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Autore: Dragonfly92    23/04/2017    13 recensioni
Severus Piton era un uomo incapace d’amare.
Harry Potter era un bambino indegno d’amore.
Uno scoppio di magia involontaria particolarmente violento.
Un Preside che bussa sempre prima di entrare ma non chiede il permesso di stravolgerti la vita.
Una porta che si spalanca, un vento di nuove, non gradite responsabilità, dalle sfumature verdi.
"Quegli occhi. Gli occhi della mia Lily nel volto di quel cane di Potter; Un oltraggio!"
Ma cosa nascondono davvero quelle iridi così.. spente?
Quella è la storia di due solitudini e del loro difficile viaggio alla scoperta del tesoro più grande di tutti..
L’Amore.
"Continuavo a ripetermi che eri solo il figlio di Potter. Ed ho provato ad ignorare i tuoi occhi che gridavano il contrario. Maledizione, ci ho provato davvero! Ma poi, ti ho guardato. Non so per quale dannatissimo, assurdo motivo, ma l'ho fatto."
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Famiglia Dursley, Harry Potter, Poppy Chips, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Panico




Quella, bambino, fu la settimana più lunga della mia vita.
Settimana sì, perché nonostante i buoni propositi di Kingsley, avviare il processo richiese più tempo del previsto.

Veritasierum.
Sarebbe bastato quello.

Ma non era possibile.
Non subito, non prima di aver escluso qualsiasi altra possibilità.
Avrebbe “violato i codici imposti per la salvaguardia dei diritti dei babbani”, mi aveva detto Silente.
E non era servito a niente riversare la mia ira sul suo ufficio.
Distruggere la sua mobilia, sputargli addosso il rancore che avevo serbato per mesi.

Non era servito ad un bel niente.

Si erano rivolti ad un avvocato, ovviamente.
Ad un Magonò .

Che con nauseante disinvoltura aveva raccontato della fatica e dell’impegno che la famiglia Dursley aveva impiegato per prendersi cura di te.
Nonostante il tuo carattere difficile, nonostante tu, più volte, avessi messo a repentaglio la loro incolumità con i tuoi “scoppi d’ira”.

C’era voluto ben poco, per rendere quella dichiarazione irrilevante.
Non c’erano prove.
Non una foto, non un vicino che avesse dimostrato l’intenzione di testimoniare a favore dell’idilliaco quadretto famigliare che cercavate di dipingere.

E così, la data del processo era stata decisa.

Il tempo di esaminare la cartella clinica.
Il tempo di raccogliere la testimonianza di Poppy, quella di Albus.
Il tempo di farvi venire l’idea di accusare me.

Oh, e la faccia che avete fatto quando avete letto delle sue condizioni…
Ammirevole, davvero.

Peccato io fossi disposto a testimoniare sotto veritasierum.
Il vostro piano, stava facendo acqua da tutte le parti.

Ma poi un’idea, un appiglio.

-Non è possibile ricorrere a pozioni magiche su nati babbani, se non prima d’aver escluso qualsiasi altro mezzo fine al dimostrare la veridicità delle loro dichiarazioni…-

Aveva ghignato, quell’essere che aveva preso le vostre difese.

-Chiediamo che Harry James Potter venga chiamato a testimoniare!-

Il fiato, a quel punto, mi si era congelato nei polmoni.
Sentivo il sangue bollire.
Le tempie pulsare.

E tutto questo mentre li guardavo con la testa infilata in quel dannato pensatoio.

Oh no, non li avevo ancora incontrati.
Perché niente mi avrebbe impedito di porre fine alla loro esistenza, di fronte a quella richiesta.

Ti stavano facendo male, bambino.
Nonostante fossero fisicamente lontani da te, nonostante non potessero toccarti, stavano cercando di farti del male.

Non avresti avuto il coraggio, una volta trovatoti davanti a loro.
Coraggio di guardarli, di parlare o anche solo di respirare.
E questo loro lo sapevano.
Lo sapevano molto bene.

È stato Kingsley, ad intervenire, a quel punto.
È solo grazie all’intervento di quell’uomo se siamo riusciti a risparmiarti quell’umiliazione.
Un soggetto esterno, politicamente influente.
Per merito suo, il giudice ha deciso di accettare la loro richiesta sì, ma non gli ha permesso di vederti.
Una magra consolazione che ci ha portati all’insindacabile decisione finale... 







