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Autore: KingPrat    18/04/2017    0 recensioni
Ambientato dopo l'ultimo capitolo della prima stagione.
Quando Artù scopre di essere nato grazie alla magia decide che è tempo di crescere al di fuori dell'ombra di suo padre. Segreti sono rivelati e Artù impara fino a che punto Uther è disposto ad arrivare nella sua guerra contro la stregoneria. Con Merlino al suo fianco puù costruire il regno che è destinato a creare?
Genere: Angst, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
Capitoli:
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NA: Eccomi di nuovo con il secondo capitolo di ‘Born of Magic’ pian piano sto riuscendo a farcela, più lentamente di quanto desiderassi, scusate l’attesa, ma tra gli impegni pomeridiani e la scuola diventa complicato.
Voglio ringraziare tutti quelli che hanno messo la mia storia tra le seguite e che l’hanno commentata.
Spero di non dover scrivere ogni capitolo il fatto che sia la storia, che il fandom non sono di mia proprietà (anche perché la storia di Merlin nella serie TV sarebbe cambiata già al termine della seconda stagione, forse anche prima XD.)
 
 
DUE FACCE DELLE STESSA MEDAGLIA
 

“Ti prego Merlino, devi stare attento. Questo è solo l’inizio”
L’avvertimento di Morgana aveva perseguitato Merlin fin dal giorno in cui aveva salvato Artù dal morso velenoso. Aveva sempre creduto intendesse lo scambio … ma se fosse un avvertimento riguardo ad Artù?
Merlino trasalì quando ricordò come Artù strinse le sue spalle questa mattina, costringendolo a guardare le fiamme consumare il mago. Quando Merlino guardò, vide se stesso bruciare sulla pira, e Artù passare la sua condanna senza risentimenti. Era questo il suo futuro?
Era questo ciò che Morgana stava cercando di avvertirlo?
“La magia è malvagia Merlino. Le persone che la utilizzano desiderano solo causare danni.” Era veramente questo ciò che credeva Artù?
Egli credeva che Artù fosse un brav’uomo. Certo, potrebbe anche essere un babbeo e una costante seccatura, ma lui era l’uomo cha aveva aiutato a salvare il suo villaggio, che corse via a cogliere il fiore Mortaeus per curarlo quando fu avvelenato.
“Voi siete due facce della stessa medaglia”
Gli stava solo mentendo il Grande Drago? Manipolando Merlino solo per essere libero?
Era davvero destinato a essere il Re del Passato e del Futuro? C’era un tempo in cui Merlino credeva ciecamente a tutto questo, quando vedeva alcuni accenni nel Principe Ereditario di Camelot.
Adesso non ne era così sicuro.
Kilgharrah disse a Merlino di salvare il principe a qualunque costo. Si chiese cosa avrebbe pensate se vedesse Artù adesso? Era questa la punizione di Merlino per aver ucciso Nimueh?
Merlino si fisso le mani nuovamente. Come Artù con le sue leggi, Merlino, con la sua magia, adesso deteneva il potere sulla vita e sulla morte, l’Antica Religione scorreva attraverso di lui.
Sarebbe in grado di abusarne?
Era veramente malvagia la magia?
Era lui stesso malvagio?
Kilgharrah disse che cambiare Artù era probabilmente il destino di Merlino. Egli non sapeva neanche in cosa credere adesso.
Sobbalzò quando Gaius entrò nelle sue stanze. Il suo mentore lo guardò bene.
“Merlino! Tutto bene?” Gaius si affrettò freneticamente al suo fianco, mollando la sua sacchetta di medicine sul tavolo mentre si avvicinava a Merlino che stava seduto sulla panca.
“ Sto bene” disse Merlino. Faceva passare così tante cose a Gaius. Poteva sentire la preoccupazione costante dell’ anziano.
Gaius sollevò un sopracciglio incredulo e sospirò. Si sedette accanto a Merlino.
“Ha a che fare con l’esecuzione di stamane?”
Merlino batté le palpebre e fissò il muro davanti a lui. “ Artù mi ha costretto ad andare.”
Gaius s’irrigidì vicino a lui
“ Lui non lo fa normalmente … lui ...” la voce di Merlino si ruppe. “ Mi ha costretto a guardare.”
“Oh … OH! Merlino.” La voce di Gaius si riempì di compassione. Sollevò una mano e iniziò a massaggiare la schiena di Merlino. “ Devi ricordarti …”
“Lo so.” Sputò fuori Merlino furioso.” Lui è il principe, ed è sotto le pressioni costanti di tutti.” Si girò verso Gaius “ Ma lo stesso sono io! Devo trattenere la mia magia, il mio vero essere, ogni giorno con la costante paura di essere scoperto. Devo lavorare per un babbeo che mi tratta come … come uno schiavo. Se solo …” Merlino scosse il capo e ridacchiò sprezzante. “ Se solo sapesse fino a che punto, mi sono spinto per lui.”
“Un giorno lo saprà”
Merlino rise. “ Quando sarà sul suo letto di morte e non ha alcuna scelta su cosa fare di me?” Hai ragione, un giorno lo saprà”
“Merlino …”
Merlino si passò una mano tra i capelli. “ Non posso più continuare così, Gaius. Ho quasi sacrificato mia madre, ho quasi sacrificato te per Artù! Non posso continuare a nascondere chi sono davanti a lui.” Espirò profondamente. “ Kilgharrah …. E se stesse mentendo? Che cosa succederebbe se Artù non fosse destinato a riportare la magia a Camelot? Cosa se io e Artù non fossimo destinati ad avere un grande destino insieme?”
“ Che cosa sono questi dubbi Merlino?” indagò Gaius.
Merlino sospirò, ricordando la conversazione con Artù la sera prima. “ Artù mi ha confessato che creda la magia essere malvagia.”
Gaius rise silenziosamente. “ E cosa ti aspettavi?”
Merlino scrollò le spalle. “ Pensavo che avesse cambiato la sua opinione.”
“ Hai forse dimenticato che è suo padre? Artù è cresciuto con Uther che gli insegnava in ogni momento che la magia fosse il male.”
“ Come posso cambiare il suo pensiero se non posso mostrargli le cose buone che crea? Io voglio mostrargli … Gaius. Ho bisogno di prove. Ho bisogno di vedere che Artù non crescerà e diventerà come suo padre. Non posso continuare così.”
Gaius gli diede una pacca sulla spalla. “ Forse hai bisogno di prenderti una pausa. Posso convincere Artù che ti ho mandato a fare compere. Potrebbe aiutarti a calmarti raccogliere erbe?”
“ Vedere la prova del re che Artù diventerà, potrà alleviarmi la mente.” Borbottò Merlino. Al sollevarsi severo del sopracciglio di Gaius, annuì. “ Sì, forse è ciò di cui ho bisogno.”
