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Autore: Arsax    24/04/2017    1 recensioni
Non sapevo come eravamo arrivati a questo, sapevo solo che faceva male. Molto male. Non riuscivo a sopportare tutto ciò. Era come se mille lame gelide mi trafiggessero il cuore, e non solo figurativamente.
Come si era arrivati fino a quel punto? Noi due, sotto il potente e scrosciante bacio della pioggia, aggrovigliati in una danza mortale. Piantai i miei occhi nei suoi e pensai che forse era il destino a volere tutte quelle cose. Tutto quel sangue e tutto quel dolore. Tutta quella morte.
Abbandonai la testa all'indietro guardando le nuvole nere sopra di me e lasciando che la pioggia lavasse via ogni mio dolore e che mi baciasse per l'ultima volta.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 10



Stavamo tornando a casa e Stefan si stava complimentando con me per la mia velocità di apprendimento, continuando di tanto in tanto a prendermi in giro in modo scherzoso.
-A proposito di apprendere, ti pregherei di non venire più alle lezioni di mio zio.
-Perché?- chiese inclinando la testa di lato, come facevano i cuccioli.
-Perché mi metti ansia. Ormai sono abituata a fare figuracce davanti a mio zio e abbiamo raggiunto un equilibrio, ma davanti ad altri vado nel pallone.
-Una principessa non può permettersi di farsi venire l'ansia, men che meno un sovrano. Dovrai ricordartelo quando diventeremo sovrani e uniremo le nostre famiglie rispettando il patto.
Sbuffai alzando gli occhi al cielo.
-A proposito di questo, sulla copia del patto mio zio non ha visto alcuna clausola.
-Di che parli?- domandò confuso.
-Della clausola della quale mi hai parlato un mese fa. Quella che dice che per diventare sovrani dobbiamo sposarci. È una balla bella e buona e te la sei inventata di sana pianta.
Aggrottò le sopracciglia confuso e poi sembrò capire.
-Invece c'è.- ribatté.
-No, non c'è.
-Ti dico che c'è.
-Stai mentendo, non c'è.
-Ti ripeto che c'è.
-Ti si allunga il naso se dici bugie, Pinocchio.- risposi canzonandolo mentre parcheggiavo sotto casa.
Mi guardò con occhi di sfida e io restituii lo sguardo, senza preoccuparmi che ero sola con lui. In macchina. Al buio. E senza una persona nei paraggi.
Uscì dalla macchina sbattendo la porta e mi aspettò davanti al portone di casa. Arrivati sul pianerottolo, mi prese per un braccio e mi portò in casa sua.
Non avevo ancora visto il suo appartamento, ma come immaginavo era lussuoso. Divano e poltrone di pelle nera nel salotto, assieme ad un televisore a schermo piatto e un'enorme libreria. La cucina era in acciaio inossidabile che, ovviamente, non sarebbe mai stata utilizzata da lui.
-Che diavolo stai facendo? Lasciami.- dissi decisa, ma lui mi ignorò completamente.
Sempre tenendomi per un braccio, mi trascinò verso l'enorme libreria colma di libri di ogni tipo. Prese una pergamena, la srotolò sul tavolino basso del salotto sedendosi sul divano e si mise a leggere velocissimamente in rumeno. A stento riuscii a stargli dietro, perché leggeva troppo velocemente, ma capii che aveva ragione.
-Per salire al trono che spetta loro di diritto- iniziò a tradurre. -i due eredi dovranno unirsi in matrimonio, unendo entrambi i clan e...
Presi la pergamena con una mano e con l'altra la manica di Stefan. Suonai il campanello col gomito e quando i miei genitori vennero ad aprirmi, trascinai sia Stefan che la pergamena in cucina.
-Cosa c'è scritto qui?- chiesi ai miei genitori con tono duro.
-C'è scritto che per salire al trono che spetta loro di diritto, i due eredi dovranno unirsi in matrimonio...- tradusse mio padre.
Guardai la pergamena sbigottita, notando che c'erano un sigillo e numerose firme che non avevo visto sulla pergamena di mio zio Wilhelm. Sembrava autentica.
-Te l'avevo detto.- disse Stefan, fissandomi con occhi pieni di sfida e di vittoria. -Io e te dobbiamo sposarci, che ti piaccia o no.
-Non mi sposerò mai con te.- risposi andandogli vicinissima.
-Andrea, chiama Wilhelm. Sbrigati.- disse mia madre, notando che la situazione si stava scaldando.
-E invece dovrai farlo, se non vuoi che scoppi una guerra di proporzioni bibliche.- ribatté Stefan stringendo i pugni, mentre mio padre parlava a bassa voce al telefono.
