Capitolo
5
Quando
uscì dal dormitorio finì quasi con
l’essere travolta da Lavinia che stava per
entrarvi.
La vide
emettere un sospiro rinfrancato.
-
Calien! Ti ho cercata da tutte le parti, dov’eri finita?
–
- Io ed
Izzy eravamo andate a sdraiarci un po’ prima del pranzo -,
replicò
improvvisamente apprensiva, - è successo qualcosa?
–
- Più
di qualcosa, è successa una vera e propria emergenza.
–
Era
ufficialmente preoccupata.
Di
qualunque cosa si trattasse doveva essere veramente grave se Lavinia
era così
agitata. Alle spalle dell’amica, però,
notò che Maya fissava ostentatamente il
soffitto come se si stesse sforzando di non scoppiare a ridere.
Bene.
Ora
oltre che preoccupata era anche incredibilmente confusa.
- Di
cosa si tratta? –
- I
Fondatori hanno annunciato che ci sarà un ballo per
inaugurare l’inizio del
torneo … e sarà questa sera! Ti rendi conto della
gravità della cosa? –
- Ehm …
no? –
- Non
abbiamo né un cavaliere né la minima idea di cosa
indossare per la serata -, la
fece ragionare, - ciò significa che dovremo metterci al
lavoro all’istante. –
Maya si
fece avanti, corrugando la fronte con l’aria di chi non era
affatto convinta di
ciò che le sue orecchie stavano sentendo.
- Non
dovremmo cominciare a pensare a come affrontare la prova di domani?
–
Lavinia
scrollò le spalle con disinvolta eleganza.
-
Abbiamo tempo per quello. Voi due immagino non siate mai andate a balli
ospitati dalle famiglie Purosangue. –
Scossero
la testa all’unisono.
- Bene,
allora avremo bisogno di trovare immediatamente anche Isabelle: mi
darà una
mano a prepararvi psicologicamente alla cosa. I balli tra Purosangue
possono
essere alquanto … sfrenati.
–
-
Sfrenati? – le fece eco Calien.
- Nulla
di cui vi dobbiate preoccupare -, la rassicurò in fretta, -
immagino che
all’interno di Hogwarts sarà tutto molto meno
eccentrico e assordante. Ve la
caverete alla grande. –
Avrebbe
voluto avere la sua stessa sicurezza, ma non riusciva proprio a
convincersi che
l’accoppiata “cavaliere + evento mondano”
potesse essere in grado di metterla a
proprio agio.
*
-
Continuo a pensare che questa storia del ballo sia una colossale
idiozia -,
rimarcò Willas mentre s’incamminavano verso la
Sala Grande per il pranzo, -
quanto scommetti che è venuta in mente a Helga? –
Jared
scrollò le spalle sorridendo benevolmente.
- Senza
ombra di dubbio, ma se non altro la maggior parte di noi si conosce
già quindi
non dovrebbe essere troppo strano. –
-
Personalmente farei volentieri a meno di conoscere certa gente.
–
Ammiccò,
provando a metterlo alla prova.
- Non è
che tutto quest’astio nei confronti di Isabelle nasconde
dietro qualcos’altro?
–
Willas
sgranò gli occhi, sfoggiando l’espressione
più scioccata e incredula che gli
avesse mai visto sul volto solitamente impassibile.
- Hai
preso una botta in testa nel labirinto? L’astio nei confronti
di Shafiq è
esattamente quello che è: astio, né
più né meno. –
- Era
solo un’ipotesi. –
- Era
delirio allo stato puro. –
Mentre
si sedevano all’estremità sinistra della tavolata,
Jared decise di riportare
l’argomento sul ballo.
-
Dunque non Isabelle … allora chi vorresti invitare?
–
Lo vide
osservare le ragazze presenti con l’aria di chi stava
effettuando la decisione
più importante della sua vita.
-
Immagino che Lavinia Prewett potrebbe essere la mia prima scelta -,
considerò,
- o al massimo Ophelia Gamp. Sono entrambe Purosangue, intelligenti e
molto
attraenti. –
Willas
Lannister che dichiarava apertamente di trovare attraente qualcuno che
non
fosse se stesso?
Beh,
quella sì che era una novità.
