllare a Geoffrey anni prima, e Fyn aveva una possibilità di reclamare il trono, era improbabile, prima avrebbe dovuto vincere il consenso di tutti i lord e nobili.
Artù non era uno stupido. Se Fyn otteneva il consenso di Uther, sarebbe servito unicamente quello.
“Sì, è corretto.” Disse Artù. Se Fyn fosse riuscito a contare le vincite aggiungendo quelle dei tornei esterni a Camelot dove si era presentato come una persona comune, dove erano accolti a partecipare tutti e non solo i nobili, la somma totale arriverebbe vicina a sei milioni.
“Magari è vostro dovere come Principe di Camelot donare le vostre vincite per permettere a Camelot di continuare a prosperare.”
Non mi fiderei mai ad affidare le mie vittorie a un codardo senza spina dorsale come te. Artù stava salvando quei soldi … per far avverare un sogno infantile quando sarebbe diventato re. Artù si schiarì la gola e raddrizzò il colletto. Se c’era una cosa in cui era bravo, era far finta di essere un idiota. Aggiunse un colpo di tosse. “Ahem, temo di non averli.”
“Perdonatemi?”
“Li ho persi tutti alla taverna.” Si girò verso Sir Leon. “Perdo sempre tutti i miei soldi contro i cavalieri.”
Sir Leon assottigliò gli occhi, riconoscendo la bugia, eppure decise di dargli corda. Si girò verso Fyn. “È vero. Ho dovuto vietare ad Artù di scommettere con i suoi uomini per questo motivo.”
“Peccato …” disse Fyn con un tono colmo di soddisfazione.
Divertiti a condividere questo pettegolezzo. E sono sicuro che mio padre verrà a saperlo in qualche modo.
Gaius e Geoffrey fissarono stupefatti Artù.
E il consiglio continuò ad andare peggio da quel momento in poi. Artù fu costretto a interrompere scambi commerciali con due re per permettere a Uther di avere fondi durante il suo regno. Un re povero non resta al potere a lungo. Gaius intromise la questione della malattia che si stava espandendo nella città bassa e Artù accettò a malincuore di custodirli lontano dal palazzo. Geoffrey aggiunse che Cenred voleva una guerra, specialmente quando scoprì che Artù aveva aiutato a difendere Ealdor, e pretendeva un pagamento per aver oltrepassato il confine. Dopo aver risolto questa questione con l’aiuto di Leon, egli accennò come un gruppo di cavalieri si stava avvicinando a diversi accampamenti di druidi. Artù gli disse di frenare gli uomini, impedirgli di attaccare e stare attenti.
Artù dimesse finalmente il consiglio e rimase seduto nella sua sedia mentre gli altri uscivano. Non voglio diventare Re. Se questo è com’è normalmente …
“Artù?”
Artù smise di massaggiarsi la tempia e guardò in alto a Merlino, che era rimasto in piedi fermo per tutto il tempo. Guardò dietro al servitore per controllare che le porte siano chiuse.
“Che foresti tu?”
Le sopracciglia di Merlino si aggrottarono.
“Se fossi me” spiegò Artù, “Come faresti a far prosperare Camelot?”
Merlino pensò per un momento. Si morse le labbra incerto se dirlo.
“Con la magia?” disse Artù strofinandosi il labbro inferiore.
“Artù devi capire che le nostre terre sono costruite sulla magia. Albion è magia. Penso che abbiamo smesso di comprendere come dovremmo utilizzare la magia. Non per la religione o il potere. Se potessi, utilizzerei la mia magia per portare la pioggia o rafforzare il raccolto. La utilizzerei per migliorare le difese delle mura di Camelot …”
“E cosa riguardo ai villaggi esterni? Come li proteggeresti?”
Merlino sembrò colto alla sprovvista. “Con campi di forza? Devo controllare.”
“Quando …” Artù deglutì. “ Quand’è che la magia richiede un prezzo da pagare?”
Questa volta Merlino lo fissò. Si sedette accanto a lui. “ Che cosa c’è?”
“ Sono nato dalla magia, Merlino …” Artù sospirò “Non so i dettagli. Non so se sia vero, ma … conosci come viene bilanciata l’Antica Religione?”
