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Autore: Chainblack    27/04/2017    0 recensioni
In fuga dalla disperazione dilagante della Hope's Peak Academy, sedici talentuosi studenti vengono rapiti e rinchiusi in una località sconosciuta, costretti a partecipare ad un nuova edizione del Gioco al Massacro senza conoscerne il motivo.
Ciò che sanno è che, per scappare da lì, dovranno uccidere un compagno senza farsi scoprire.
Guardandosi le spalle e facendo di tutto per sopravvivere, i sedici ragazzi tenteranno di scoprire la verità sul loro imprigionamento sapendo che non tutti potrebbero giungere illesi fino alla fine.
Ambientata nell'universo narrativo di Danganronpa, questa storia si svolge tra i primi due capitoli della saga.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Riportare l'intero gruppo alla calma non fu un'impresa facile; la maggior parte delle persone presenti erano visibilmente in apprensione, un paio di loro stava sudando copiosamente, mentre appena una manciata osservava in religioso silenzio quella peculiare situazione.
- Posso dedurre che nessuno di noi ha idea di dove siamo? - intervenne Xavier in tono perentorio.
Il gruppo si ammutolì. Una ragazza alta e dai capelli lunghi si portò un indice alla tempia.
- No, proprio niente - rispose con una calma innaturale.
- T-tutto ciò è inammissibile! - stavolta un ragazzo occhialuto dai capelli arruffati si intromise - Esigo di sapere immediatamente in che razza di luogo sono stato portato! -
- Siamo tutti sulla stessa barca, quindi datti una calmata - lo rimproverò una ragazza bionda dallo sguardo glaciale.
Calò momentaneamente il silenzio sul largo piazzale antistante gli appartamenti.
La situazione era insolita e il clima colmo di disagio; la maggior parte delle persone presenti non riusciva a togliersi di dosso un profondo sentore di disagio, mentre quelli dall'aria più rilassata sembravano più che altro spinti dalla curiosità.
Sguardi avidi di informazioni serpeggiarono tra gli studenti, senza che però nessuno facesse la prima mossa.

Ad un certo punto, un ragazzo snello dai capelli chiari fece un passo avanti e porse a tutti un caldo sorriso, decidendo di intervenire e sciogliere il ghiaccio. 
- Propongo di procedere con ordine - disse con una pacatezza rassicurante, quasi contagiosa - Non so dove siamo, ma almeno non siamo soli. Che ne direste di fare delle brevi introduzioni? -
- Oh, sì! - esclamò una vivace ragazza dai capelli rossi - Forse dovremmo fermarci un momento e tentare di conoscerci! -
La maggior parte dei presenti diede segni di assenso. Era ciò che tutti speravano venisse detto da una terza parte, e non si fecero scappare l'occasione.
Il ragazzo con gli occhiali pareva non essere ancora convinto, però, e si tenne leggermente in disparte.

- Immagino non avrai problemi a fare gli onori di casa, visto che si tratta di una tua proposta - intervenne Xavier.
L'altro la avvertì come una sorta di sfida, ma il suo volto sereno non si scompose di un millimetro.
- Affatto; la trovo una splendida idea - rispose con franchezza - Sono Karol Clouds. E' un estremo piacere conoscervi -
Xavier notò come i suoi modi gentili e quantomai raffinati avessero calamitato l'attenzione, principalmente delle ragazze.
Il giovane emanava sicurezza, assieme ad una flemma autorevole.

