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Autore: __Lily    02/05/2017    1 recensioni
"Nonostante tutto Jon rimase nell’ombra mentre Sansa Stark fece un passo verso l’oscurità. [...] Jon aveva osservato la sorella: la veste smossa dal vento, il metalupo degli Stark ricamato nel suo vestito e i suoi occhi blu come quelli della madre si erano fatti freddi - quasi glaciali - come il vento del Nord. 
I suoi capelli rossi come le fiamme del fuoco illuminavano l’oscurità nella quale si stava addentrando.

«Fai ciò che devi Sansa» aveva sussurrato guardando la sorella scomparire dentro quel canile."
Genere: Azione, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cersei Lannister, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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QUARANTA

 

 

 

 

Jon arrivò poco dopo seguito da Spettro, il suo fedele amico era agitato forse anche più di lui, tutte quelle persone lo innervosivano per non parlare dei tre draghi che puntava ogni volta che si trovava all’aperto, era impossibile non vederli, volavano alti nel cielo, si nascondevano dietro le nubi colme di neve e scendevano in picchiata.
«E’ così grande» disse Gilly osservando tutto, senza smettere di cullare il figlio, Sansa la invidiò, provò una stretta forte al cuore, come se mille pugnali lo stessero trafiggendo assieme.
Io non potrò mai farlo, non vedrò mai i suoi occhi - penso tristemente.
«Si, Grande Inverno è molto grande, il Nord è il territorio più vasto dei Sette Regni» si costrinse a rispondere con un accenno di sorriso.
«Questo non è il vero Nord.»
«Mi sembra di sentir parlare Tormund, anche per lui questo non è il vero Nord.»
«Per noi bruti è diverso suppongo.»
Jon aprì la porta ignaro di chi ci avrebbe trovato, restò sulla soglia a fissarli.
Non poteva crederci.
«Sam?!» disse lui, chiuse la porta dietro di se e Spettro e poi Sam si alzò dalla sedia e lo abbracciò «sei qui.»
«Dove dovrei essere? Non potevo perdermi il tuo matrimonio» rispose.
«Sei un Maestro.»
«Si, ho forgiato la mia catena. Grazie a te.»
«Hai fatto tutto da solo, io non ho meriti in questo. Gilly sono felice di rivederti, di rivedervi entrambi» disse Jon stringendole la mano e facendo una carezza al piccolo Sam, Spettro uggiolò reclamando le attenzioni del nuovo Maestro.
«Si Spettro, sono felice di rivedere anche te» disse Sam accarezzando il metalupo albino dagli occhi rossi.
«Gilly sarai stanca dopo tanto viaggiare, vieni ti accompagno in camera così potrai rinfrescarti e riposare» disse Sansa avvicinandosi a lei.
«Grazie mille principessa» rispose lei incerta.
«Chiamami Sansa ti prego, gli amici di Jon sono i benvenuti, Sam è stato un piacere conoscerti.»
«Piacere mio. Vai Gilly, tu e il piccolo dovete riposare.»
«Posso?» chiese Sansa guardando quel bambino, era così bello e perfetto.
«Certo.»
Gilly glielo porse e lei lo prese, desiderava così tanto poterlo prendere in braccio anche solo per alcuni istanti, il piccolo Sam era tranquillo, non piangeva, giocava con i suoi capelli sciolti.
«E’ davvero bellissimo» disse osservandolo, le era venuto così naturale il modo di tenerlo, come se le sue braccia fossero state fatte apposta, ma il suo bambino…
Una lacrima cadde dai suoi occhi, non riuscì a evitarlo.
«Sansa…»
«Non è nulla» rispose prontamente, riconsegnò il bambino a Gilly e asciugò la lacrima, Jon la osservava ogni giorno più preoccupato.
Che cosa ti sta succedendo? Cos’è che ti tormenta in questo modo?
