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Autore: Blue Owl    22/04/2017    5 recensioni
AU. Viaggi nel tempo. Piton torna indietro nel tempo, con la consapevolezza di ciò che accadrà nel caso in cui fallisse. Senza più serbare rancore, cerca di modellare Harry per renderlo il più grande mago di tutti i tempi, a partire dal giorno in cui Hagrid condusse Harry a Diagon Alley.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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To Shape and Change - Modellare e cambiare
di Blueowl

tradotto da Mezzo_E_Mezzo


Rinuncia: né io né l’autrice possediamo Harry Potter.

Capitolo 9: [Remus]

Halloween si stava avvicinando e le lezioni proseguivano bene quanto Harry aveva sperato, e anche meglio. Pozioni rimaneva la sua preferita, ma Difesa Contro le Arti Oscure, tenuta ancora da Silente, era seconda di poco. Silente aveva dato loro un’intensa istruzione su una varietà di incantesimi difensivi, e Harry si chiedeva quante cose si sarebbero persi lui e i suoi compagni se Raptor fosse riuscito a continuare a ‘insegnare’. Anche gli incantesimi offensivi erano inclusi nelle lezioni del Preside, ma in primo piano rimaneva l’evitare di essere colpiti da maledizioni e fatture.
Il Preside ripeteva anche che scansare gli incantesimi poteva essere efficace quanto il deviarli o l’assorbirli con uno scudo, fisico o evocato magicamente.
Anche Trasfigurazione e Incantesimi stavano andando bene, sebbene ognuno a modo proprio. Gli incantesimi che stavano imparando erano di base e per principianti, ma erano ovviamente il fondamento per quelli più avanzati. Harry si domandò quando avrebbero iniziato ad animare gli oggetti. Aveva anche scoperto di avere un talento per i dettagli, come il produrre un particolare aspetto su un oggetto in Trasfigurazione, o nell’aumentare la potenza e la durata di un incantesimo. Non era esattamente un prodigio, però. La facilità con cui lanciava gli incantesimi era probabilmente dovuta ai suoi studi nel controllare la propria magia interiore e il fatto che si portava avanti con il programma.
La sua magia interiore… Non molto dopo il suo incidente con Smith, la Professoressa Sprite lo aveva chiamato nel suo ufficio. Evidentemente, la sua magia accidentale aveva richiamato la sua attenzione e la donna voleva sapere se era interessato ad alcune lezioni private con lei dopo le Vacanze invernali. Senza perdere un’altra occasione di migliorarsi, aveva subito accettato, sebbene avesse domandato se questo tipo di lezioni a quattr’occhi fossero cosa comune.

«Ogni anno circa, dò delle lezioni private a uno studente che potrebbe aver bisogno di particolare assistenza in qualcosa, sia per venire a capo di una debolezza sia per valorizzare un punto di forza. L’anno scorso, ho dato a Cedric Diggory delle ripetizioni in Trasfigurazione. Ho visto che aveva del potenziale per la materia, ma si stava trattenendo per qualche ragione.»
«E allora lei lo ha aiutato a migliorare?»
«Sì, e ora è uno dei migliori studenti di Trasfigurazione del suo anno,» rispose lei con orgoglio. «Ora, sono sicura che ci sarebbe anche potuto arrivare da solo, ma perché impelagarsi da soli quando si può ricevere aiuto?»
Harry non poté replicare alla sua saggezza, così annuì.
«Volevo anche parlarti a proposito del perché la tua magia accidentale sia esplosa in quel momento e di come lo abbia fatto.»
Harry abbassò lo sguardo, vergognandosi di se stesso. Di solito era molto bravo a restare calmo, anche se dentro stava ribollendo. Aveva dovuto imparare a controllare la propria ira molte volte a casa dei Dursley, o l’avrebbe pagata dopo.
«Non sono arrabbiata con te, Harry; voglio solo che tu sappia che è giusto provare della rabbia. Smith ha detto delle cose orribili, e, considerando tutto, hai fatto molto bene a trattenerti dall’attaccarlo in modo esagerato. Sono orgogliosa di te. Comunque, voglio che ti ricordi che dovresti sempre avere il controllo di te stesso, non della tua rabbia. Capisci?»
Harry annuì, parte della sua mente che andava a una serie babbana. Star Wars.
«Posso immaginare che tu abbia fatto un sacco di esperienza nel costringerti a tenere nascoste le tue emozioni, e sono convinta di aver ragione di credere che sia lo stesso per la tua abilità di trattenere la tua magia?»
Lui annuì ancora, ricordandosi che, poiché la Professoressa sapeva del sigillo, aveva senso che sapesse anche dei Dursley.
«L’ira può essere una cosa potente; dobbiamo trattarla con cautela. Può portare ad altre cose più difficili da gestire.»
«Vuole dire una cosa simile al sentiero del Lato Oscuro di Star Wars,» fece lui all’improvviso.
La Sprite sbatté le palpebre, confusa. «Star Wars?»
«Sì, è una serie di film Babbani. “La paura è la via per il Lato Oscuro. La paura conduce all'ira, l'ira all'odio; l'odio conduce alla sofferenza.” L’ha detto il leader dei Jedi. Yoda.»
«Hmm, mi piacerebbe vedere questa serie,» disse lei, intrigata.
«È la serie più bella che abbia mai visto,» replicò Harry, aggiungendo silenziosamente che era anche l’unica serie che avesse mai visto.
Era riuscito a vederla dopo aver fatto un patto con Dudley. Gli aveva promesso di servire biscotti e bevande a lui e ai suoi amici durante il film così non avrebbero mai dovuto alzarsi durante l’intera visione. Si era perso qualche scena, ma lo aveva ascoltato tutto, che era più di quanto avesse mai potuto fare se fosse stato rinchiuso nel sottoscala o a lavorare fuori.
«Beh, troverò di certo un modo per vederlo allora,» affermò lei con un sorriso, prima di continuare il discorso nel dettaglio su quando e dove avrebbero fatto le loro lezioni.
Harry lasciò il suo ufficio qualche minuto dopo, non vedendo l’ora che arrivasse gennaio.