-E' una minaccia? Stai dicendo che se non ti sposo attaccherai il mio regno?
-Sto dicendo che se non terrai fede al patto, entrambi i nostri clan continueranno a combattere come hanno fatto fino ad oggi.
-Non finché ci sono io a regnare.- ringhiai.
-A regnare? Sei a malapena una principessa. Anzi, per essere precisi sei solo un abbozzo di principessa. Non sai fare le cose più basilari, non sai nemmeno parlare le lingue dei tuoi genitori e hai la sfacciataggine di ritenerti una principessa? L'unica cosa che ti rende tale è che Astrid Von Ziegler e Marius Vidrean erano sovrani e senza di loro tu non saresti niente.
Eravamo molto vicini ed entrambi molto infuriati. Avevo l'istinto di dargli un pugno sul naso, ma non lo feci. Dovevo ribattere usando l'astuzia, non la violenza, che non era mai buona se non per legittima difesa.
Il mio piano per sembrare una principessa incapace aveva funzionato fin troppo bene, difatti mi aveva descritto proprio come lui mi vedeva, ma quei commenti mi fecero molto male. Possibile che fosse stato così facile ingannarlo e possibile che ancora non avessi capito che tipo di persona io avessi davanti? Ma poi perché quei commenti mi avevano ferita?
Stavo per aprire bocca e rispondergli, quando la porta dell'appartamento si aprì ed entrò zio Wilhelm. Probabilmente stava bazzicando nei dintorni, dato che mi aveva spiegato che non molto lontano da lì c'era una cantina di sangue.
-Che diavolo sta succedendo qui?- chiese guardando me e Stefan, che eravamo quasi naso contro naso.
Andai da zio Wilhelm, lo presi per il polso e lo trascinai davanti alla pergamena che Stefan mi aveva mostrato.
-Allora? Spiegami tu che diavolo sta succedendo.- dissi con un tono autoritario che non pensavo che avrei mai usato con mio zio.
Lo zio guardò la pergamena ad occhi sbarrati e sbiancò.
-Voglio che tu mi dica se questa è la vera copia della pergamena del patto o è quella che mi hai mostrato tu. Voglio la verità.
Zio Wilhelm sospirò e si massaggiò le tempie. Si sedette su una delle sedie libere, come se fosse esausto.
-Non dovevi avere la certezza riguardo alla clausola fino a quando non avresti accettato il matrimonio. È vero, questa è la pergamena giusta, quella che ho io è identica, ma non riporta la clausola.
-E perché avresti omesso una cosa così importante?- chiesi duramente.
-Perché sapevamo che non avresti accettato tutto questo.- intervenne mia madre.
Fu il mio turno spalancare gli occhi e li fissai in quelli di mia madre. C'entravano anche i miei genitori in tutta quella faccenda? La risposta era scontata.
-E' stata un'idea nostra e di Astrid e Marius.- iniziò a raccontare mia madre. -Sapevamo che se fossi cresciuta con noi, probabilmente non avresti mai accettato l'idea di un matrimonio combinato e così...
-Avreste aspettato che accettassi la cosa o che mi innamorassi di lui e poi mi avreste detto che per diventare sovrana avrei dovuto sposarlo, è vero?- la interruppi.
Non potevo crederci. Era stato tutto calcolato per farmi tenere fede al patto. Anche i miei veri genitori, che erano morti e sepolti, avevano partecipato a questa messa in scena. Guardai i miei genitori e mio zio come se fossero dei traditori.
-Tu lo sapevi? Sapevi di tutta questa faccenda?- chiesi a Stefan, fulminandolo con lo sguardo.
-Lui non c'entra niente.- intervenne mia madre in sua difesa, mettendosi tra me e lui. -In tutto questo c'entriamo solo noi.
-Mi avete esclusa e illusa. Mi avete tenuto all'oscuro di tutto!
-Non avevamo scelta. Avresti accettato di sposarlo se te l'avessimo detto?- mi chiese zio Wilhelm, anche se la risposta era ben nota a tutti.
Presi la borsa e uscii senza dire niente. Arrivata alla macchina, misi le cuffie e chiamai Erica, chiedendole se potevo dormire a casa sua.
-Certo tesoro, ti aspettano un sacco di marshmallow e cioccolata.
-Grazie. Ho bisogno di parlare con qualcuno e so che posso fidarmi di te.- risposi mentre guidavo.
-La psicologa Erica è al vostro servizio, principessa.
