Capitolo 14
«Se continueremo ad imbarcare persone di
questo passo sulla Waverider non ci sarà più spazio
personale!»
Rip
sapeva benissimo di divenire in certi contesti particolarmente spigoloso e mal
tollerante, ma da che era abituato a viaggiare da solo con Gideon
a divenire un gruppo improbabile di ben quattordici personaggi ce ne passa di
acqua sotto i ponti.
Tutta però la sua voglia di sfogarsi cessò nel momento in cui, entrato
nella camera sua e di Sara, notò questa seduta sul letto ad osservare la foto
di lei e sua sorella che sempre teneva accanto al comodino.
«Ti chiederei se stai bene, ma conosco la risposta…» esclamò lui facendogli
notare la sua presenza, visto e considerato che ciò che aveva detto prima non l’aveva
scalfita dalla sua posizione e i suoi pensieri.
«Dormo male ultimamente…»
«Lo so. Dormo accanto a te lo dimentichi? Sara per l’amor del cielo vuoi
dirmi cos’hai?»
Rip non
aveva resistito oltre, ci aveva provato a non pressarla. La conosceva, ma dall’altra
parte non riusciva nemmeno a dimenticare ciò che per lei provava e questo lo
portava a diventare assillante. Fu così che inginocchiandosi per terra le mise
una mano sul ginocchio, mentre con l’altra le prese il mento per costringerla a
guardarlo.
«Dimmi che anche tu non hai avuto dei continui deja
vù da che abbiamo incontrato la Legione prima e Lily
e Snart poi…»
«E con questo cosa c’entra tua sorella?» gli chiese anche a costo di
sembrare brusco e fu allora che lei gli porse la foto, come se sperasse che lui
notasse le stesse evidenze. Era palese no? Doveva esserlo altrimenti era pazza…
«Non lo noti?»
«Cosa?»
«Guarda meglio!» disse spazientita Sara senza smettere di picchiettare il
vetro della piccola cornice, ma Rip continuava a non
capire.
«Non trovi che ci sia dell’ovvietà che la Laurel
della Legione è una Black Canary esattamente come mia
sorella? Non ti sembra che si assomiglino impressionantemente? Non senti un
certo legame a lei ogni volta che ti guarda?»
La donna si passò una mano tra i capelli biondi esasperata da quel senso di
impotenza reso ancora più difficile dalla totale assenza di una reazione da
parte di Rip. Questo la guardò ancor più in ansia e
quando la vide imprecare a denti stretti, le prese la foto dalle mani solo per
risistemarla al suo posto per sedersi al suo fianco e costringerla verso di
lui.
«Non c’è niente di peggio di apparire come una pazza ai tuoi occhi…»
«Ma non lo sei!»
«Non lo sono? Hunter per l’amor del cielo comprati uno specchio e così
noterai come mi guardi. Ma cosa posso aspettarmi, sembra che nessuno percepisca
quello che sento io…» e non voleva essere così brusca e nemmeno aggressiva, ma
la situazione non aiutava e nemmeno il fatto che lui avesse iniziato a
guardarla con occhi diversi da quella notte in cui preda al panico gli aveva
fatto promettere di aiutarla nel salvataggio di qualcuno che non sapeva nemmeno
chi fosse, ma che non voleva perdere. Di nuovo. Era la consapevolezza di sapere
in cuor suo a cosa si riferisse, ma lucidamente non aveva una risposta. Da
allora aveva cercato di seppellire l’evento, di far finta che tutto andasse
bene, ma in quegli ultimi giorni i suoi sogni e il fatto che questi
incredibilmente si intrecciassero con gli eventi presenti l’avevano portata a
riflettere meglio sul tutto.