Le sue lezioni con Madama Pomfrey con i Serpincanti avevano fatto qualche progresso. Ora riusciva a curare fiduciosamente ferite minori senza problemi di nessun tipo. Aveva curato sei studenti dal suo inizio all’Infermeria. Due erano state ferite da Quidditch, niente di più di graffi e lividi; una era stata una caviglia slogata, causata da uno scalino truccato; e le altre tre erano il risultato di litigi interni alle Case o da sciocche rivalità tra Case. Madama Pomfrey si era occupata delle fatture, ma gli aveva mostrato come trattarle, visto che non aveva visto nulla di male nel farglielo vedere. Quando non stava curando una ferita (cioè la maggior parte del tempo), Madama Pomfrey gli faceva leggere i suoi vecchi libri di anatomia e di magia curativa. Spesso, percorreva il capitolo con lui e gli raccontava di quando aveva dovuto usare una certa tecnica per curare un paziente. Harry non avrebbe mai immaginato che la donna avesse avuto una vita così interessante prima del suo lavoro ad Hogwarts. Chi avrebbe detto che era stata infermiera al San Mungo negli anni della guerra contro Grindelwald? Era stata una delle infermiere che si erano assicurate che Silente stesse bene dopo il famoso duello contro il malvagio mago. Harry non avrebbe potuto chiedere un’insegnante di guarigione migliore.
Neville e gli altri suoi compagni di dormitorio, eccetto Smith (ovviamente), erano diventati suoi grandi amici nelle settimane che erano trascorse. Anche altri Hufflepuffs gli diventarono amici, come Susan, Hannah, e anche Cedric, anche se lui per Harry era più simile a un fratello maggiore che a un amico. C’erano anche altri Hufflepuff ovviamente, ma Harry non li conosceva abbastanza da considerarli più di piacevoli conoscenti. Maggie Tolbert, la Caposcuola, e un’altra del settimo anno, che si faceva chiamare solo Tonks, erano due di questi.
Harry era affascinato da Tonks, perché lei era un Metamorfomago. Entrambe le ragazze del settimo anno spendevano del tempo per preoccuparsi che Harry e gli altri del primo anno avessero tutto ciò di cui avevano bisogno, ma nulla più di questo in realtà, a causa della differenza di età.
Tra i suoi amici al di fuori della sua Casa, Draco Malfoy era di certo il più stretto. Nelle lezioni in cui le loro Case erano insieme, sedevano spesso in banchi vicini. Vince e Greg si accodavano a Draco di solito, rimanendo come una coppia di guardie del corpo. Sebbene all’inizio potesse essere facile pensare che erano solo due Slytherin tutti muscoli e niente cervello, in realtà erano più pigri che ottusi. Non che fosse una buona condizione, ma erano così. Sembrava che fossero migliorati a partire dalla terza settimana di lezioni, comunque, e Harry si chiese se fosse stato Draco a dire loro qualcosa a proposito della loro inattività in classe.
Un’altra cosa che aveva colto la sua attenzione era il cambiamento della ragazza Gryffindor dispotica. Harry non era sicuro di come si chiamasse, Herminny o una cosa simile, ma già dall’inizio di ottobre non era stata più invadente come prima. Non sapeva che cosa pensare dell’improvviso cambiamento della ragazza, ma si era senz’altro addolcita, e tutti gli altri erano fin troppo grati della faccenda per chiedersi che cosa l’avesse provocata.
Forse aveva finalmente capito che il suo atteggiamento la stava isolando, o forse uno degli studenti più grandi l’aveva presa da parte e le aveva detto di smorzare i toni. Qualunque fosse il motivo, Harry era sicuro che avesse risparmiato alla ragazza parecchi problemi con i membri della sua Casa. A nessuno piaceva che gli si dicesse quello che doveva o non doveva fare, e a nessuno piacevano i so-tutto-io.
Il ragazzo Gryffindor coi capelli rossi, Ron, rimase tetro per il suo famiglio perduto, e diventava brusco quando qualcuno gli chiedeva se avesse ritrovato il ratto.
«No, non ancora,» rispondeva. «Crosta ha iniziato a comportarsi in modo strano già dalla prima settimana di scuola, e poi è scomparso. Mi manca.»
A Harry dispiaceva veramente molto per lui e si chiese se potesse chiedere a Ron di far cercare il ratto da Coral, ma le poche volte che provò a parlargli, altri ragazzi della Casa lo interruppero per chiedere di Coral. Era piuttosto fastidioso. Oh beh, anche se Ron avesse acconsentito, aveva dei dubbi di poter ritrovare il ratto. C’erano ampie possibilità che avesse lasciato il castello, e anche se Harry odiava ammetterlo, probabilmente il ratto era diventato il pasto di qualche predatore.
Riguardo ad altre matricole al di fuori di Hufflepuff, Harry non aveva avuto delle reali opportunità di consolidare ulteriori conoscenze, figuriamoci amicizie. La maggior parte dei suoi coetanei era troppo impressionata da lui per riuscire a sostenere una conversazione normale. Harry sperò che non sarebbe sempre stato così.
Smith rimase un idiota arrogante, ma non aveva più portato avanti mosse contro Harry da dopo lo scontro nel dormitorio. Per Harry andava bene così, ma Smith continuava a lanciargli occhiatacce e Harry era certo che sarebbe stata solo una questione di tempo prima che il ragazzo tentasse qualcos’altro. Nessun problema, sarebbe stato pronto. Erano lontani i giorni in cui avrebbe sopportato il bullismo, verbale o fisico. Non sarebbe mai più rimasto passivo né avrebbe permesso a sé stesso di accusare i colpi senza lottare per sé stesso, perché...

Qui non era un mostro.
Era un Hufflepuff.
Qui non era “ragazzino”.
Era Harry Potter.
E, cosa più importante, qui non era solo.
Era tra amici leali.

O o O o O

Severus prese un profondo respiro ed espirò lentamente.
Aveva fatto un’altra mossa, alterando di nuovo il futuro di un altro individuo, prima di quanto gli sarebbe piaciuto, ma ora non poteva più farci nulla.
Remus Lupin sarebbe arrivato a Hogwarts ad Halloween per diventare il nuovo professore di DADA.
Severus aveva parlato con Silente e si era ‘lasciato sfuggire’ che Lupin sarebbe stato un sostituto tollerabile, più di quel Gilderoy Allock comunque, al quale aveva pensato Albus Silente, data la mancanza di candidati professori disponibili.
Tra tutto quello che aveva fatto Voldemort, quella maledizione sulla posizione di professore di DADA era stata una delle sue malefatte peggiori. A quante generazioni aveva causato un deleterio, se non irreversibile, danno nel privarle di una consistente istruzione in Difesa? Quante persone erano state penosamente impreparate per gli assalti dei Mangiamorte, perché non gli era mai stato insegnato a lanciare un incantesimo protettivo decente, senza parlare di un Expelliarmus?
Troppe, Severus ne era certo.
Severus si riscosse, decidendo di pensare a qualcos’altro.
Si era preso la responsabilità di parlare con Hermione. Era venuta nel suo ufficio per sapere di un particolare effetto di un ingrediente, quando lui aveva deciso che l’avrebbe salvata da qualche futura tristezza. Non aveva gradito particolarmente il compito, ma doveva essere fatto. Qualcuno doveva dirle, a parole chiare, che il suo comportamento dispotico non era d’aiuto a nessuno. Lei l’aveva presa piuttosto bene, pensava Severus, e aveva dovuto trattenere solo qualche lacrima e non anche singhiozzi (come si era aspettato lui).
Alla fine, aveva annuito con comprensione ed era scappata dalla stanza.
Severus era compiaciuto dei risultati, ed era sicuro che non ci sarebbe stata alcuna Gryffindor in lacrime nel bagno delle ragazze, questo Halloween. Che sollievo.