Xavier sbuffò in maniera sottile; quel round lo aveva perso, ma non si ritenne soddisfatto.
- Tutto qui? -
- Come, prego? - fece Karol, confuso.
L'altro scosse il capo.
- Ho motivo di credere che tutti i presenti facciano parte del corso di orientamento della Hope's Peak - spiegò lui - Alcuni di voi hanno un volto che ricordo vagamente, ma sono certo di avervi visto durante il viaggio. Se è così, immagino che nessuno di voi sia un qualunque sconosciuto senza identità; dico bene? -
La ragazza dai capelli corvini annuì, accodandosi al discorso.
- E' vero, credo di riconoscere molti di voi... - ammise - Siamo stati tutti scelti dagli scout della scuola, giusto? -
- Aah, comprendo perfettamente dove vuoi arrivare - sorrise Karol - Sei interessato ai nostri... talenti, non è così? -
- Non lo nego -
Karol Clouds si sistemò la cravatta e si schiarì la voce. Non sembrò affatto turbato dalla richiesta, anzi. 
Per lui non fu altro che un'ulteriore opportunità.
- Allora riformulerò volentieri la mia introduzione - disse - Sono stato selezionato in qualità di "Ultimate Teacher", e sono vagamente più vecchio di voi. Ho vent'anni, e presumo voi ne abbiate appena un paio di meno. Sei soddisfatto? -
Quel titolo non lasciava scampo ai dubbi. I "Super Duper High School Students", o "Ultimate Students" che dir si voglia, erano conosciuti ovunque per essere l'apice dell'eccellenza nelle più svariate discipline. E Karol pareva emanare un'aura tutta particolare.
- Credo di sì - asserì Xavier - Ma non hai una certa età per essere stato accettato in un liceo? -
- Vi sono alcuni casi speciali - sorrise lui - Ma non intendo togliere tempo prezioso agli altri. Chi vuole farsi avanti e presentarsi al gruppo? -
Stavolta fu un ragazzo decisamente imponente a introdursi. Sicuramente quello con la corporatura più massiccia, davvero difficile da non notare.
Alcuni avevano manifestato un certo timore solo a stargli accanto.
A passi brevi, ma pesanti, si portò al centro del gruppo e dell'attenzione. 
Le spalle larghe e la fisionomia solida non davano spazio a dubbi: non era uno studente comune.

Si esibì in un brevissimo inchino formale.
- Alvin Heartland, molto piacere - disse - Mi conoscono come "Ultimate Guardian" -
- Piuttosto altisonante! - fece un ragazzo dall'espressione giocosa e sfrontata.
- Ne sono consapevole, ma non ho scelto io il nome del titolo - sospirò Alvin - Potreste considerarmi un bodyguard professionista -
"Considerando la sua stazza è alquanto difficile dubitarne" osservò Xavier.
- Io sono Hayley! - fece una ragazza dai capelli castano chiaro vestita con abiti da trekking - Hayley Silver, "Ultimate Hiker". Piacere! -
Xavier appuntò quel terzo nome nella sua tabella mentale. La ragazza aveva una fisionomia snella, ma non apparentemente muscolosa. Gli fu complicato immaginarsela in chissà quale improbabile arrampicata.
Nonostante ciò, aveva diversi cerotti e bende sparse un po' ovunque sotto la tuta scura, segno evidente che si trattava di un tipo spericolato.
I modi vagamente timidi diedero a Xavier un'impressione diversa da quella figurata, ma decise di attendere di avere più dati a propria disposizione prima di formulare un verdetto definitivo.

- E... non c'è davvero molto da dire sul mio conto - disse con una punta di imbarazzo - Sono una persona poco mondana -
- Beh, io mi presenterei pure, a meno che la mia fama non mi preceda! - esordì il ragazzo arrogante con una certa enfasi.
Il totale silenzio che lo accompagnò fu abbastanza da fargli smarrire ogni traccia di confidenza.
Il suo volto perse vigore pian piano, e la luminosità che lo ricopriva svanì tristemente.
Pareva abbastanza seccato di aver fallito il proprio approccio, ma sembrò essersene fatto una ragione. Non pareva essere accaduto per la prima volta.