Speranza.
Era stato abbastanza semplice, per Harry, rimanerle aggrappato.
Finché poteva ancora vedere il suo tutore.
Finché poteva ancora sentire la sua voce.

-Insieme Harry…-

Era l’ultima cosa che gli aveva detto.
Poi era entrato in quel camino.
E si era ritrovato in un edificio dalle mura altissime, che brulicava di persone evidentemente rispettabili e sicuramente indaffarate.

E c’era quel Signore con lui, quel Signore dalla pelle scura, la voce calda e con una divisa decorata da tante medaglie.
Era amico del Signor Severus, questo lo aveva capito.
Ma le sue mani erano davvero grandi…

-Ti vengo a prendere…-

Harry teneva stretto fra le braccia lo zainetto che gli aveva dato il suo tutore.
C’erano le sue cose, lì dentro.
Quasi tutte.

Si guardava intorno, quella Camera tutta colorata.
Il Signor Kingsley l’aveva trasformata appena erano entrati.

-Ti piace?-
-S-Si Signore…-

E forse quell’uomo aveva capito che aveva detto una bugia perché aveva alzato una mano.
E lui si era coperto la testa e la faccia, come meglio poteva.

Non era proprio una bugia, quella Camera gli piaceva è che…
Non era la sua.

Ma come glielo poteva spiegare?
Doveva farlo?
O quell’uomo si sarebbe  arrabbiato di più?

L’auror aveva sentito lo stomaco stringersi a quella reazione.
Severus lo avrebbe cruciato, se lo avesse visto far un errore del genere.
Voleva soltanto essere rassicurante.
Aveva sottovalutato l’ammonimento dell’ex collega.

-Scusami, non volevo spaventarti…-
Aveva quindi detto, distanziandosi appena.

-Puoi disfare le tua cose, tornerò tra poco con qualcosa da mangiare, d’accordo?-

Ma il bambino non aveva disfatto il suo bagaglio.
E non lo fece quella sera, né quella successiva.
Ogni qual volta entrava per assicurarsi che stesse bene, lo trovava seduto di fronte alla scrivania.
Intento a fare esercizi il giorno, e con lo zaino stretto al petto la sera.

-Harry, perché non ti metti il pigiama? È tardi…-
Il bambino lo aveva allora guardato con lo sguardo lucido.
Ma aveva ubbidito e si era vestito come gli era stato detto.
Poi, era tornato a sedersi.

Il Signor Severus gli avrebbe dato il tempo di cambiarsi prima di portarlo via, no?



-Harry, è tardi…
Dovresti andare a letto…-
Quello, era il quarto giorno.

-Non hai mangiato?-
Chiese allora l’auror, guardando il vassoio ancora pieno.

Il bambino avrebbe voluto rispondere.
Ma sentiva un nodo bloccargli la gola e gli occhi bruciare.
E non poteva piangere.

Non si piange.
Non si piange.

-Sarai stanco…
Ho visto che hai fatto I compiti per tutto il giorno…
Non vuoi riposarti un po’?-

-I-il b-bambino…
A-aspetta…
Il S-Signor Severus, Signore…-

Kingsley notò l’enorme sforzo di trattenere il pianto.
Le ombre violacee sotto quegli occhi verdi, segno del poco sonno di quei giorni.

-Ha d-detto che l-lo viene a p-prendere…-
Ripeté per convincere più se stesso che quell’uomo.

-L-lo v-viene a prendere p-presto…-
Le mani premute sulla bocca non servirono a celare quel singhiozzo.
Stava succedendo.
Stava piangendo.
Stava…

-Severus ha detto che questa ti piace…
Bevila, te la manda lui…-

Forse quel Signore non se n’era accorto.
Velocemente scacciò quelle lacrime dal viso.
Il Signor Severus gli aveva mandato la sua tisana.
Allora forse non si era dimenticato di lui.
Della sua promessa.
Forse era solo un po’ impegnato.
Allora sì, aveva il tempo di bere.
E di chiudere un pochino gli occhi.
Solo un pochino però.

-Vuoi sdraiarti sul letto?-
-No Signore Grazie Signore…-
Riuscì a biascicare.
Prima di mettere le braccia sulla scrivania.
Appoggiarci la testa.
E lasciare che il sonno lo avvolgesse.
Ma solo un pochino…




-Harry questi Signori vorrebbero parlare un po’ con te…-
-Si Signore…-
Il bambino evitò accuratamente lo sguardo di ognuno di loro.
Non gli era mai capitato di trovarsi in una stanza con tutti quei grandi.
La pallina stretta nella mano, lo zainetto sulle spalle.
Lo aveva portato con sé e Kingsley non aveva avuto il cuore di dirgli che Severus non sarebbe venuto a prenderlo.
Non quella sera e forse nemmeno la successiva.