O o O o O

La scuola era in fermento per la novità per cui presto Silente non avrebbe più insegnato DADA. Evidentemente, aveva trovato un sostituto e avrebbe presto annunciato il nuovo professore.
Harry non poteva dire di provare piacere a questa notizia. Che sarebbe successo se il nuovo professore fosse stato (Voldemort a parte) pessimo come Raptor? Certo, auspicabilmente era stata posta maggiore attenzione nel trovare una sostituzione di quanta ne fosse stata messa nell’assumere Raptor, ma si sentiva ancora a disagio.
Entrando nella Sala Grande con Neville e gli altri, la trovarono ampiamente addobbata con decorazioni di Halloween.
Harry era ancora un po’ incerto su che emozioni avrebbe dovuto provare riguardo a quel giorno. Certo, era un giorno di vacanza e divertimento e prometteva di essere molto più piacevole dei suoi Halloween precedenti, ma era anche quel giorno. Il giorno in cui i suoi genitori gli erano stati portati via. Il giorno in cui Voldemort lo aveva marchiato.
«Tutto ok, Harry?» Chiese Neville mentre si sedevano davanti a Susan e Hannah.
«Sì, stavo solo pensando.»
Neville annuì. «Capisco.»
Harry non gli chiese se capiva per davvero, ma sembrava di sì, per cui Harry gliene fu grato.
La festa passò in fretta, e presto si ritrovarono a sollevare lo sguardo al Preside che si era alzato in piedi.
«Bene, ora che ci siamo abbuffati adeguatamente, vorrei avere il piacere di presentarvi il vostro nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure,» disse, indicando la fine del tavolo dov’erano seduti Madama Pomfrey e Filius.
Il corpo studentesco seguì il cenno del Preside e i loro occhi si fermarono su un uomo dall’aspetto piuttosto misero. Certo, a un’occhiata più ravvicinata, era ben rasato e aveva i capelli pettinati, ma i suoi abiti… Avevano visto giorni migliori.
Harry fece una smorfia, domandandosi perché Hogwarts non avesse dato un anticipo a quell’uomo in modo da fargli acquistare una tenuta più dignitosa all’ingresso nella scuola. Aveva capito che era cosa comune una pratica del genere nel mondo Babbano. Serviva anche a mostrare la professionalità di un’azienda. Zio Vernon si era dilungato tanto nel parlare dell’importanza dell’immagine di un’azienda e di come i suoi impiegati fossero parte di quell’immagine. Aveva iniziato quella tirata dopo aver trovato una macchietta minuscola sulla punta della sua cravatta da lavoro.
Quel giorno Harry aveva dovuto strofinare quella cosina per più di un’ora per riuscire a farla sparire.
Harry riemerse dal proprio ricordo e si focalizzò nuovamente sull’uomo dall’aria esitante, che si era alzato in piedi quando Silente lo aveva indicato.
Nonostante il suo abbigliamento, il nuovo professore aveva una certa sicurezza che Harry riconobbe subito. Era evidente dal modo in cui si teneva dritto nonostante, credeva Harry, il suo apparente desiderio di tornare a sedere, lontano da occhi scrutatori. Ad Harry ricordò il custode della sua vecchia scuola, quando il direttore lo aveva presentato al corpo studentesco durante un’assemblea tenuta nel Giorno della Memoria. Era un veterano della seconda guerra mondiale.
:Sembra più capace di quel tipo col turbante pieno d’aglio: Sibilò piano Coral.
:Speriamo: Replicò Harry.
«Il Professor Remus Lupin,» lo presentò Silente.
La scuola applaudì educatamente, domandandosi se quest’uomo sarebbe stato un buon insegnante, o se sarebbe stato come tutti gli altri prima di lui.
Lupin tornò a sedersi con un breve sorriso a tutti loro subito dopo, senza dire una parola.
Harry non poté evitare di essere ansioso per la prossima lezione di DADA che ci sarebbe stata la settimana successiva.

O o O o O

Severus era distaccato nei riguardi di Remus (per non dire della gente in generale). Remus non ci aveva fatto caso e sembrava contento della nuova sistemazione; comunque, Severus sapeva che la calma non sarebbe durata a lungo visto che Harry sarebbe stato coinvolto.
Se Harry rimaneva costante nei suoi sviluppi e agiva come aveva già fatto durante le lezioni di DADA di Albus, Remus lo avrebbe notato. E quindi sarebbe andato da Minerva, la sua ex Capo Casa, e le avrebbe chiesto la sua opinione su Harry. Da lì, le cose avrebbero subito un’accelerazione.
La domanda che ora Severus stava facendo a sé stesso era… Doveva cercare di fermare la cosa o far sì di essere coinvolto quando fosse accaduta? Doveva farsi avanti e guidare la situazione? Oppure sarebbe stato meglio per lui rimanere nelle retrovie in quel caso e guardare come si svolgevano gli eventi?
Non lo sapeva.
Albus aveva ammesso con lui, in precedenza durante quella settimana, prima di contattare Remus, che Harry stava mostrando sorprendenti abilità nella magia ed era arrivato davvero molto avanti in tutte le sue lezioni.
La sua dedizione e determinazione era evidente in ogni tentativo di incantesimo che faceva, e che il primo tentativo fosse efficace o meno, era sempre entusiasta di migliorare. Il suo entusiasmo per questi miglioramenti era oltretutto unico. Al contrario degli studenti più appassionati (come Hermione), non era esplicito riguardo alle sue abilità o alle sue crescenti conoscenze. Era raro che alzasse la mano volontariamente per rispondere quando un professore faceva una domanda alla classe; al contrario, teneva la testa bassa. Le uniche volte in cui rispondeva era quando veniva interrogato in maniera diretta, ma quando lo faceva era sempre accurato e rapido.
Era come una spugna, e più Severus udiva i commenti dei suoi colleghi riguardo al ragazzo, più una parte di lui si gonfiava d’orgoglio per il suo vecchio amico, mentre un’altra parte si rattristava. Erano stati così ciechi l’ultima volta da non essersi resi conto di uno studente così insaziabile?
Certo, doveva ricordare a sé stesso che le interazioni dei professori con Harry non erano l’unica cosa diversa stavolta. Harry era in una Casa diversa e aveva amici differenti, e il fatto che Neville Paciock fosse il suo migliore amico aveva sicuramente cambiato le cose. Invece che Ronald Weasley, che era stato un amico totalmente leale ma una distrazione costante, ora aveva Neville, a cui non interessava il Quidditch o altre amenità inutili. Neville bramava rendere orgogliosa sua nonna, e, ora che aveva acquisito un po’ di fiducia in sé stesso, grazie a Harry, in cambio stava contribuendo a mantenere Harry concentrato.
Ma anche così, erano stati veramente ciechi l’ultima volta. E non è che a lui e agli altri professori non fossero stati elargiti indizi delle abilità di Harry, durante la vecchia linea temporale. Era riuscito in cose in cui la maggior parte degli adulti si sarebbe ritrovata impotente, e poi al suo terzo anno… Aveva speso quante ore con Remus per imparare l’Incanto Patronus? E poi quello stesso anno aveva scacciato violentemente centinaia di Dissennatori. Quell’impresa non era stata ovviamente normale. Non per un adulto e di certo non per un ragazzino di tredici anni.
Come avevano fatto a non accorgersene? Come avevano fatto a non notarlo e a non segnalarlo agli altri? E poi al suo quarto anno… Harry si era dedicato a innumerevoli libri, assorbendo più che poteva nel breve tempo che aveva. E per coronare tutto ciò, era riuscito a diventare un avversario alla pari con i suoi competitori. Certo, era stata anche una questione di fortuna, ma alla fin fine aveva avuto successo dove molti altri avevano e avrebbero fallito.
Aveva vinto il torneo, prima di fronteggiare Voldemort e scappare salvando la propria vita e il corpo del suo amico.
Cedric.
Severus si chiese se le cose sarebbero state diverse dall’ultima volta. Il fato sarebbe stato così crudele e avrebbe scelto di nuovo quel ragazzo per il torneo?
Il torneo stesso sarebbe stato organizzato? Lui di sicuro sperava di no.
Allontanò i pensieri da tali cupi ragionamenti e si focalizzò sul presente. Pomona aveva parlato con lui qualche tempo prima quel mese, a proposito di Harry e del suo incidente con Smith. Era stato piacevolmente sorpreso che la donna fosse venuta da lui, invece che dal Preside, ma era successo proprio così.