Ma non glielo chiese, tenne per se quelle domande, si limitò a guardarla con i suoi occhi colmi di preoccupazione, non mangiava quasi mai, trascorreva il suo tempo a piangere nel Parco degli Dei, stava allontanando tutti, anche Arya.
Prese la mano della nuova arrivata e la condusse via di lì.
Jon si lasciò cadere sulla sedia e a Sam non era passato nulla inosservato, era sempre stato bravo nel capire gli altri.
«Jon, che sta succedendo?» chiese lui, vedeva Jon triste, pensieroso, anche più di quando si trovavano alla Barriera.
«Vorrei saperlo anch’io Sam…» rispose massaggiandosi le tempie.
«Parlane con me, forse posso aiutarti.»
«Ti ringrazio ma… non puoi aiutarmi. Il mio destino è segnato.»
«Raccontami tutto ciò che è accaduto dalla mia partenza.»
Jon fissò Sam, era così cambiato con gli anni.
Ricordava ancora il ragazzo goffo e spaventato che era arrivato un pomeriggio come tanti alla Barriera, costretto dal padre a prendere il nero a cedere al fratello la sua eredità, aveva paura delle altezze, non sapeva combattere, ci vedeva poco e ora… ora era Sam il distruttore, un Maestro, il suo più caro amico.
Così gli raccontò tutto, della battaglia, la morte di Rickon, il suo avvicinamento a Sansa, l’impotenza che aveva provato, la scoperta delle sue origini, il viaggio a Roccia del Drago, il mancato matrimonio con la donna che amava e l’imminente matrimonio con Daenerys Targaryen.
«Però, ne sono successe di cose.»
«Già, fin troppe Sam. Sansa sta soffrendo a causa mia e non posso fare nulla per evitarlo. Ogni giorno che passa la vedo più stanca e provata.»
«Hai provato a parlarle?»
«Si, ma mi evita e la capisco… sta organizzando le nozze.»
«Deve amarti molto.»
«Più di quanto io meriti, non sono migliore di Bolton.»
«Ma cosa dici Jon?»
«La verità. Ero finalmente riuscito a guarire le sue ferite e ora… sono io a ferirla.»
«Non hai scelta.»
«Lo so, ma non per questo fa meno male Sam. E poi c’è Daenerys…»
«Provi qualcosa per lei?»
«Attrazione, perché negarlo?»
«Non è del tutto un male dato che la sposerai.»
«Avevo fatto un giuramento, di non prendere moglie, non avere figli né terre, e ora…»
«Ora stai per sposarti e diventare il re dei Sette Regni.»
«Il re dei Sette Regni» ripeté lui.
«Quando siamo arrivati l’ho vista discutere con un uomo, un certo Baelish ma potrei sbagliare il nome, non sembrava molto felice di parlarci.»
«No, non hai sbagliato nome. Non smetterà mai di darle il tormento e io non potrò più fare nulla per impedirgli di… vuole sposarla, ritiene che debba essere la sua ricompensa per averci aiutato contro i Bolton, magari non lo avesse mai fatto.»
«E dove saresti ora? Jon tu hai fatto una scelta per il bene di tutti, lascia scegliere lei ora, non puoi fare altro.»
«Io la amo Sam, non credevo che sarebbe mai accaduto, non dopo Ygritte. Sansa è sempre stata la lady perfetta, sempre sorridente, gentile, buona e io non l’ho mai meritata davvero. Non ero altro che un bastardo lo sai, anche se le cose non sono cambiate di molto, come poteva un bastardo meritarla? Non ero qui per proteggerla da Ramsay Bolton, non ero qui quando lui entrava nelle sue stanze e la violentava notte dopo notte, non ero qui quando la picchiava.»
Sam guardò Jon, tutto il dolore che sentiva, ma per quanto si sforzasse non poteva davvero capirlo non del tutto.
«Eri alla Barriera, stavi salvando delle vite non incolparti di questo.»
«E chi dovrei incolpare?»
«Non c’è nessuno da incolpare Jon, non più» disse Sam guardando preoccupato il suo amico.