«Ho la sensazione perenne di star rivivendo degli eventi, quanto ti aver
memoria di cosa mai successe… Ma accade solo a me e questo mi sta facendo
perdere la ragione…»
Rip le
prese le mani, solo per non obbligarla a tenersele sul capo. La comunicazione
tra loro era sempre stata più a gesti che a parole, tanto che ogni evoluzione
del loro rapporto era avvenuta senza che ci fossero grandi chiacchiere prima. Come
la prima notte che avevano passato insieme per poi lentamente divenir normale
condividere la stanza, farla divenire pian piano la LORO stanza ed infine convivere
come una coppia non solo quando erano in intimità, ma anche con gli altri. Era
successo e basta.
«Posso non capire cosa sta succedendo, ma mi fido del tuo istinto e lo sai.
E’ chiaro che c’è qualcosa che non va in tutta questa storia, ma allo stesso
tempo per qualche motivo tu lo comprendi…»
Sara si morse il labbro e poi intrecciò la sua mano a quella di lui, si
chiedeva ancora quando era stato il momento preciso in cui si era resa conto
che quell’uomo fosse tanto importante per lei. Il che era buffo perché fino a
prova contraria si era convinta che le piacessero le donne, ma a quanto pare l’amore
finiva sempre per fare di testa sua. Un po’ come lei!
«Come so per certo che Battleworld esiste…»
«E che è un segreto che i Signori del Tempo hanno occultato…»
«Ed è possibile?» fu allora che lei si voltò totalmente verso di lui, una
gamba piegata sul letto ed entrambe le sue mani intente a giocare con quella di
Rip. Lo faceva sempre quando era nervosa o
pensierosa, lì distante dagli occhi di tutti. Con lui ormai aveva capito che
poteva permettersi il lusso di abbassare le sue difese, di mostrarsi fragile e
insicura senza mai rischiare che lui usasse questo contro di lei. Certo non era
stato facile, ma era stato naturale e questo era stato ancora più bello.
«Non mi stupirei, non sarebbe né il primo né il loro ultimo segreto e ora
che sono stati sconfitti…»
«Si è aperto il Vaso di Pandora…» lui assentì facendo spallucce, per poi
prendere una sua mano e portarsela alle labbra e poggiare sul suo dorso un
lieve bacio.
«Snart e Lily hanno detto che Battleworld
è una realtà a sé e che questa era rinchiusa dentro l’Oculus.
Il primo vi è stato risucchiato quando lo ha distrutto e l’altra vi ci è stata
portata come prigioniera. Ma ora l’Oculus non esiste
più, quindi non doveva cessare di esistere questo mondo?»
«Ho letto le ricerche della Stein e se le sue teorie sono giuste, e cioè il
fatto che fosse una sorta di campo prigione dei Signori del Tempo in cui esiliavano
i loro nemici, allora credo avranno pensato a un sistema per far sì che Battleworld continuasse ad esistere anche senza l’Oculus. Non sarebbe impossibile e magari ora questa realtà
è distaccata dallo spazio e dal tempo…»
Sara era molto pensierosa su questo presupposto tanto che non riuscì
immediatamente a formulare una risposta, la stessa che anche e volendo avrebbe
dovuto attendere perché Jax li andò a chiamare
avvisando loro che avevano appena ricevuto un SOS dal passato e più
precisamente dalla Justice Society del 1944.
Amaya Jiwe aveva conosciuto le Leggende nel 1942
in un incontro/scontro tra loro e la Justice Society
che era poi sfociata in una lunga e proficua collaborazione per sconfiggere la
League of Doom, tuttavia dopo la fine di tali eventi
e la palese relazione amorosa che aveva sviluppato con Nate Heywood
i due erano avevano deciso di vivere la loro vita tornando al punto della
storia da cui Amaya era stata presa. A quanto pare era vero che il destino se
doveva compiersi lo faceva in un modo o nell’altro perché appena qualche mese
dopo il loro arrivo nel passato la donna aveva scoperto di essere incinta.