«È stato stupefacente, Severus,» disse lei, sedendosi sulla sua poltrona.
«Oh?»
«La sua furia era comprensibile. Quello che Smith aveva detto era del tutto riprovevole, ma il controllo di Potter… Era sbalorditivo.»
«Immagino.»
«Avresti dovuto vederlo, Severus, dubito che perfino Albus abbia tanto controllo nel trattenere la propria magia.»
Severus annuì, pensieroso, ripensando all’incidente nell’ufficio del vecchio mago quando gli aveva detto della vita di Harry dai Dursley.
«Beh, il motivo per cui sono venuta è di farti sapere quello che è successo e di informarti che inizierò a dare al ragazzo delle piccole lezioni dopo le vacanze.»
«Piccole lezioni?» Chiese Severus, improvvisamente domandandosi che cosa avesse in mente esattamente la donna paffutella.
«Per sviluppare il suo controllo. Mi è parso di capire che tu gli avessi dato delle letture extra a proposito di questo argomento?»
Lui annuì.
«Beh, i libri possono portarlo solo fino a un certo punto, e, con quel tipo di controllo, un’istruzione è necessaria. Se ho visto giusto, ha già iniziato a usare le tecniche descritte in quel libro sulla magia interiore. Avrà bisogno di ulteriori indicazioni o il suo controllo si fossilizzerà su come è adesso, e non evolverà affatto. Certo, il suo controllo è già straordinario, ma ha grandi possibilità di crescere. È a malapena a metà strada verso il pieno potenziale della sua magia, dopotutto.»
Severus sbatté le palpebre, capendo il suo punto di vista per cui era necessario fare quella mossa.
«Ne hai già parlato col Preside?» Domandò.
«No, non ancora. Ho immaginato che sarebbe stato meglio chiedere il perdono che il permesso in questo caso, e lo farò se, quando lo scoprirà, dovesse trovarsi in disaccordo con la mia decisione.»
L’insegnante di Pozioni ghignò. Chi poteva immaginare che il Capo di Hufflepuff potesse essere così subdolo?
«Molto bene. Dopo le vacanze allora,» disse lui. «Oh, e gli ho dato un libro di Occlumanzia. È ancora troppo giovane per iniziare davvero a praticare l’arte, ma alcuni degli esercizi calmanti del libro potrebbero essere utili con qualunque cosa tu abbia pianificato per lui.»
«Grazie, lo terrò a mente.»


Severus sorrise, molto grato del fatto che Harry fosse stato sorteggiato nella Casa di Pomona.

O o O o O

Harry e gli altri Hufflepuff entrarono nell’aula di DADA con i Gryffindor, e tutti loro si domandavano come sarebbe stato questo insegnante. Andando a sedersi, volsero rapidamente l’attenzione al Professor Lupin, che era appena entrato dal suo ufficio.
«Buon pomeriggio,» fece lui. «Ho visto che il Preside è stato interrotto mentre vi stava insegnando a difendervi da fatture semplici e a come contrattaccare, giusto?»
Ricevette in risposta alcuni cenni di assenso.
«Molto bene. Allora aprite i libri al capitolo otto. Inizieremo uno studio approfondito degli incantesimi scudo.»
La lezione continuò, e i ragazzi furono contenti di constatare che riuscivano a capirlo e che gli stava veramente insegnando qualcosa.
«Più tardi questa settimana, proveremo a lanciare gli incantesimi scudo basici, ma sono convinto che in questo caso sia importante avere in precedenza una salda comprensione della teoria,» affermò, camminando tra i banchi e assicurandosi che nessuno stesse battendo la fiacca o leggendo qualcosa che non doveva.
Harry aveva già letto quel capitolo, ma le illustrazioni al suo interno erano interessanti e così era appagato dallo studiare il movimento della bacchetta e dal ripetere mentalmente la formula necessaria.
All’improvviso, Coral si irrigidì attorno al suo polso, stringendosi attorno alla bianca cicatrice. Harry si piegò rapidamente in avanti, abbassando il volto verso di lei.
:Che c’è che non va?: Chiese Harry mentre il Professore lo sorpassava e poi continuava verso Susan che aveva alzato la mano.
:Il Professore. Lui… è difficile da spiegare, sento solo che…: Sibilò piano lei.
:Cosa senti?: Chiese Harry, non notando che il Professor Lupin si era voltato di nuovo verso di lui dopo aver risposto alla domanda di Susan.
:È pericoloso. Mi sento… quasi minacciata:
Harry fece una smorfia, sollevando il volto verso il professore, solo per raggelare al vedere che lui lo stava fissando. Incontrò il suo sguardo e non poté evitare di mantenere gli occhi fissi nei suoi.
Harry lasciò che la sua magia fluisse dal suo nucleo e gli fluisse dentro, come era scritto nel libro quando uno doveva tranquillizzarsi, cercando di restare calmo mentre fissava di rimando i profondi occhi nocciola del nuovo professore.
Coral aveva ragione.
Quell’uomo era pericoloso.
Non sapeva come lo sapeva, ma lo sapeva.
Il professore si voltò e tornò verso il davanti dell’aula.
«Per giovedì, vorrei un rotolo di pergamena di un metro sugli incantesimi scudo, che esponga le loro forze e debolezze,» disse Lupin, al termine della lezione.