-Ciao Harry, io sono Eveline…-
La giovane andò a sedersi di fronte al bambino che rispose con un evidente timore.

Il tavolo basso era cosparso di fogli.
Con un colpo di bacchetta la donna fece apparire un arcobaleno di pastelli.
E sorrise soddisfatta quando il piccolo alzò leggermente lo sguardo.

-Vuoi fare un disegno?-
Il bambino si mosse a disagio.
Cosa doveva rispondere?
Certo che quei pastelli erano proprio belli…

-Ti piace disegnare Harry?-
-C-colorare…-
Rispose con un filo di voce.
Lui non sapeva disegnare.
Ma colorare sì, quello gli piaceva tanto.
-Oh bene!- squittì allegra la donna.
-Vuoi farlo?-

Kingsley osservò il bambino declinare gentilmente l’invito.
Doveva fare prima gli esercizi, le aveva spiegato.
E così lei lo aveva assecondato, lasciando che prendesse il suo materiale, mentre i due ragazzi alle sue spalle prendevano ininterrottamente appunti.
Cosa avessero da scrivere poi, lo sapevano soltanto loro…

-Senti Harry, avrei delle cose da chiederti.
E vorrei che tu fossi sincero, d’accordo?-
-Si Signora…-

Kingsley ammirò la pazienza di quella giovane.
Il suo partire da domande semplici, apparentemente innocue.
Il suo indagare velato e cambiare tattica ad ogni sintomo di disagio del bambino.

Ci vollero più di quaranta minuti per arrivare alla questione.
E nonostante il tatto della psicomaga, l’irrigidimento del bambino era chiaro anche ad un non esperto come lui.
-Tu abitavi a Privet Drive, vero?-
-S-si Signora…-
-E chi abitava con te?-
-I S-Signori D-Dursley Signora…-
-Bene, puoi descrivermeli Harry?-
Il bambino prese a stringere convulsamente la sua pallina.
E mano a mano che cercava di descrive i membri di quella casa, i movimenti si facevano più nervosi.
-E il S-Signor V-Vernon…-
-Lui invece come era Harry?-
-A-arrabbiato…-

Perché lo guardavano così?
Forse non doveva dirlo.

-Era arrabbiato con te?-

Deglutire è difficile.

-C-con i-il b-bambino…-
La psicomaga cercò lo sguardo del piccolo, senza risultato.

-Si arrabbiava spesso Harry?-
-S-Si Signora…-
-Perché si arrabbiava con il bambino?-
-Cattivo…-

Gli occhi diventano lucidi.
Perché tutte quelle domande?
La pallina non gli serve a niente.
Le mani strusciano sulle braccia.

-E il Signor Severus invece?
Lui com’è?-
Harry riprende a respirare.
Sa bene cosa rispondere, adesso.

-Il Signor Severus è a-alto e b-bello e…
F-fa le magie!-
Afferma con una nota d’orgoglio.
-Cosa facevate insieme?-
-I-il Signore mi i-insegna  le cose…
A l-leggere e s-scrivere…
A e-essere b-bravo…-

Eveline lo guarda con una nota di rammarico.
Ha notato come il bambino parli di sé in terza persona, descrivendo la sua vita a Privet Drive.
E come invece riesca ad identificarsi in se stesso parlando del tempo trascorso insieme a questo Signor Severus.
Non ha dubbi sul reale colpevole di quelle violenze, ma sa che non è abbastanza.
Più velocemente otterrà le sue risposte, prima quella vergognosa inchiesta sarà chiusa.

-E dimmi Harry, qualche volta capitava…
Che tu non fossi bravo?-
-Si Signora…-
Il bambino abbassa la testa, riprendendo a torturarsi le manine.
-E cosa succedeva?-
-M-magia…-
La donna lo scruta, celando la sua perplessità.
Anche Kingsley affila il suo sguardo.
-E che magia faceva?-
Il bambino tentenna, nervoso.
Come può spiegarglielo?