Arrivata a casa di Erica, mi accolse mettendomi una manciata di marshmallow in bocca. I suoi genitori erano fuori città e avevamo la casa tutta per noi. Mi misi il pigiama che mi aveva prestato e le raccontai tutto, tra un marshmallow e la cioccolata.
-Se non vuoi sposarlo tu, lo faccio io.- disse Erica ridendo.
-Te lo cedo molto volentieri.- risposi, ma Erica non mi stava ascoltando perché era troppo impegnata a decantare il corpo da urlo di Stefan, con termini decisamente poco innocenti e decisamente troppo volgari.
-Ma non ti intimoriva?- le chiesi interrompendo il suo racconto erotico sul mio "promesso sposo".
-Sì, ma devi ammettere che è un gran figo. È galante, intelligente, ha un fisico perfetto e il suo culo è così... oddio, fa caldo qui o sono io?- disse facendosi aria con la mano e io scoppiai a ridere.
Mi squillò il cellulare e vidi che era mio zio. Feci una smorfia e lasciai che suonasse.
-Chi è?- chiese Erica.
-Mio zio. Sinceramente per ora non voglio parlargli.
-Magari è preoccupato per te, così come lo saranno i tuoi genitori e anche "Culo-che-parla".- mi fece notare Erica.
-"Culo-che-parla"?- domandai con un sopracciglio alzato.
-Stefan ha un sedere che ti parla quando cammina. Sembra che ti dica "Vieni, sono qui. Toccami!"- rispose Erica palpando un sedere immaginario e scoppiai nuovamente a ridere.
Il cellulare squillò di nuovo, ma quella volta era un numero che non avevo in memoria.
-Rispondi tu. Se è un call center, mandali a cagare.
-Pronto? Oh... ciao Stefan.- rispose Erica guardandomi.
Imprecai con la bocca piena di marshmallow e inventai insulti molto coloriti solo per lui.
-Serena? Senti, per la mia e per la tua incolumità, ti consiglio di lasciarla in pace per stasera... Credimi, si sta abbuffando di marshmallow e sta inventando insulti molto coloriti solo per te. Farebbe impallidire un camionista.... Le dirò che sei lusingato e che apprezzi il suo sforzo per inveire contro di te.
Mostrai i medi ad Erica, continuando a mangiare e lei scoppiò a ridere.
-Buonanotte anche a te.- Erica riattaccò e scoppiò nuovamente a ridere. -Ti augura una dolce notte e sogni d'oro. Comunque l'ho sentito abbastanza preoccupato.
Ci credevo ben poco, ma sapevo che Erica stava solo cercando di convincermi a tornare a casa il giorno dopo. Lei era quel tipo di amica che mi difendeva a spada tratta da tutto e da tutti, ma che in privato mi faceva il predicozzo quando facevo qualche stupidaggine.
-Domani torno a casa. Stasera proprio non me la sono sentita di restare. Ho bisogno di riflettere.- la rassicurai e lei mi sorrise con approvazione.
-Quale film vuoi vedere, Serena? Saw o Hostel?

Sono in uno studio molto buio e tetro assieme a Stefan. Lo guardo con le lacrime agli occhi e sorrido. Stefan mi asciuga le lacrime con i pollici e mi guarda con occhi pieni d'amore.
-Ti chiedo scusa. Non volevo che si arrivasse a questo punto, ma...- gli metto un indice sulle labbra e lui lo bacia con tenerezza.
-Ora è tutto finito.- rispondo altrettanto dolcemente.
Stefan mi stringe a sé e si avvicina. Chiudo gli occhi pronta a godermi ogni istante di quel bacio, ma tutto intorno a me sparisce, compreso Stefan.
Apro gli occhi e mi ritrovo in una stanza diversa, con pareti di pietra grigia e fredda. Al centro di questa, c'è una montagna di paletti insanguinati. Cerco la porta per andarmene da lì, ma non c'è. Faccio per gridare, ma dalla mia bocca esce solo un rivolo di sangue. Tossisco e sputo altro sangue.
Mi tocco il petto e tocco qualcosa di liscio. Un paletto mi trafigge il cuore. Ad occhi sbarrati cerco una via di fuga, un modo per salvarmi. Cado inginocchio e sento le forze venirmi meno. Sento una voce alle mie spalle, una voce agghiacciante che urla solo una parola.
-Tradimento!


Mi svegliai urlando ed Erica cadde dal letto per lo spavento.
-Che è successo? Tutto bene?- mi chiese agitata.
Avevo il fiato corto e d'istinto mi tastai il petto alla ricerca di paletti o sangue, ma non trovai nulla.