O o O o O

«Qualcosa in lui non va,» affermò Harry con calma.
Erano fuori, vicino alla capanna di Hagrid.
«Però sembra gentile, ed è molto meglio di Raptor, e a sentire gli studenti più grandi è uno dei migliori che abbiano avuto da anni. È quasi bravo quanto Silente nell’insegnare la materia,» commentò Susan.
«Sono d’accordo con te, ma qualcosa… non lo so.» Harry sospirò, desiderando di sapersi spiegare.
«Beh, è un bravo insegnante. Chissà che cosa ha passato per imparare quello che sa sulla Difesa,» suggerì Neville. «Voglio dire, ha un sacco di cicatrici.»
«Che cosa senti, Harry?» Chiese Susan.
«Sento come se fosse pericoloso. Come, se potesse… non so, essere sguinzagliato.»
«Così lo fai sembrare quasi un animale,» fece Susan con una smorfia.
Harry sbatté le palpebre. «Hai ragione, ma è proprio quello che sembra.»
«Come se fosse un animale selvaggio?» Domandò Neville, confuso.
«Beh, una specie.» Harry ammise, provando anche lui a venirne a capo. «Non sto dicendo che sia malvagio, ma lui è… Molto più di ciò che sembra, credo.»
«Come un Animagus?» Chiese Susan.
«Come la McGrannitt?» Domandò Harry. «Hmm, penso che potrebbe essere.»
«Già, e forse è un orso gigante o una tigre, e per questo senti che è pericoloso per te e per Coral,» acconsentì Neville.
Harry assottigliò un po’ gli occhi, non del tutto convinto. «Forse.»

O o O o O

Remus riusciva a stento a credere a quanto fosse cambiata la sua vita nella settimana appena trascorsa. Ora aveva un posto bello e caldo in cui stare, un lavoro ben pagato nel suo posto preferito al mondo, e insegnava al ragazzo del suo migliore amico!
Non avrebbe mai immaginato di poter essere così appagato.
E Harry, wow, quel ragazzo era strabiliante. Era proprio figlio di Lily. Eccelleva in tutte le materie e lavorava con fervore come se dovesse dimostrare qualcosa.
Remus si domandava che cosa fosse a spingerlo.
«Come è stata la tua prima settimana come professore, Remus?» Gli chiese Filius entrando nel suo ufficio.
«È stata davvero grandiosa,» rispose lui, non troppo sorpreso che il basso professore fosse passato a trovarlo.
«Bene, bene. Così, nessun problema, suppongo?»
«Cioè con gli studenti? No, non ancora. Sono rimasto impressionato da alcuni di loro, comunque.»
«Oh?»
«Cedric Diggory sembra avere un buon intuito nell’afferrare i concetti, e Penelope Clearwater è molto arguta.»
Filius si inorgoglì al sentir parlare di uno dei suoi Ravenclaw.
«Ma sono ancora più sbalordito da Harry Potter. Essendo il figlio di James, confesso che mi ero aspettato qualcuno di diverso; certo, ha preso da Lily.» Disse, facendosi malinconico alla fine.
«Sì, è piuttosto notevole, non è vero? Sono certo che Albus ti abbia parlato della sua speciale situazione quando sei arrivato.»
Remus annuì, ricordando la propria sorpresa al sentirsi dire di Coral e dei Serpincanti di Harry. Aveva letto il Profeta, certo, ma era diverso sentirlo dal Preside. Aveva anche trovato strano il fatto che il Preside non avesse menzionato affatto i Dursley. Voleva chiedergli lui qualcosa al proposito, per sapere se Harry era felice lì, ma era stato distratto dai programmi delle sue future lezioni e da tutto il resto dopo che Silente gli aveva dato una panoramica dei recenti eventi riguardanti Harry. Un Rettilofono… wow.
«Allora, che cosa pensi del ragazzo finora?» Chiese Filius con curiosità. «Mi piacerebbe un’opinione da occhi nuovi.»
«È molto attento e capisce rapidamente le cose. Però, non sono sicuro se questo sia una conseguenza del fatto che si porti avanti rispetto al programma. Non si mette in mostra, ma risponde sempre alle domande che gli faccio, senza problemi. Lui...» Remus si interruppe, incapace di nascondere una smorfia.
«Cosa? Che c’è, Remus? Lui… cosa?» Chiese Filius poiché Remus non continuava.
«Sembra che stia in guardia. In guardia… da me. E non capisco perché.»
Filius annuì lentamente con cupa comprensione. «Ho capito.»
«Sai il perché potrebbe essere così? O me lo sto solo immaginando?»
«Sfortunatamente, è probabile che tu non te lo stia immaginando. Dopotutto, ha un’ottima ragione per essere sospettoso verso di te, in quanto sei il nuovo professore di DADA e quello vecchio non è stato esattamente piacevole.»
«Ma perché lui è l’unico a comportarsi in questo modo? Nessuno degli altri studenti cerca di non perdermi mai di vista quando entro in aula, nessun altro si irrigidisce, anche se quasi impercettibilmente, ogni volta che gli sono più vicino di un metro e mezzo.»
Filius sospirò. «Sai che lo studente preso di mira da Raptor era un Hufflepuff?»
«Sì, ma che vuol di- Oh, Merlino. Era lui? Era lui l’Hufflepuff?»
Filius annuì gravemente.
«Ora capisco tutto.»
«Sono sicuro che col tempo vedrà che non intendi fargli alcun male. Ha partecipato ancora solo a poche delle tue lezioni, dopotutto.»
Remus annuì, ora molto pensieroso.
«Bene, allora ci vediamo domani,» salutò Filius, decidendo di andare via.
«Sì, a domani. Grazie per essere passato.»
«Prego, e se hai qualche domanda, sai dove trovarmi.»

