3°
Capitolo
A
cena con il ladro
Un
rumore di nocche alla porta e fece entrare la sua tata, che lo seguiva
dall'infanzia. Gli posò una tazza di tè, tornato in Giappone non aveva
perso
l'abitudine di berne almeno una al giorno.
<< Posso esserle
d'aiuto signorino Saguru? >>.
<<
No Nana, grazie >>.
Mise
il latte nel tè e lo sorseggiò.
Kaito
Kuroba, 16 anni, era l'unico figlio di una coppia di illusionisti molto
famosi,
Toichi e Chikage, nato il quattordici giugno 1998. Il padre morì quando
aveva otto anni durante uno spettacolo, le manette non si sono aperte e
morì in
seguito all'esplosione. La madre l'aveva cresciuto fino ai suoi sedici
anni per
poi trasferirsi all'estero. Attualmente viveva da solo
in una villetta. Frequentava la 2B del liceo Ekoda con la media del
90/100.
La
sua altezza era 1.74, peso 50 chili, occhi azzurri e moro. Bravo nello
sport,
nella matematica e nelle materie scientifiche. Gruppo sanguigno
sconosciuto.
Il
suo più grande talento era l'illusionismo, pratica insegnata da suo
padre per
poi continuare da solo.
Saguru
ripensò alla frase che aveva detto ad Aoko la sera del furto dell'opale
arcobaleno.
“Meglio così. Di
buffoni
illusionisti ne abbiamo già uno di troppo, stasera”.
Finì il suo tè, posò la
tazzina e si abbandonò contro lo schienale della sedia.
<< C'era un solo
buffone illusionista >>.
Stavano
pranzando e Aoko aveva posato il suo vassoio accanto a lui.
<<
D'accordo >>. Almeno chiuderò
questa faccenda della cena!
<< Perfetto
>>,
disse lei, tornando a mangiare il suo riso.
A
sorpresa si sedette un'altra persona accanto a loro. Kaito guardò
Saguru con
sospetto, non era mai stato molto affabile con lui, forse il suo
istinto da
detective gli diceva di stargli lontano.
<<
Non ho potuto fare a meno di sentire. Non sapevo foste una coppia
>>.
<<
Non siamo una coppia! >>, dissero all'uniscono.
<<
Devo spendere quel buono che ho vinto a quello sciocco festival
>>, si
affrettò a dire il ragazzo.
<<
Non era sciocco! >>, protesto lei, puntando la forchetta
contro l'amico.
<<
Quello in cui ti sei presentato come Ladro Kid >>.
Aveva
servito un'occasione perfetta, senza volerlo, a Saguru. Quel commento
non gli
fece provare una bella sensazione.
<<
Sì! >>, esclamò Aoko. << Stavi proprio
bene! Dove hai trovato il
costume? >>.
<<
Me l'ha procurato Jii. Lo sai che conosce molte persone
>>, mangiò in
fretta un boccone di stufato.
<<
Era il costume più bello! Certo, sei arrivato... >>.
Con
agilità Kaito fece cadere lo stufato di Aoko senza sporcarla. Stava per
dire
che era arrivato giusto in tempo, la sera in cui aveva rubato la giada
tedesca
e questo avrebbe aumentato i dubbi di Saguru.
<<
Oh no! >>, si lamentò Aoko.
<<
Vai nelle cucine, te ne daranno altro >>, disse Saguru.
La
ragazza si allontanò, contrariata. Kaito prese il suo vassoio e fece
per
andarsene.
<<
Divertiti alla cena >>.
Lo
voleva provocare, era ovvio. Cos'era successo?
A
causa della fattura di Akako era costretto a rispondere quello che gli
altri
volevano sentirsi dire ma era stato zitto praticamente per tutto il
tempo del
furto. Con Saguru aveva scambiato poche frasi quando si trovava
nell'ascensore
per fuggire e non aveva detto niente di rilevante.
Lo
ignorò, buttò gli avanzi nel cestino e posò il vassoio sul carrello
delle
stoviglie sporche e studiò Saguru, che continuava a mangiare
tranquillamente.
Doveva ammettere che un po' lo infastidiva l'idea che si fosse fissato
su di
lui, doveva trovare un modo per sviarlo dai sospetti.
<<
Signorino, qualcosa la turba? >>.