- Uff... - sbuffò, intristito - Lawrence Grace... "Ultimate Musician". Ne avrete almeno sentito parlare... -
Xavier non avrebbe mai ammesso di aver effettivamente già sentito il suo nome in diverse occasioni; non dopo quell'impagabile momento.
- Ah, sì, sono certa di aver già sentito alcuni tuoi brani! - lo rinfrancò la ragazza corvina - Il miglior esordiente dei nostri tempi, ho letto alcune interviste in merito -
Lawrence parve riacquistare rapidamente fiducia e sul suo volto si piazzò uno smagliante ghigno beffardo. Xavier tentò di capire se la ragazza non avesse semplicemente mentito per rincuorarlo, dato che non molti altri manifestarono le stesse conoscenze in materia.
- Ad ogni modo, io sono Judith Flourish - concluse lei - "Ultimate Lawyer"; il piacere è tutto mio -
"Ecco un altro improbabile talento pescato da chissà dove..."
La ragazza dai capelli scuri e dall'abbigliamento formale concluse lì la propria presentazione. 
Considerando il suo essere l'Ultimate Lawyer, Xavier si aspettava un tipo più loquace.
Tutto sommato, non le diede torto; in quella stessa situazione, rimanere in silenzio ed analizzare gli altri era un fattore critico.
E Judith Flourish sembrava star seguendo proprio quella strategia. Il suo sguardo gentile nascondeva una vena di genuina apprensione.

- Oh, io! Tocca a me! - la ragazza dai capelli rossi si fece avanti con entusiasmo - Mi chiamo Refia Bodfield, sono la dinamica "Ultimate Cyclist"! -
- Lo vedo - constatò Karol - Sprizzi energia da tutti i pori -
Non fu complicato per Xavier individuare in Refia un elemento dissonante dal resto della comitiva.

La sua espressione lasciava ad intendere che di preoccupazioni non ne aveva, neppure dopo l'essersi risvegliata chissà dove in compagnia di perfetti sconosciuti, per
di più in circostanze poco chiare. Non sapeva se si trattava di ingenuità o solo di un modo di proteggersi.
Stava di fatto che si trattava di un tipo di persona che difficilmente Xavier sarebbe riuscito a prevedere.
A giudicare dai suoi abiti sportivi, era di facile intuizione che il suo talento fosse ricollegabile ad una professione atletica. Xavier notò che solo poche altre mostravano un abbigliamento simile. Una di loro alzò la mano come per prendere la parola.
- Sono June Harrier, "Ultimate Archer" - disse, incrociando le braccia - Devo ammetterlo, per essere dei sedicenti studenti formidabili, avete quasi tutti un aspetto alquanto... ordinario -
Nonostante le parole sembrassero provocanti, il suo tono le faceva sembrare una mera e schietta considerazione.
La ragazza non sembrò pentirsi della propria constatazione, quasi come se avesse espresso un vago rimprovero.
Il suo volto severo era quello di una persona apparentemente intransigente.

- Mai giudicare un libro dalla copertina! - ridacchiò un ragazzo dall'aria sciatta e con una barbetta rada - Rickard Falls, al vostro servizio! Oh, già, quasi dimenticavo: "Ultimate Voice Actor". Non ve lo aspettavate, eh!? -
"Individuato un piantagrane sensazionale..." pensò Xavier.
A differenza di altri casi, Rickard si mostrò palesemente divertito all'idea di avere a che fare con così tanta gente sconosciuta.
Dubitando che questo suo lato avesse strettamente qualcosa a che fare col suo talento, Xavier ipotizzò che si trattasse di un tipo estroverso e nulla di più. Ma ancora, le impressioni potevano mentire senza remore.

- Non ha tutti torti, nessuno penserebbe che uno smilzo come me abbia chissà quale talento...! - sorrise con amarezza un ragazzo biondo dagli occhi chiari - Sono Kevin Claythorne, "Ultimate Botanist". Oltre all'avere il pollice verde non saprei come descrivermi -
- L'umiltà è una virtù - a parlare fu una ragazza piuttosto minuta dai capelli biondi, legati con un nastro - "Ultimate Painter" Vivian Left. Sono certa che andremo d'accordo -
Il suo tono era estremamente sereno e posato. Il suo aspetto giovanile pareva nascondere una spiccata maturità.
Anche Kevin si trovò d'accordo con quanto detto, ma si limitò ad un gentile cenno di assenso. 