- La
Prewett getta spesso occhiate nella tua direzione -, lo
informò, - quindi credo
che tu possa ritenerti fortunato. –
Scrollò
le spalle. – Non ci resta che scoprirlo. Piuttosto, tu a chi
stavi pensando? –
Non
ebbe bisogno di pensarci su neanche per un secondo.
Aveva
ben chiaro fin dal primo istante chi fosse la ragazza che
più di ogni altra
aveva attirato la sua attenzione.
Katherine
Campbell aveva un carattere forte e sicuro, sembrava il tipo di ragazza
che
avrebbe potuto tenergli testa con facilità.
E allo
stesso tempo non aveva alcuna certezza circa quale avrebbe potuto
essere la sua
risposta all’invito.
Insomma,
ogni singola cellula del suo corpo era stuzzicata dall’idea
di fronteggiare la
rossa mezza veela.
- Katherine
Campbell senza alcuna ombra di dubbio. –
Era
certo che Willas avrebbe fatto qualche commento sulla sua scelta, ma
l’amico lo
stupì rimanendo in silenzio.
-
Nessuna obiezione, nessun commento salace? Ti stai forse rammollendo,
Willas? –
-
Assolutamente no, ma qualsiasi cosa dicessi non ti farebbe cambiare
idea quindi
suppongo di poterti lasciare in pace –, concluse sorridendo
con l’aria di chi
la sapeva lunga, - e poi so come sei fatto quando si tratta di ragazze:
nulla
di ciò che potrei dirti ti farebbe cambiare idea. –
Sentì
un sorriso identico farsi strada sul suo volto.
Sì,
Willas aveva decisamente ragione: un Convel non cambiava mai idea
quando aveva
individuato ciò che voleva.
*
-
Hai
un’aria sconvolta -, notò Aires mentre prendeva
posto accanto a lui, - cosa è
successo? –
Allontanò
una ciocca corvina dal volto, roteando gli occhi.
- Sono
stata letteralmente assalita dal ciclone Prewett e dal resto delle
ragazze. Mi
hanno tirata giù dal letto urlandomi che dovevamo
assolutamente cominciare a
prepararci per il ballo di questa sera. –
-
Nessuno le ha informate che a te queste cose da ragazze posate e
femminili non
interessano? –
Isabelle
gli scoccò un’occhiata minacciosa.
- Cosa
stai cercando di dire esattamente,
Black? –
- Che
sei un maschiaccio. Ti ricordi come ti chiamavamo da piccoli?
–
Già,
quella storia del soprannome.
Suo
fratello e Aires glielo avevano affibbiato perché lei non
aveva alcuna
intenzione di stare in casa a bere thè, suonare assurdi
strumenti musicali e
ricamare come facevano tutte le altre signorine Purosangue.
A lei
piaceva il Quidditch, la scherma, l’andare a caccia e il
cacciarsi
costantemente nei guai.
Passatempi
prettamente maschili, così come erano di solito le sue
compagnie.
Se si
escludevano i pomeriggi di gioco con le altre rampolle Purosangue che i
suoi
genitori organizzavano una volta al mese, e che lei non tollerava, la
sua unica
vera amica era Ophelia Gamp.
Lei non
la considerava strana solo perché preferiva passare il tempo
con i ragazzi
piuttosto che fare cose “da femmina”, ma allo
stesso tempo non si decideva mai
a lasciarsi coinvolgere del tutto nelle loro avventure.
Sospettava
che il fatto di avere la Vista e le voci che circolavano su di lei e il
suo
dono la spingessero a cercare di dare meno nell’occhio
possibile.
-
Insomma, pensi sul serio di metterti in ghingheri e di aspettare
trepidante che
un ragazzo ti inviti a uno stupido ballo? Non è da te, terremoto. –
- Io so
essere femminile e posata esattamente come chiunque altro -, lo
rimbeccò assestandogli
un pugno sul braccio, - e te lo dimostrerò. –
Aires
incassò il colpo storcendo il naso per il dolore mentre
l’amica abbandonava il
posto di fronte a lui e si dirigeva risolutamente verso la zona della
tavolata
in cui si erano accomodate le ragazze.
Naveen
occupò il posto appena liberato, seguendo il suo sguardo.
