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Autore: FunnyYoungMe    26/04/2017    0 recensioni
Heechul sta per andare a fare il servizio civile e, in cuor suo, spera in quel lungo periodo di riuscire a raccogliere tutto il coraggio necessario per dichiararsi alla sua cotta una volta tornato.
Ovviamente, per questa song-fic, consiglio l'ascolto di Angel Heart dei KNK; è semplicemente una canzona favolosa che mi ha ispirato l'intera ff.
"Your heart is so pretty, you're a gift come down from the sky, you're my own dazzling nice angel.
I don't need anything, I'll protect you only. You're my own nice angel." - Angel Heart by KNK
Genere: Fluff, Generale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Altri, Heechul, Leeteuk
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chorus.
 
Tell me your little secrets, whispers hidden quietly under the moonlight.
Lean your small shoulders on me. Like the night which the starlights stroked, I'll embrace you.
 
I sink into your gaze, you shake me, unable to get out. Only look at me, you are my angel Angel.
 
Jungsoo era tornato e Heechul non poteva che esserne contento. Dal primo all'ultimo dei Super Junior erano felici per il ritorno del leader, anche se Kyuhyun era restio a dimostrarlo, visto che Jongwoon stava facendo il servizio militare. Il maggiore, invece, era al settimo cielo per essere tornato dai suoi dongsaeng e dalla persona che aveva occupato i suoi pensieri in qualunque momento della giornata durante quei mesi di leva.
Jungsoo, nel periodo che era stato via, nonostante avesse visitato il dormitorio e visto Heechul, non aveva fatto nessuna avance all'altro, anche se aveva capito ormai che l'altro gli piaceva più che come semplice amico.
Heechul, invece, aveva risentito della lontananza fisica e aveva cominciato a pensare che al maggiore lui non piacesse. Ciononostante, anche se era convinto di quello, era ancora deciso a dichiararsi, perché voleva togliersi quel peso dal cuore. Sperava che il leader lo rifiutasse con tatto e mantenesse il rapporto, senza porre fine alla loro amicizia.
La sera del ritorno del maggiore, i ragazzi uscirono tutti insieme a cena e nonostante i manager li avessero ammoniti sul bere, a fine serata erano tutti piuttosto brilli, ad eccezione di Jungsoo e Heechul. Non che non avessero bevuto, ma avevano evitato di ubriacarsi, altrimenti, una volta tornati al dormitorio, non avrebbero potuto affrontare il discorso che entrambi si erano preparati.
In quegli anni, molte cose erano cambiate, loro stessi erano cresciuti e gli si erano ampliati gli orizzonti, soprattutto perché lontani dai riflettori. Avevano avuto modo di riflettere a fondo i loro sentimenti, ciò che provavano l’uno alla presenza e in assenza dell’altro. Quello che entrambi avevano sperimentato insieme era un senso di completezza, tramutatosi poi in vuoto, in mancanza di una parte importante della loro vita. Erano pronti a fare un passo in avanti e vedere dove la strada che stavano per intraprendere li avrebbe portati.
Quando entrarono nel dormitorio, con l'aiuto dei manager che erano andati a prenderli per evitare incidenti, i due maggiori si assicurarono che i loro dongsaeng fossero tutti a letto prima di sedersi in salotto, uno di fronte all'altro. Rimasero a fissarsi, ognuno talmente immerso nei propri pensieri da non rendersi conto che erano nella stessa posizione da dieci minuti e che nessuno dei due aveva parlato.
“Finalmente siamo soli” spezzò il silenzio Jungsoo, stanco di quella atmosfera tetra che era calata su di loro, evitando di guardare negli occhi l'altro.
“Già”, riuscì a mormorare il castano mentre osservava di sottecchi il leader. Ora o mai più, pensò prima di schiarirsi la voce.
“Jungsoo-ah…”
“Mh?”, rispose Leeteuk puntando gli occhi sul suo compagno e sorridendo lievemente quando lo vide con gli occhi chiusi, le mani strette a pugno sulle ginocchia e le guance rosate.
“So che sarà difficile da accettare e che probabilmente ti disgusterà, ma…”, alzò lo sguardo e incrociò quello del suo hyung, che lo osservava con un sorrisino sulle labbra e gli occhi che brillavano. Prese un respiro profondo prima di parlare nuovamente. “Mi piaci più che come un amico”, bisbigliò abbassando il capo.
Se avesse potuto, Heechul si sarebbe scavato una fossa per nascondersi dall'altro. Non era da lui comportarsi così, come una ragazzina alle prese con la prima cotta che non ha un briciolo di autostima e non crede nelle proprie qualità.
“Scusa ma, puoi ripetere? Sai, credo che gli anni si stiano facendo sentire”, disse il maggiore, cercando di fare sciogliere l'altro, dato che sembrava teso quanto la corda di un violino.
“Tu…”, Heechul si morse il labbro inferiore e sviò lo sguardo, puntandolo sulla televisione alla sua sinistra. “Mi piaci.”
Leeteuk sbarrò gli occhi. Non credeva alle sue orecchie. Non poteva piacere a Heechul, almeno non come un uomo ama una donna. Sì, erano amici, sapevano tutto dell'altro e si sentivano a proprio agio da soli. Ma Jungsoo non era Hangeng, non poteva aver fatto sbriciolare il muro che Heechul aveva costruito attorno al suo cuore.