Non sembrava tipo da interazione immediata con il prossimo, a differenza del fare raffinato e signorile di Vivian.
Mancavano ancora alcune persone all'appello, ma nessuno sembrava intenzionato a prendere la parola. L'attenzione di tutti venne rivolta verso una ragazza alta dai capelli lunghi e scuri, il cui sguardo sembrava essersi vagamente perso nel vuoto.
Quando si accorse di essere fissata, si svegliò come di colpo.
- Ah! - sussultò - Tocca... tocca a me? Uhm... Elise Mirondo. E' il mio nome, già -
- Questo lo si capiva... - sbottò June.
- E qual'è la tua specialità? - chiese Judith, incuriosita.
- La mia... specialità...? - vacillò momentaneamente Elise - Ah! Il mio talento, certo. Mi chiamano "Ultimate Camerawoman"... credo -
"Credo...?" fu la domanda che quasi ognuno dei presenti si pose nel vedere qualcuno di talmente spaesato.
La sua soglia di attenzione si rivelò essere ancora più bassa quando, non appena finito di parlare, i suoi occhi vagarono senza meta lungo il soffitto. Erano occhi poco vispi, ma irrequieti; scrutarono i dintorni ed ogni cosa che catturasse la sua attenzione.

Il resto della classe le attribuì una scarsa conoscenza delle priorità, ma lei nemmeno sembrò badarci.
Erano rimaste appena cinque persone la cui identità non era ancora nota.
Un ragazzo pallidissimo, chiuso nella propria felpa come una preda impaurita, alzò timidamente la mano.
- S-salve a tutti... - disse, deglutendo - Sono Pierce... P-Pierce Lesdar -
- Non devi sentirti in difficoltà - lo imbeccò Alvin, notando il suo malessere - Qui siamo tutti nella stessa situazione -
- Certo, è vero... - sospirò - I-io me la cavo nel r-ricamo... mi hanno detto di essere "l'Ultimate Sewer"... -
- Hey, amico! - Lawrence lo spalleggiò con una pacca amichevole - Se la Hope's Peak riconosce il tuo talento allora devi farne un motivo di vanto! -
Pierce annuì debolmente, ma preferì non aprire più bocca.
Era diverso dall'approccio di Kevin, anch'esso timido. Pierce era tremante e vagamente sudato, e non smetteva di grattarsi nervosamente le dita.
Più di chiunque altro, lì dentro, era incapace di celare la propria tensione e la paura, il timore di essere finito chissà dove e il terrore di ciò che poteva essergli successo. 
"Una reazione comprensibile" pensò Xavier "Ma fin troppo evidente"