- Si
può sapere cosa le hai detto? È andata via come
una furia. –
- Solo
che il ballo di questa sera e tutte quelle sciocchezze da ragazze non
sono cose
da lei. Insomma, lei è Izzy –
concluse,
come se quello spiegasse tutto.
Naveen
alzò gli occhi al cielo, sconcertato.
- Non
capisco davvero come tu faccia a riscuotere tutto questo successo tra
le
ragazze, amico mio. –
- Beh,
forse perché sono adorabile? –
- Uhm,
ne dubito. –
Finse
di pensarci su. – Allora deve essere perché sono
tremendamente bello. –
- Sul
serio, Aires, come ti è venuto in mente di dirle una cosa
del genere? –
- Non
pensavo che se la sarebbe presa in quel modo. Abbiamo passato anni a
prendere
in giro le ragazze che passavano ore ad agghindarsi e aspettavano
sospiranti un
invito a ballare. –
Annuì
come se tutto fosse improvvisamente molto più chiaro.
-
Capita che le ragazze non si interessino a queste cose fino a una certa
età, ma
Isabelle è cresciuta ed è normale che sia
interessata a … lo sai. –
- Per
tutti i Fondatori, Naveen, che schifo! Non mi ci far neppure pensare.
–
Rise,
scuotendo la testa.
- Anche
le ragazze hanno gli ormoni che funzionano, sai? –
- Ti ho
detto di non farmici pensare! L’idea di Isabelle che fa certe
cose con qualcuno
è così … strana.
–
- Sei
assurdo -, rise sonoramente, - ti comporti come se fosse tua sorella.
–
- Per
certi versi lo è -, convenne, - visto che siamo cresciuti
praticamente insieme.
E poi la maggior parte dei ragazzi qui dentro non è neanche
letteralmente al
suo livello. –
Naveen
assottigliò lo sguardo.
La
conversazione stava andando decisamente verso la direzione che voleva.
Aveva
atteso pazientemente che Aires affrontasse il discorso accompagnatori
perché
aveva qualcosa da chiedergli e farlo in qualsiasi altro momento sarebbe
stato
strano … e potenzialmente pericoloso perché non
aveva alcuna garanzia che
l’amico non gli avrebbe affibbiato un pugno in pieno viso non
appena gli avesse
fatto la sua richiesta.
- A
proposito di questo … Credi che accetterebbe se fossi io a
invitarla? –
Aires
lo fissò come se avesse bisogno di alcuni secondi per
comprendere la sua
domanda.
-
Perché la vorresti invitare? –
Ecco la
domanda che si era aspettato, ma aveva già la risposta
più adatta pronta.
- Mi è
simpatica. –
- Anche
io ti sono simpatico, ciò significa che inviteresti anche me
al ballo? – lo
sfottè.
- Se mi
piacessero gli uomini allora potrei valutare la cosa -,
scherzò a sua volta, -
ma non è questo il caso. –
-
Dunque ammetti che lei ti piace. –
-
D’accordo -, cedette, - penso che Isabelle sia assolutamente
… -
Gli
puntò un indice contro in modo minaccioso. – Stai
attento a come concludi
quella frase. –
-
Assolutamente attraente e divertente, combinazione difficile per la
maggior
parte delle ragazze. –
Le
iridi chiarissime di Aires lo sondarono a lungo prima che si decidesse
a
emettere il suo verdetto: - Va bene, puoi invitarla, ma se ti dice di
sì farai
meglio a tenere le mani a bada … o te le stacco a morsi.
–
-
Signorsì, signore. –
*
-
Ti ha
detto davvero così? –
Katherine
era decisamente incredula.
- Già,
è stato molto chiaro al riguardo. –
- Non
ho parole … -
Ophelia
inarcò un sopracciglio ben curato. – Io invece ne
ho ben cinque: Black è un
gigantesco idiota. –
Risero
all’unisono.
- Cosa
hai deciso di fare? –
Isabelle
tamburellò con l’indice sul labbro inferiore.
-
Smentirlo alla grande con qualcosa di assolutamente clamoroso.
–
-
Allora ho assolutamente quello che fa per te –
stabilì la rossa Veela,
sgranando leggermente gli occhi quando vide Jared Convel in piedi
davanti a
loro. – Convel, ti serve qualcosa? –
Il
ragazzo resse bene lo sguardo combinato delle tre e non
mostrò il minimo segno
d’imbarazzo.