Fu dunque una grande sorpresa quando le Leggende, rivedendo i loro amici,
li trovarono non solo a capo della Justice Society,
ma anche genitori di un’adorabile bimba di appena un anno e mezzo e che portava
il nome di Jeanne-Mari Heythwood-Jiwe, quella che Ray sapeva sarebbe stata poi la madre della Vixen conosciuta da lui a Star City.
Per quanto tutti fossero molto felice di vedersi e vi furono delle
necessarie presentazioni da fare con il resto del team aggregato, scoprirono
che il motivo per cui i loro amici li avevano chiamati era serio e direttamente
collegato lì dove da tutto era iniziato: dalla missione della Legione.
«Hanno ucciso due dei vostri membri?» chiese un Ray
alquanto sconvolto dalle informazioni che i suoi amici gli avevano dato. Ancor
più perché era rimasto impressionato di come avevano fatto il possibile per
rimettere insieme la Justice Society dopo il suo
smembramento dovuto alla dispersione dei vari membri nelle varie epoche per
proteggere ognuno un frammento della Lancia.
«Esatto.
Sylvester Pemberton aka Star-Spangled Kid e Wesley Dodds
aka Sandman. Io e Nate ci siamo dati molto da fare una
volta tornati nel 1942 per ridare lustro ai principi della JSA. Quello che non
ci aspettavamo è che considerata la nostra segretezza, visto che per il Governo
e nessun altro esistiamo più, abbiano potuto colpirci così direttamente»
«E’ curioso perché la nostra missione come Legione nacque proprio per degli
omicidi di alcuni membri della Justice League…»
esclamò Donald sovrappensiero senza nemmeno pensarci.
Erano tutti radunati nel grande salotto di casa Heythwood-Jiwe
all’ultimo piano in uno dei pochi grattacieli di Star City. Loro che comunque
vivevano in Zambesi e usavano quel lussuoso appartamento come base per la JSA.
«Justice League?» chiese curiosa Amaya, mentre Dawn lanciava un’occhiataccia al fratello e preferendo
evitare l’argomento. In quella stessa stanza c’era passato, presente e futuro
era meglio non fare altrettanti danni.
«Concentriamoci sulla missione…»
«Allen ha ragione!» esclamò Snart che seduto su
uno dei tre grandi divani si sentì di fare un appunto.
«Posso chiedervi come sono stati uccisi?»
«Stiletti di ghiaccio. Assurdo lo so, ma abbiamo fatto ricerche e non
esiste nessuno qui che abbia la tecnologia per qualcosa del genere…»
Rispose un Nate che istintivamente strinse maggiormente il fianco di Amaya.
Sapeva da Sara che quello era il loro originario Snart
e non quello che loro avevano affrontato come nemico, ma ai suoi occhi rimaneva
sempre e comunque quello che –seppur in un'altra realtà- aveva ucciso la donna
che amava.
«E tanto meno possono essere meta umani!» chiarì Stein, mentre ai membri
della Legione sembrava essersi accesa una lampadina al fronte di tali
rivelazioni.
«Interessante… perché nel nostro
futuro esiste un meta umano che può controllare il ghiaccio. Vi genera
qualsiasi cosa: proiettili, missili, stiletti… si fa chiamare Icicle…»
Fu proprio mentre Laurel metteva al corrente gli
altri di quell’informazione che a Sara arrivò una comunicazione della nave, che
condivise immediatamente con Rip passandogli il
messaggio che gli era arrivato sul dispositivo mobile della stessa, prima di
fare lo stesso con il resto del gruppo.
«Vi comunico ufficialmente che i vostri tre ricercati sono morti…»
«COSA?» domandò JJ, collegandosi lui stesso con la Waverider
e ricevendo la notizia direttamente da Gideon.
«Saturn Queen, Black Mace
e Starfinger sono stati trovati morti… uccisi da del
ghiaccio?»
Mentre tutti rimasero sconvolti dalla piega che la situazione stava
prendendo, Snart e Lily scattarono in piedi attirando
l’attenzione di tutti.
