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Autore: Esthel_    08/06/2009    0 recensioni
[SagaxNao] '' ...E poi arrivasti tu. Sembrava avessi trovato finalmente quel piccolo spiraglio di luce che avevo sempre sognato e bramato, quel calore mai conosciuto, quella allegria mai provata, sensazioni sconosciute e inspiegabili, che avevo ormai perso ogni possibilità di avere e di provare. Era come se dio mi avesse mandato un gioiello che splendesse di luce propria, capace di illuminare ogni piccola parte buia a questo mondo, un gioiello pregiato e antico da custodire gelosamente... ''
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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‘‘ Accanto a te, accanto a te, canterai per me una canzone? Sulle note musicali del cielo notturno. Persino la luce, persino queste parole, penso che riusciranno a raggiungerti. I ricordi che vengono suonati… ’’

JEWELS – Alicenine

Scoperta.

Non mi ero mai soffermato su ciò che avessi di strettamente importante nella mia vita, oltre la musica. Di famiglia umile e troppo immersa nei loro problemi per potermi degnare di uno sguardo o di una carezza, ho dovuto vedermela da solo, abituandomi ormai della continua mancanza di qualcuno. Goffo, impacciato, timido e maldestro, la gente si prendeva beffa di me, ogni occasione era buona per deridermi e insultarmi, e io cosa facevo? Mi limitavo a sorridere intimidito a capo chino, e fuggire via non appena mi ignoravano per nascondermi da qualche parte dove potevo piangere in silenzio. Ero alla continua ricerca di uno spiraglio di luce, una via di fuga, una salvezza che mi portasse via da quel vicolo buio e isolato dal mondo che ormai da tempo, era come la mia casa. Non so perché subissi tutto questo, perché il destino avesse riservato questo per me e temevo, che nulla sarebbe cambiato. Sapevo soltanto che la musica era l’unica cosa che riusciva a staccare la spina da quel mondo marcio alla mia mente, trasportandomi quasi in un universo parallelo dove ero libero di scegliere chi fossi. Nella mia mente si manifestò l’idea di racimolare un po’ di soldi: volevo imparare a suonare la batteria. Quel suo rumore squillante dei piatti o quello ridondante dei tamburi, che ti rimbomba nel petto, e la sua struttura, quasi come fosse uno scudo che ti protegga da ogni avversità. E tu sei lì, a cimentarti nella tua musica che ti scorre nelle vene, trasformandola in un vortice di suoni e ritmi alternati, e nessuno può osare dir nulla contro di te. Tu sei il padrone della musica.

A scuola ero piuttosto bravo, certo, non ero un secchione, me la cavavo; incomincia facendo ripetizioni a quelli del primo quando ero al liceo, almeno loro non si prendevano tanta confidenza nel insultarmi. Ma non bastava, i soldi non bastavano per comprarmi un batteria e magari, premettermi anche delle lezioni: dovevo fare di più. Ma cosa poteva fare un tipo goffo e impacciato come me? Se andavo a chiedere lavoro per i bar o per i negozi, quasi la gente mi rideva in faccia. Non so come mi ritrovai ad assistere dei bambini pestiferi strillarmi nelle orecchie o costringermi a rincorrerli per tutta casa. Facevo il baby sitter. Dio, che lavoro temendo. Durò per più di un anno, la mia famiglia non si curava minimamente di incoraggiarmi o interessarsi alla mia passione, per lo meno, ero libero di fare tutto ciò che volevo ma non sapevo se fosse un bene. Era pur sempre un segno di indifferenza nei miei confronti. La mia tanto agognata e bramata batteria arrivò finalmente, sembrava quasi brillare nel spoglio e triste garage di casa, ed era lì e sembrava chiamarmi, sembrava desiderare solo e soltanto me. Durante l’ultimo anno del liceo, dio fortunatamente volle che qualcuno di anima buona e dalla mia stessa passione per la musica, si avvicinò a me, cercando di costruire una amicizia, nulla di falso o solo per il gusto di insultarmi davanti a tutti. Era la prima volta che mi sentivo preso in considerazione da qualcuno, che potessi essere un buon amico, un persona da rispettare, una persona che avesse un senso nella propria vita. Creammo un piccolo gruppo dove ogni giorno alle fine delle lezioni ci ritrovavamo nel garage di casa mia per allenarci, e iniziai come vocalist nonostante non mi piacesse cantare. Avevo un gruppo, avevo degli amici e non sembrava vero.

E così ebbi il mio primo gruppo, ma dopo circa un anno le cose non sembravano andare bene, e senza nemmeno accorgermene mi ritrovai il bassista di un altro nuovo gruppo. Si, avevo imparato a suonare il basso nel corso delle mie tante fatiche, delle mie nuove esperienze e conoscenze, ma sentivo che l’unico mio strumento che mi facesse sentire vivo era il rumore assordante della batteria, quello basso e sensuale del basso non faceva per me. Non ero un tipo da basso, io. Era ancora colpa del destino infame se anche questa volta le cose con il mio gruppo sembravano andare male? Fatto sta che questo dannato destino sembrava aver deciso di rendermi la vita un inferno, ma non posso vivere facendomi continuamente schiacciare da lui, mi rialzerò fino a quando il mio cuore me lo permetterà. Mesi e mesi, mesi vuoti alla ricerca di una nuova rinascita, di una nuova scoperta; magari un nuovo gruppo, magari delle nuove amicizie ma sembravo essere ritornato alla mi vecchia vita fatta di solitudine e fallimenti, solo in compagnia della mia musica. E poi arrivasti tu. Sembrava avessi trovato finalmente quel piccolo spiraglio di luce che avevo sempre sognato e bramato, quel calore mai conosciuto, quella allegria mai provata, sensazioni sconosciute e inspiegabili, che avevo ormai perso ogni possibilità di avere e di provare. Era come se dio mi avesse mandato un gioiello che splendesse di luce propria, capace di illuminare ogni piccola parte buia a questo mondo, un gioiello pregiato e antico da custodire gelosamente. Eri la mia rinascita, eri la mia scoperta verso una nuova vita, la vita che sognavo, la vita che meritavo di avere. Sakamoto Takashi. Nome indimenticabile, scolpito fino nel profondo dell’anima.

 

  
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