Artù non può essere perduto.
Fin dall’ incidente con la Bestia Errante, Artù aveva iniziato a comportarsi sempre di più come Uther. Merlino era abituato a compiere le faccende più quotidiane di Artù, ma recentemente, il babbeo stava realmente esagerando.
Artù ha mai apprezzato ciò che faceva per lui?
Ricordava la conversazione che aveva avuto con sua madre quando stavano combattendo contro Kanen. Hunith aveva tentato di convincerlo che Artù era venuto in Ealdor per Merlino, non perché fosse il suo servitore, ma perché ci teneva. Ci aveva quasi creduto. Gli ultimi giorni avevano soltanto provato a Merlino che se Artù conoscesse la verità, sarebbe morto. Sicuramente.
Perché era ancora lì? Per destino perché voleva che la sua magia avesse uno scopo, fosse importante? Esistevano altri regni che non perseguitavano la magia. Poteva veramente lasciare indietro Gaius e andare in un luogo dove sarebbe libero?
Non so più cosa fare. Sono smarrito.
L’unica cosa che Merlino realmente desiderava era trovare un posto in cui apparteneva.
“ Qualche fortuna nel trovarlo?” le parole di Artù gli tornarono alla mente.
Merlino si fissò le mani.
Non ne sono ancora sicuro.
 
Era quasi notte fonda quando Artù ritornò. Si fermò circa a un miglio dal castello e smontò da Eirian prima di mandarlo via. Il cavallo magico impiegò un sacco di tempo ad andarsene. Nel suo cuore, Artù poteva sentire che l’unicorno non si era esattamente allontanato.
“Non devi essere visto dalle guardie di pattuglia”, avvertì Artù a Eiran.
Chi lo avrebbe mai pensato? Artù Pendragon, cavalcare un unicorno? Forse era veramente cambiato. Ma più di questo; lui voleva cambiare.
Non era pronto a essere re, dei, no.
Oggi, era pronto a cambiare.
Le guardie erano sorprese a vederlo quando entrò, e desidero non avesse abbandonato il mantello che usò per nascondersi prima. Quando raggiunse la zona superiore della cittadina, lo trovò Leon.
“Maestà, vostro padre vuole che voi ceniate con lui …. Un’ ora fa.”
Annuì. “ Grazie ….”
Leon batté le palpebre sorpreso a quelle parole e gli rivolse un rapido sorriso prima di camminare verso la propria stazione di pattuglia.
Artù non aveva voglia di incontrare suo padre. Strofinò una mano sulla faccia e fissò la pira dove uccise Peter la stessa mattinata.
Il suo sguardo vagò tra i pezzi restanti di legno. Si chiese se avessero raccolto le ceneri e le avessero riportate ai figli.
Probabilmente no. Artù sapeva cosa ne avesse fatto Uther di quelle ceneri.
Aveva bisogno di trovare Merlino dopo la sua cena con Uther.
Il re stava cercando con Morgana, con Ginevra a servirli.
Gli diresse una breve occhiataccia mentre versava del vino a Uther.
Artù sussultò. Merlino non era un grande sparlatore, ma gli si leggeva chiaramente in volto il suo stato d'animo e senza dubbio Ginevra lo aveva costretto a raccontarle tutto. In qualunque modo lei trattava Artù, se lo meritava. Su questo ne era sicuro. Camminò pomposamente dentro. “Padre, Morgana” diede un accenno a Ginevra.
“Ginevra.” Sedette sulla sedia.
Uther indicò che gli consegnasse il suo piatto.
“È bello che tu ti sia degnato di unirti a noi.” Disse Uther.
Artù notò che il piatto di Uther fosse quasi vuoto. Quello di Morgana ancora pieno.
Alzò lo sguardo verso di lei e la trovò intenta a evitarlo. Borse violacee le pesavano da sotto gli occhi. Quand’è che ha avuto l’ultima notte di sonno piacevole? I suoi incubi crescevano in peggio. Un improvviso pensiero lo colpì. Sentiva la stessa connessione con la magia toccandola che con Merlino ed Eirian. Significava forse che anche Morgana la possedesse?
No c’è da sorprendersi, allora, del motivo per cui fosse così impaurita. Vivere sotto il regno di Uther e avere gli incubi non aiutava. Si sentiva un pessimo fratello, come aveva potuto non vederlo?
Incolpò se stesso. Lo aveva già visto, si era solo rifiutato di ammetterlo.
Era Morgana veramente pronta a sapere che Artù conosceva il suo segreto?
Si fidava di lui?
Artù sapeva che non era vero. E ciò che aveva fatto questa mattina non aiutava.
Pensavo di star proteggendo i bambini di Peter … o almeno speravo di farlo.
Avevano forse mostrato i suoi incubi, l’esecuzione? Le avevano mostrato Artù diventare un re peggiore di suo padre? Diventavano sempre veri?
“ Sono andato a caccia, mi sono semplicemente dimenticato di avvertire. Chiedo perdono.”
“ A caccia senza cavallo?” scherzò Uther alzando un sopracciglio. I suoi lineamenti si rilassarono. “ Non è facile giustiziare un uomo. È diverso rispetto a uccidere sul campo di battaglia.”
Artù prese un sorso d’acqua desiderando immensamente fosse vino.
“ Sono certa che sarai fiero di lui” schernì Morgana.
Artù cercò di non trasalire.
Uther o non colse il tono velenoso o decise di ignorarlo. Le rispose sinceramente. “ Lo sono.” Alzò poi il calice in segno di riconoscimento ad Artù. “ Non hai esitato e non ti sei tirato indietro. Sembravi un vero re in quel momento.”
La paura riempì gli occhi di Morgana. E questa volta Artù sapeva il motivo.
Ginevra tornò e dispose un piatto di pollo,pane e formaggio davanti a lui.
Annui in segno di ringraziamento.
Lei lo ignorò.
 Uther disse, “ La ragione per cui ti ho voluto qui stasera, Artù, è per farti sapere che ho l’intenzione di andarmene a fare i miei giri prima del tempo stabilito”
Artù alzò immediatamente lo sguardo verso Uther. Giusto, i suoi giri. Ogni tanto, Uther visitava i lord e i territori di cameo. Considerava essere un suo dovere controllare le altre famiglie nobili e assicurarli il loro statuto. Artù aveva il forte sospetto fosse solo per ricordargli chi fosse il re.
“ Hai già deciso se ti accompagnerò?” chiese Artù mordendo un pezzo di formaggio.
“ Non questa volta, c’è sempre bisogno di un Pendragon qui, a Camelot. Gli attacchi si sono moltiplicati negli ultimi tempi, ho bisogno che tu stia indietro e controlli il regno.”