Avrebbe
voluto dirgli di Saguru ma aveva deciso di cavarsela da solo, era una
cosa tra
lui e il detective. << Nulla. Stasera resterò a casa, ho
dei compiti
arretrati >>. Tornando a casa a piedi non faceva che
pensarci finché non
arrivò alla conclusione che stava facendo solo il suo gioco. Voleva
mettergli
paura e non poteva permetterlo.
Nel
frattempo Aoko era andata a fare shopping insieme a Keiko. Avevano già
girato
due negozi e non aveva trovato niente di adatto: troppo lungo o corto,
colori
troppo vivaci o spenti, troppo scollati. L'ultima cosa che voleva era
sentirsi
a disagio e dare a Kaito un'opportunità per prenderla in giro.
L'amica
cercò di spronarla a provare diversi abiti e accessori. Al terzo
negozio, Aoko
notò un vestito su un manichino e Keiko quasi la obbligò a provarlo.
Una volta
uscita dal camerino le brillavano gli occhi.
<<
È perfetto! >>, disse Keiko. << Stai
benissimo! >>.
<<
Dici? >>, domandò, girandosi per guardarsi la schiena e
poi le gambe.
<< Non direi
mai una
bugia, soprattutto in questa occasione >>.
<<
Non è un appuntamento >>.
<< Dai, Aoko! Ti invita
a cena, ti dice di metterti un bel vestito... Cos'è secondo te?
>>.
<<
Siamo amici da tanti anni, Keiko. Sono sicura che farà di tutto per
mettermi in
imbarazzo. E poi è un posto elegante, ci vuole un abbigliamento
adeguato!
>>.
<<
Sei proprio ingenua, Aoko >>, le mise le mani sulle
spalle. <<
Compra questo vestito, fidati di me! >>.
<<
Mi fido! >>.
<<
Mamma non agitarti >>, disse Kaito. << Ho
vinto quello stupido
buono e Aoko mi stava tormentando! >>.
<<
Il mio bambino va al suo primo appuntamento! >>. Chikage
era nel suo
appartamento, seduta al tavolo del salone. Sapeva quanto Kaito odiasse
sentirsi
dire che era un bambino e lei lo faceva apposta.
<<
A parte il fatto che non sarebbe il mio primo appuntamento, ti assicuro
che non
uscirei mai con Aoko come dici tu! >>.
La
madre si mise a ridere. << Oh Kaito, devi ancora imparare
ancora tante
cose. Tuo padre ti ha insegnato l'illusionismo e la magia ma non come
si tratta
una signorina >>.
<<
E pensare che ho vinto quel buono solo per fare un piacere a lei e sono
dovuto
salire sul palco come Ladro Kid! >>.
<<
L'importante è che nessuno abbia capito >>. Chikage, come
tutte le madri,
era sempre preoccupata per suo figlio. L'aveva lasciato da solo, in
Giappone,
perché sapeva che era un ragazzino responsabile. Ci era già passata con
Toichi,
quando andava a compiere un furto lei lo appoggiava e l'aspettava a
casa con un
poco di ansia ma non perché dubitasse delle sue capacità ma, come ex
ladra,
sapeva che c'era in gioco il binomio sfortuna/fortuna e su quello
nemmeno Ladro
Kid aveva potere.
Kaito
non voleva farla preoccupare e le fece un gran sorriso.
<< Tranquilla,
nessuno ha capito >>.
<<
Bene, ora ti lascio tesoro. Ah... domani mettiti quello che troverai
nell'armadio
>>.
Il
figlio la guardò perplesso. << Eh? >>.
Gli
fece un occhiolino. << Magia >>.
Aoko
servì la cena in tavola e si sedette al fianco di suo padre. Cucinava
ogni sera
e fu costretta a dirgli che avrebbe dovuto arrangiarsi per la sera
dopo. Ginzo
Nakamori aveva il difetto di fare il poliziotto anche a casa, quindi
trattava
la figlia come un sospettato a cui doveva estorcere un duplice omicidio.
<<
Kaito deve usare il buono e me l'ha chiesto >>.
<<
Quel maghetto >>, sbuffò nel bicchiere di birra.
<< Spero che tenga
le mani apposto >>.
<<
Papà! >>, si indignò la figlia. << Non mi
va di fare questi
discorsi. Vado solo a cena con un amico >>. Kaito aveva
la pessima
abitudine di dire il colore della sua biancheria intima, di aprire i
lucchetti
degli spogliatoi femminili e prenderla in giro ma non lo faceva per
cattiveria,
era solo il suo modo di fare.