-Ho avuto un brutto incubo. Era così reale che...- potevo sentire il paletto conficcato nel cuore.
-Ieri hai avuto una giornata impegnativa. Immagino che tu sia molto stressata, tra il ruolo di principessa, l'università e la faccenda del matrimonio. Devi cercare di rilassarti.- cercò di tranquillizzarmi, ma ci riuscì ben poco. -E poi non credo che guardare un horror prima di andare a dormire ti faccia bene. Non hai il fisico.- aggiunse ridacchiando.
Non volli farla preoccupare, così abbozzai un sorriso.
-Forse hai ragione. Devo cercare di prendere più tempo per calmarmi ed evitare di stressarmi ancora di più.
-Brava. Ora dobbiamo alzarci, la sveglia suona tra poco e tu devi andare all'università.
Ci preparammo e notai che avevo occhiaie talmente scure da sembrare un panda. Andammo al bar dove lavorava Erica e facemmo colazione lì. Arrivai in aula in ritardo volutamente e mi misi in fondo, cercando di prendere qualche appunto, ma avevo troppi pensieri per la testa.
Come diavolo avrei fatto a rispettare il patto? Dovevo per forza? I miei avi erano stati furbi e avevano temuto un'eventuale ribellione da parte di uno dei due eredi, così avevano stabilito quella clausola. Come mi sarei comportata con i miei genitori? E con zio Wilhelm? E Stefan?
Scrissi ciò che era successo nel mio sogno; visto che era il terzo sogno strano, avevo deciso di scriverli per cercare di capire se quelli fossero segnali dati dal mio istinto, e non mi accorsi che qualcuno si era seduto accanto a me.
-Hai fatto preoccupare i tuoi genitori.- disse duramente.
Guardai Stefan di sottecchi e non risposi, continuando a scrivere. Finito, chiusi il quaderno prima che Stefan potesse leggere la parte che lo riguardava.
-Non dovevi scappare, non è degno di una principessa.- continuò lui.
-La pianti? Una principessa non deve fare questo, non deve fare quello. Mi stai abbastanza rompendole scatole.- risposi stizzita.
-Allora da figlia hai fatto male ad andartene così. Sono stati in pensiero fino a quando Erica non ha risposto al tuo cellulare.
Presi le mie cose e gli feci cenno di uscire dall'aula. Lo condussi verso una panchina del campus piuttosto isolata e Stefan si sedette. Sembrava molto calmo e rilassato, nonostante il mio nervosismo.
-Va bene, ho sbagliato. Ho sbagliato a comportarmi così, ma avevo bisogno di riflettere e di stare tranquilla.- iniziai a passeggiare avanti e indietro nervosa. -Cinque mesi fa ero una ragazza normale, con una relazione con un ragazzo normale e poi boom! Tutto è cambiato in un paio di giorni. Sto imparando ad essere una sovrana degna dei miei sudditi, sto imparando l'etichetta, la politica e tutte quelle cose lì. Sto cercando di abituarmi all'idea di questo peso sulle spalle che mi hanno messo da un giorno all'altro, e che ho accettato di sostenere, e sto cercando di fare le scelte giuste per governare il mio regno. Tu sei stato cresciuto per regnare, guidare un esercito e a fare i tuoi doveri, per quanto possano essere discordanti con le tue idee. Io sono cresciuta con l'idea di non dover dipendere da nessuno, in tutti i sensi, e di vivere una vita tranquilla in un mondo molto meno pericoloso e sanguinario rispetto a quello dei vampiri. Per quanto ti possa sembrare strano, io ci sto provando. Ci sto provando con tutte le mie forze.
Mi sedetti sulla panchina prendendomi la testa fra le mani e cercando di tranquillizzarmi.
-La cosa che mi ha fatto infuriare- continuai. -è stato sapere che i miei genitori e mio zio mi abbiano esclusa perché pensavano che non fossi pronta ad accettare questo peso. Hanno ragione, non sto dicendo che non ce l'abbiano, però mi hanno volutamente esclusa.
-Essere un principe non è facile, te lo dico per esperienza personale- iniziò Stefan. -ma essere sovrani lo è ancora di più. Rispettare il patto è una scelta da sovrani. La domanda che, però, mi sorge spontanea è solo una.- Stefan mi guardò intensamente con i suoi occhi azzurri e si avvicinò un poco. -Sarebbe così terribile se diventassi mia moglie?
In quel momento ero incantata dal suo sguardo così intenso e ipnotico che non riuscii a rispondere. Sarebbe stato così terribile? Potevo affidarmi completamente a lui? Sospirai e distolsi lo sguardo.