Artù annuì segretamente grato
“Morgana si unirà a me.”
Lei si tirò su a queste parole. “ Scusami?”
Uther incrociò le braccia. “ È tempo che tu trovi un marito.”
Morgana arricciò le labbra sdegnata. “ Non sarò mostrata in giro come fossi una specie di premio e non mi sposerò per i tuoi fini politici.”
“ Ti sposerai e darai figli leali che seguiranno Artù durante il suo regno.” Disse Uther.
Morgana si alzò dalla sedia. “ È questo l’unica cosa per cui mi vedi, una bestia da allevamento?”
“ Ginevra” abbaiò prima di uscire furiosa dalla sala con la serva che la rincorreva.
Artù allontanò il piatto, aveva perso totalmente l’appetito. “ Padre, Morgana non è come le altre signorine,non puoi aspettarti che si sposi per …”
“ Lo farà.” Ringhiò Uther “ L’ho posticipato fin troppo a lungo. Anche il tuo. Quando ritornerò, ci metteremo insieme nel ricercare una sposa adatti fuori da Camelot.”
Artù digrignò i denti. Anch’io sono solo uno strumento da sfruttare vero? E cosa guadagnerai dal mio matrimonio? Territori? Scambi commerciali?
“ Lo comprendo, Padre.”
Uther ghignò. “Sono contento tu veda il beneficio. Se solo Morgana avesse il tuo senno …”
Morgana ha molto più coraggio che io potrò mai possedere.
Uther continuò con il suo pasto mentre Artù spostò il cibo nel suo piatto pretendendo di mangiare. Ricordò il suo incontro con Anhora lo stesso pomeriggio.
“ Padre …” la bocca di Artù si seccò, s’inumidì le labbra. Aveva bisogno di sapere … aveva bisogno di vedere come suo padre avrebbe reagito.
“ Hm?”
“ Sono nato dalla magia?”
La faccia di Uther diventò rossa, la vena sulla fronte pulsò rabbiosa. Sbatté il pugno sul tavolo facendo tremare le ciotole. “ Dove hai sentito una tale blasfemia?”
Artù giurò di aver sentito anche della paura né tono di suo padre.
“ Dimmelo.” Strinse i bordi del tavolo, i suoi occhi si socchiusero. “ È stato Gaius?”
“ NO” disse Artù rapidamente, Gaius sapeva? “ Io, erm, ho sentito questo pettegolezzo quando ero bambino, qualcosa che ho sentito oggi me l’ha fatto ricordare.” Tentò di deglutire il pesante groppo che aveva in gola. Che cosa era successo? Uther e Gaius stavano tenendogli qualcosa segreto, e Artù aveva un tremendo sospetto che si trattasse di sua madre.
Uther mostrò i denti. “ Non chiedermelo mai più”
“ Ho il diritto di saperlo.”
“No” sbottò Uther, “ Non c’è niente da sapere. È una bugia, dimenticatelo.”
Ignorarlo? Questo è ciò che Uther gli diceva sempre quando chiedeva di sua madre. Artù sapeva bene di non insistere. Uther no glielo avrebbe mai detto.
Si chiese rapidamente che lui fosse la causa per cui Uther aveva dichiarato guerra alla magia.
E il calore iniziò a pizzicargli lungo tutto il corpo come a rispondergli di sì.
 
Quando Artù tornò nelle sue camere trovò il suo letto rifatto e un caldo bagno aspettarlo.
Un sentimento di colpa lo invase subito. Gli sembrò che gli unici momenti in cui Merlino si comportava come un bravo servitore era quando lo aveva fatto arrabbiare. Aveva bisogno di parlare con lui. Non poteva più rimandare.
Si diresse immediatamente di sotto, nelle stanze di Gaius. Davanti alla porta, però, Artù esitò. Alzò una mano e busso. Mentalmente gemette. Solitamente, sarebbe entrato senza permesso. Perché era rispettoso proprio adesso? Era il principe.
“ Entra,” venne la voce di Gaius.
Artù aprì la porta per trovarlo piegato sul tavolo pieno di fiale, erbe e chissà cos’altro, mentre mescolava un nuovo intruglio.
Gaius batté le palpebre stupito all’arrivo di Artù. “ Altezza …” poi la delusione coprì il suo viso.
“ Dov’è Merlino?” chiese Artù improvvisamente desideroso di fuggire da quello sguardo.
“ L’ho mandato a fare delle compere per me. Dovrebbe tornare tra qualche giorno.”
Artù incrociò le braccia. “ Ti rendo conto che lui è il mio servitore personale.”
Gaius si raddrizzò. “ E come il Principe di Camelot vorresti che il tuo popolo abbia accesso a tutte le possibilità delle mie pozioni e medicine, no?”
Artù si domandava ancora perché si preoccupava. Non aveva mai vinto una discussione con Gaius. Mentre Uther utilizzava minacce, Gaius ripiegava sulla ragione. Lo aveva sempre considerato come un vecchio zio.
Artù ridacchiò. Si guardò in torno tra i vari oggetti e libri. Quando era bambino, si nascondeva da suo padre e gli insegnanti sulle librerie. Amava arrampicarsi su quelle scale. Quando le persone si fermavano e chiedevano a Gaius se avesse visto il principe, il medico avrebbe lanciato un’ occhiata al nascondiglio per poi mandarli via nella direzione opposta. Gaius mi trattò come un bambino quando nessuno lo fece, e mi trattò come un adulto più di tutti.
“ Maestà?”
Artù riportò immediatamente lo sguardo su Gaius. Aprì la bocca, pronto a chiedere la stessa cosa che aveva chiesto a Uther. La richiuse. Era veramente pronto a giocare con la vita del medico per una sciocca curiosità? Era veramente così egoista? Come aveva potuto dimenticarsi lo sguardo impazzito di suo padre poco prima? No. Aveva bisogno di trovare un’ altra strada per ottenere la risposta che cercava.
Si schiarì la gola. “ Mandami Merlino appena torna.”
“ Certamente” disse Gaius con un tono appena rigido.
Diede un lieve accenno prima di andarsene, chiedendosi dove fosse in quel momento Merlino, immaginando vari modi per ucciderlo.
 
 
La mattina dopo, appena terminata colazione, Artù cercò morgana. Quando apprese che era andata a guardare il mercato nella Città Inferiore, decise di dirigersi nella Libreria Reale. L’alto corridoio ad arco della libreria lo aveva sempre affascinato quando entrava.
Geoffrey di Monmouth alzò entrambe le sopracciglia alla sua vista.
Artù gli sorrise debolmente e gli diede un mezzo saluto.