<<
Be', io sono un poliziotto e lui lo sa bene >>.
<<
In che senso? >>.
<<
Che se non tiene le sue magiche mani apposto, io ho un'ottima mira
>>.
Aprì
la sacca che lo conteneva e fu sorpreso di vedere abiti nel suo stile.
Aveva
detto ad Aoko che sarebbe andato a prenderla sotto casa, dopotutto
abitavano a
pochi metri. Indossò il pantalone nero, la camicia dello stesso colore
e una
giacca casual bianca. Uscì di casa e bussò alla porta di Aoko.
Aprì
Nakamori.
<<
Buonasera Kaito Kuroba >>. Si appoggiò allo stipite con
un bicchiere di
birra in mano.
Il
ragazzo notò lo stesso guardo che riservava a Ladro Kid quando gli
sfuggiva.
<< Salve signore. Aoko è pronta? >>.
<<
La mia bambina sta scendendo >>. Non smetteva di tenere
sotto tiro Kaito
con lo sguardo, sembrava pronto a trafiggerlo.
Aoko
era sul primo gradino e scese l'ultimo timidamente. Kaito non poté fare
a meno
di notare quanto fosse bella: l'abito rosa le calzava a pennello, la
cinta nera
metteva in risalto la vita stretta e si chiudeva sulla schiena come un
fiocco.
Le scarpe nere con un tacco basso, nella mano destra stringeva una
borsetta
rosa con inserti in pizzo neri. I capelli sciolti, con una decorazione
nei
capelli, la rendevano perfetta.
Il signor Nakamori
tossicchiò. << La rivoglio a casa entro le 22.30
>>.
<<
Va bene papà, adesso smettila. Ti ho già detto che non è un
appuntamento
>>.
I due ragazzi uscirono in
strada e Aoko mise una giacca nera. Era inizio marzo e la sera faceva
ancora
freddo, anche se la neve si era sciolta. Raggiunsero il centro in metro
e poi
il ristorante a piedi. Parlarono del più e del meno, anche Aoko aveva
notato
l'abbigliamento di Kaito e ne era rimasta colpita.
Il
ristorante aveva pareti in legno scure e il parquet. Eleganti tavoli in
mogano
erano posti nella sala, quelli addossati alle pareti avevano divanetti
in
stoffa beige. La luce soffusa rendeva l'ambiente intimo e perfetto per
una cena
tranquilla. Kaito mostrò il buono e il cameriere li fece sedere in un
tavolo
posto in fondo al ristorante, sui divanetti. Gli porse due menù e li
lasciò
soli.
Aoko
si sentiva in imbarazzo. Era Kaito, il ragazzo che vedeva tutti i
giorni, il
suo migliore amico. Perché provava quelle sensazioni?
<<
Io prendo la bouillabaisse >>, disse Aoko.
Sapeva che Kaito non l'avrebbe mai presa, conteneva pesce.
<<
Io una vichyssoise >>. Posò il menù e
fece segno al cameriere.
Dopo aver ordinato da bere
e
le pietanze rimasero soli. Intorno c'erano coppie o famiglie che
cenavano,
l'atmosfera era rilassante.
<<
Non ho mai mangiato cucina francese >>.
<<
Davvero? >>.
<<
Tu sì? >>.
<<
Sono stato in Francia qualche volta con mio padre, quando teneva degli
spettacoli. Anche se ero piccolo me lo ricordo. Ha cercato di
insegnarmi il
francese e ricordo giusto qualche parola. E poi è la città dove si sono
conosciuti i miei >>, rise.
<<
Come si sono conosciuti? >>, domandò Aoko, era
un'inguaribile romantica.
Non
poteva certo dirle che si erano conosciuti durante un furto.
<< In uno
degli spettacoli di papà >>.
Aoko
notava come Kaito parlava di suo padre con naturalezza. Forse lei non
poteva
capire, non aveva mai perso un genitore, sua madre viveva in un'altra
città e
suo padre stravedeva per lei. Dopo tanti anni, forse, il ragazzo
preferiva
ricordare la straordinaria persona che era stata.
<<
Mi piaceva il signor Toichi. Ricordo che faceva un sacco di magie, un
po' come
te >>.
<<
Ricordi quella volta che, al tuo settimo compleanno, ha fatto apparire
bolle di
sapone per tutto il giardino e poi una di queste conteneva il tuo
regalo?
