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Autore: Robigna88    29/04/2017    0 recensioni
Quarta parte della serie The Family Business.
Crossover tra The Originals/TVD/Supernatural/Constantine/Arrow
-"Sei la donna più forte che conosco, puoi farcela. Ti amo."- Queste sono le ultime parole che Elijah Mikaelson ha detto a sua moglie poco prima di chiudere gli occhi e cadere nel sonno profondo all'interno della Chambre de Chasse creata da Freya per tenere la sua famiglia al sicuro. Queste sono le ultime parole che Allison ha sentito pronunciare da suo marito prima che chiudesse gli occhi lasciandola sola con il cuore spezzato.
-"Sistemeremo tutto.-" Questa è invece la promessa che Allison ed Hayley si sono fatte e che hanno intenzione di mantenere.
Da quelle parole sono passati cinque lunghi anni e molto è cambiato; la piccola Hope ha sette anni, è bella, sana e amata e le due donne stanno ancora provando a mantenere le promesse fatte. Per farlo sono pronte a qualunque cosa perchè la famiglia viene prima di tutto. Le conseguenze delle proprie azioni, però, tornano sempre a bussare e a volte marchiano l'anima... per sempre.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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2.

 

 

 

 

 

Oliver capì che nessuna delle armi a sua disposizione avrebbe tirato lui e il suo team fuori dalla spiacevole situazione in cui si erano ritrovati. Le sue frecce non avevano sortito alcun effetto su quel tizio che gli stava davanti, la pistola di John neppure e Rene e Curtis erano stati messi al tappeto senza alcun problema. L’urlo di Dinah lo aveva semplicemente fatto indietreggiare. Non aveva idea di che cosa fosse... cinque anni di inferno su un’isola deserta, altrettanti una volta tornati a casa. Aveva vissuto qualunque situazione possibile, sconfitto Damien Darhk e la sua magia, Slade Wilson e la sua follia, ora combatteva contro Prometheus e la sua crudeltà ma non sapeva come sconfiggere quel tizio magrolino che gli stava di fronte e che, a dispetto delle apparenze, aveva una forza incredibile.

“Oliver, chi diavolo è questo tizio? Cosa è?” chiese John in un sussurro. E fu con quel sussurro che scoprirono che oltre ad un forza non umana aveva anche un udito fuori dal comune.

“Cosa sono?” chiese infatti ridendo. “Non lo sapete! Oh questo sì che sarà divertente.” Scandì l’ultima parola pronunciandola lentamente, gli occhi neri e profondi. “Vi ucciderò uno ad uno, partendo da te” disse indicando Rene.

Oliver mise un’altra freccia al suo arco; era certo che sarebbe stata inutile, ma non se ne sarebbe stato con le mani in mano. Non mentre uno dei suoi veniva minacciato. “Non sappiamo neppure chi sei, non siamo venuti qui per te” disse al nemico. “Cosa vuoi?”

L’altro si strinse nelle spalle. “Niente!” esclamò. “Ma ho fame e voi sarete la mia cena.” Fece qualche passo in avanti ma si fermò quando sentì il rumore di passi dietro di sé, non si voltò. “Ah, uno spettatore.”

L’ultimo arrivato avanzò e la luce del lampione permise ad Oliver e agli altri di accorgersi che era una donna. “Va tutto bene?” chiese. Le mani nelle tasche del suo cappotto scuro, i capelli castani e mossi, un viso bello e pulito.

“Signora” le disse Oliver usando il modulatore vocale. “Se ne vada, questo non è un buon momento.”

“Oh no” mormorò il nemico voltandosi a guardarla. “Rimani pure, sarò da te fra un attimo. Sarai il dessert.”

La donna fece un grosso respiro e si avvicinò ancora. “Sai chi sono?”

“Te l’ho detto, sei il dessert.”

“Queste persone” lei indicò Oliver e gli altri con un dito. “Sono miei amici. E il mio nome è Allison Morgan.”

Seguì un istante di silenzio, poi l’uomo di fronte a lei si buttò in ginocchio e abbassò la testa. “Mi dispiace” farfugliò spaventato. “Non sapevo che fossero tuoi amici.”

“Nemmeno io” aggiunse uno del team, guadagnandosi gli sguardi perplessi degli altri.

Il tizio in ginocchio alzò gli occhi su Allison. “Ho fatto tutto questo per attirare la tua attenzione, sono così felice di esserci riuscito.”

La donna si piegò sulle ginocchia. “Attirare la mia attenzione? Perché? Hai tendenze suicide per caso?”

“Voglio far parte della Strige e la Strige accetta solo i più spietati e violenti.”

Allison scosse il capo. “Credo che tu mi abbia confusa con il defunto Lord Tristan du Martel” disse “La mia Strige non uccide gli innocenti, li protegge.”

Il vampiro, perché era un vampiro anche se Oliver e gli altri non lo sapevano ancora, allargò le braccia. “Allora proteggerò. Qualunque cosa, ma non uccidermi ti prego.”

Lei si rimise in piedi. “Vattene via” gli disse. “Ma sappi che ti osservo e se farai ancora male a una qualunque persona, sarà l’ultima cosa che farai. Hai capito?” Lui annuì, scappò via mentre Allison si avvicinava al team mascherato.

“Cos’era quel coso?” chiese quello che indossava una maschera da hockey.

“Quello era un vampiro” replicò Allison e diede loro un po’ di tempo per elaborare l’informazione. Infine continuò. “Ad ogni modo, chi di voi è Oliver Queen?”

L’uomo al centro strinse più forte l’arco. “Chi sei tu?”

“Immagino sia tu, vista la tua reazione.” La cacciatrice respirò a fondo. “Sono Allison, mi manda Constantine.”

Solo allora Oliver tolse il cappuccio e la guardò dritta negli occhi. “John Constantine?”

“Il solo e unico. Avrebbe dovuto telefonare per avvertire, ma suppongo che non l’abbia fatto. Ho bisogno di aiuto, ha detto che tu sei la persona a cui chiedere.”

Lui la guardò con la fronte corrucciata. “Non ti dispiace, vero, se gli telefono per avere conferma delle tue parole?”

Allison alzò le mani indietreggiando appena. “Fai pure!” Oliver decise che, prima di farlo, era meglio andare in un posto lontano da occhi indiscreti.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Sì, glielo dirò. A presto John!” Oliver riattaccò e rimise il cellulare in tasca mentre raggiungeva Allison, seduta su una sedia con gli occhi di tutti addosso. “Tutto in ordine” tranquillizzò il suo team.

“Fantastico!” esclamò Felicity guardando l’ultima arrivata. “Perché mi trasmetti sensazioni positive e sarebbe stato spiacevole scoprire che invece non c’è nulla di positivo in te.”

Allison la guardò confusa, poi annuì poco. “Grazie... credo.”

“Hai detto che quel tizio che abbiamo affrontato prima era un vampiro” Diggle si fece avanti, afferrò una sedia e si mise a sedere. “È questo che fai nella vita? Cacci vampiri?”

“E demoni, fantasmi, mutaforma, licantropi e tutte le creature soprannaturali che vi vengono in mente” lei gli sorrise appena.

“E tutte le creature che affronti hanno tanta paura di te?”

“Non proprio. Ma diciamo che sono un... pezzo grosso.”

“Un pezzo grosso?” Diggle rise. “Quel tizio si è letteralmente messo in ginocchio pregandoti di non ucciderlo.”

“Era un novellino, è così che vengono chiamati i vampiri trasformati da poco.”

Dinah incrociò le braccia sul petto. “Come fai a sapere che era stato trasformato da poco?”

Allison la guardò. “Se non lo fosse stato sareste morti” si mise in piedi. “Sentite, mi piacerebbe tanto rimanere qui a fare conversazione con voi ma non ho tempo. Ho bisogno di aiuto e spero che quello che mi ha detto John sia vero e che tu possa aiutarmi” volse lo sguardo ad Oliver.

Lui si schiarì la voce. “Di cosa hai bisogno?”

“Ho bisogno di mettermi in contatto con un uomo, il suo nome è Carl Kostav. L’ho rintracciato a San Pietroburgo e sarei andata ad incontrarlo da sola, se soltanto...”

“Se soltanto Kostav non facesse parte della Bratva” concluse Oliver per lei. “John sa che io ho dei contatti con loro e così ti ha mandata qui.”