“ L’ultima volta che ti ho visto qui sotto ha rovinato molti dei miei libri.” Disse, appoggiando la sua penna giù dai registri.
Artù si grattò il lato del collo. “ E tu mi hai esiliato.” Alzò entrambe le mani in gesto placante. “ Lo prometto, ho superato la fase di arrampicamento”.
Geoffrey era solito insegnare ad Artù in quel luogo quando era un bambino. Finché durante una sessione, l’uomo anziano si addormentò e un principino annoiato iniziò ad arrampicarsi sugli scaffali vecchi e fragili. Rovinò un’ intera fila di ripiani e distrusse metà dei libri. Era prima volta in vita sua che vide un uomo adulto piangere.
“ Come posso assistervi?” le labbra di Geoffrey erano strette, le sopracciglia piatte.
“ Erm, sono curioso.” Artù tirò su una ditata di polvere dal bordo del tavolo del libraio e la sparse tra le altre dita. “ Hai per caso dei libri sulla magia?”
Nessuna risposta, l’uomo lo guardò imperscrutabile.
Artù si dondolò a disagio. “ Erm, mio padre dichiarò guerra alla magia, e ho deciso che è tempo che io faccia ricerche da solo, così da poter capire contro chi stiamo lottando.” Ecco una scusa perfettamente plausibile. Meglio dell’affermazione da femminuccia: voglio solo scoprire chi sono.
Un altro sguardo.
Artù si guardò intorno. Aveva sempre avuto quella sgradevole sensazione di non essere simpatico a Geoffrey, o forse erano tutti quanti.
“ Vostro padre distrusse molti libri sulla magia durante la Grande Purga,” disse Geoffrey.
Artù digrignò i denti. È ovvio che l’abbia fatto.
Ce ne sono pochi sugli scaffali …” Geoffrey assottigliò gli occhi, “ Non avete mai mostrato interesse nella magia prima. Sembravate prendere in parola le spiegazioni di vostro padre e di Gaius.”
Artù si grattò il retro del collo. Era una domanda valida. Che tipo di re vuoi diventare? Le parole di Anhora gli echeggiarono nella mente. “ Se devo diventare e un giorno, devo essere ben portato u tutti gli argomenti e le faccende che possono capitare durante il mio regno. Un re saggio non dovrebbe esser ignorante quando si tratta del proprio popolo e la terra che regna.”
Le labbra di Geoffrey tremarono in un piccolo sorriso. Schioccò le dita. “ Ho aspettato a lungo questo giorno”. Tirò fuori una chiave appesa al suo collo e aprì uno scomparto segreto della scrivania. Tirò fuori un vecchio libro con la copertina di pelle e lo allungo ad Artù : Annali sulla magia.
Artù lo afferrò da entrambi i lati e lo prese.
“ Questo era di Ygraine …” disse dolcemente Geoffrey.
“ Mia madre?”
“ Lei non aveva magia propria, no, era una donna colta, aveva sempre il naso sui libri.” Ridacchiò e Artù sorrise nel sentire una vera memoria della madre che non aveva mai conosciuto. Era come se avesse finalmente raccolto l’ultimo tassello del puzzle su di lei che aveva impiegato anni a comporre. Geoffrey continuò “ Non ricordo quali fossero le sue opinioni riguardo alla magia, quello che so è che credeva di dover raccogliere tutte le informazioni possibili prima di generare un giudizio.”
Artù passò una mano sulla copertina del libro. “ Perché?” chiese, “ Perché nasconderlo?”
“ Perché avrebbe voluto che lo ricevessi tu, e così ho aspettato il giorno in cui ti saresti dimostrato il figlio di vostra madre e ricercato conoscenza.”
Artù sorrise “ Grazie …”
Gli sembrò strano e riempì il suo cuore di gioia avere qualcuno compiere un gesto così significante senza che glielo dovesse chiedere o ordinare. E are qualcosa che sua madre era solita leggere … era quasi ritrovarla.
Geoffrey ritornò il sorriso “ spero di vedervi qui sotto più spesso.”
E Artù fece una silenziosa promessa di farlo.
Quando tornò nelle sue stanze, guardò meglio il libro ricevuto, le pagine sembravano fragili, ingiallite e con i bordi rovinati. Il cuore di Artù si gonfiò nel notare delle note a margine scritte a mano.
Decise di leggere il primo capitolo che trattava nel dettaglio la magia. Essa era creduta essere un antico campo energetico della Terra che gli umani e altri esseri entravano in contatto e la trasferivano attraverso di loro. Narrava d’incantatori e incantatrici, grandi sacerdoti e grandi sacerdotesse. Gli occhi di Artù s’incrociarono davanti a certe frasi che lo costrinsero a rileggerle più volte, per imbarazzo di non leggere approfonditamente e completamente qualcosa di sua madre.
A metà trovò quello che stava cercando. Creature Magiche. Nato dalla Magia e parte della Antica Religione. Artù sollevò un sopracciglio. Antica Religione? Ne aveva sentito parlare brevemente, e Anhora l’aveva menzionata riguardo al potere che scorreva nelle vene di Artù. Il suo sguardo saltò a qualche frase successiva. L’Antica Religione è la magia della Terra stessa. Essi credevano nell’ equilibrio sacro tra tutti gli esseri viventi.
Tornò indietro a leggere delle creature magiche. Alcune erano creature mitologiche, altri erano gli stregoni (NA : D’ora in poi utilizzerò il termine ‘stregone’ per indicare chi è nato con la magia come Merlino, e ‘mago/incantatore’ per tutti gli altri) anche se questi erano rari.
Quelli nati dalla magia tendevano ad avere le proprie abilità. Cos’era quindi Artù? In qualche modo aveva la percezione di non essere né uno stregone nè, un mago. Menzionava anche di come il vero atto di compiere magia era come respirare per molte creature magiche.
Si strofinò gli occhi. Niente. Rilesse di nuovo il capitolo sull’ antica religione. Erano dei concetti molto interessanti. Come cacciatore, aveva sentito dell’ equilibrio della natura. Me espanderlo sulle persone,creature, ed elementi era incredibile.
Si concentrò su paragrafo che sua madre aveva evidenziato, non aveva scritto note solo messo tutto tra parentesi.
Nel cuore dell’ antica religione giace l’equilibrio tra vita e la morte stessa, lesse Artù, per salvare una vita, per creare una vita, un’altre deve prenderne il posto come scambio equo. Il suo cuore mancò un battito. L’equilibrio tra la vita e la morte.
“ TU sei nato dalla magia”
“ Gli effetti dell’ antica religione hanno scosso i poteri dormienti dentro di te.”
Non è strano che Uther abbia dichiarato guerra alla magia lo stesso tempo che Artù è vissuto?
