Capitolo 15
Dormire era divenuta impresa quasi
impossibile per Lily in quanto da che era tornata alla “normalità” non era più
riuscita a fare più di due ore di fila di sonno e tutto per colpa di quella
abitudine -acquisita in quell'anno- a stare sempre con un occhio mezzo aperto e
sul chi va là. A Battleworld dormire era un lusso e
appena aveva avuto modo di capire che non poteva permetterselo non era più
riuscita a riposare e anche una volta tornata a casa le cose non erano
cambiate.
Ciò che le era successo era stato così inspiegabile e complesso che si era
gettata nella ricerca di una risposta logica per non impazzire, anche rivedere
suo padre l'aveva spinta ancora più a fondo in quella situazione, lo stesso con
cui solo qualche ore prima l'aveva presa da parte approfittando del momentaneo
istante di calma che avevano e le aveva chiesto di raccontargli ogni cosa di
quello che le era successo. Lily era stata un fiume in piena perchè aveva bisogno di quel confronto, lo stesso che
Leonard aveva avuto con Mick e Ray davanti ad una
birra. Entrambi sorpresero i loro interlocutori non solo per il racconto di
quel posto orribile, ma anche e soprattutto per il legame invisibile ma ferreo
che tra loro si era andato a creare.
Fatto sta che saranno state le forti rivelazioni di quel giorno o la lunga
chiacchierava avuta con il padre, ma per la prima volta Lily sentiva di essere
stanca abbastanza da riuscire probabilmente a dormire più di due ore. Il mega
loft di cui poi erano ospiti nel 1944 era a dir poco meraviglioso grande
abbastanza per dare ad ognuno la propria intimità, ma al contento anche per
farli sentire tutti vicini. Si vedeva che era nato non come appartamento, ma
come quartiere generale di un gruppo di eroi.
Lily che finalmente tra le braccia di Morfeo inspirava profondamente il
sapore dolce di quella notte serena, sognava che mani forti le stavano
accarezzando il fianco, fino a scendere sulla sua gamba lasciata nuda dalla
sottoveste che indossava, la stessa che si alzò quando quella mano tornava
verso il suo fianco per pizzicare la sua pelle. Le labbra calde poi stavano
torturando il suo collo e lei mentre si lasciava trasportare in quel seducente
sogno si permise di biascicare un nome... «Leonard»
Lo stava sognando come ultimamente le capitava spesso di fare, seppur si
vergognava al solo pensiero. Sognava di sentirsi sua. Sognava i suoi consigli e
le sue parole. Sognava la sua presenza, la stessa che era reale...
Sì perchè Snart era
davvero steso dietro di lei e tutto ciò che lei percepiva non era sogno, ma
realtà. In quel lungo anno in cui erano stati costretti vicini si era sempre
comportato da gentiluomo senza però riuscire a rinnegare quella forte
attrazione che ormai a doppio filo lo legava a lei. L'aveva domata, ma forse
come qualsiasi essere umano si giunge ad un punto di rottura e il suo era
arrivato in quella notte, spingendolo ad entrare nella sua camera e sedurla
senza preoccuparsi che lo stesse facendo mentre stava dormendo.
Si era permesso di osservarla mentre dormiva profondamente per poi
decidersi a cercare il contatto con quel corpo che tanto aveva sognato...
Disteso dietro di lei l'aveva scoperta abbastanza da poterla incontrare le
sue gambe e il suo fianco, prima di liberarle il collo dai capelli e sfiorarlo
delicatamente con le labbra. Sorrise malizioso sulla sua pelle, nel sentirla
mugugnare il suo nome nel sonno e allora insistette con le carezze che, dal suo
braccio, passarono alla sua schiena, scivolarono su un suo fianco e andarono
sul suo ventre.
Fu allora che spostandosi indietro le permise, una volta riaperti gli
occhi, di voltarsi verso di lui e poggiare completamente la schiena sul
materasso.