>>.
<<
Sì! >>, Aoko lo ricordava come uno dei suoi compleanni
più belli.
<< Mio padre ancora adesso non capisce il trucco!
>>.
<<
È molto semplice. Spara bolle piazzati in punti strategici e poi aveva
il
regalo nella giacca, così quando sono tutte esplose e gli invitati sono
rimasti
ammirati, mio padre l'ha messo davanti a te >>. Kaito
aveva partecipato a
quella magia e quello che ricordava con più piacere erano i sorrisi
della
piccola Aoko.
Si
persero nei ricordi fino all'arrivo delle pietanze. Il ragazzo si
rifiutò anche
solo di guardare quella di Aoko e lei assaggiò la vellutata di lui, la
trovò
gustosa. Ad un certo punto della cena a Kaito squillò il cellulare, si
scusò
con Aoko e controllò: un messaggio di Jii. Disse di dover andare in
bagno e
lesse la notizia, una nuova gemma era in città: lo smeraldo cardinale
era a
Tokyo, ceduto da un altro museo in fallimento di Osaka. Poteva essere
Pandora.
Rimise
il telefono in tasca e ritornò da Aoko, non scriveva mai nulla per
messaggio
per evitare di lasciare tracce scomode e ne avrebbe parlato il giorno
dopo con
Jii.
<<
Tutto bene? >>.
Un
sorriso rassicurante. << Mia madre >>.
Aoko
rise sotto i baffi. Era stata proprio la signora Kuroba a dirle della
fobia del
figlio. << Spero torni presto >>.
<<
Mi ha lasciato tutto solo in Giappone, che madre sconsiderata
>>,
scherzò, mangiando l'ultimo boccone del piatto.
<<
Ma quale solo! Se ci sono io che mi occupo di te! >>.
Quella
frase fece scendere un lieve imbarazzo e Kaito sentì che stava per
arrossire e
le porse il menù dei dolci.
<<
Tuo padre è sempre molto felice di vedermi a cena... Poi che cosa aveva
stasera? >>.
<<
Crede che io e te siamo usciti come... come... >>.
Kaito
scoppiò a ridere. << L'ispettore vede cose che non ci
sono >>.
<<
È solo molto stanco >>. L'ultima sua frase le provocò una
punta di
sconforto. << Ladro Kid è sempre più sfrontato. L'ultima
volta gli è pure
venuto il raffreddore per recuperare quella stupida gemma
>>.
Il
ragazzo sentì che stavano per entrare in un terreno di conversazione
pericoloso. Ordino un soufflè per lei e una crème
brûlée.
<<
Gli ho detto che dovrebbe abbandonare il caso ma non vuole
>>.
<<
Ormai sono diciotto anni che lo insegue. Sarà un'ossessione
>>.
Aoko
batté una mano sul tavolo. << Se mi capita tra le mani!
>>.
Kaito
deglutì, quella reazione non se l'era aspettata.
Lei
si
accorse che stava zitto e puntò gli occhi azzurri in quelli del
ragazzo.
<< Non parli quasi mai di lui >>.
<<
Semplicemente non m'interessa >>.
Il
cameriere posò i due dessert e portò un'altra bottiglia d'acqua.
<<
Eppure avrei giurato che ti sarebbe piaciuto, Ladro Kid
>>, disse,
assaggiando il suo dessert. << È buonissimo!
>>.
<<
Penso sia un grande illusionista ma non ho opinioni su di lui
>>. Mai dette tante bugie in una
volta sola.
<< Lo
appoggi?
>>.
<<
Penso che se ruba avrà un motivo >>.
<<
Non c'è mai un motivo per rubare! >>, esclamò lei.
<< Mai >>.
Oh
Aoko, se solo tu
sapessi...
Kaito divenne triste per un secondo, con il cucchiaio a mezz'aria.
Prese un
pezzo del dessert della ragazza. << Ottimo
>>.
Lei lo guardò male.
<<
Ora voglio assaggiare il tuo! >>.
Prima
che potesse affondare il cucchiaio nella crème
brûlée
di Kaito, lui le porse il suo cucchiaio e le fece segno di assaggiare.
Cercò di
non essere la solita insicura e prese il cucchiaino per assaggiarlo.
<< Il tuo è
più buono
>>, disse, tornando a mangiare il suo soufflè, lievemente
color porpora.