- In
effetti sì. Volevo chiederti se avevi voglia di andare al
ballo insieme a me. –
Conosceva
bene la reputazione della famiglia Convel e la sua amicizia con Willas
Lannister sembrava confermare le voci che giravano.
Erano
famiglie in cui l’assoluta purezza del sangue di maghi e
streghe era l’unica
cosa che contava nella loro personale classifica di persone
frequentabili e
non.
I
Campbell erano una famiglia altolocata, certo, ma la sua ascendenza
Veela era
considerata una macchia indelebile nel suo status di sangue.
- È uno
scherzo? –
- Ho
l’aria di uno che sta scherzando? –
No, in
effetti c’era una certa risolutezza nel suo sguardo.
Lo
osservò dall’alto in basso.
Si
potevano dire molte cose su di lui, ma il suo aspetto era decisamente
affascinante.
Inoltre
l’aveva invitata, quindi forse le cose che si dicevano non
erano del tutto vere
… gli uomini tendevano a cambiare idea quando si trovavano
di fronte a donne
capaci di disarmarli con la loro bellezza.
-
D’accordo, sarò la tua dama per il ballo
– acconsentì.
- Bene.
Alle sette davanti all’ingresso della Sala Grande? –
- Perfetto.
–
Jared
rivolse loro un cenno del capo e tornò a raggiungere Willas
che si stava
avviando verso l’uscita.
Sentiva
lo sguardo di Isabelle e Ophelia su di sé.
-
Perché mi guardate come se mi fosse spuntata una seconda
testa? –
-
Perché hai appena accettato l’invito di Jared
Convel -, mormorò lentamente
Ophelia, - e la cosa è davvero strana. –
- Hai
preso una botta in testa all’interno del labirinto? O magari
sei stata Confusa
da qualcuno? –
- No,
Izzy, nessuna delle due cose. –
-
Allora devi essere impazzita, non c’è altra
spiegazione – concluse la mora.
*
Erano
venti minuti abbondanti che aspettavano fuori dall’ingresso
della biblioteca e
Isaak non riusciva a fare a meno di pensare che dovevano sembrare
perlomeno
molto strani mentre passeggiavano avanti e indietro per il corridoio.
- Sei
sicuro che sarebbero venute in biblioteca? –
Rigel
annuì, continuando a guardarsi intorno.
Era
decisamente sulle spine.
Lui non
era come Aires, che si faceva avanti in modo diretto e spudorato senza
il
minimo imbarazzo, non aveva questa gran dimestichezza
nell’invitare ragazze ai
balli.
Era per
questo che aveva convinto Isaak ad accompagnarlo davanti alla
biblioteca nella
speranza di riuscire a invitare Calien lontano dagli sguardi
dell’intero gruppo
di aspiranti studenti.
Almeno
se fosse stato rifiutato non ci sarebbero stati troppi testimoni.
- Sento
un rumore di passi -, lo informò l’amico, -
potrebbero essere loro. –
Come a
voler confermare le sue parole, Ophelia fece capolino da dietro
l’angolo.
Calien
le camminava accanto ed era apparentemente immersa nella loro
conversazione.
Fu
Ophelia ad accorgersi per prima di loro e a dare leggermente di gomito
alla bionda.
-
Ragazzi, che state facendo? –
- Noi …
-
- In
realtà vi stavamo aspettando -, gli venne in aiuto Isaak, -
perché volevo
domandarti se ti andava di andare al ballo insieme a me. –
Rigel
ringraziò mentalmente l’amico che
l’aveva salvato dal fare la figura dell’impiastro
balbettante.
Messa
in quel modo l’invitare Calien risultava molto meno fuori
luogo visto che il
suo amico si era proposto ad Ophelia.
La Gamp
parve moderatamente sorpresa, ma annuì con un lieve sorriso.
-
Suppongo che vada bene. E tu, Rigel, con chi pensi di andare?
–
Stavolta
il sorriso si era allargato e sembrava sottintendere che sapesse alla
perfezione chi aveva intenzione d’invitare.