Gli cadde il libro dalle mani quando si alzò bruscamente, barcollando all’indietro fino a incontrare il muro. Il suo respiro si velocizzò. No, non è possibile.
Per creare una vita, un’ altra deve essere sacrificata.
Artù si passò una mano tra i capelli.
“ TU sei nato dalla magia.”
E quando Artù nacque … sua madre morì.
Hanno … hanno forse i suo genitori ricorso all’antica religione per crearlo? Non è vero. Non può essere vero.
Si lasciò scivolare verso il pavimento e raccolse le gambe al petto.
Per creare una vita, un’ altra deve essere sacrificata.
Le lacrime gli colmarono gli occhi.
Aveva tutto un senso adesso.
“ Perché odi la magia?”
“ Niente di buono è mai stato ottenuto con la magia.”
Un singhiozzo gli scosse il petto.
Era tutta colpa sua. Sua madre morì per concepirgli la vita. Non doveva esistere.
Ho preso la vita di mia madre. Artù appoggiò la testa sulle ginocchia. È colpa mia che lei è morta. Era morta per lui. E guarda cos’è diventato. Se lo vedesse adesso, sarebbe delusa? Avrebbe desiderato di non aver mai dato la sua vita per lui?
Le lacrime gli scesero dagli occhi e sbatté il pugno contro il pavimento si pietra, desiderò di trovare un modo per tornare indietro nel tempo e restituirle la vita.
 
“Anhora” gridò ancora una volta Artù contro il vento oceanico. “ Mostrati, codardo!”
Passò in rassegna la spiaggia, aspettando che il vecchio Guardiano degli Unicorni si rivelasse.
Eirian riposava vicino al Labirinto di Gedref, fissando Artù con un triste sguardo. Era come se potesse leggere le sue emozioni.
Troppi pensieri gli affollavano furiosamente la mente. Era passato dallo shock, alla disperazione e infine alla furia. Come aveva potuto suo padre tenerglielo nascosto? Perché avevano ripiegato sulla magia per portare Artù alla vita? Poi iniziò a chiedersi se non stesse fasciandosi la testa troppo presto, saltando alle conclusioni sbagliate. Ma non poteva ignorare la sicurezza del suo cuore. Lo sapeva. Ygraine creò una vita per Artù dando in cambio la propria. Perché lo avrebbe fatto? Sempre che non lo sapesse. Ma allora perché avrebbe evidenziato quel paragrafo sul libro?
“ Anhora!” gridò Artù nuovamente.
Appena uscito dalla sua stanza, aveva detto a Leon di dare a suo padre qualche scusa prima che andasse a cercarlo, e sgattaiolò fuori dal palazzo. Con un fischio, Eirian venne da lui e Artù chiese all’unicorno di portarlo qui per parlare con l’unico uomo che gli avrebbe dichiarato la verità.
“Anhora!” urlò Artù. La sua voce si ruppe alla fine e tossì. Aveva la gola infiammata. Da quanto tempo era lì a gridare?
Cadde sulle ginocchia, ansimando.
Eirian gli venne vicino e poggiò la sua testa nel suo grembo.
Lui accarezzò la criniera dell’unicorno e ci strofinò sopra la faccia.
“ Non può essere vero.” Artu tirò su col naso. “ Non posso vivere sapendo che lei … non ne sono degno.”
“ Vostra madre vi amava molto”
Artù alzò lo sguardo verso l’oceano.
“Anhora.” Scosse il capo. “Ti stai sbagliando. Mia madre non mi conosce.”
Il cappuccio del mantello di Anhora gli copriva la testa. Utilizzò il bastone per camminare più vicino ad Artù ed Eirian. “ lo dici solo perché non puoi sentire la presenza di tua madre insieme con te, anche in questo momento.”
Le lacrime si raccolsero negli occhi di Artù. “ Dimmi la verità. Perché ha dato la vita perché io potessi esistere in questo mondo?”
Anhora sospirò. “ È una verità che non credo sia pronto a sentire interamente.”
“ Ho il diritto di sapere.”
“ Il diritto? Sì. La preparazione? No.”
“È mia madre.”  Bisbigliò Artù.
“ E cosa farai quando imparerai i dettagli di cosa è successo?”
Artù si asciugò gli occhi “ Cosa?”
“ Armato di questa conoscenza, cosa ne farai?”
Artù rimase a bocca aperta, mosse la bocca. Non riuscì a formulare nessuna risposta.
“ La conoscenza è una cosa pericolosa.” Disse Anhora.
“ Aspetta. Mettiamo in chiaro le cose. Prima mi dici che devo smettere di essere ignorante, e adesso mi stai dicendo che non posso sapere troppo perché è pericoloso? Sei una contraddizione vivente!”
Anhora ridacchiò. “ Imparerai, giovane Pendragon, che c’è bisogno di equilibrio per ogni cosa, anche tra ignoranza e conoscenza.”
Artù fissò in basso a Eirian, l’unicorno si accoccolò più vicino come gesto di conforto. “ e l’equilibrio tra la vita e la morte? Non ce n’è alcuno tra la vita di mia madre e la mia. La sua vale cento volte la mia.”
Anhora sorrise tristemente.
Artù prese fiato tremando. Perché tutti gli tenevano segrete delle cose? Cosa c’era di sbagliato in lui?
Anhora disse, “ Col tempo, imparerai la verità, ma non sarà questo il giorno.”
“ Che cosa sono quindi? Se sono nato dalla magia?” chiese improvvisamente Artù. “ Non sono uno stregone. Che tipo di creatura sono?”
“ lo scoprirai col tempo. Nessun libro o conoscenza comune te lo dirà, perché la tua magia è la più rara tra tutti. Ti consiglio nuovamente … cerca aiuto in Merlino.”
Poi l’uomo sparì.
È difficile cercare un uomo ch non vuole essere trovato. Anhora sveva ragione. Aveva bisogno di Merlino. Avevano bisogno di avere la loro conversazione adesso.
Artù prese un profondo respiro. Lo avrebbe fatto dopo aver ripreso il controllo. Le sue emozioni erano erratiche e non si fidava a mantenere il controllo per reagire nel modo giusto alle verità di Merlino.
Voleva disperatamente nascondersi dietro alla sua ignoranza ancora una volta. Credere che suo padre avesse ragione, pretendere che non vedeva ciò che gli stava di fronte. Sapeva che non sarebbe stato giusto nei confronti di se stesso, sarebbe stato peggiore rispetto al suo popolo.
E non poteva continuare a far credere a Merlino di essere solo.
Dal cuore coraggioso, stupido, goffo, interessante Merlino.
