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Autore: KikiWhiteFly    08/06/2009    6 recensioni
[Completa; Raccolta di One shot] [Shikamaru ~ Ino]
5. «Tu non ci crederesti, ma è zucchero filato. Tu, Shika, hai bisogno di toccare lo zucchero filato... assaggiarlo, forse. E, anche avendolo assaggiato e toccato, non è detto che tu ne sia pienamente convinto. Io... credo. So. Non è più bello così, il mondo?»
Genere: Erotico, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Primo.

Ciò che gli occhi non riflettono














"Tegamino oppure omelette?" rifletté mentalmente Ino, un uovo tra le mani e una pentola sul fuoco, che aveva tutta l'intenzione di essere usata Alla fine non scelse nessuna delle due.
Tipico. Rise tra sé e sé, adorando il suo magnifico senso di contraddizione.
Qualcosa d'armonico e al tempo stesso fastidioso sembrò trillare nell'aria. "Shikamaru! Il cellulare!" disse, avvertendo il suono dalla tasca della giacca, malamente poggiata a terra,
o meglio gettata brutalmente a causa di una voglia morbosa che non riuscivano a contenere.

"Lascialo suonare..." disse lui, sotto il getto dell'acqua calda. Ino obbedì, tuttavia una certa curiosità la portò a controllare la chiamata sul display illuminato.
Com'era prevedibile era proprio Temari -com'era scritto a caratteri cubitali-.

Ripose l'oggetto nella tasca, avvertendo quello strano senso di malinconia contorcerle lo stomaco, farla sbuffare esasperata da quella situazione... ogni volta le sorrideva, stringendole
cordialmente la mano, un attimo dopo ecco che tutti e due si volatilizzavano, non certo per salutarsi o parlare dei bei vecchi tempi. La ragazza si guardò la camicia scura, le arrivava appena
sotto il bacino, scoprendole le gambe; il suo odore impresso sopra, poteva viverlo solo alcuni attimi.

Chinò lo sguardo, osservando le uova friggere e un vapore caldo arrivare fin sopra la cappa. "Temari!"
Si voltò, osservando Shikamaru al telefono, si mordeva leggermente le labbra – lo faceva ogni volta che voleva nascondere qualcosa-, si asciugava i capelli con uno strofinaccio di spugna
e lasciava le goccioline di acqua scendere leggiadre sul suo petto, attraversando ogni cunicolo.

"Sì,sono in missione" affermò, cercando d'evitare lo sguardo di Ino. La fragile barriera nel suo cuore si sgretolò, odiava da sempre le menzogne, odiava i convenevoli sorrisi che si scambiava
con la bionda di Suna, odiava dover fabbricare ogni volta un'espressione allegra che non tradisse la maschera di cera sotto il suo volto."Tornerò... fra qualche giorno" rispose arrendevole,
sospirando amaramente. Si gettò sopra il divano. Ino sentì un piccolo rumore, ovvero il tasto di spegnimento del telefono. Sospirò anche lei, mettendo nei piatti le uova.

Shikamaru depositò deboli baci lungo la linea curva del suo collo, facendole provare un nuovo brivido. Sempre con la solita carica sensuale, le sfilò la padella di mano prendendola invece
per i gomiti e girandola dalla sua parte. "Che c'è? Non devi andare?"

Sbottò irata, sfuggendo ai suoi occhi onice.
"Fra qualche giorno. Non far finta di non aver ascoltato nulla Ino, non ti riesce affatto bene", le toccò il mento di porcellana, alzandolo un po'.

Le guance le si gonfiarono nervose, divenendo due palloncini pronti a scoppiare da un momento all'altro.
"Fanculo Nara", borbottò, liberandosi delle sue mani. Ma non del suo corpo... difatti le loro gambe erano incatenate in una strana quanto scomoda posizione, e quelle di Shikamaru non
volevano proprio muoversi.
"Lasciami verme schifoso" mormorò, come un insulto al più
stronzo degli uomini.

"Sei seccante Yamanaka..." sbuffò, sfiorandole con le labbra la linea del seno, i primi bottoni aperti sotto la camicia, a volerlo invitare a unirsi a lei. Ino ansimò alcuni istanti, sotto il suo
tocco terribilmente affascinante si sentiva morire, le difese venivano meno.

"Sei un maledetto bastardo"
Affermò, prendendogli il bavero della camicia e attirandolo a sé. E fu un gioco meccanico, una ballata veloce e sensuale, una melodia che li avvolse completamente, facendoli girare in tondo
per la stanza e alla fine facendoli accasciare a terra, sul pavimento marmoreo e freddo. Le piastrelle color albicocca erano gelide sotto i loro corpi ma la fiamma dell'amore era accesa,
più viva che mai.

Ansimò ancora, cercando di riprendere fiato. Il petto dondolava su e giù, rapido e incalzante il suo respiro veniva meno.
"Io ti odio" mormorò, cercando di respingerlo via, sentendo ancora le
goccioline d'acqua stabilirsi perennemente sulla sua pelle... un nuovo brivido.