“Anche tu mi piaci, Heenim.”
“No, non hai capito hyung”, disse Heechul spazientito, tornando a guardare l'altro. “Tu mi piaci come a un uomo piace una donna, d'accordo? Non posso dire sia amore, ma non è neanche una cotta. In questi anni in cui siamo stati lontani, ho vagliato tutto ciò che provavo per te e sono giunto alla conclusione che sia un sentimento abbastanza forte.”
Leeteuk non poteva credere alle proprie orecchie. Aveva davvero la possibilità di stare insieme a Heechul? Era troppo bello per essere vero perché in fondo voleva che l'altro fosse il suo ragazzo. Il maggiore fece per aprire bocca, ma Heechul lo batté sul tempo alzandosi per sedersi di fianco a lui, prendendogli le mani e accarezzandole.
Quel semplice contatto, il primo dopo tanto tempo, gli scaldò la pelle e la sentì anche pizzicare. Il suo cuore prese a battere all'impazzata e Leeteuk ebbe paura che i palmi cominciassero a sudargli.
“So che potresti sentirti a disagio e non riuscire più a guardarmi, però sappi che spero tu mi consideri ancora un amico”, mormorò Heechul, guardandolo negli occhi con talmente tanta intensità che si sentì sul punto di sciogliersi.
Jungsoo sorrise, ricambiando la stretta e cogliendo di sorpresa il minore. “Niente potrà portarmi ad odiarti. A meno che tu faccia qualche scemenza che porti il mio cuore a spezzarsi”, ammise, tenendo tono e sguardo seri.
È così dolce, così… angelico, pensò il castano, non riuscendo ad ascoltare cosa l'altro gli avesse detto. Per cui, quando il maggiore lo abbracciò, Heechul spalancò gli occhi e la bocca, colto di sorpresa dall'azione.
“Se mi avessi detto queste cose tre anni fa, non ti avrei risposto nulla. Anzi, avrei fatto di tutto per ignorarti”, ammise il leader, stringendo forte la presa e sorridendo contro il collo dell'altro. “Heenim, è proprio vero che tutti vengono ammaliati da te.”
Il minore portò le mani dietro il corpo dell’altro, premendo contro la sua schiena per sentirlo più vicino a sé, più in contatto con il suo cuore. Che Jungsoo lo avesse accettato e che ricambiasse pure i suoi sentimenti, lo avevano reso una persona estremamente felice.
“Mi sembri troppo una ragazzina in questo momento…”, disse scherzoso Jungsoo prima di far sdraiare Heechul sul divano e accomodarsi di fianco a lui, circondandogli il corpo con le braccia e distendendo una gamba sopra quelle dell'altro.
“Ehi, sono un uomo. Sono più intraprendente di molti dei ragazzi che ci sono al mondo. Sei tu che mandi in pappa il mio cervello… E anche le tue fossette c’entrano!”, ammise il più piccolo, cercando di dargli le spalle per evitare il suo sguardo.
“Ehi, voglio vederti.”
Heechul lo ignorò e continuò a fissare davanti a sé, dove c’era la televisione. Se si fosse girato, era sicuro avrebbe potuto baciarlo e non pensava fosse il momento giusto.
Il leader posò le mani sulla spalla del compagno e lo voltò verso di sé, sorridendogli vittorioso.
Jungsoo vide gli occhi di Heechul, pieni d'affetto per lui, e si sentì a casa. Era stato un periodo difficile per lui, dopo che suo padre aveva ucciso i suoi genitori e poi si era tolto la vita. Era innegabile che soffrisse di depressione, però quello che lo stava facendo andare avanti erano non solo sua madre e sua sorella, ma anche il pensiero che Heechul era lì per lui, era suo amico e non avrebbe permesso che cadesse in un baratro di sofferenza profonda.
Il leader strinse tra le sue braccia Heechul e gli fece appoggiare la testa sul suo petto. Mentre gli disegnava dei ghirigori sulla schiena, il più piccolo sorrideva beato e si ripeteva in testa, come se fosse un mantra, che era molto fortunato ad avere una persona dal cuore così grande al suo fianco.
“Al primo che ride, tra quei dementi dei nostri dongsaeng, lo stendo”, commentò il minore, pregustando già di vendicarsi di uno degli sventurati.
“Lo so a cosa stai pensando e temo anche che dovrò fermarti”, mormorò il maggiore in risposta.
Il minore sorrise e si accomodò tra le braccia del maggiore, facendo attenzione a lasciargli quanto più spazio possibile in quello angusto del divano.
“Sei proprio un angelo”, commentò poco dopo, quando cominciava a chiudere gli occhi per la stanchezza.
Jungsoo sorrise e gli baciò la fronte. “No. Tu sei l'angelo che mi sta salvando da me stesso.”
Non ricevette risposta. Il minore si era addormentato e a lui non rimase altro da fare che guardare la creatura che aveva tra le braccia, sentendosi la persona più fortunata al mondo per avere una persona così speciale come Heechul con cui condividere la vita. Avrebbe fatto di tutto perché la loro relazione non finisse mai, qualunque essa fosse: fratelli, amici… amanti.

Vi giuro: sto per finire! Manca una sola strofa ed è finita.
Comunque... SONO FINALMENTE TORNATA (anche se so che molte di voi vorranno ammazzarmi per la assenza di 6 mesi; chiedo umilmente venia *china il capo*).
Spero vi piaccia e, come al solito, che mi facciate sapere che ne pensate. 
Alla prossima :-*
   
 
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