- Bene, abbiamo quasi finito - esclamò Karol - Chi abbiamo ancora? -
Quattro persone restavano al di fuori della cerchia.
Xavier, trovandosi tra quei quattro, scrutò con interesse i tre che fino a quel momento si erano tenuti in disparte.
Il ragazzo occhialuto, i cui nervi erano palesemente a fior di pelle, la ragazza bionda con occhi di ghiaccio e una ragazzina estremamente minuta che fino a quel momento non aveva ancora aperto bocca.
- Siete davvero sicuri che sia una buona idea? - commentò la bionda, suscitando confusione nel gruppo.
- Mh? A cosa ti riferisci? - chiese Hayley.
- Presentarsi, rivelare le nostre identità, i nostri talenti, a dei perfetti sconosciuti... - osservò con una punta di acidità - Nemmeno sappiamo cosa diamine ci facciamo in questo luogo. E' davvero prudente fidarsi senza porsi dubbi? -
- Ha perfettamente ragione! - intervenne l'altro - Non ho intenzione di cooperare senza prima sapere cosa sta succedendo! -
L'ultima ragazzina si strinse nelle spalle ancor di più e non proferì parola, mostrando il proprio silente consenso.
Xavier sospirò.
- Per quanto mi secchi... - disse, grattandosi l'occhio sfregiato - Devo ammettere che hanno ragione. E' una situazione piuttosto strana -
- Non starete esagerando? - obiettò Judith - Sembra che stiate cercando di proteggervi da chissà quale complotto! -
- E' nella natura umana dubitare del prossimo - annuì Alvin, mostrandosi comprensivo - Dobbiamo accettarlo -
- Ma almeno potremo sapere come chiamarvi! - protestò Rickard - Non dico di mostrare i documenti, ma almeno un nome! -
Xavier guardò gli altri tre, poi si rivolse al gruppo.
- Xavier Jefferson - rispose senza troppi fronzoli.
- Pearl Crowngale... - disse la bionda, con tono di poco interesse.
L'altro si sistemò gli occhiali.
- Bah, tutta questa storia non mi piace per niente... - sbottò lui - Il mio nome è Michael Schwarz. Non lo ripeterò una seconda volta -
La ragazzina minuscola si sistemò una ciocca di capelli rossicci mentre fissava il pavimento. Vivian Left le si avvicinò con fare amichevole.
- Va tutto bene, non c'è bisogno di parlare se non lo desideri - le disse in tono quasi materno - Ti va di dirci solo il tuo nome? -
Vivian era piuttosto bassa, ma in confronto con l'altra appariva quasi come un mezzo gigante. Xavier non riuscì a fare a meno di domandarsi se la ragazzina fosse effettivamente una sua coetanea.
Temette di dover faticare più del necessario per spingerla a parlare, ma c
ome un fulmine a ciel sereno la piccolina parlò.
- Hillay... Dedalus - disse con un filo di voce - "Ultimate Clockwork Artisan"... - e con quelle parole tacque definitivamente.
Vivian assunse un'aria soddisfatta grazie alla piccola vittoria ottenuta.
- Direi che siamo a posto, allora! - Karol intrecciò le mani - Ora non resta che comprendere in che situazione ci troviamo -
- Il primo passo sembra essere semplice - disse June, indicando il gigantesco portone alle spalle del gruppo.
- Ooh, è bello grosso! - commentò Rickard, quasi con ammirazione - Ed è l'unica uscita? -
- Così pare - asserì Kevin - Ci sono delle serrature; sedici, per l'esattezza -
- Esattamente ciò che dicevo - riprese June - Sono numerate, come le nostre chiavi. Ne deduco che... -
Michael perse di nuovo le staffe.
- Allora andiamo, forza! Inseriamole! - sbraitò - Cosa stiamo aspettando!? -
- A chi arriva prima! - gli urlò dietro Refia, superandolo.
- Non è una gara, stupida! -
Precipitandosi verso gli incavi, un primo gruppetto di persone estrasse le proprie e le inserì.
Una ristretta cerchia era rimasta indietro, camminando a rilento ed osservando l'evolversi della situazione.

- Quanta fretta... - commentò Xavier.
- Meglio farci l'abitudine - rispose Pearl - In un gruppo così folto, la maggioranza prevale quasi sempre -
Xavier aspettò che tutti avessero inserito le proprie chiavi nelle serrature e procedette ad aggiungere la propria.
Nel momento in cui tutte furono dentro, una luce abbagliante pervase il portone blindato, che si rivelò essere molto più di quanto sembrasse.
Era un gigantesco schermo elettronico mascherato da porta. Le chiavi emisero un ultimo impulso luminoso; alcune immagini non meglio distinte iniziarono ad apparire, fino a prendere lentamente forma e a manifestarsi per ciò che erano.
Xavier vide l'avverarsi dei propri orribili presentimenti in quell'unica visione.
Sull'enorme schermo era comparsa la sagoma di un inquietante pupazzo meccanico a forma d'orso, che scrutava ognuno dei presenti dall'alto come a volgere lo sguardo a dei sudditi.
Il simbolo della disperazione aveva fatto la sua comparsa. Tutti e sedici si ammutolirono, in attesa di quel nefasto destino.
   
 
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