- Io …
mi stavo domandando se per caso, Calien, avessi già un
cavaliere. –
La
ragazza sentì le sue labbra atteggiarsi
all’istante in un sorriso radioso e
compiaciuto.
Aveva
avuto la sensazione che Rigel non fosse cortese nei suoi riguardi solo
per una
semplice simpatia e che ci fosse dell’altro sotto, ma non
aveva osato esporsi
troppo sapendo come la pensavano la maggior parte dei Purosangue.
- No,
non ho ancora un cavaliere. –
- Bene.
Credi che prenderesti in considerazione l’idea di andarci con
me? –
Era tenero
il modo in cui mormorava incerto, come se non fosse affatto consapevole
di
quanto fosse attraente.
- Mi
farebbe piacere andarci con te -, confermò, - quindi direi
che ci vediamo
questa sera. –
Rigel
prese un sospiro profondo.
E
almeno quella era andata.
-
Perfetto, non vedo l’ora. –
*
-
Ancora non riesco a crederci. –
- Oh,
andiamo Izzy, non è poi la fine del mondo. –
-
Willas Lannister ti ha invitata e tu hai accettato? Tu e Lannister,
Katherine e
Convel: che diavolo vi passa per la testa? –
- Beh,
sono entrambi molto affascinanti – intervenne Maya, spezzando
una lancia a
favore dell’amica, - e magari conoscendoli meglio non sono
neanche così male
come sembrano. –
- Tu
dici -, mormorò scettica, - io invece penso che ormai sul
genere maschile non
ci si possa più fare il minimo affidamento. –
Lavinia
distolse lo sguardo dall’abito che aveva sistemato sul
baldacchino.
- Tu e
Aires non avete ancora chiarito? –
Scosse
la testa. – È un idiota, non riesco davvero a
capire come possa essere il mio
migliore amico. –
- Tutti
i ragazzi sono un po’ idioti -, commentò
saggiamente la Potter, - ma a volte
vale la pena sopportarli perché quando mettono in moto il
cervello non sono poi
tanto male. –
- Già …
quando lo mettono in moto. –
La
verità era che non si sarebbe mai aspettata un commento come
quello da Aires.
E ciò
che la feriva ancora di più era che l’amico non si
fosse neanche fatto vedere
per chiederle scusa.
Stupido
Aires e stupido orgoglio dei Black.
Proprio
in quel momento qualcuno bussò alla porta della loro stanza.
Katherine
fece capolino.
- Izzy,
c’è una visita per te, ti aspetta fuori dal
dormitorio. –
Che
fosse lui?
La
ringraziò con un cenno del capo e si diresse verso
l’uscita.
Ce ne
aveva messo di tempo, ma alla fine aveva capito di essersi comportato
come un
idiota.
Decise
che gliel’avrebbe fatta pesare solo un po’, ma
l’avrebbe perdonato per essere
giunto a porre rimedio al suo errore.
Quando
uscì dal dormitorio, tuttavia, trovò ad
attenderla l’ultima persona che si
aspettava di vedere.
-
Naveen? –
Non
riuscì a trattenere la delusione nella sua voce e il ragazzo
dovette
accorgersene perché indicò con un cenno del capo
il corridoio alla sua
sinistra.
- Aires
è lì, sta aspettando di parlarti; sono venuto
prima io perché volevo domandarti
una cosa. –
Quindi
aveva ragione: quel testone orgoglioso era pronto a scusarsi.
Decisamente
rasserenata, annuì.
- Beh,
sono qui, quindi dimmi pure. –
- Ti va
di andare al ballo con me? –
Schietto
e dritto al punto, con quello sguardo sicuro di sé che
diceva chiaramente che
non era il tipo abituato a essere rifiutato.
Aveva
già visto quell’occhiata più volte.
Era di
chi sapeva ciò che voleva e non si faceva problemi a usare
ogni mezzo in suo
possesso per ottenerla.
Gli
rivolse un’occhiata penetrante.
- Ti ha
chiesto Aires di farlo? –
- Cosa?
No, assolutamente no -, ribattè, - anzi sono io che ho
chiesto a lui se potevo
invitarti o se gli dava fastidio … so quanto siete legati.
–
- Io …
sì, perché no. –
- Però,
che entusiasmo – ironizzò.