Le sopracciglia di Merlino si corrucciarono profondamente mentre rifletteva e si alzarono realizzando la verità. “Per creare una vita, un’altra deve essere sostituita.” Si coprì la bocca. “Tua madre?”
“ Se è vero … puoi credere che ipocrita diventa mio padre? Tutte quelle vite …” Artù si alzò di scatto e camminò verso le finestre. “Tutti loro morti … così che io vivessi. Dov’è l’equilibrio in questo? Cos’è una vita senza importanza rispetto a dieci mila?”
“Artù …”
“ Come posso fidarmi della magia Merlino? Come posso fidarmi che le persone non ne abusino?”
“Cos’è di così diverso rispetto ai nobili che abusano del loro potere?” interruppe arrabbiato Merlino.
Artù si girò lentamente verso Merlino, lo trovò in piedi con i pugni serrati lungo i fianchi.
“ Tu qualche volta abusi del tuo potere. Come posso fidarmi di quelli al potere se vedo abusarne ogni giorno?”
È per questo che non ti fidi di me? Mi approfitto sempre dei miei poteri? Artù sapeva che bulleggiava i servitori, ma era solo per spettacolo, per provare a Uther che Artù era come tutti i nobili, che era un Principe.
“Ci sono giorni in cui penso di approfittarne per trasformarti in una rana … o riempire di verruche qualcuno dei tuoi cavalieri, persino far inciampare Fyn. Non lo faccio. Perché ho scelto molto tempo fa di smettere di utilizzare i miei poteri per scherzi stupidi e sfruttarlo per il bene assoluto.” Sospirò e fissò determinato negli occhi Artù. “Per voi.”
Com’’è che Merlino era così leale nei suoi confronti eppure non si fidava di lui?
“La magia non sempre richiede un prezzo. Può essere un dono, Artù. Può curare, far crescere cose, salvare vite … esiste la bellezza in questo. Magie più forti, a volte richiedono di esser equilibrate. Sto ancora imparando su questo.”
Artù fissò il cortile sottostante. I dettagli del consiglio gli correvano nella testa.
“Artù?”
“Hmmm?”
“ Hai veramente scommesso tutti i tuoi soldi del torneo?”
Artù nascose un sorriso dietro la mano. “Che cosa pensi?”
“Che non ti fidi di Fyn. Lo capisco, ma non credi di doverlo dare al tuo popolo?”
Che cosa deve far per ottenere la fiducia di Merlino? Dovrei dirgli del mio sogno di quando ero bambino? “Sono sicuro che ti ricordi di Ealdor, quando mio padre si è rifiutato di inviare uomini ad aiutare il tuo villaggio.”
Percepì la confusione di Merlino. “Erm, comprendo la scelta, la sua alleanza con Cerned …” sospirò “ Stai tentando di cambiare soggetto?”
Artù poggiò la testa sul freddo vetro. “Ci fu un episodio simile quando ero un bambino. Hai mai sentito parlare del villaggio di Manau?”
“No.”
“era un piccolo villaggio nella periferia del regno di Olaf. Avevamo diversi rifugiati chiedere asilo tra le mura di Camelot e pregarono mio padre di salvare il loro villaggio. Artù chiuse gli occhi ricordando quel giorno. “Quel villaggio era il doppio di Ealdor, i soldati che erano stati dimessi da Olaf stavano depredando il villaggio, violentando sia uomini sia donne, torturando chiunque, persino i bambini. Eppure mio padre dichiarò che Manau non era nei confini di Camelot e quindi non era nei nostri interessi aiutarli.”
Merlino non disse nulla. Artù poteva sentire il suo respiro, sapeva che il suo servitore stava ascoltando.
“Fu la prima volta che entrai apertamente in disaccordo con mio padre. Avevo …. Dieci anni? Undici? Gli dissi che si stava compiendo un’ingiustizia e che era nostro dovere, e un compito dei cavalieri, combattere contro di essa.” Artù rise amaramente. “Mio padre mi disse che avrei capito una volta diventato re.”
“Artù …”
“ Ero grande abbastanza da capire che ci volevano soldi per mandare avanti un regno, così da quel momento in poi ho cominciato a conservare tutte le mie vittorie così che, una volta diventato re, avrei conquistato tutta Albion e protetto tutte le sue persone dall’ingiustizia.”
Ci fu un rapido inspiro.