Quando Artù aveva seguito Merlino fino a Ealdor per aiutare lui e Hunith a scacciare i banditi di Kanen, aveva fatto il sacro voto a se stesso che avrebbe sempre protetto Merlino, perché c’era qualcosa di lui che lo attirava a sé.
“ Andiamo,” disse Artù, cercando di non trasformarlo in un piagnucolio mentre spinse il piede in faccia a Merlino. “ Smettila di pretendere di non essere interessante. Dimmelo”
Il momemto successivo, Merlino ripose “ Non riuscivo più ad appartenere. Volevo trovare un posto, dove riuscissi a farlo.”
“Qualche fortuna nel trovarlo?”
Non ne sono ancora sicuro.”
Artù non aveva mai realizzato, ma aveva sperato che Merlino sentisse come se appartenesse al suo fianco. Ora sapeva che non poteva essere. Non mentre era un principe e Merlino il suo servitore personale.
Vedere la casa Natale di Merlino, sperimentare dove aveva vissuto, aiutò Artù a rispettarlo un po’ di più, aiutò a vedere il suo servitore più come un suo pari.
Artù grattò il naso di Eirian. “ Basta con questi pensieri da femminuccia. Andiamo a cercare Merlino.”
L’unicorno nitrì come ad approvare il piano.
 
 
Merlino tagliò un pezzo della foglia grigio-verde dal cespuglio con il coltello e la annusò. Fiùu. Sicuramente Verbena. Tagliò ancora altre foglie e le mise in una piccola sacchetta di pelle. Poggiò sacca e coltello nella sua borsa e si pulì le mani nei pantaloni.
Inalò profondamente e quando in alto nel cielo pomeridiano. Aveva forse un paio d’ore di luce rimaste. Probabilmente dovrebbe piantare la tenda adesso. Aveva ancora dei pezzi di pane e delle mele lasciati da Gaius. Dovrebbe raccogliere la legna per il fuoco. Raccogliere erbe per Gaius era una buona pausa. La tensione che aveva sentito da quando aveva ucciso Nimueh iniziava a dissiparsi. Il dubbio nel suo cuore riguardo ad Artù permaneva.
“ Voglio solo che qualcuno mi veda per come sono realmente.”
“ UN giorno Merlino, un giorno.” Lo rassicurò Gaius.
Quando verrà quel giorno? Quanto a lungo doveva Merlino pretendere di essere un idiota? Quanto ancora doveva nascondere la sua magia? Voleva davvero che Artù lo scoprisse?
Al meno qualcosa di positivo succedeva quando raccoglieva erbe per Gaius. Poteva esercitare la sua magia.
“ Ora perché non posso avere la stessa cura quando devi essere il mio servitore?”
 Merlino s’irrigidì. Si girò per vedere Artù vestito con la sua casacca da cacciatore mentre stava appoggiato al tronco di un albero con le braccia conserte. Cosa ci faceva qui Artù?
Merlino si era allontanato almeno un giorno e mezzo da Camelot. Sapeva di avere un pessimo senso dell’orientamento, ma era davvero così scarso?
“ Cos’è che Gaius ha su di te che io non ho?”
Merlino rise. “ Hai mai provato a disobbedire a Gaius?”
Artù arricciò le labbra in accordo.
“ Cosa ci fai qui fuori” chiese Merlino.
Artù si spinse dal tronco e scollò le spalle.
Merlino non riucì a resistere. “ Non riesci a resistere neanche un giorno senza di me vero?”
“ Ah,” Artù sollevò le sopracciglia, “ guarda chi sta crescendo un grosso ego personale da solo”
Merlino fece un gran sorriso. Com’era facile ricadere nei loro scambi di battute quotidiane? Merlino si spostò a disagio quando noto Artù dargli uno strano sguardo pieno di significato. Lo aveva soprannominato lo sguardo “ c’è qualcosa su di te”.
Perché Artù lo aveva rintracciato?
Artù inclinò la testa. "Seguimi, c’è qualcosa che vorrei mostrarti.”
Merlino aggrottò le sopracciglia, Artù suonava quasi incerto ma determinato. Sollevò la tracolla della borsa oltre le spalle e lo seguì. Camminarono in silenzio, la curiosità di Merlino cresceva ad ogni passo. Le ombre delle foglie danzavano intorno a loro. Gli tremavano le mani.
Artù rallentò il passo quando si avvicinarono a un torrente. Si fermò improvvisamente e Merlino per poco non si scontrava con la sua schiena. La sua borsa cadde dall’improvvisa frenata.
Artù indicò a distanza qualcosa. “ Ti ricordi di lui?”
Vicino al torrente, il bellissimo unicorno bianco che Merlino vide un paio di mesi prima stava bevendo l’acqua che scorreva. Il sole faceva brillare il suo manto. Merlino rimase a bocca aperta.
Artù si grattò il retro del collo. “Io …” arricciò le labbra all’infuori, pensando a cosa dire, prima di fissar intensamente Merlino. “ Io … io ho mentito. La magia … non è malvagia. O almeno … non credo lo sia interamente. E … tu non lo sei.”
Merlino stava per stuzzicarlo per divertimento per il balbettio quando la sua mente registrò l’ultima parte. Artù non lo sa. È un cieco idiota. Fece cautamente un passo indietro, uno che non andò non notato da Artù. “ Che cosa intendi dire?”
Artù lo fissò con un’espressione colma di tristezza. “ Merlino, lo so”
Il cuore di Merlino mancò un battito. Artù non può sapere. Fai finta di essere stupido. “ Sapete cosa?” Merlino indicò la creatura magica. “ Quello è un unicorno? Non è mio”.
Cosa ci faceva qui l’unicorno? Lo aveva seguito? Lo aveva incontrato Artù prima di trovare Merlino?
Artù raddrizzò la schiena, spalle alzate. La sua mente prese una decisione. “ So che sei un incantatore.”
No. Artù non può saperlo. Le sue paure stavano diventando realtà. Artù lo avrebbe rigettato, esiliato. O … Artù non lo avrebbe ucciso vero? È questo il motivo per cui ha incontrato Merlino in questo posto?
“ Siete stato a bere alla taverna?” Merlino forzò una debole risatina.
Artù sospirò. “ Merlino puoi fidarti di me”
Questo scaturì una scintilla in Merlino. “ Fidarmi dite? Hai bruciato un mago e mia costretto a guardare!”
La faccia di Artù si tinse di rosso. “ Non avevo altra scelta!”
Merlino rilasciò una risata sprezzante. “ Oh, si ha sempre una scelta.”
“ Avrei dovuto permettere a mio padre di uccidere i figli di quell’uomo?”
Merlino scosse il capo. Aspetta … cosa aveva appena detto Artù?
Artù spalancò gli occhi per un secondo come per realizzare l’errore. Si girò di schiena, passandosi una mano tra i capelli.