Ridacchiò.
Effettivamente
non era proprio la risposta migliore da ricevere dopo un invito.
Gli
rivolse la migliore delle sue occhiate ammiccanti e sorrise in modo
sincero.
- Mi
farebbe piacere andarci con te, sul serio, Naveen. –
-
Fantastico. Passo a prenderti fuori dal dormitorio alle sette -, la
informò, -
e adesso posso anche lasciarti ad Aires per chiarire. –
- Già,
immagino che sia il momento. –
Naveen
la folgorò con un ultimo sorriso smagliante e cedette il
posto ad Aires.
Il
giovane Black camminava strascicando i piedi, segno evidente del suo
nervosismo, e la guardava con quell’aria da cucciolo
bastonato che le faceva
venire voglia di perdonargli all’istante ogni cosa.
- Sono
stato un idiota. Non intendevo offenderti, Izzy. Sei bellissima e
intelligente,
la ragazza più in gamba che conosca, e sei la mia migliore
amica. A volte
dimentico che sei anche una giovane donna e che voi ragazze avete altre
priorità rispetto a noi. È stato stupido da parte
mia prenderti in giro perché avevi
preso a cuore questo ballo e ti giuro che non accadrà mai
più – snocciolò con
tono contrito.
- Sarà
meglio per te, Black, o la prossima volta ti prenderò a
pugni su quel viso fin
troppo perfetto. –
Aires
si decise finalmente a guardarla dritta negli occhi, abbozzando un
sorriso
timido.
-
Quindi siamo ancora amici? –
-
Certo. Non ti sarà così facile liberarti di me,
Black, quindi comincia a
rassegnarti. –
Lo
raggiunse, abbracciandolo di slancio.
Sapeva
che Aires non era un tipo d’abbracci, ma in quel caso non
fece alcuna
rimostranza e anzi ricambiò la stretta con trasporto.
- Detto
ciò, in nome della nostra rinnovata amicizia, ti spiacerebbe
chiedere a Maya di
uscire? Ho un invito da farle. –
- Stai
compiendo un mucchio di scelte eccellenti questa sera, qualcuno ti ha
per caso
messo sotto Imperio? –
Alzò
gli occhi al cielo, roteandoli. – Spiritosa. –
- Vado
a chiamarla, ma fai in fretta perché siamo in piena crisi da
preparazione. –
*
-
L’abito
che mi avete prestato è fantastico -, asserì Maya
osservandosi davanti allo
specchio, - e ancora non riesco a credere che Aires Black abbia
invitato
proprio me. –
- Beh,
credici perché sei semplicemente divina – la
rimbeccò Isabelle, agganciando il
fermaglio del pendente di rubino che si abbinava all’abito
dell’amica.
Maya
osservò le amiche.
Nel
mondo Babbano non aveva mai avuto modo di partecipare a eventi del
genere e, a
dirla tutta, non aveva mai neanche avuto delle amiche così.
Lavinia
aveva un’aria a dir poco angelica con i grandi occhi azzurri
che s’intonavano
al colore del suo abito.
L’abito
di Isabelle invece la rappresentava in pieno: sensuale, audace e
vagamente
aggressivo con tutto quel pizzo nero e l’ampia scollatura.
-
Forza, signorine, andiamo a conquistare definitivamente questo castello
–
stabilì la Prewett, facendo loro strada verso
l’uscita.
Mentre
si dirigevano verso i loro accompagnatori, Maya prese tempo per
metabolizzare
il tutto.
Stava
ufficialmente per fare il suo debutto in società nel mondo
magico.
Indipendentemente
da come sarebbe andato a finire il Torneo, non avrebbe mai dimenticato
quella
sera.
Spazio
autrice:
Salve!
Chiedo scusa per il ritardo, ma tra aggiornamenti di altre
storie e università sono stata molto impegnata. A ogni modo,
il capitolo del
ballo originariamente doveva essere unico ma mentre scrivevo mi sono
resa conto
che per renderlo come volevo avrei dovuto produrre qualcosa come 22
pagine di
Word e mi sembrava decisamente troppo così ho deciso di
dividerlo in due parti.
Avrete la prossima al più presto, spero entro il fine
settimana.
Detto ciò vi lascio.
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary