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Autore: Jackie_Blue    29/04/2017    2 recensioni
Ci troviamo nel 2012, l'anno in cui, grazie al Tesseract, tutto ebbe inizio e i primi Avengers si riunirono per difendere il nostro amato pianeta. Ma qualcun altro, oltre a Loki, sbucherà fuori dal cubo cosmico. Chi? Ma sopratutto, perché? Pronti a svelare l'"Enigma"?
Genere: Azione, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5. Deduzioni



Somewhere, flying on the Helicarrier.
Thursday, 20th September 2012.
03:30 a.m.


- Se è vero che sai come funziona un interrogatorio, saprai anche che se non ricavo niente dalle tue risposte posso facilmente liberarmi di te, ragazzina.- gli occhi verdi della Romanoff erano diventati di ghiaccio e la voce più calma che mai fece saettare via le parole con grazia, mentre un sorriso sagace le illuminava il viso. Chiunque fosse quella ragazza e indipendentemente da quali fossero le circostanze che l'avevano legata al Tessercat, o peggio, ad un'altra Vedova Nera, non potevano e non dovevano conferirle alcun appiglio su di lei. Se voleva giocare col fuoco si sarebbe bruciata.
- Naturalmente... È per questo che voglio collaborare con voi.- affermò lei stiracchiandosi sulla sedia in cerca di una posizione più comoda.
- Dove vuoi andare a parare?- domandò la rossa.
- C'è una cosa che abbiamo in comune. Il cubo cosmico. Voi volete recuperarlo, è per questo che io sono qui... La mia proposta è questa: vi aiuto a trovarlo e voi non fate troppe domande sul mio conto.- spiegò repentina tra un fremito e l'altro.
- Interessante. Peccato che: A. non vedo perché dovremmo fidarci di te.- iniziò a scandire in modo nitido la russa, mentre serrava le mani sui braccioli della sedia su cui la sconosciuta era stata bloccata. I suoi occhi erano indissolubilmente incatenati a quelli espressivi e marroni di lei. Due sguardi di pietra.
- E, B. perché il tuo aiuto dovrebbe essere più efficace di quello di uno staff di agenti specializzati, scienziati e ingegneri informatici?- concluse continuando a puntare il suo sguardo in cerca di una qualsiasi percezione di cedimento negli occhi della giovane donna.
Niente.
La paura non sembrava accomunare il suo viso e anche una situazione scomoda come quella non le suscitava alcuna preoccupazione. Viveva di quello sguardo incurante, indomabile, che potevano possedere solo i pazzi o coloro che non temevano il peggio, perché il peggio lo avevano già vissuto. E chi meglio di lei poteva riconoscere tra la folla quel tipo di occhi.
- Io non ho mai parlato di fiducia, ho detto “collaborare”, e a voi sembra proprio necessaria un po' di collaborazione... Inoltre, vi sarete chiesti come abbia fatto a trovare la traccia di Stoccarda prima di voi? Senza le vostre tecnologie e i vostri esperti, per giunta.- un sorriso ironico tentò di stiracchiarsi sul viso pallido e imperlato di sudore della sconosciuta.
Certo che se lo erano chiesti ed è per questo dato motivo che lo S.H.I.E.L.D., ora, era più preoccupato che mai della sua figura indecifrabile. Tra lei e l'asgardiano dall'ego sproporzionato, il caos aveva preso forma e sostanza sulle teste dell'organizzazione di intelligence più temuta al mondo.
- Sono tutt'orecchi.- sibilò la Romanoff.
- Osservazione. Pensiero laterale. Deduzione. E l'incentivo di un internet-point e qualche giornale raccattato qua e là.- affermò la ragazza come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Di rimando Natasha alzò un sopracciglio in segno di disappunto, cenno cristallino che non si sarebbe accontentata di quelle due parole messe in croce teatralmente.
- Dalla tua espressione però, deduco di non avere soddisfatto appieno la tua curiosità... Allora passerò alla versione lunga. Bene, partiamo dal 16 settembre. La prima vittima di Loki: Charles Duke, proprietario di un'industria siderurgica a Charlotte, la più produttiva in tutta la Carolina del Nord. Tre dei suoi stabilimenti sono stati svuotati fino all'ultimo grammo di ghisa, acciaio o lega metallica in generale. Perché aveva bisogno di così tanti minerali ad alto contenuto di ferro? Ce lo spiega la sua seconda vittima: Jason Williams, New Orleans, responsabile della sicurezza di una piccola industria metalmeccanica in crescita. Si registra la scomparsa di 24 operai e di diversi macchinari al suo interno. La risposta ora mi sembra ovvia: deve costruire una macchina. Per cosa? Ovviamente per ricreare un nuovo portale col Tesseract, ma questa volta vuole che sia più stabile e governabile. Come? Aveva bisogno di un agente stabilizzante e, mentre lui si preoccupava di raccattare pezzi per il suo modellino della morte, io ho spostato le mie ricerche su quella componente, che prima o poi avrebbe cercato.- le parole discorrevano veloci come un fiume in piena e ad ogni domanda posta la risposta era pronta a sopraggiungere dietro l'angolo.
- Nessun minerale sulla Terra avrebbe mai potuto reggere la mole di energia quantica del Tesseract. E allora cosa? Un materiale che sulla Terra non viene generato, ma che è comunque possibile recuperare. Ci ho messo un po', ma sono riuscita a trovare quell'informazione che mi sfuggiva. L'iridio: estratto da asteroidi e meteoriti con un tasso così elevato di platino e osmio da poter reggere anche le onde gamma del cubo. Insomma sapevo che avrebbe avuto bisogno dell'iridio prima ancora che lo sapesse lui. Ho sprecato tutte le mie energie nei giorni successivi per trovare un modo rapido per raggiungere Stoccarda e trovare il dottor Heinrich Schafer, l'unico al mondo a possedere la giusta quantità di minerale per costruire un congegno del genere. Il resto della storia lo conosci già.- sentenziò lapidaria con uno sguardo vittorioso sul viso.
Deduzioni.
Quando aveva dato quella risposta al capitano Rogers sembrava quasi una presa in giro, un modo pratico per depistare o semplicemente per provocare, eppure era la verità.
Quello che aveva messo in piedi era un ragionamento lineare, fluido e ora, sotto la luce della logica razionale, così semplice, sviscerato da una mente che nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di definire ordinaria. Era questo il suo potere? Un cervello umano dalle fattezze meccaniche? Una testa contorta, ma allo stesso tempo pragmatica, insomma un portento naturale? O forse sarebbe stato meglio definirla un'arma mortale?
- Agente Romanoff, lasci quella cella. Ha finito.- la voce di Fury raggiunse la ricetrasmittente nell'orecchio della donna dai capelli rossi, la quale sbalordita si portò un dito all'orecchio e rispose atona con un segno affermativo.

La ragazza rimase sola.
I dolori si stavano ridimensionando e le fitte alla testa diventavano sempre meno frequenti.
Il suo sistema nervoso aveva cominciato ad abituarsi, anche se quell'ambiente riusciva a rendergli il compito veramente difficile.
Era piuttosto stanca e stremata, ma non aveva alcuna intenzione di perdere la calma o la determinazione. Se avesse giocato bene le sue carte in breve tempo il Tesseract sarebbe tornato in mano sua. Per il momento doveva accettare qualche compromesso, con sé stessa e con quel circo paranormale che la stava circondando.

La cella si aprì per la terza volta.
A farle visita vi fu l'uomo di colore che aveva visto agonizzare tra le macerie la sera del suo approdo sulla Terra del futuro. Era sopravvissuto al crollo e ora aveva un aspetto più autoritario, più freddo e lo sguardo irremovibile.
A seguirlo vi erano tre soldati in divisa blu, armati di taser, cinturone con pistola e chissà quale altra arma celata.
- Sei veloce.- disse Fury infilando le mani nelle tasche del suo lungo cappotto di pelle nera.
- Lo è stato anche lei, se è ancora qui.- il respiro era tornato pressoché regolare e portare avanti un discorso non sembrava più così difficile.
- Non mi riferivo alla corsa. Intendevo questo...- proseguì il direttore dello S.H.I.E.L.D. indicandosi la testa.
- Oh, già. Immagino che sia per questo che sta cercando di farmi un test.- sorrise pacatamente lei, cercando di rilassarsi sulla sedia nonostante la posizione scomoda.
- Tu credi?- anche l'uomo dalla benda sull'occhio aveva un'aria stranamente calma.
- Non lo credo, ne sono certa. E tra parentesi non si è neanche impegnato tanto. Vuole sapere se me ne sono accorta, la risposta è sì... Il soldato sulla destra, ovviamente no, non è un soldato. Piedi piatti e una forte miopia, non potrebbe esserlo neanche in un futuro utopico. Per di più è mancino e la pistola nel cinturone è posizionata a destra. Lo so cosa sta aspettando signor “pezzo grosso” dello S.H.I.E.L.D., vuole che gli mostri cosa so fare non è vero?- mentre con la rapidità di una freccia la brunetta sputava sentenze, lo pseudo-soldato sulla destra cominciò a fissarsi imbarazzato i piedi e la pistola messa al posto sbagliato, domandandosi poi come avesse fatto a capire che soffrisse di miopia nonostante non indossasse occhiali da vista. Fury sorrise, non aveva idea di chi si trovasse davanti e probabilmente sarebbe stata l'ultima persona di cui si sarebbe fidato in vita sua, ma una cosa doveva ammetterla, la ragazzina gli stava simpatica.
- Ok, la accontento... Quello lì, come ho detto, non è un soldato, ma un dottore, anzi uno scienziato, un chimico precisamente. Ultimamente non ha lavorato molto in laboratorio, problemi con la spalla destra, diagnosi approssimativa: lussazione provocata da una caduta. Vediamo... Di recente è stato costretto a viaggiare. Ha iniziato a fumare da poco, perché è stressato. Oh, ma certo, come ho fatto a non capirlo... Sua moglie è incinta, probabilmente tra il settimo e l'ottavo mese di gravidanza. Congratulazioni.- affermò con sicurezza, mentre le pupille vagavano come saette su ogni centimetro della figura del malcapitato.
- Dottor Mitchell?- Fury pose l'interrogativo senza mai distogliere lo sguardo dalla giovane donna.
- Direttore io... Non so come sia possibile, ma è tutto corretto.- rispose titubante e sconvolto il povero uomo preso di mira.
Nick Fury teneva ancora puntato il suo occhio nero sulla viaggiatrice del tempo. Serio, autorevole, solenne. Una statua dai toni scuri in piena contemplazione. Lasciò scorrere diversi secondi nel silenzio più assoluto, facendo così sprofondare la piccola cella in un forte clima di tensione.
- D'accordo. Sei dei nostri, ma sappi che ti tengo d'occhio e al minimo passo falso ci penserò personalmente a sopprimerti.- affermò alla fine con tono sostenuto, tipico di un leader, e freddo come quello di chi chi è certo di poter mantenere la parola data.
- Ah, dimenticavo. Staremo alle tue condizioni: riservatezza fino al ritrovamento del cubo, ma non ci dispiacerebbe sapere il tuo nome.- aggiunse poi sul ciglio della porta blindata della cella.
- Joanne.- fu la risposta di lei.
Non aggiunse altro.

   
 
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