Kaito
mise il tovagliolo sul piatto di Aoko e la ragazza ebbe un attimo di
smarrimento. Quando abbassò di nuovo lo sguardo c'era una crème
brûlée.
Fece
spallucce. << Io conosco i tuoi gusti >>.
Il
bel
sorriso che apparve sulle labbra di Aoko lo ripagò di tutta la rabbia
che aveva
scagliato contro il ladro che era. Lei lo mangiò felice, con le guance
rosa dal
trucco e la felicità.
<<
Grazie per la bella serata >>, disse lei, raccogliendo
ogni briciola di
coraggio.
<<
In fin dei conti ho vinto questa cena grazie a te, ho partecipato per
farti
piacere >>.
Aoko
non
poteva saperlo ma il signor Nakamori stava origliando, attaccando
l'orecchio
alla porta. Kaito l'aveva avvertito e si divertiva. <<
Credo sia meglio
che tu rientri >>. Con il capo indicò la porta.
<<
Buonanotte Kaito >>. Agitò la mano ed aprì la porta.
Il
padre
sentì la serratura e corse verso il divano, si buttò sopra e fece finta di
niente.
Aoko
si tolse le scarpe,
mise le pantofole e andò a salutare il padre, per poi andare in camera
sua.
Chiuse la porta alle sue spalle e si appoggiò ad essa, le labbra
incurvate in
un sorriso.
Più
i
mesi passavano, più si rendeva conto che essere Ladro Kid aveva un
prezzo.
Rinunciava a tante cose per quella missione e per il suo alter ego e
tra questi
c'era l'odio di Aoko. Si domandava, di tanto in tanto, se era disposto
a
correre il rischio di perderla. Perché l'avrebbe persa, questo era
certo.
Posò
il
tablet e guardò fuori, la luna era piena, con la testa piena di
domande,
perplessità e l'animo turbato.
<<
Capo, è stato trasferito dal museo di Osaka ieri e la notizia è
trapelata solo
oggi pomeriggio >>.
<<
Voglio che la prendete >>.
<<
Sarà
fatto >>. Snake
fece per
andarsene.
<<
Aspetta >>.
Il
suo
subalterno si fermò e attese ordini.
<<
Voglio che aspettiate la lettera di Ladro Kid >>.
<<
Come signore? >>.
<<
Fate fare a lui il lavoro sporco e poi prendete la gemma
>>. La figura
era all'ombra, solo un'ovale rosso, una sigaretta.
<<
Poi lo uccideremo >>, un largo ghigno si allungò sotto i
suoi baffi.
<<
No >>.
Snake
credeva di aver sentito male. << Come scusi?
>>.
<<
Ormai Ladro Kid ruba da qualche mese, dopo otto anni di pausa
>>.
L'uomo
vestito di nero si mostrò molto rammaricato. << Credevo
che Toichi Kuroba
fosse morto in quella esplosione, stavolta non fallirò >>.
<<
Non credo sia Toichi Kuroba >>.
<<
Ne è certo?! >>.
<<
Non ne ho la sicurezza, ovviamente. Svolgete delle indagini e studia
bene Ladro
Kid al prossimo furto >>.
<<
Mi scusi capo >>, azzardò Snake. << Ma
scoprire che sia o no Toichi
Kuroba... cosa cambia? Dovremo comunque ucciderlo >>.
<<
Sono diciotto anni che quel mago vestito di bianco rovina i miei piani.
Voglio
che paghi per tutto quello che ha fatto, nel modo peggiore possibile
>>.
<<
Come ordina >>.
Quella
figura inquietante aveva finito la sua sigaretta e la gettò nel
posacenere sul
tavolino alla sua destra. Voltò la sedia girevole verso la vetrata del
suo
ufficio, era notte fonda.
Non
poteva ancora sapere che il ladro che tanto odiava fosse un ragazzino
che
dormiva tranquillamente nel suo letto, all'oscuro dei guai che stavano
per
cominciare...
Angolo autrice!
Ecco
qui il nuovo capitolo!
Qui
c'è un pausa dai furti e l'introduzione dell'organizzazione! Chi è
il capo? Lo scopriremo nei prossimi capitoli!
Nel
prossimo capitolo ci sarà una sfida tra il ladro e il detective
;)
Grazie a chi l'ha messa nelle preferite e seguite!
Alla
prossima!