Nell'incontrarsi i loro occhi si concatenarono, mentre in silenzio le loro
mani si intrecciarono per poi quelle di Snart
scivolare più giù, fino ai suoi polsi e facendo una leggera pressione bloccarli
contro il cuscino.
Il respiro di Lily si fece corto per la sorpresa e l'eccitazione, mentre
guardandolo si sentì incapace di muovere anche un solo muscolo. Era davvero
così sorpresa? Eppure non aveva fatto altro che sognare che quel qualcosa prima
o poi tra loro accadesse e così, mentre lo sentiva bloccarla lei si morse un
labbro nervosa per poi schiudere a bocca quando quella di lui incontrò la sua.
Un bacio che velocemente di casto perse ogni connotato per divenire sempre
più profondo e cercato, quanto le loro mani fecero nei confronti dei loro
indumenti per toglierseli. I loro corpi nudi iniziarono a danzare nudi e concitati
perfettamente accordati, come i loro
cuori.
Il corpo di Lily era percorso da fremiti che non aveva mai conosciuto,
mentre lei diveniva creta nelle sue mani. Le stesse che adesso le stavano
facendo conoscere paradisi inesplorati, luoghi in cui credeva fosse impossibile
arrivare, seppur legati a qualcosa che già conosceva.
Fu impossibile per lei tentare di mantenere anche solo un briciolo di
lucidità e mentre sentiva il proprio corpo che rispondeva agli stimoli
ricevuti, lo sguardò negli occhi scoprendo improvvisamente come lei appariva al
suo sguardo.
Cosa aveva di speciale? Cosa, se lei si vedeva come la ragazza più
ordinaria di questo mondo?
Ma il flusso di pensieri di Lily era confuso, come per Snart
che si sentiva perso in un viaggio fatto di molte sfumature iniziato con un
pizzicore diffuso, che era poi cresciuto in un calore sempre maggiore e che infine era esploso nel piacere più alto
che esistesse, come se tutto fosse meraviglioso, come se non esistesse altro
che l'amore.
Loro che adesso madidi di sudore erano privi di forze e di energie, sdraiati
uno vicino all'altro e stretti in un abbraccio fatto di spossatezza e gioia
infinita.
Per Leonard lei era la creatura più sensuale e meravigliosa su cui avesse
mai posato gli occhi perchè era pura, innocente,
addirittura ingenua sotto molti punti di vista, ma era proprio questo,
quell'innocenza e quella grazia che l'ammantava anche nel momento del più alto
piacere che la rendeva così sensuale e perfetta ai suoi occhi. Una calamita che
lo attraeva con la forza di mille titani, come nient'altro e nessun'altro era
mai riuscito a fare prima di lei. E non si trattava di un gioco, anche se
poteva sembrarlo. Lei che ai suoi occhi appariva come
il diamante più grezzo che esistesse e che era grato di essere riuscito a
rubare così da poter tenere con sé. Solo per sé. Per sempre. Cercò le sue
labbra e la baciò una volta ancora, assaporando il suo sapore e ammaliato
totalmente anche dalla sua mente fine e la sua intelligenza travolgente.
Il suo gesto impulsivo, quel suo essersi intrufolato in quel modo in camera
sua non era stato un intento di metterla a disagio, ma solo di renderla
consapevole di quanto fosse potente il suo impatto su di lui sotto ogni punto
di vista, di quanto davvero lui appartenesse a lei così come lei apparteneva a
lui. Di quanto dipendesse da lei così come lei dipendeva da lui. Di quanto -a
dispetto delle apparenze- lui stesso fosse creta nelle sue mani e non soltanto
lei creta nelle sue. Voleva che assaporasse la sensazione di invincibilità che
provava ogni volta che la guardava, che sperimentasse su di lei e dentro di lei
tutto il calore che sapeva accendere in lui. Come un fuoco, impossibile da
domare, impossibile da soddisfare completamente, che tornava a ripetizione e
chiedeva ancora di più, ancora lei.