"Io invece ti amo, pensa" la beffeggiò.
Arrossì per un attimo, uno solo... Poi la sua pelle riassunse un colorito simile all'opacità dei muri bianchi, rigato ogni tanto da un rossore color pesca.
"Che bastardo" sibilò, prima di sentire ancora
il suo corpo premuto sul proprio, l'agilità delle labbra nel succhiare le sue, lo sentiva, lo viveva, volava in un'altra dimensione, assieme a lui.


"Io invece ti amo, pensa-"
Fu a un passo dal sentirsi scoppiare.
"E io sono la stupida che ti ama ancora, pensa"
Fu solo una riflessione che tenne serrata fra le labbra umide.



Suna, due giorni dopo, ore 16:30.



"Shikamaru!" lo stupore della donna fu letale, per un attimo.
Avvertì solo dopo due forti braccia stringerlo nella propria presa, unghie lunghe e affilate premergli sulla schiena e il viso affondare nella divisa da Jonin.
"Non mi avevi avvertito che saresti tornato adesso!" lo guardò lei, con quegli occhi smeraldo, talmente profondi che se li si contemplava si rischiava di essere inghiottiti.

"Già, sorpresa!" proclamò, toccandole le trecce ordinate dietro il capo.
"Mi sei mancato..." sospirò lei, allontanandosi un po' per lasciarlo respirare.
Non erano doti di Temari sicuramente la dolcezza e quella sottile vena di romanticismo; anzi da quando la conosceva e da quando era divenuta la signora Nara quella cosa veniva ancor meno.

"Anche tu" decantò lui atono, ad un passo dal tracollo. Era stata quella notte di due anni fa, con Ino a fargli cambiare definitivamente la visione del mondo, ma cosa
poteva fare se non accettare il suo destino adesso?. Subiva le conseguenze delle sue azioni, così avrebbe continuato per anni.

Avrebbe dato tutto a Temari, tutto quello di cui ha bisogno una donna per essere felice. Ma dall'altra parte, c'era lei.
Lei. Il suo cuore.
Lasciò che le labbra di Temari cercassero le proprie, per poi trovarle e unirsi insieme. Era un bacio diverso dalla scossa elettrica che avvertiva con lei, l'altra...
era qualcosa di forte, talmente tanto da parer di morire da un momento all'altro.

Un sospiro melanconico gli sfuggì dalle labbra, già gli mancava.





Konoha, alcuni giorni dopo, ore 11:30


Ino faticava a tenere quelle carte ingiallite tra le mani, sentiva uno strano e alquanto fastidioso formicolio alle dita, l'agitazione voler scoppiare dal petto,
l'ansia invaderle ogni arteria.

"Ne è sicura?", domandò, trasalendo.
La signora si aggiustò maniacalmente le spessi lenti -due fondi di bottiglia- per l'ennesima volta... Squadrò per un momento quella giovane in preda a convulsi
scatti di rabbia, così impaurita e sprovveduta nei confronti del mondo.

"Sì. L'ecografia lo conferma... vede questo puntino?. Lì c'è suo figlio. Se desidera abortire le conviene farmelo sapere presto"
Continuò.
La ragazza non diede più di tanto peso a quelle parole, strinse solamente gli occhi, riducendoli inevitabilmente a due fessure; le bruciavano le iridi,
si infiammavano le ciglia scure sotto le palpebre. E solo il gelo dimorava nel suo cuore e nel suo animo. Camminò a passi lenti e cadenzati, facendo oscillare la borsa
avanti e indietro, osservando attentamente quell'universo nero nel quale era rinchiuso un piccolo puntino bianco.
E il respirò le si mozzò in gola, un dispettoso formicolio avvelenò le sue dita,
rendendole insensibili a qualsiasi contatto umano. Sentì la suola delle infradito battere sul pavimento marmoreo, mentre si accingeva a prendere le scale e posare la mano
ossuta sul corrimano di legno.
Ed in quello stesso momento
sentì la sua vita cambiare... doveva ancora capire se in meglio o in peggio.






Konoha , qualche giorno dopo, ore 16:00.


"Shika?" lo chiamò lei, melliflua. Tono preoccupato e delicato, troppo per una ragazza tutto pepe come lei.
Il ragazzo sembrò non darci troppo peso, occupato tra mille scartoffie da compilare.


"Sì? Veloce, sono occupato" le rispose frettoloso, borbottando rapidamente quelle poche sillabe.

"Ti devo parlare. Urgentemente" aggiunse, sentendo un groppo depositarsi in gola.

Forse la bella favola stava volgendo al termine...
quella storia che avevano scritto insieme, cogliendo tra le righe ogni sfumatura adesso stava per trovare un punto a capo.
E poi la parola più dolorosa di tutte : Fine.





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