-Io sono cresciuta con un'idea romantica del matrimonio. È da quando ci siamo conosciute che io ed Erica progettiamo il giorno del nostro matrimonio con un uomo che ci ami alla follia.
-L'amore è per i deboli.- rispose duramente e io ne rimasi sorpresa.
-Perché?
-Perché rende le persone irrazionali e soggette a scelte sbagliate. Le rende anche molto manipolabili, il che non è un bene per un sovrano.
-L'amore è affidarsi completamente ad una persona, riporre in lei la fiducia più totale, solo che alcune volte lo si fa con la persona sbagliata. È un rischio, ma ne vale la pena. Non è forse questo il significato del morso fra i vampiri? Riporre la propria vita nelle mani del partner perché ci si fida?- risposi ritrovandomi a pensare a Mirko.
Avevo fatto un errore e ne avevo pagato le conseguenze, ma ero pronta ad andare avanti.
-E Mirko? Non ti ha insegnato niente?- chiese come se mi avesse letto nella mente.
-Il mondo è pieno di tanti Mirko, bisogna cercare di imparare dai propri sbagli. Io penso che una persona che ha paura di affidarsi ad un'altra sia debole. Fidarsi di nessuno è facile, affidarsi ad una persona che ritieni importante è difficile, ci vuole molto coraggio e poi non è vero che l'amore rende le persone manipolabili, semmai molto imprevedibili. Se un giorno la persona che amo si trovasse in pericolo, farei di tutto per salvarla, anche l'impossibile.
Stefan non rispose e supposi che ci stesse pensando su. Ci voleva coraggio anche per tenere fede al patto. Probabilmente sarebbe scoppiata una rivolta o una guerra se mi fossi opposta al matrimonio e molte persone, vampiri, umani e mezzosangue, ne avrebbero pagato le conseguenze.
Ero in trappola, lo ero sempre stata e me ne ero resa conto solo in quel momento. Avevo solo una possibilità per guadagnare tempo e per abituarmi all'idea e l'avrei sfruttata al massimo. Avrei mandato a monte i miei piani e i miei sogni, ma ero obbligata a farlo. Avrei gettato al vento il futuro che mi ero pianificata solo perché il mio ruolo di principessa mi imponeva dei doveri.
-Ci sposeremo.- annunciai e Stefan rimase sorpreso.
-Cosa?
-Ci sposeremo, ma prima che tu dia la notizia a tutti, lo faremo solo ad una condizione.
-Che sarebbe?
-Ci sposeremo solo quando mi spunteranno i canini, altrimenti non avrebbe alcun senso.
I canini sarebbero potuti svilupparsi il giorno dopo, come l'anno dopo. Era un'incognita, ma almeno avrei avuto del tempo per auto-convincermi che fosse la cosa giusta da fare.
-D'accordo.
Restammo seduti in silenzio per quasi tutta la mattinata, senza muoverci. Avevo voglia di piangere, ma non l'avrei fatto davanti a nessuno, men che meno davanti a Stefan. Avrei tenuto fede al patto e portato la pace nei nostri regni, ma ero comunque spaventata. A malapena conoscevo Stefan e le voci sul suo conto mi mettevano agitazione. La possibilità che mi uccidesse dopo il matrimonio non era da escludere, probabilmente ero soltanto carne da macello. Dopo il matrimonio, sarei dovuta stare sulla difensiva e dormire con un occhio aperto, per non rischiare che la persona con la quale avrei condiviso il letto mi uccidesse nel sonno.
All'una del pomeriggio mi alzai e mi diressi alla macchina, senza accertarmi che Stefan mi seguisse, anche perché sapevo che l'avrebbe fatto. Tornati a casa, lo salutai sul pianerottolo con un "ciao" sussurrato e andai a buttarmi sul letto. Sapevo che, al sicuro nella mia camera, sarei potuta scoppiare a piangere, ma i miei occhi non liberarono alcuna lacrima e rimasi a guardare il soffitto per un paio d'ore, prima di avviarmi verso casa di mio zio.
Avrei dovuto parlare anche con lui, chiedergli scusa per il mio comportamento e dirgli che avrei accettato il mio destino, senza ulteriori obiezioni o capricci.

Angolo autrice.
Buonasera a tutti! Alla fine la nostra protagonista sarà obbligata a sposarlo, volente o nolente, ma quando le spunteranno i canini?
Grazie a tutti per le recensioni, per aver messo la storia tra le seguite/preferite. Grazie davvero per il vostro supporto e spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Un bacione enorme
Arsax <3
  
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