-Faceva male Harry?-
-No Signora!-
La donna continua a scrutarlo.
-Puoi farci vedere cosa faceva?-

Harry la fissa per un istante.
E trema appena mentre posa la sua pallina sul tavolo.
Ed incrocia le sua braccia intorno al suo stesso corpo nell’infantile tentativo di spiegare quell’incredibile magia.

La magia di un abbraccio.

Tutti, nella stanza, tirano un sospiro di sollievo.
La donna annuisce, guardando il bambino con occhi pieni di tenerezza.

Adesso però, manca l’ultimo tassello.
-Grazie Harry, sei stato davvero bravo.-
Il bambino arrossisce appena, riabbassando lo sguardo.

-Ancora poco domande e Poi abbiamo finito, d’accordo?-
-Si Signora…-
-Harry, quando invece ti capitava di non essere bravo, a Privet Drive…
Cosa succedeva?-

Il bambino apre e chiude la bocca.
Le palpebre sbattono veloci, il ritmo del cuore aumenta.

-L-lezioni…-
Riesce a dire.
E Kingsley deve combattere la voglia di lasciare la stanza.

-Che tipo di lezioni Harry?-

Occhi verdi che diventano lucidi.
Un sorriso che tenta di rassicurare.

-P-per c-capire…-
-Capire cosa Harry?-
-C-cattivo…-

La voce inizia a tremare.

-Il bambino era cattivo Harry?-
-S-Si Signora…-
-Allora gli davano le lezioni?-
-S-Si Signora…-
-Chi?-
-Il S-Signor Vernon…-
-E cosa faceva?-
-I-insegnava…-
-Come Harry? Come ti insegnava?-

Labbro che trema, un nodo alla gola.
Basta, per favore.

-Come Harry? Ti faceva male?-

Il bambino annuisce, gli occhi sempre più lucidi.
Il respiro corto.

-Harry, cosa faceva?-
-L-la m-maglia…
V-via l-la maglia…-

Via la maglia ho detto!

-Ti faceva togliere la maglia?-

Abbassati razza di piccolo mostro!

Lacrime che iniziano a scendere.
Lo sguardo che si fissa su un punto lontano.

-S-Si…-
-E poi che succedeva?-
-M-male…-
-Ti colpiva?-

Forse è la volta buona che capisci!

Carne che si lacera.
Dolore.


-C-cattivo…-

Lacrime e suppliche.
Un colpo.
Due.
Tre.
Quattro.


- Harry ascolta…-
-CATTIVO SEI CATTIVO!-

Sei cattivo.

Sei un bravo bambino Harry.


Confusione.
Speranze che si sgretolano.
Mobili che tremano.

-Harr…-

Le voci diventano ovattate.
Perché non riesce più a respirare?
Fa freddo.
Qualcuno si avvicina.
Troppi, sono troppi.
E faranno male.

-Respira Harry-

Paura.
Sudore freddo.
Immagini sfocate.

-Respira Harry-

Panico.
Guance bagnate.
Visi vicini.
Parole incomprensibili.

-Respira Harry-

Disperazione.
Realizzazione.
Il suo tutore non c’è.
Non è venuto a prenderlo.
Forse non verrà più.

-Respira Harry-

Perché dovrebbe tornare?
È stato cattivo.
L’ennesima volta.

Dolore.
Al petto.
Al cuore.

Paura.
Paura.
Paura.

Buio.












- Harry James Potter è stato ascoltato, come richiesto, in separata sede ed in presenza di psicomaghi professionisti.
La sua testimonianza  non è stata ritenuta valida.
In quanto minore e date le condizioni psicofisiche riscontrate.
L’udienza è fissata per domani ed è prevista la somministrazione di veritasierum per entrambe le parti coinvolte.-









---SPAZIO AUTRICE---
Hey!
Intanto grazie, se sei arrivato a leggere fino a qui!

Come dicevo, la storia ha quasi raggiunto il suo termine…
Mancano due o tre capitoli alla fine.

Spero con tutto il cuore che, anche se molti di voi hanno smesso di commentare, stiate continuando a leggere.
Se la storia non vi piacesse più me lo direste, vero?
Sapete che sono sempre pronta ad ascoltare i vostri consigli!
E se c’è qualcosa, anche magari nello stile o nella scrittura, che non vi piace, non esitate a dirmelo!

Detto ciò, vi abbraccio con tanto tanto affetto.
E grazie, grazie di cuore.
Ad ognuno di voi.

Dragonfly92  
   
 
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