La cacciatrice annuì. “Non mi piace chiedere aiuto e qualcosa mi dice che io e te siamo simili in questo. Ma è una questione di vita o di morte.”

“E Kostav può aiutarti?” Felicity alzò la testa per guardarla.

“Possiamo dire così. Non gli verrà fatto alcun male, tutto quello che mi serve è un po’ del suo sangue e una fialetta di veleno di lupo.”

Diggle corrugò la fronte. “Veleno di lupo?”

“Sì” confermò lei. “Kostav è un licantropo.”

Calò il silenzio, esattamente come quando aveva rivelato che il tizio che voleva ucciderli era un vampiro. Dopo qualche secondo Diggle si alzò e si passò la mano tra i capelli corti.

Oliver prese il suo posto sulla sedia. “Ammettiamo che quello che stai dicendo sia vero” iniziò guardando Allison. “Cosa dovresti farci con il sangue di Kostav e il suo... veleno da lupo?”

La donna fece un grosso respiro, si mise di nuovo a sedere e chiuse gli occhi per un istante. “Mio marito è stato morso da una creatura magica. Il morso lo avrebbe ucciso e così per salvarlo John e un’altra strega hanno creato una specie di dimensione alternativa chiamata Chambre de Chasse e lo hanno confinato lì dentro tramite una specie di coma magico. Il sangue e il veleno di Kostav sono due degli ingredienti che mi servono per creare un antidoto contro quel morso. Una volta che lo avrò, potrò svegliarlo e curarlo.”

“Oh mio Dio” intervenne Curtis fino ad allora rimasto in silenzio. “È terribile. Che tipo di creatura può causare tutti questi problemi?”

“Tuo marito è un essere umano?” Oliver cercò il suo sguardo. “In altre circostanze mi sembrerebbe una domanda folle, ma in questo caso...”

“È un Originale” precisò Allison, spiegandosi meglio un attimo dopo. “Un vampiro. Lui e i suoi fratelli sono stati i primi in assoluto. Creati dalla magia, hanno creato tutti gli altri vampiri nel corso dei secoli.”

“Sembra di stare in un fottuto film fantasy” commentò Rene scuotendo il capo.

“Benvenuto nel mio mondo” gli disse lei senza neppure guardarlo. In mente un unico pensiero: non poteva fallire. Non quando ci era così vicina. “Eravamo sposati da meno di ventiquattro ore quando un incidente mi ha costretta in ospedale, in coma, per un mese. Quando John mi ha svegliata con la magia... mio marito stava morendo e per evitarlo ci siamo dovuti inventare un coma magico. Da allora lui è addormentato, disteso in una bara, in attesa che io riesca a svegliarlo, o in attesa di morire. Gli ho promesso che sarei stata forte, gli ho promesso che non avrei mollato e ora sono vicinissima ad una soluzione. Ma non potrò salvarlo senza il vostro aiuto e, credetemi, vorrei che ci fosse un modo più semplice per introdurvi al mio folle mondo, ma non c’è e non ho tempo di farlo nel modo complicato” guardò Oliver. “Ti prego, aiutami.”

Lui scambiò un’occhiata con Diggle, poi con Felicity.  “Da quanto tempo tuo marito è in questa... Chambre de Chasse?”

Allison diede un’occhiata all’orologio, si strofinò gli occhi e li chiuse. “Cinque anni, tre mesi e diciassette giorni.”

Di nuovo quel silenzio, stavolta però sembrava diverso. “Prenderemo il jet privato del Municipio, ma dovrò dare qualche spiegazione.” Disse Oliver mettendosi in piedi.

Lei capì che l’avrebbe aiutata. “Non è necessario. La Strige ha diversi jet privati, devo solo fare una telefonata.”

“A proposito di questa Strige... anche quel vampiro l’ha nominata, ha detto che vuole farne parte. Che cos’è?”

“È la più antica e potente congregazione di vampiri mai esistita.”

“Non ne so molto di queste cose” Dinah fece un gesto con la mano. “Ma tu sei una cacciatrice e loro sono dei vampiri. Sei loro nemica per definizione, quindi perché dovrebbero aiutarti?”

Allison si strinse nelle spalle “Perché sono il loro capo.” rispose tirando fuori il suo cellulare.

 

   
 
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