Era notte, una notte fredda come le altre, le mancava Jon, le mancava sentir battere il suo cuore, passare le mani tra i suoi capelli ricci, ripassare le cicatrici sul suo petto.
Sansa si era svegliata dopo un incubo, sudata come sempre e spaventata, aveva allungato la mano per cercarlo ma poi si era ricordata che Jon era tornato nella sua vecchia stanza, che non condividevano più il letto da molto e che non lo avrebbero condiviso mai più.
Corse subito a vomitare, ultimamente le capitava spesso.
Si scostò i capelli e aspettò, poi si pulì, si sciacquò il volto e scalza e senza mettere nulla uscì dalla sua stanza nella quale si trovava appostato un soldato, era stato lui a volerlo, per la sua sicurezza, così le aveva detto.
«Principessa, è successo qualcosa?» chiese lui allarmato, il re del Nord gli aveva dato ordini specifici, erano in tre a proteggere Sansa, ogni notte ruotavano, lei lo guardò senza nemmeno sentirlo, le braccia strette attorno al corpo fragile e provato, gli occhi blu persi nel vuoto, era tutto silenzioso, l’intero Nord stava dormendo e lei invece era nei corridoi senza sapere cosa fare.
«Principessa Sansa» la chiamò il soldato, poi provò ad allungare la mano per aiutarla ma lei si ritrasse spaventata, quel tocco estraneo le ricordò Ramsay, la paura tornò, iniziò a piangere.
«Ti chiedo scusa mia signora, voglio solo aiutarti» disse il soldato cercando di capire qualcosa, voleva davvero aiutarla ma non poteva, Sansa era bloccata nel suo passato, il passato in cui Ramsay ogni notte andava da lei, la prendeva con la forza, la picchiava, tentava di metterla incinta senza riuscirci.
«Portami dal re» disse senza nemmeno guardare il soldato.
Lui obbedì, camminò al fianco di Sansa che ancora era scalza.
Il pavimento era freddo ma lei non lo sentiva, nemmeno la sua pelle sembrava sentire freddo.
Doveva vedere Jon, vedere i suoi occhi scuri, era ridicolo ma quel sogno… non le dava tregua; Jon e Arya e Bran e Gendry e Meera, tutti con gli occhi azzurri e la pelle pallida, sordi alle sue grida.
Chiuse gli occhi solo un istante per scacciare quel sogno.
Grande Inverno era pieno di tristi ricordi, i fantasmi della sua famiglia camminavano con lei, nel buio, avvolti dal silenzio e dalla neve che cadeva incessante.
Eddard Stark, Catelyn Tully, Robb Stark, Rickon Stark, ognuno di loro accompagnava Sansa, aspettava Sansa.
Perché loro sono morti e io no? - si domandò passando d’avanti alla stanza di Robb, il suo fratellone, il giovane lupo.
Non voleva far altro che piangere, piangere e maledire la sua sorte.
E poi quando pensava di aver finalmente trovato la felicità con Jon, la sua ancora di salvezza in quel mare in tempesta, la sua roccia, era arrivata Daenerys e glielo aveva portato via - non che lei avesse lottato - per sempre.
Si fermò di colpo, non aveva considerato l’idea che forse Jon non fosse solo in quelle notti fredde, che forse lei sarebbe stata lì a fargli compagnia.
«Aspetta» disse al soldato, lui si fermò e la osservò.
Non sapeva cosa fare, i suoi piedi volevano proseguire ma la sua mente la bloccava, se era con Daenerys cosa avrebbe detto per giustificare la sua presenza lì?
Ma doveva vederlo, doveva vedere i suoi occhi scuri come sempre, quelle grandi stelle che illuminavano la sua vita.
Si fece coraggio e proseguì sempre seguita dal soldato.
La porta era socchiusa, le candele spente, Sansa si fermò sulla porta indecisa se aprirla o andarsene.
Poi la sua mano tremate fece il resto, spinse la porta pesante quasi aperta, i piedi proseguirono senza indugio e lei entrò.
Il re del Nord era solo, dormiva beato nel grande letto e ai suoi piedi c’era Spettro a vegliare, a proteggerlo dai suoi nemici, Sansa pianse, in silenzio, lacrime amare, lacrime di amore e di dolore.
Jon le sembrava un bambino indifeso, ignaro di ciò che lo aspettava come re dei Sette Regni; intrighi e menzogne e pugnalate alle spalle, non sarebbe sopravvissuto nemmeno un giorno da solo in un luogo come Approdo del re.
Sembrava sereno, in pace con il mondo.
«Jon» disse lei, a voce bassa ma fu sufficiente per svegliarlo, aveva imparato a dormire tenendo le orecchie tese e gli occhi mezzi aperti.
Si stropicciò gli occhi e con il volto assonnato si tirò su e vide Sansa in piedi vicino alla porta illuminata dalla luce pallida della luna.
Si alzò dal letto senza nemmeno mettersi qualcosa sopra, indossava solo le mutande ma per Sansa non era nulla di insolito.
La vide tremante e spaventata come una bambina, una bambina che cercava riparo da una terribile tempesta.
«Sansa, che succede?» disse accarezzandole il volto.
Lei non riuscì a rispondere, solo lacrime, tante lacrime, i suoi occhi erano rossi come i suoi capelli, Jon si avvicinò a la strinse a se, era tutto ciò di cui aveva bisogno.
Il suo petto caldo, le sue braccia forti, il suo fiato sul collo.
Posò le mani sul suo volto, lo scrutò bene, osservò più e più volte i suoi occhi.
«I tuoi occhi.»
«I miei occhi?» domandò confuso.
«Si, sono ancora scuri» disse asciugandosi le guance con il dorso della mano.
«Di che altro colore dovrebbero essere?»
«Erano azzurri, nei miei incubi. Dovevo vederti, controllare anche se sapevo… mi dispiace non dovrei essere qui.»
Fece per andarsene ma Jon non glielo permise, la prese per mano e poi la strinse di nuovo a se.
«Non andartene ti prego, ho bisogno di te Sansa… e per i miei occhi puoi stare tranquilla, non diventeranno mai azzurri.»
Tentò di farle un sorriso, ma Jon non era mai stato bravo con i sorrisi, anche se lei era l’unica persona che lo spingeva a sorridere, la prese per mano e la condusse al suo letto, la fece sdraiare e lui si sdraiò accanto a lei.
Il suo letto sembrava più morbido, ma era solo perché Jon era lì.
Si accoccolò contro il suo petto, il battito del suo cuore calmò nuovamente il suo corpo spaventato e tremante, in breve si addormentò tra le sue braccia e dormì serena come non accadeva dalla sua partenza, mente Jon rimase sveglio a osservarla come accadeva in passato, Sansa era diventata la cosa più importante della sua vita.

  
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