Artù alzò la testa dal vetro e guardò Merlino che era diventato bianco come la neve.
“Merlino?”
“Vuoi conquistare tutta Albion?” la voce di Merlino era flebile.
Artù roteò gli occhi. “ Ero piccolo Merlino. Non voglio conquistare più nulla.” Non voglio essere come mio padre. “ripensandoci, unire tutta Albion, unire tutti i regni sotto un unico stemma pacifico così che non possa più accadere una situazione come Manau p Ealdor.”
Merlino lo guardò come fosse convinto che Artù sarebbe riuscito a fare tutto ciò. Lo sguardo di fiducia totale.
Artù si schiarì la gola. “È un sogno infantile.”
“No!” disse rapidamente Merlino.
Artù alzò il sopracciglio.
“Erm, non, non lo è. Credo tu possa farlo.”
Artù corrugò la fronte. Questa volta enunciò la domanda ad alta voce. “Perché credi in me così tanto?”
Merlino sorrise soltanto.
Cavolo. Artù voleva una risposta chiara e diretta. Provò a ricordare esattamente quando Merlino aveva cominciato a dargli quello sguardo fiducioso. Batté le palpebre quando ricordò. Quando Merlino gli aveva rivelato dei serpenti di Valiant e dello scudo, Artù gli aveva detto che gli credeva e Merlino gli aveva rivolto lo stesso sguardo di adesso.
“Andiamo.” Disse Artù. “ Mostrami ancora la tua magia.”
 
Artù si ritrovò sveglio prima dell’alba. Non è che stava riposando molto bene infondo. Sapeva che Merlino si sarebbe alzato tra un paio d’ore per svegliarlo.
I pensieri gli affollavano la mente.
Tutto era cambiato, eppure era un cambiamento che Artù invitava. Un cambiamento a fin di bene. Un cambiamento che Artù voleva.
Si tolse le coperte e fissò fiori dalla finestra il cielo ancora scuro. Si strofinò il labbro inferiore.
Che tipo di re desiderava essere?
Perché questa domanda continuava a perseguitarlo? Tormentarlo?
I prossimi mesi saranno una prova per Artù, lo sapeva bene.
 Ho bisogno di dimostrare a me stesso che sono pronto a essere re … e al mio popolo. Artù sperava che fosse successo al trono tra molti anni, eppure parlare con Merlino sulla magia, avere Merlino rivelare ancora di più i suoi poteri …. Per quanti anni può ancora Artù guardare le persone con la magia essere perseguitate e assassinate da suo padre, per essere semplicemente quello che sono?
Come può Merlino stare a guardare e mantenere ancora un cuore d’oro, avere ancora fiducia in Artù?
Può Artù facilmente guardare suo padre continuare a regnare quando il suo cuore desiderava un regno giusto per tutti quanti? Un posto dove tutti, nonostante lo stato, sono trattati egualmente.
Artù sapeva di dover dare l’esempio per primo. Aveva cominciato con Merlino senza rendersene conto. Era tempo di espandere ciò.
Si vestì con una semplice tunica rossa e pantaloni marroni. Merlino sarebbe stupido di scoprire che Artù aveva cominciato la giornata senza il suo aiuto.
Sapeva che Sir Leon in questo momento stava organizzando il campo di allenamento. Artù aveva mattinata libera perché doveva prepararsi ad accogliere le richieste del popolo nella sala del trono a mezzogiorno.
Prese una mela dalla ciotola mentre s’incamminava fuori dalla camera.
Le prime luci illuminavano il cielo quando Artù cercò la coppia che aveva adottato i figli di Peter, Donna e Ben.
Ben era fuori in cortile, a torso nudo, e intento a spaccare la legna.
“Buon giorno Ben” salutò Artù.
Ben sobbalzò “Mio signore?” abbassò l’ascia.
“Chiamami Artù” disse il principe. Si strinsero la mano come saluto, e Artù si sforzò di non pulirsi lo sporco passato sul suo palmo. “Come stanno i bambini?” chiese.
“Anna si sta adattando meglio di Cian. Quel bambino sparisce per ore a volte. La mia povera moglie si preoccupa per lui.”
“È in lutto … e arrabbiato … con tutte le ragioni.” Artù tirò fuori dalle tasche un piccolo sacchetto. “Questo dovrebbe aiutare a coprire le spese per qualche mese.”
