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Autore: Emmastory    30/04/2017    3 recensioni
Dieci anni. Questo l'esatto lasso di tempo trascorso dall'ultima battaglia contro i famigerati Ladri, esseri ignobili che paiono aver preso di mira la bella e umile Aveiron, città ormai divenuta l'ombra di sè stessa poichè messa in ginocchio da fame, miseria, dolore e distruzione. Per pura fortuna, Rain e il suo gruppo hanno trovato rifugio nella vicina Ascantha, riuscendo a riprendere a vivere una vita nuova e regolare, anche se, secondo alcune indecisioni del suo intero gruppo, tutto ciò non durerà per sempre. Come tutti ben sanno, la guerra continua, e ora non ci sono che vittime e complici. (Seguito di: "Le cronache di Aveiron: La guerra continua)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VI-mod
 
 
Capitolo XI

Eroi

Quattro giorni. Ben novantasei ore che erano ormai tristemente trascorse, non mostrando un briciolo di pietà né per me né per il mio gruppo. Tesa e nervosa, non riesco a dormire. La ragione? Incubi. Diametralmente opposti ai sogni, mi impediscono di scivolare nella più profonda e placida incoscienza, e nei momenti in cui ci riesco, mi sveglio sempre con il cuore in gola e la fronte madida di sudore. Ovvio è che in tale frangente l’amore e la presenza al mio fianco di Stefan siano le uniche cose in grado di aiutarmi, ma benché tutto questo accada da moltissimo tempo, ed io ne sia ormai completamente consapevole, non riesco ad accettarlo. “Perché? Perché così tanto giovane e innocente sangue deve essere versato? Perché non possiamo tornare a vivere in pace e armonia come tanti assieme a me desiderano?” Semplice, sono tutte fantasie. Fantasie di una sognatrice del mio calibro, che anche di fronte a una realtà come questa vuole tener vive le proprie speranze ed essere ottimista come sempre, perfino quando terrore, paura e indecisione sembrano in procinto di spingerci in un oscuro baratro privo di fondo. Abbiamo tutti paura, e non manchiamo di mostrarlo per farci poi coraggio a vicenda, ma in questi ultimi giorni, in cui data l’attuale situazione pace e tranquillità non sono state che merce rara, solo una persona mi preoccupa. Rachel. La paura è negli occhi di ognuno di noi, ma non tutti riusciamo a nasconderla. La prima di questa lista è proprio lei, che ormai da giorni trema come una foglia non appena il suo sguardo incrocia quello di Lady Fatima. Fino a poco tempo fa, non ne sapevo il perché, ma solo recentemente, lei ha scelto di raccogliere le sue forze e il suo coraggio, decidendo quindi di dirmi la verità. “Devo farlo. Devo prendere coraggio e farlo.” Mi ha spiegato, con voce tremante e rotta dall’emozione dopo essersi assicurata di essere lontano dagli ora indiscreti occhi dell’amata. Silenziosa, non ho davvero saputo cosa dire, ma guardandola, l’ho incoraggiata a riprendere la parola. “Sono adulta, ed è sciocco comportarsi da bambina, ma… ho paura. Ho paura di dirglielo, e ho paura di come reagirà quando le confesserò tutto. Ha poi continuato, guardandomi dritto negli occhi e trascinando quelle ultime parole con la voce che pareva sul punto di spezzarsi. Mantenendo il silenzio, ho preferito non dire nulla, ma notando i suoi occhi riempirsi di lacrime, non ho potuto resistere, e avvicinandomi, le ho posato una mano sulla spalla. “Lei ti ama, Rachel. Andrà tutto bene, vedrai.” Questa la frase che ha abbandonato le mie labbra in quel momento. Semplice, sentita e ripetuta migliaia di volte, ma comunque abbastanza da riuscire a confortarla. “Grazie Rain, grazie. Sei davvero un’amica.” Mi ha risposto, avvicinandosi per abbracciarmi con gli occhi ancora velati di lacrime. “Una tua amica.” Ho replicato, sorridendo e stringendola a me. In quel preciso istante, l’abbraccio si fece più intenso, e lasciandola fare, rimasi al suo fianco. Ci staccammo solo poco tempo dopo, e ringraziandomi ancora, lei mi diede le spalle. Ancora una volta, la vidi andarsene e tornare a casa, e dopo aver aggiornato il mio diario e rivolto come sempre mute preghiere alle stelle e all’infinito cielo notturno, compresi che Lady Bianca aveva ragione, e che eravamo tutti dei valorosi eroi. Era difficile da credere, ma era davvero così. In fin dei conti, e stando sia ai miei ricordi che a quanto nel tempo avevo riportato nel mio diario, tutti avevamo una valida ragione per possedere quest’epiteto. Stefan mi proteggeva sempre preoccupandosi per le condizioni della nostra famiglia e della nostra vita insieme, Terra mi aveva letteralmente salvato la vita da bambina, Soren si comportava sempre da vero cavaliere con Samira, lei era stata pronta a sacrificarsi per suo figlio, e sia Lady Fatima che Lady Bianca facevano da tempo immemore del loro meglio per tenerci al sicuro. Poi c’erano Basil, il dottor Patrick e la dottoressa Janet, che per ragioni diverse erano importanti nella nostra vita, e ultimo, ma non per importanza, Chance. Il nostro tanto amato golden retriever, entrato in casa nostra nei suoi tempi di cucciolo quando pareva vicinissimo alla morte, e che dopo ben dieci anni, era ancora con noi. Ero lì seduta e pensosa a scrivere lentamente, e con questi lieti ricordi nella testa sorridevo. Mi ci erano voluti anni, ma finalmente l’avevo capito. In tutto quel tempo, avevamo sempre avuto coraggio, meritando quindi di essere chiamati eroi.
   
 
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