Merlino sapeva che Uther lo aveva spinto a quello. Solo che sentirlo parlare come suo padre, come un tiranno, lo aveva spaventato. Con cosa lo aveva minacciato Uther, questa volta?
Le parole di Artù erano così deboli che non le aveva comprese. “ Penso di capire perché tu non ti fidi, non ti ho dato ragione per farlo. Ma … penso che dovremmo essere almeno amici. Intendo dire, se io non fossi un principe … però …” Artù si rigirò, i suoi occhi luccicavano. “ Che cosa siamo noi? Che tipo di conoscenti sono così disposti a morire per l’altro?”
Merlino trattenne la sua affermazione che era il suo destino proteggere Artù. Magari è com’è cominciato. Erano amici? Sì. Amici intimi? Non ne era sicuro. Artù aveva ragione. Si conoscevano a malapena da un anno eppure erano già quasi morti per il compagno più di una volta.
Merlino batté le palpebre sorpreso quando l’unicorno si era mosso e si era avvicinato ad Artù.
Il principe sospirò e gentilmente allontanò la testa dell’unicorno. “ Sto bene, Eirian”
La speranza fiorì nel cuore di Merlino. Artù parlava con un unicorno conoscendone il nome? Il figlio di Uther Pendragon, il figlio del re che odia la magia come ogni cosa al mondo, era amichevole con una creatura magica?
Merlino deglutì. “ Da quanto tempo lo sapete?”
“ L’ho sempre saputi … penso che abbia solo fatto finta di non vedere.” Artù incrociò le braccia. “ Di una cosa sono curioso, perché hai imparato la magia nel cuore di Camelot? Sapevo che eri un idiota, ma non immaginavo arrivassi a questi livelli.”
La rabbia colmò Merlino. “ Non l’ho imparata. Sono nato con essa. È una parte di me come la stessa aria che respiro.”
“ Sei uno stregone?”
Artù conosceva il termine?
“ Sì” disse Merlino fiero. Non sarebbe stato imbarazzato di chi fosse. Aveva intenzione di mostrare tutto ad Artù adesso. Era tutto allo scoperto.
Artù bisbigliò “ Quanto sei potente?”
Merlino sussultò. Aveva il potere sulla vita e sulla morte. Era sempre stato forte, ma da quando era venuto a Camelot i suoi poteri stavano crescendo. “Molto” bisbigliò Merlino come risposta.
La mano destra di Artù si spostò sull’elsa della spada.
Tutti gli istinti di Merlino si accesero in allarme.
“ Allora perché essere il mio servitore personale?” domandò Artù “ O stavi solo pretendendo, mentendomi e ridendo di che sciocco sono?” La mano di Artù tremò,diventando bianca.”Hai detto di essere contento di servirmi fino al giorno della tua morte. Era anche questa una bugia?”
Merlino intendeva ogni parola.” No, Artù. Io …”
“Intendo dire, stavi complottando contro di me tutto questo tempo?”
“Artù. No. Ti ho protetto.”
“Protetto?”
“Sì! Sei uno stupido di un asino. Se avessi volto ucciderti lo avrei fatto molto tempo fa.”
Artù rilasciò la spada dal fodero di un centimetro. “Ci sono destini peggiori che la morte.”
“Artù …” Merlino deglutì. Lasciò la presa sulla sua magia. Se Artù lo avesse attaccato, non avrebbe usato i suoi poteri contro il principe.
“Parla! Perché sei venuto a Camelot?”
“Mia madre mi ha mandato da Gaius. Aveva paura e voleva che Gaius mi aiutasse a controllare i miei poteri.”
“E così ha pensato saresti stato salvo a Camelot? Mi prendi per un idiota?”
“Si fidava di Gaius. Pensava mi avrebbe tenuto al sicuro. Non conosco le sue ragioni. Ma venire a Camelot è stata la miglior cosa che io abbia mai fatto perché ho trovato uno scopo per la magia. Merlino tenne la testa alta. La utilizzo unicamente per voi.”
Artù sembrò comprendere che la spada stava tremando e la ripose nel fodero. Fece qualche passo indietro.
Merlino aspettò che raccogliesse nuovamente le idee e le emozioni. Aveva bisogno che capisse.
L’unicorno lentamente si avvicinò a Merlino e quasi si ritrasse quando la creatura gli parlò per telepatia. “Tu sei Emrys? Ho sentito mormorii su di te dai Druidi. Posso sentire la tua magia irradiare da te, più forte dell’ultima volta che ci siamo incontrati.”
Ecco, di nuovo quel nome, Emrys. Quanto grande era il suo destino? Doveva sopportarlo tutto da solo?
Eirian chiese lamentosamente “ Perdonate il mio padrone, non ha ancora accettato la sua magia. Ho paura che l’influenza Uther lo tenga troppo stretto.”
Merlino inclinò la testa. “Padrone?” Artù? A che punti si stava arrivando?
Eirian annuì. “Sono legato a lui, per tutto il tempo rimarrà un puro di cuore.”
“Come? Perché?”
“Non puoi avvertirlo? È debole rispetto alla tua, ma esiste. Artù ha la magia.”
La faccia di Merlino si diresse immediatamente verso Artù. “Possiedi la magia?” Esclamò orripilato.
Artù si girò sconvolto. “C-come?”
“Come puoi arrabbiarti con me quando hai tenuto nascosto di avere la magia per tutto questo tempo?”
“L’ho appena scoperto” ringhiò Artù. Alzò un dito.” Non hai il diritto di rinfacciarmelo lo hai nascosto per molto più tempo.”
Merlino si era stufato di tutto questo. “Cosa avresti fatto se te lo avessi detto prima? Non eri pronto.”
“Pronto?” Un’illuminazione colpì il volto di Artù. “Tu stavi per dirmelo, a Ealdor. Il tuo amico, Will …””
Il petto di Merlino pulsò al ricordo.”Will portò il mio segreto nella tomba.”
“Ed io ti dissi che la tua magia era pericolosa.” Artù gemette rotolando il capo all’indietro. “Non c’è da stupirsi tu non me lo abbia detto.” Fissò negli occhi Merlino. Mi dispiace, Merlino.” Mi dispiace tu non abbia potuto fidarti di me.”
C’erano tanti scenari che Merlino immaginava, o aveva incubi sulla scoperta della sua magia da parte di Artù. Rabbia. Tradimento. Morte. Bruciare sul rogo. Non una volta Merlino si aspettava, o immaginava, che Artù si sentisse in colpa.
Era veramente questo l’uomo che Merlino vide sotto tutte le maschere che Artù indossava? L’uomo che Merlino considerava suo pari? L’uomo che era il Re del Passato e del Futuro? L’uomo che era l’altra faccia della sua medaglia?