«Sono questi i tizi che cercavate?»
«Sono gli stessi di cui ero prigioniera!»
Si stava scatenando il caos, lo stesso che aveva già portato tutti a
parlare l’un l’altro per capirci qualcosa, creando però solo ulteriore confusione.
Ecco perché a Rip non piaceva essere in troppi, poi
si finiva così! Si alzò dunque in piedi e urlando un sonoro «SILENZIO» cercò di
prendere in mano la situazione.
«Riassumiamo!» esclamò prendendo a fare avanti ed indietro, mentre tutti
gli sguardi erano su di lui.
«Il Signor Snart e la Signorina Stein sono stati
in una realtà chiamata Battleworld che altro non è
che una terra di esilio creata dai Signori del Tempo all’interno dell’Oculus. Voi due ne siete scappati, da quello che ci avete
detto, aprendo un portale… Possibile dunque che a vostra insaputa qualcuno vi
abbiamo seguito…» e fino a lì il ragionamento sembrava filare, al che Rip si fermò e voltandosi verso i ragazzi riprese «… a quel
punto in qualche modo a noi sconosciuto questi hanno iniziato a saltare nel
tempo. Uccidendo nel vostro futuro dei membri della Justice
League e successivamente altre persone nel tempo… voi li avete inseguiti e
avete incontrato noi che insieme abbiano continuato la caccia senza mai
trovarli...» ricapitolando le cose in quel modo tutto iniziava ad aver senso e
fu proprio per questo che Sara si alzò e affiancandolo prese la parola.
«Perché nel mentre sono stati uccisi da Icicle…»
proseguì voltandosi verso Nate e Amaya.
«Che deve dunque aver viaggiato anche lui nel tempo nello stesso modo
inspiegabile dei precedenti tre vigilanti e ha ucciso i membri della Justice Society…»
Tutto ora aveva senso, ma la domanda era: perché? E oltretutto come era
possibile che i primi assassini erano divenuti poi vittime? Passando così il
ruolo di giustizieri di eroi a un altro vigilante?
«Sembra quasi sia una catena no? Io uccido qualcuno fin quando non vengo
ucciso e il mio posto viene preso da qualcun altro…» l’osservazione di Mia fu
alquanto interessante, soprattutto considerando che questo aveva fatto venire
in mente a Ray qualcosa.
«Come una sorta di possessione che passa da un soggetto all’altro…»
Fu allora che tutti lo guardarono, lui aveva solo dato voce a un pensiero,
ma forse ci aveva preso.
«Dobbiamo recuperare i cadaveri e analizzarli!» disse immediatamente Stein.
Era macabra come cosa, ma era un punto d’inizio.
«Inutile dire che qui siete a casa vostra. Non sono previsti incontri della
JSA e qui c’è spazio per tutti…»
«Grazie Amaya, ora come ora credo che la cosa migliore sia in effetti
fermarci e fare il punto della situazione prima di intraprendere qualsiasi
altro viaggio…» rispose Rip alla donna, anche perché in
cuor suo non era sicuro di poter condividere gli spazi della Waverider con quindici persone!
Tutto sommato sembra che sono riuscita a
trovare un equilibrio tra il mio libro in lavorazione e la fan fiction.
Stamattina ad esempio ho scritto più di metà di un capitolo del mio manoscritto
e poi oggi pomeriggio mi sono dedicata a questa storia. Spero che l’inspirazione
non mi abbandoni perché per entrambi i progetti ho tutto in mente! Dopo tanto
saltellare qui e là ho voluto fermarmi un attimo e fare il punto della
situazione tanto per i nostri eroi, quanto per noi poveri lettori! Dunque ora
abbiano delle informazioni più chiare in mano, ma mancano ancora moltissime
cose da scoprire e in qualche modo non vi pare che Sara sembra essere la chiave
di tutto? Continuate a seguirmi e lo scopriremo insieme!