Ben rimase a bocca aperta. “Maestà …”
“Artù.”  Rimarcò.
“Artù … non posso prenderlo.”
“Prenderlo? Psh, sei un ciabattaio, giusto? Sto comprando tutte le scarpe e gli stivali che posso.”
“Sono abbastanza per un esercito …”
“Considerali un pagamento in anticipo. I miei cavalieri hanno bisogno di nuovi stivali, tutti quanti.”
Gli occhi di Ben luccicarono e agitò la sacchetta nella mano. “Sai come rendere orgoglioso un uomo del proprio lavoro vero? Sei un bravo ragazzo.”
Artù trasalì. Odiava i complimenti, lo rendevano sempre a disagio. Si massaggiò il collo nervoso. “Non è niente, davvero. Specialmente perche …” Sono il motivo per cui devi nutrire quei due bambini.
Ben sospirò e strinse le spalle di Artù. “Dobbiamo tutti fare il nostro dovere. Il vostro appare solamente molto più grande.”
Artù controllò i progressi dei suoi cavalieri. Colse lo sguardo di Leon e gli diede un cenno con la testa, contento dei loro progressi.
Doveva esserci una festa la sera stessa, come accadeva sempre una volta alla settimana con i nobili e i cavalieri.
Decide quindi di fermarsi nelle cucine. Quando raggiunse la porta, un servitore inciampò fuori.
George oppure era Gaylord il nome?
Gli occhi di George era spalancati dalla paura e quasi buttò a terra Artù. “Ah, Maestà … Lord Sully”
Un mestolo volò fuori e George lo evitò a malapena. Corse via.
Che diavolo? Sapeva che Audrey, la capocuoca, aveva pochissima pazienza. Aveva schiaffeggiato le sue mani qualche volta quando tentava di rubare i suoi dolcetti al miele. Lo terrorizzava parecchio.
Artù entrò in cucina. C’erano colonne di fumo ovunque e lei era intenta a sventolarle con uno straccio. Era madida di sudore e molto agitata.
Artù ingoiò la paura e chiese “Audrey, è tutto …”
“Esci subito, George. E dì a Lord Sully di mandare giù con del vino il suo pollo estremamente asciutto!”
Artù si abbassò per evitare un blocco di formaggio.
La capocuoca spalancò gli occhi quando lo notò. “Maestà! Oh! Mi perdoni …. Ho pensato ….”
Aveva un rimprovero sulla punta della lingua ed era pronto a mandarla alla gogna per l’intera giornata. Questa era la reazione che Uther gli aveva inculcato. Che tipo di re desiderava essere?
Guardò meglio la sua faccia. Era rossa e sembrava sul punto di scoppiare in lacrime.
“Che cosa è successo?” uscì invece dalla sua bocca.
“I miei aiutanti sono a casa. C’è una malattia che si sta spargendo nella città bassa, i miei ragazzi …” la voce si affievolì quando si rese conto con chi stava parlando. “Il banchetto sarà pronto per l’imbrunire, mio signore.”
Artù le gesticolò che non era questo l’importante. “Hai bisogno di mani in più?”
“Magari se riusciste a prestarmi un paio di servitori …”
Artù si arrotolò le maniche. “Mettimi al lavoro.”
Audrey sbiancò “Maestà ….”
“Sei tu al comando, coraggio.”
La sua bocca non pronunciava parole. Si guardò intorno alla stanza, come se fosse tutto uno scherzo. La cuoca strinse le labbra in una sottile riga e disse “Molto bene.”
Così, lo mise al lavoro. Audrey lo riprendeva quando faceva qualcosa di sbagliato, lo colpiva sulle mani con il cucchiaio quando impastava male il pane, e lo prese in giro quando pianse tagliando le cipolle.
Per la prima volta nella sua vita, Artù era contento di seguire gli ordini di un altro, di non essere al comando. Era diverso rispetto a Uther. Quando Audrey gli diceva di fare qualcosa ,Artù non si sentiva obbligato a farlo. Lo faceva, perché voleva farlo.
Mentre il tempo passava, Artù trovò Audrey parlare a vanvera in continuazione. Aveva dieci figli, due erano entrati nell’esercito, due si allenavano per diventare cavalieri, un atro era un carpentiere e gli altri cinque erano ancora piccoli.