Lily che rossa in volta, per via della sua pelle chiara, aveva una mano al
suo viso e lo stava accarezzando per poi scendere sul suo dorso sul quale vi si
appoggiò sentendosi piena di una forza mai avuta.
«E adesso cosa succede?» chiese lei improvvisamente rompendo quel momento
di lungo silenzio che era stato riempito solo dai loro gemiti e dai loro
mugugni.
«Quello che è successo in questo ultimo anno: continuiamo questo percorso
insieme...» quello era il modo algido e criptico di Leonard per dirle che
voleva stare con lei, che non voleva vivere quella vita che gli era stata data
senza di lei al suo fianco. Non ne sarebbe valsa la pena e Lily questo lo capì,
perchè cercando di nuovo le sue labbra si lasciarono
trasportare nuovamente dal turbinio della passione.
Se da una parte la notte di Leonard e Lily era stata movimentata per un
motivo, dall’altra anche quella di Mick fu assai particolare seppur non
piacevolmente uguale.
Dopo la birra con il suo ex partner e Ray aveva
iniziato a girovagare per quel pezzo di antiquariato come il suo solito troppo
curioso per non mettere il naso in giro, quando per qualche ragione la sua
attenzione venne attratta da una porta posta in fondo al lunghissimo corridoio
che dal salone partiva e si snodava per tutto quel grandissimo appartamento.
Seguendo il marmo bianco a terra e le pareti di legno era arrivato in una
piccola scatola di cioccolatini, così la definì considerando il mogano a terra,
alle pareti e fino al soffitto, cui al centro faceva da padrona una tavola
rotonda degna di Camelot.
Ridacchiò divertito poggiandoci sopra la bottiglia di birra ormai vuota e
notando che la stessa era intagliata con la scritta “Justice
Society of America”.
«Un’idea dello storico…» pensò divertito notando come tutto in quella stanza era maestoso partendo
dal tavolo, fino al ritratto alla parete con tutti i membri della JSA e perfino
agli espositori che tutto intorno custodivano armi e divise dei singoli membri.
Sempre il solito esibizionista amante di queste cose patriottiche!
Ridacchiò già pronto ad andarsene, quando con le spalle alla stanza e sulla
soglia della porta un bisbigliare attirò la sua attenzione fino a farlo
indugiare per un attimo. Credette però che fosse solo un cigolio del legno e
quindi non gli diede peso, ma quando quello insistette tornò sui suoi passi e
incapace di contenere il suo interesse cercò di capire da dove diavolo
arrivasse fino a capire che quel sussurrare che lo aveva attratto proveniva da
uno strano casco dorato racchiuso in una delle teche.
Ovviamente non era da lui lasciar perdere e aprendola, nessuna era chiusa a
chiave, pessima idea se hai un ladro come ospite, lo prese in mano. I sussurri
divennero più forti e insistenti ed era già lì lì per
avvicinarselo maggiormente al volto come in uno stato di trans in cui non si
era nemmeno accorto di esservi caduto che qualcuno glielo strappò dalle mani
rimettendolo al suo posto.
«Dovresti stare più attento a dove ficcanasi Mick!» lo avvertì un’Amaya
alquanto indispettiva, ben felice di rimettere il casco al suo posto e questa
volta chiudendo la teca con la chiave che teneva alla catenina al collo.
«Ehi ehi calma! Non stavo facendo niente di male,
davo solo un’occhiata…»
La risposta di Mick era stata rilassata come lui stesso era non trovandoci
nulla di così sconvolgente nella sua azione. Ma la donna non era della stessa
idea. Aveva appena finito di mettere apposto alcune cose quando in procinto di
raggiungere suo marito e andare a dormire, aveva notato la porta della stanza
delle riunioni aperta e si era ritrovata di fronte a quella scena.