O o O o O

«Si sta ammalando di nuovo,» sussurrò Neville a Harry quando entrarono nell’aula di DADA.
Harry annuì, gli occhi stretti con leggera preoccupazione ma anche con lieve sospetto.
A metà del mese precedente, il professor Lupin si era ammalato e il Preside aveva dovuto sostituirlo per due giorni interi. Ora, un’altra volta, sembrava che il professore stesse ammalandosi di nuovo, e esattamente allo stesso modo dell’ultima volta.
«È strano.» Mormorò Harry.
«Sì, lo è. I maghi non si ammalano spesso. Non siamo come i babbani,» replicò Neville piano mentre il professore diceva alla classe di tirare fuori i libri. Evidentemente, si sentiva troppo male per tenere una lezione pratica quel giorno, e voleva che lavorassero sulla teoria.
Harry era ancora guardingo nei confronti di Lupin. Da un lato, gli piacevano le sue lezioni e stava imparando molto da lui, ma, dall’altro, non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che quell’uomo stesse nascondendo qualcosa. Qualcosa di pericoloso.
Si ritrovò a preoccuparsi per la salute dell’uomo, comunque. Ma poi non poteva fare a meno di chiedersi se il malanno ricorrente di Lupin fosse un trucco per nascondere qualcosa di sinistro, come il balbettio di Raptor era stato una maschera della sua vera natura. Certo, si era ammalato solo due volte finora, ma sembrava come se il Professore fosse abituato ad ammalarsi.
I conti non tornavano. Naturalmente, Harry era sicuro che il Preside avesse infuso una particolare cura nel trovare il sostituto per DADA, e di sicuro il Professor Piton non avrebbe permesso che qualcuno poco raccomandabile si avvicinasse a lui e agli altri studenti, considerando quello che era accaduto prima. Ma, lo sapeva, nessuno era infallibile. Il personale di Hogwarts era già stato ingannato una volta; potevano essere stati ingannati di nuovo.
Passando a un altro argomento, le vacanze di Natale si stavano avvicinando, e Harry si chiedeva dove sarebbe andato nel frattempo. Sapeva che Neville e Draco tornavano a casa per la pausa scolastica, come la maggior parte degli studenti; ad ogni modo, sapeva che lui non poteva proprio… beh, sapeva che non sarebbe tornato dai Dursley per Natale, non che avesse niente da dire in contrario.
Supponeva che rimanere a Hogwarts non sarebbe stato così male. Avrebbe potuto dare un’occhiata alla biblioteca senza nessuna distrazione e leggere quanto gli pareva. Si chiese quali dei professori sarebbero rimasti. Sperò che uno fosse il Professor Piton. E forse Madama Pomfrey avrebbe avuto altri progetti per lui. Recentemente, gli aveva fatto cominciare a fare diagnosi sui pazienti che venivano in Infermeria, cosa che gli aveva permesso di usare un’altra abilità inclusa nei Serpincanti. Era brevemente menzionata ne “L’arte dei Serpincanti”, ma non nei particolari. Harry imparò presto che era una tecnica molto ovvia.
Mentre toccava un paziente e chiedeva quale fosse il problema, gli veniva mostrato…

«Vai, Harry,» lo incitò Madama Pomfrey, indicandogli il Gryffindor di terzo anno.
Harry annuì e poggiò la mano sul braccio di Lee Jordan. :Qual’è il problema?:
D’improvviso, visibile solo a lui, il ginocchio destro del ragazzo più grande emise un lento luccichio, e, con un’immagine mentale, Harry vide un primo piano di muscoli e tessuti sotto la pelle in quel punto. Sembrava che fosse un po’ gonfio, e riusciva proprio a vedere il sangue che era filtrato nell’area circostante.
Harry guardò il ginocchio del ragazzo, che era coperto dai jeans. «Qualcosa ti ha colpito al ginocchio di recente?»
Il ragazzo di colore fece un fischio. «Eccezionale! Come lo sapevi?» Chiese Jordan. «Sono stato colpito da un bolide durante un allenamento di Quidditch qualche giorno fa. Quel coso si era allontanato dai gemelli per un momento.»
«Bene, hai ancora un po’ di gonfiore, e ho ragione se dico che lì hai anche un brutto livido?»
Jordan annuì, impressionato, mentre Harry mise Coral più vicina e parlò in Serpentese.
«Proprio eccezionale,» sussurrò Jordan, mentre sentiva guarire il proprio ginocchio.


Anche Harry pensava che fosse una tecnica eccezionale, e si domandava che cosa gli sarebbe stato mostrato se avesse praticato una diagnosi del Professor Lupin.

O o O o O

Le settimane trascorsero rapidamente, e Severus riusciva a stento a credere che si stessero preparando per le vacanze invernali.
Era molto strano. L’ultima volta, era stato preoccupato che Raptor rubasse la pietra e frustrato dai risultati di Quidditch. Stavolta, le sue preoccupazioni si concentravano su cose completamente diverse.
Silente aveva dei sospetti, sebbene Severus fosse certo che le sue congetture fossero del tutto fuori strada, cosa che rappresentava l’unica fortuna in tutto quel macello. Il Preside era chiaramente preoccupato per il suo benessere, per qualche ragione, e glielo aveva inconsapevolmente fatto sapere ad ogni occasione. Una parte di Severus desiderava solo gridare tutta la verità per porre fine alle occhiate preoccupate di Albus verso di lui, a stento celate. Ma poi, ammetteva Severus, rivelare la verità gli avrebbe portato solo più problemi e avrebbe reso tutto più complicato.
Così, decise di resistere.
Resistere. Sembrava che fosse l’unica cosa in cui era veramente bravo. Certo, era uno stratega dotato, una spia astuta, e il più giovane Insegnante di Pozioni da oltre due secoli, ma in fondo, si sentiva… sospettoso, vecchio, e teso. Non era riuscito a dormire bene nelle ultime notti, e non sembrava che questa notte le cose sarebbero state differenti.
Poteva vedere i cambiamenti che aveva operato in Harry, ed era orgoglioso del ragazzo, lo era davvero, ma aveva… paura. Paura che sarebbe stato tutto inutile. Una parte di lui sapeva che era troppo duro con sé stesso, troppo negativo, e sapeva che l’Harry che lui aveva lasciato non avrebbe approvato i suoi pensieri pessimistici, ma non riusciva a farne a meno. Era nella sua natura. Ogni minimo bene che avesse mai compiuto gli si era solo ritorto contro prima della fine. Nulla di ciò che aveva fatto era mai durato, e nessuno di quelli che aveva tentato di aiutare si era davvero salvato.
Severus colpì forte col palmo della mano la parete della sua stanza privata. Gli piacque l’eco che si creò, e si permise di focalizzarsi sul dolore che gli formicolò nella pelle dopo che scomparve il suono della sua carne che colpiva la pietra.
Stava facendo davvero lo stupido. Lo sapeva. Harry non lo aveva rimandato indietro solo per farlo rimuginare su domande del genere. Il suo amico non aveva prosciugato il proprio nucleo magico, dandogli una seconda possibilità, solo perché lui si tormentasse nella sua miseria e si rodesse per un possibile futuro di morte e senza speranza.
Severus si raddrizzò e tirò via la mano dolorante dal muro, rimproverandosi per essere scivolato in una disperazione così sciocca. Lui era meglio di così! Era il Capo di Slytherin, un membro dell’Ordine della Fenice, un combattente segreto della Resistenza di Potter!
Espirando, Severus chiuse brevemente gli occhi.
Riscuotendosi, si mosse e si sedette nella sua confortevole poltrona, ricordando quello che Harry gli aveva detto proprio prima di rimandarlo indietro…

«Mi fido di te, Severus,» disse Harry, facendo un passo indietro e entrando nel cerchio di rune disegnato sul pavimento. «Se c’è qualcuno che può farcela, sei tu.»
«Hai davvero una gran fiducia in me, Harry, più di quanto avrei mai immaginato di ricevere da te… o da chiunque altro. Cercherò di non deluderti, anche se -non lo sapresti mai, anche nel caso in cui io fallissi.»
«Silente aveva la stessa fiducia in te che ho io,» puntualizzò Harry. «E tu non fallirai. Sei troppo testardo.»