La cosa che Artù notò maggiormente era la passione per il suo lavoro.
“Ecco, assaggia questo.”
Artù si allungò e provò il brodo dal cucchiaio allungato.
“Oh, è buono. Brodo dello stufato di cervo?” disse Artù, riconoscendo il sapore.
“Il segreto della mia ricetta è il vino speziato.” Disse Audrey mescolando nella pentola.
“Non lo dirò a nessuno.” Scherzò Artù.
Gli schiaffeggiò il braccio. “Comunque, per far smettere ai miei figli di rubare le mie tortine al miele gli ho detto che nell’impasto ci univo anche piedi di ratto.” Si mise una mano sul fianco, l’altra continuava a mescolare. “Un giorno sono tornata a casa con una pila di topi morti. I miei ragazzi erano ansiosi di aiutarmi.” Alzò il cucchiaio indicando Artù. “Questo t’insegna a non mentire ai tuoi figli.”
Artù rise. Come poteva suo padre credere che i nobili e la sua stessa vita fossero più importanti di quelle dei servi, dei paesani? Avevano ognuno la propria nobiltà nell’anima. Audrey, nonostante il carattere focoso, ci teneva. Aveva fatto un commento prima, senza riflettere, su come Uther le faceva lanciare ai cani i resti dei banchetti, tutto cibo che poteva essere dato alle persone, agli orfanotrofi, uno spreco enorme. Si era calmata dopo di ciò, paurosa di aver detto qualcosa fuori luogo, ma non ci impiegò molto a convincerla a continuare il discorso.
Artù aveva imparato che se solo ascoltasse, tutti avevano la propria idea su come si potessero migliorare le cose e creare un regno migliore. Perché circondarsi da nobili? Perché circondarsi di persone solo per potersi sentire superiore? Artù si sarebbe volentieri circondati di persone più intelligenti di lui, più compassionevoli di lui perché come altro avrebbe ottenuti ispirazioni e idee per migliorarsi? Che ne sapeva meglio che le persone comuni?
“Artù ….”
Artù alzò di scatto la testa verso l’ingresso, e vide Merlino. Dal modo in cui era in piedi, era ovvio che li stesse osservando da parecchio tempo.
Artù realizzò come appariva ridicolo, coperto di farina, capelli sporchi dal fumo, guancie segnate dalle lacrime per le cipolle. Arrossì, come se lo avesse scoperto in un momento intimo, facendo qualcosa che un principe non dovrebbe fare, parlare con un servitore, prendere ordini da qualcuno più in basso di lui.
Poggiò giù il coltello, insicuro su come salvare la faccia.
Merlino tossì nella mano, e Artù si chiese se stesse nascondendo una risata. “ Ti …. Ti stanno aspettando nella sala del trono.”
“Giusto …” Artù doveva darsi una ripulita prima. Si girò verso Audrey, sentendo il dovere di chiederle il permesso prima di andarsene,
Gli diede uno schiaffo sul sedere e lui sobbalzò agitato. “ Vai ragazzo, ho tutto sistemato.”
Si pulì le mani nella tunica, spargendo farina sul rosso. “Audrey, se non è troppo. Potresti trovare qualcuno di affidabile per distribuire gli avanzi della festa a che ne ha veramente bisogno? Confido tu sappia dove devono andare.”
Lei sorrise. “Posso trovare la perfetta persona, maestà.”
“Artù.” La corresse.
Il suo sorriso crebbe “Artù.”
Artù si schiarì la gola, batté le mani e poi si unì a Merlino. S’incamminarono lungo il corridoio, verso le camere di Artù. In nessun modo poteva ricevere le persone conciato così.
Diede un’occhiatina storta a Merlino. “Levati immediatamente quel sorriso dalla faccia, Merlino”
“Che rara visione, il Principe Ereditario di Camelot schiavizzato nella cucina.” Merlino fissò Artù dall’alto al basso. “Non siete sotto incantesimo vero?”
“Sono un cavaliere” disse Artù “ Ho giurato di proteggere e aiutare i deboli.”
“Oooooh, quindi era quello?”
“Sì.”
Ci fu silenzio.
Poi.
“Hai della farina nei capelli.”
“Stai zitto Merlino.”
   
 
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