«Kent Nelson non sarebbe del tuo stesso avviso…» rispose lei prendendo la
bottiglia vuota dal tavolo e invitando Mick ad uscire con lei a questo punto
curioso di sapere di più.
«Nelson?»
«Dottor Fate. Quello è Nabu e la sua magia mostra
il fato. Il suo potere però è tale da portare alla pazzia chi lo indossa e
Nelson…»
«Fammi indovinare: ha perso qualche rotella?»
«E’ morto!»
Chiuse il discorso Amaya che augurando buona notte alla Leggenda entrò
nella sua stanza chiudendosi la porta alle spalle, ma lasciando Mick confuso
nel corridoio. Per un istante, ancora immobile, si voltò ad osservare l’uscio
della stanza in cui poco prima era, poi però scosse il capo e proseguendo a
camminare raggiunse la sua camera.
«Ted Grant aka Wildcat, Alan
Scott aka Lanterna Verde e Abigail Hunkel aka Red Tornado…»
Aveva pronunciato Martin Stein attaccando le radiografie del capo dei tre
vigilanti del futuro.
« Sylvester Pemberton aka
Star-Spangled Kid e Wesley Dodds aka Sandman…»
proseguì Lily attaccando a sua volta le radiografie della stessa parte del
corpo anche dei due vigilanti del passato.
A questo punto anche quelle di Eve Aries aka Saturn
Queen, Mick Yardreigh aka
Black Mace ed Edmond Hamilton aka
Starfinger vennero aggiunte alle altre.
Alle loro spalle i cadaveri delle otto vittime coperte da lenzuoli, e
recuperati dalle Leggende in varie parti del tempo, in attesa di essere analizzati…
tuttavia forse non avrebbero avuto bisogno.
Laurel e Dawn stavano osservando il lavoro dei due
scienziati al di là del vetro che divideva il laboratorio messo loro a disposizione
dalla Justice Society e l’ambiente in cui loro si
trovava, una sorta di anticamera dello stesso.
La mattina era iniziata di buona lena per tutti che su indicazione di Sara
aveva indirizzato ogni persona verso un compito preciso per ottimizzare gli
sforzi e approfittare del fatto che numericamente era in netta maggioranza
contro chi, a quanto pare, era solo un assassino solitario.
«Novità?» chiese Sara speranzosa prendendo alle spalle le due giovani
eroine della Legione, mentre l’attenzione di tutte e tre venne catturata da
Lily che aprendo la porta del laboratorio le invitò ad entrare.
«Forse!» esclamò. L’interfono era aperto e dunque aveva sentito la domanda
di Sara e dopo uno sguardo d’intesa con il padre, questo iniziò a parlare
indicando alle nuove arrivate le radiografie delle loro vittime.
Non fu difficile notare immediatamente che qualcosa le accomunava: un Ω
sulla fronte.
«E’ un omega?»
«Esatto! Prima di iniziare le autopsie abbiamo chiesto a Gideon di fornirci tutti gli esami e quando abbiamo visto
questo non abbiamo avuto la necessità di aprire i cadaveri…»
«Per fortuna…» aggiunse Lily che nonostante lo sapesse fare, se fosse stato
necessario, era ben lieta di averlo potuto evitare.
«Ma cosa significa?»
«E’ quello che dobbiamo scoprire!» sentenziò infine Sara.
A questo giro un po’ di spazio se lo sono preso Leonard e Lily, ma a ben vedere aggiungo io che sono alquanto piacevolmente sorpresa della scena che ne è derivata. Come ben sapete io sono solo una mera narratrice di eventi che ad un certo punto prendono la loro strada e io non posso fare a meno semplicemente di descrivere… Questa coppia non ricordo nemmeno come mi è nata nella mente, ma ormai la amo cose se fosse canon! Aspetto vostri commenti e voi che mi dite… avete già capito con cosa hanno a che fare i nostri eroi?