Severus sorrise dolcemente nel buio dei suoi alloggi, ricordando che anche se lui non aveva fede in sé stesso, Harry l’aveva avuta e, forse, l’avrebbe avuta ancora.
Con questo, l’Insegnante di Pozioni chiuse gli occhi, e il sonno lo trovò…

L’aria della notte era densa di nebbia nera. Piccoli incendi erano disseminati tra i mucchi di macerie che una volta erano stati gli edifici di Diagon Alley.
Le colonne della banca erano crollate, e tra le rovine c’erano cadaveri di folletti e maghi.
«Siamo arrivati troppo tardi,» affermò un uomo, cadendo in ginocchio.
«No, non del tutto.» Replicò una voce più vecchia. Silente.
Severus fece un passo al fianco dell’ex-Preside, gli occhi rivolti all’uomo inginocchiato. «Alzati, Lupin,» gli ordinò. «Dobbiamo trovarlo.»
Questo fece evadere Remus dal suo stato di trance, e l’uomo si tirò subito in piedi.
«Alla banca, andiamo adesso,» asserì Silente, muovendosi tra i detriti e passando al di là dei corpi freddi con grave facilità.
Arrivarono alle pareti devastate della Gringott, le grandiose porte in pezzi sparsi ovunque. La soglia stessa ora era inclinata, lungo gli stipiti c’erano le cicatrici di marchi a fuoco. Entrarono in quel luogo silenzioso, domandandosi se avrebbero trovato un qualsiasi tipo di vita. C’era così tanta morte intorno a loro. Questo era uno dei luoghi peggiori che avessero visto in quel mese. I seguaci di Voldemort stavano davvero diventando essi stessi dei Signori Oscuri.
Con le bacchette sollevate e luminose, continuarono ad addentrarsi nella banca, inoltrandosi nelle viscere buie dell’edificio distrutto. Ad ogni passo, la loro speranza diminuiva e il dubbio cresceva. Potevano non riuscire mai a trovarlo.
Bussare. Sentivano bussare.
«Severus,» fece Silente, la sua voce che echeggiava attorno a loro. «Da questa parte.»
Il bussare diventò più forte, più urgente, mentre si inoltravano più a fondo nella banca. Severus non era sicuro di dove si trovassero ora, ma era certo che avrebbero dovuto incontrare dei draghi qualche piano più in su. Che cosa era successo qui?
La distruzione era senza eguali, ma non era chiaramente stata tutta causata dai Mangiamorte, perché ora loro stavano trovando alcuni Mangiamorte tra i cadaveri, alcuni anche di alto rango. Il simbolo serpentino a “V” sui loro mantelli, seguito da più o meno onde, rappresentava il loro grado. Più erano le onde dopo la V, più erano in alto.
Continuando, trovarono molti altri Mangiamorte, e sempre meno folletti. Chiunque aveva fatto tutto ciò doveva essere stato molto rapido e deciso nella propria opera. Non erano stati usati degli Anatemi mortali, ma qualcosa di altrettanto potente.
«Severus!»
Severus si voltò verso la voce scioccata di Silente e trovò il proprio mentore che puntava la bacchetta verso una tra i più temuti di tutti i Mangiamorte.
«Bellatrix,» esalò Remus.
«È morta,» affermò Silente dopo un momento, avendo superato la sorpresa nel vederla.
«C-come?» Chiese Remus, tremando.
«Non lo so,» rispose Silente, prima di sentire bussare di nuovo.
«Da questa parte,» disse Severus, dirigendosi verso uno dei corridoi più angusti.
Scendendo lungo di esso, arrivarono fino a un crollo. Bloccava l’intero passaggio.
«Harry?» Gridò Remus.
Ancora quel bussare, più agitato di prima.
«Severus, crea uno scudo su di noi mentre finisco l’incantesimo,» fece Silente.
«Sì, Pres- Albus,» replicò lui, facendo una piccola smorfia nel correggersi troppo tardi.
Silente non voleva più essere chiamato Preside. Hogwarts era caduta, e a lui non piaceva ricordarlo.
Ignorando l’errore di Severus, Silente fece loro cenno di stare indietro mentre sollevava la bacchetta.
«Harry, stiamo per tirarti fuori!»
BOOM!
Scagliò le macerie all’indietro, verso di loro, così da non ferire Harry. Severus creò lo scudo e li protesse.
«Harry!» Gridò Remus, affrettandosi in avanti con Silente e Piton subito dietro.
Harry si era rannicchiato contro l’angolo più lontano. Non aveva nulla in mano, e Severus si chiese che fine avesse fatto la sua bacchetta. Guardandosi intorno e facendosi luce con le bacchette, videro che l’area era una piccola stanza. Non era stata una camera blindata, ma sembravano i resti di una camera cerimoniale dei folletti.
Severus si concentrò su Harry, che ora era crollato su un fianco, col sangue che gli usciva dal naso.
«Harry, che cosa è successo qui?» Chiese Silente mentre si inginocchiava di fianco a lui. Remus era ai suoi piedi, mentre Severus era alle spalle di Silente.
Harry scosse la testa, chiudendo gli occhi. «Io...» La sua voce tremò, e una strana sensazione magica si levò nell’aria.
«Harry, per favore...» Silente insisté gentilmente. «Per favore, dicci che cosa è successo qui.»
Guardarono il giovane uomo che prendeva diversi respiri per calmarsi, prima di riaprire gli occhi e sollevarli verso di loro. «I-io ho provato ad aiutare i folletti, ma i Mangiamorte ci hanno spinto indietro, e lei… il drago… e poi hanno sfondato le porte. Ho pensato che stavo per morire, e...»
«Cosa, Harry? Che cosa è successo?» Chiese Silente, afferrando la mano tremante di Harry.
«La mia bacchetta si è spezzata,» disse all’improvviso Harry.
«Bella ti ha spezzato la bacchetta?» Chiese Remus dolcemente, non così sorpreso che la donna potesse fare una cosa del genere.
«N-no, sono stato io. Ho lanciato un incantesimo e lei… mi si è sbriciolata in mano.»
Remus sbatté le palpebre, confuso, Severus fece una smorfia, e Silente spalancò gli occhi.
«Va bene, ragazzo mio, andrà tutto bene,» mormorò Silente, chinandosi in avanti e posando l’altra mano sulla spalla del giovane.
Harry s’irrigidì completamente e sollevò il viso,lo sguardo gli divenne estremamente e terribilmente a fuoco.
«Li ho uccisi, Signore. Li ho uccisi io. Li ho uccisi tutti.»
«Lo so, Harry,» sussurrò Silente, tirando Harry verso di sé. «Lo so.» Con questo, Harry svenne addosso all’ex-preside, e il vecchio voltò gli occhi alla sua spia. «Severus-»