Merlino sospirò “ Non è che non mi fidassi di te, Artù. Posso aver dubitato di te, provato paura … non te l’ho detto perché non volevo farti scegliere tra me e tuo padre.”
“Mio padre?” Artù sbuffò.” Lui è …” non terminò la frase, lasciandola in sospeso.
Merlino assottigliò gli occhi alla reazione di Artù. Qualcosa era accaduto. Artù amava e ammirava Uther, vedeva il bene che quasi tutti mancavano.
Merlino poteva vederlo chiaro come il giorno. Gaius lo menzionò una volta, che Artù era l’unica cosa buona che avesse mai fatto.
Era molti i momenti che Merlino vide Uther in Artù. Adesso il vero Artù stava splendendo di fronte a Merlino, rivelando ogni cosa.
“È tuo padre, Artù. Non potevo farti scegliere. E …” non voleva continuare, ma doveva farlo. “Ero certo che sarei morto se lo avessi fatto.”
 
Dolore brillò negli occhi di Artù. Deglutì il blocco che gli si era formato in gola e annuì. Strinse le labbra pensoso, riflettendo. Dopo un bel po’ disse, “ Mostrami. Mostrami la tua magia.”
La gola di Merlino si seccò. La stava veramente accettando? I pensieri gli frullavano nella testa chiedendosi come dovesse formalmente rivelargliela. Un’ idea si formò. Camminò verso Artù fermandosi davanti a lui.
“ Dammi le mani,” gli disse.
Artù alzò un sopracciglio, gli diede un rapido sguardo di stima prima di consegnargli entrambe le mani.
Merlino le prese e le mise a coppa, piazzò le sue mani esternamente. Per la prima volta Merlino sentì un piccolo tremore dalla magia di Artù. La punzecchiò e tentò di leggerla. Una calda proiettività che scorse lungo il corpo, e un’ondata di … era quello amore? Merlino non ne era sicuro. Si chiese cosa provasse Artù per lui. Fissò in alto e quasi si ritrasse dall’intenso sguardo di Artù “ Non starai per darmi fuoco alle mani, vero Merlino?”
“Non essere un idiota.”.
“Scusami?”
“Oh, perdonatemi, Principe degli Idioti”
Artù rise e Merlino quasi si era scordato di quanto magnifica fossa quella risata. Quando si interruppe Artù aspettò pazientemente per lo spettacolo di magia.
Dolcemente Merlino disse, "Gewyrc an lif." Aprì le mani di Artù per rivelare una farfalla blu luminosa che aprì le ali nei palmi di Artù.
Un sussulto meravigliato uscì dalle labbra di Artù. I suoi occhi seguirono la farfalla mentre sbatteva le ali per volare in alto nel cielo. “ Questo è …” un sorriso adornò i tratti di Artù. Guardò Merlino, la malizia gli tingeva gli occhi. “ Una farfalla? È questo il meglio che sai fare. Merlino?”
Merlino sospirò esageratamente. “ Certe volte non si può proprio accontentarvi.”
Artù ridacchiò e tornò a fissare la farfalla. “ Non ho mai immaginato che la magia potesse essere così …” sembrava le difficoltà nel trovare un termine,
Merlino sapeva cosa intendesse. Il principe non aveva mai avuto occasione di vedere il lato bello della magia.
“Gaius mi ha detto una volta che non credeva la magia essere giusta o sbagliata, dipendeva solo da come era utilizzata.” Disse Merlino.
Artù stava ancora fissando la farfalla.”C’è sempre un costo per utilizzarla?”
“C’è sempre un costo nell’utilizzare la tua spada?”
Artù sembrò capire al volo cosa intendesse.
“Dipende a volte da come è utilizzata.”
Merlino sapeva che Artù non si sarebbe mai fidato totalmente della magia, di sicuro non in una sola notte. Gli avrebbe dato quindi la possibilità di mostrargli cosa potrebbe la magia rappresentare? Inghiottì, le parole erano difficili da pronunciare. “ Cosa … cosa desiderate di fare di me?”
Artù lanciò un’occhiatina a Merlino prima di rivolgerli tutta l’attenzione. “ Se ti esiliassi per difenderti da mio padre, troveresti sempre il modo di tornare a Camelot vero?”
Merlino gli diede un ampio sorriso. “ Non potete sbarazzarvi così facilmente di me.”
Eccolo di nuovo, quello sguardo. “ A volte non riesco a capire se sei stupido o coraggioso.”
Eirian aveva ragione. Artù dal cuore puro che pensava unicamente al meglio per Merlino, la direzione migliore. “ Artù, io appartengo al vostro fianco. Ero sincero quel giorno, magia o no, voglio essere il vostro servitore fino al giorno della mia morte.”
Artù rilassò le sopracciglia.
“ Credo in voi, Artù, e nel regno che costruirete.”
“Lo fai veramente? Perché ti fidi di me così tanto? Cosa ho mai fatto per meritarmi questa fede? Intendo dire, ho tentato di colpirti con un martello la prima volta che ci siamo incontrati.”
“Eri un imbecille, e il sei tutt’ ora.” Sospirò Merlino. “Sono il vostro servitore, Artù, e questo significa che vedo versioni di voi che molti non notano. Vi ho visto con le persone quando pensi che nessuno vi stia guardando, vi ho visto con i contadini, li trattavate con rispetto. Vi ho visto volenteroso a morire per Camelot più e più volte e so quanto siete disposto a sacrificare per essa.”
Merlino era sorpreso di trovare Artù in ascolto. Ricordava che nella lista di suggerimenti gli aveva consigliato di ascoltare oltre che di combattere. A questa era la prova che gli aveva dato ascolto.
“ TI sei sbagliato su una cosa. C’è una parte di Camelot che devo ancora sacrificare, devi capire. In tutta la mia vita mio padre mi ha insegnato che la magia fosse malvagia, e ho sempre visto il lato negativo nei continui attacchi contro Camelot da parte degli incantatori.” Artù fece un respiro profondo. “ Guardando a Eirian e vedendo cosa hai appena fatto … Puoi mostrarmi il lato buono della magia? L’altra faccia che io non ho mai visto?”
“Gli piaci” disse Hunith a Merlino riguardi ad Artù.
Merlino negò immediatamente. “ È perché non mi conosce. Se così fosse, probabilmente sarei già morto adesso”
Merlino sorrise. Non sapeva se Artù lo avesse totalmente accettato, ma era desideroso di dargli una possibilità, era pronto ad ascoltare.
Merlino allungò la mano. “ Ve lo mostrerò.”
Artù sorrise e strinse la mano di Merlino.
E finalmente due facce della stessa medaglia si riconobbero l’un, l'altra.
   
 
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