«Severus? Severus?»
Severus aprì gli occhi di colpo, sentendo una mano estremamente ferma sulla propria spalla mentre si svegliava di soprassalto. Non si fermò a pensare, non usò quel minuscolo secondo per determinare dove o quando fosse, ma reagì e basta.
Sollevando il gomito, colpì il braccio dell’individuo e lo spinse in alto e lontano dalla propria spalla, prima di distendere completamente il braccio e chiudere la mano in un pugno ferreo, che scagliò addosso al petto dell’invasore per spingerlo via.
Udì l’ospite indesiderato che gemeva di sorpresa per l’impatto che senza dubbio gli aveva tolto il fiato. Severus non aspettò che gli altri rispondessero al suo attacco a sorpresa e balzò via dalla sedia, si allontanò roteando, e puntò loro contro la bacchetta.
Raggelò.
Là, nel buio del suo salotto, c’era Albus Silente, che cercava di riprendere fiato con la mano destra appoggiata al petto e quella sinistra sollevata in segno di resa.
«Diavolo! Non lo faccia mai più! Le ho quasi fatto saltare la testa!» Si ritrovò ad esclamare Severus.
Silente si raddrizzò, ripresosi a sufficienza dall’attacco di Severus. «Chiedo scusa, Severus, ma dopo aver bussato molte volte alla porta, e averti chiamato per nome, non ho ricevuto risposta. Di solito sei molto sollecito nel rispondere, quindi non ho potuto fare a meno di preoccuparmi. Non sono nemmeno le dieci di sera, e ho saputo che difficilmente ti ritiri a letto prima delle undici. Essendo il Preside, mi sono preso la libertà di entrare per vedere se stessi bene.»
Severus fece una smorfia, ripensando a quello che aveva sognato e capendo il modo in cui aveva fuso la realtà col suo rivivere il passato… o futuro. Era stato fortunato a non aver chiamato Silente ‘Albus’ qualche istante prima, perché in quel momento non era stato abbastanza sveglio da realizzare dove si trovasse, e quando.
«Stai bene, ragazzo mio?» Chiese Silente dopo un momento.
Severus annuì. «Sì, Preside. Solo che non sono abituato a essere svegliato dallo spavento in quel modo.»
«Mi scuso ancora. Non intendevo allarmarti.»
Severus minimizzò la cosa con un cenno, prima di tornare alla sua poltrona e sedersi, invitando silenziosamente Silente a fare lo stesso.
«Sei incredibilmente veloce ed agile, Severus. Sarebbe impossibile pensare che qualcuno possa riuscire a muoversi in modo così rapido immediatamente dopo essersi svegliato da un sonno profondo,» aggiunse Silente mentre si sedeva.
«Abbastanza. Quindi, deve avere avuto una ragione per venire qui così tardi,» fece Severus, decidendo di allontanare il discorso da quello che era successo.
Silente fece una smorfia al cambio repentino di argomento da parte di Severus, ma decise di lasciarlo correre. Non era la prima volta che Severus veniva svegliato violentemente, e non sarebbe probabilmente stata l’ultima.
«Beh, sono venuto per avere un tuo parere su una cosa,» affermò Silente.
Severus sollevò un sopracciglio. «E questa, suppongo, è una questione così importante che doveva parlarmene ora?»
«Non è un’emergenza, quindi non allarmarti, ho solo pensato che sarebbe stato saggio che cominciassi a pensarci, considerando le tue precedenti interazioni con il ragazzo, prima che le vacanze siano troppo vicine.»
«Il ragazzo? Vuole dire Harry Potter.»
«Sì.»
«Allora? Che c’è di nuovo? Ha fatto qualcos’altro che richiede la nostra attenzione? Madama Pomfrey le ha detto qualcosa?» Chiese Severus, improvvisamente molto interessato.
«No, nulla del genere. Ho solo ricevuto una chiamata tramite Polvere volante da Augusta Paciock. Mi informava che Neville le ha chiesto se poteva invitare Harry da loro per le vacanze.»
«E lei vuole sapere se penso che sia una buona idea permetterglielo?»
«Sì, per dirla in parole povere.»
«Beh, lei che ne pensa?» Domandò Severus, rigirandogli la domanda. Era curioso di quali fossero al momento i pensieri di Albus.
«Non ne sono sicuro. Credo che sia Harry che Neville possano trarre beneficio da una visita così lunga, ma non so se varrebbe la pena di rischiare la sicurezza di Harry. Non abbiamo più visto tracce di Voldemort, e sarei sorpreso se rimanesse nascosto ancora così a lungo. Era molto contrariato l’ultima volta che ci siamo incontrati.»
Severus scosse la testa. «Il Signor Potter non sarà mai completamente al sicuro da nessuna parte. Non può rinchiudere il ragazzo in una stanza imbottita ed aspettarsi che diventi un individuo saggio e rispettabile.»
«Sì, Severus, lo so, ed è questo il motivo per cui sono venuto da te. Se permetterò al ragazzo di andare dai Paciock, vorrei qualche assicurazione che tutto vada per il meglio.»
«Non creda che mi metterò a far loro da baby sitter o che li segua ovunque, Preside, perché se è a questo che sta pensando, farà meglio a inventarsi qualcos’altro.»
«No, no, nulla del genere. Vorrei solo alcune idee per delle linee guida da dare ad Augusta così che le usi con Harry. Lei si aspetta già qualcosa di simile, sono sicuro, perché capisce il pericolo che il ragazzo si porta potenzialmente dietro ovunque. Il ragazzo è un bersaglio, dopotutto.»
«Sono sicuro che Augusta sarà in grado di tenere i ragazzi in riga e al sicuro quanto possibile, senza alcun bisogno di linee guida esterne. E in quanto a garanzie, sarebbe saggio usare una Passaporta, come ultima risorsa. Mi sono già preso la responsabilità di dare al ragazzo una catenina di sicurezza,» fece Severus prima di riuscire a censurarsi da solo.
Severus resistette all’urgenza di sbattersi una mano sulla fronte. Era troppo stanco per tutto questo!
Silente sollevò un sopracciglio. «Una catenina di sicurezza, Severus?»
Severus riuscì a mantenere un tono casuale. «Ho sentito che era la cosa più saggia da fare. Ho detto al Signor Potter di tenerla sempre addosso, e lui lo sta facendo. Non ho mai rilevato che se la fosse tolta, e lui è al corrente del suo funzionamento. Non credo che, per quanto possa ricordare consciamente, abbia mai ricevuto da un adulto un regalo del genere.»
Gli occhi di Silente brillarono di tenerezza. «Grazie, Severus. Sapevo che venire da te sarebbe stata la scelta giusta. Chiamerò Augusta come prima cosa domattina e le farò sapere che avrà un ospite per le vacanze.»
«Sono lieto di essere stato d’aiuto.» Disse Severus piattamente.
Il Preside sorrise.


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Grazie a chi legge e a chi recensisce!
A presto con il prossimo capitolo, Più che solo somiglianti.




   
 
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