Capitolo 17
La scena che Rip
si trovò di fronte una volta raggiunta la camera da letto assegnata a lui e a
Sara fu proprio quest’ultima priva di sensi sul pavimento e al suo fianco Mick
nelle stesse condizioni. Il casco di Nabu giaceva poco
lontano ormai privo della sua luce e di quei bisbigli che avevano attirato a sé
la Leggenda. Il suo compito, per ora, era finito.
Senza perdere tempo entrambi vennero portati sulla Waverider
per un controllo da parte di Gideon e se la diagnosi
sul Signor Rory indicava che si sarebbe ripreso in
fretta in quanto la possessione da parte di Nabu non
gli aveva causato danni, dall’altra Sara sembrava come caduta in una sorta di
coma… anche se Gideon l’aveva più definito come un “essersi
persa nella sua mente”. Rip allora ripensò a come ultimamente più e più
volte l’aveva vista distante, pensierosa e confusa… Lui che troppo poco aveva
dato peso ai suoi tormenti e che adesso era intenzionato più che mai a porre
rimedio ai suoi errori.
«Entrare nella sua mente?» la domanda di Ray era suonata preoccupata, ma non del tutto così priva di
senso.
«Un po’ come io e Sara abbiamo fatto per
salvarti insomma…» ricordò Jax.
«Esattamente! A quanto pare la magia di Dottor
Fate le ha fatto qualcosa e a detta di Gideon ora lei
è bloccata nella sua stessa mente. Devo salvarla, come lei ha salvato me…»
Seppur solo le Leggende era presenti in quel
momento in infermeria, anche qualcun altro era corso per capire la situazione e
fino a quel momento era rimasta nascosta dietro la parete, nel corridoio,
capendo però che ora doveva mostrare la sua presenza.
«Vengo con te!»
La sorpresa del gruppo fu assai grande quando Laurel
fece mostra di sé e della sua decisione, rafforzando l’idea di Ray che lei fosse sì collegata a Sara e Rip
più di quanto loro riuscissero a vedere.
«Mi sentirei di dirti che è pericoloso e che forse non dovresti venire, ma
ho come la sensazione che sarebbe fiato sprecato…» e questo al Capitano Hunter
lo fece sorridere. Era come una sorta di déjà-vu e solo allora si rese conto di
quanto il Signor Palmer avesse ragione, di quanto diversa ai suoi occhi lei era
da tutti gli altri suoi compagni.
Laurel dal canto suo non poté che non sorridere all’uomo, come a volerlo
rassicurare non solo che non doveva preoccuparsi per lei, ma che insieme
sarebbero riusciti a salvare Sara: la donna più importante della vita di
entrambi.
«Sarà meglio allora che iniziamo subito, più la Signorina Lance rimarrà in
coma e più a fondo andrà la sua coscienza…»
Il professore Stein non aveva perso tempo e aveva messo tutti in riga per
iniziare subito il procedimento, uno che avrebbe portato Rip
e Laurel lì dove Sara era finita per la magia di
Dottor Fate e non per punirla o per farle del male… ma per aprirle gli occhi
sulla verità…
«Mi considero un insegnante di dure
lezioni. Sono Sara Lance aka White Canary e Dottor Fate i ha detto delle cose e poi mi ha
spedito in questo posto. Ha parlato di una “nuova minaccia” oscura e potente
come un Dio e io tra me e me ho riso. Perché c’è sempre una “nuova minaccia”.
Cavalchiamo l’onda d’urto delle conseguenze da una guerra all’altra. Un
interminabile schieramento di tiranni e invasori.
Ho passato gran parte della mia vita in
preda alla rabbia, al dolore e alla paura per la perdita della mia vita come la
conoscevo prima e per la morte di mia sorella poi. Ho intrapreso una crociata
contro il crimine, alimentata dalla tristezza e dalla sete di vendetta. Di rado
le crociate nate dal peccato portano alla vittoria. Assicurare seconde
occasioni. Scegliere la vera giustizia. Sono valide fondamenta su cui costruire
la mia nuova vita. Le parole che un giorno Jax ha
detto mi riecheggiano in testa “…quelli che non hanno mai chiesto di finire
sulla linea di tiro”. L’onda d’urto di conseguenze involontarie viene percepita
soprattutto da chi sta a terra. Dalle persone normali che incontriamo sul
nostro cammino, quelli che mandano avanti il nostro mondo»
In uno spasmo infinito di immagini tutto venne
improvvisamente a galla, tutto tornò chiaro e preciso nella coscienza di Sara,
la stessa che per osmosi colpì anche quelle di Rip e Laurel.
Corse a perdifiato gettandosi in ginocchio di fianco
al corpo morente della figlia, mentre sollevandola appena prese a cullarla e a
cercare il suo sguardo così identico a quello di sua sorella.
«Ehi…»
«Shh, non ti sforzare…»
ormai Sara piangeva eppure nonostante questo cercava di sorriderle, come se
potesse davvero darle un qualsivoglia conforto sporca di sudore e sangue
com’era.
«A-avrei preferito… e-essere una B-Black C-Canary migliore…» riuscì appena a sussurrare Laurel, scoprendo che le costava moltissima fatica parlare.
«Lo sei stata… hai fermato Thawne…»
La ragazzina strinse forte la mano della madre
poggiata sul suo ventre cercando di non piangere, non voleva che lei per
qualsiasi ragione si sentisse in colpa e poi dopotutto pensava che preferiva di
gran lunga morire così che consumata dalla malattia un giorno dopo l’altro fino
a diventare solo il fantasma di quello che era stata.
«T-Ti voglio b-bene mamma…»
«Te ne voglio anche io Laurel…»
Il respiro della giovane divenne sempre più corto e
tremante fin quando dopo l’ennesimo spasmo cessò per sempre. Rip giunse in quel preciso momento, felice che il piano
fosse riuscito e di fronte all’evidenza che a quanto pare i due regnanti
stavano finalmente ritirando i loro eserciti mettendo fine a quell’incubo, ma
ogni proposito di gioia morì di fronte a una scena che non era pronto a
rivivere.
Per l’ennesima volta era costretto a vedere il corpo
esamine di un figlio morire in guerra, per mano di chi era stato così meschino
da uccidere solo per il gusto di farlo.
Immediatamente aveva raggiunto Sara e si era
inginocchiato al suo fianco, mentre i rumori della battaglia cessavano e gli
eserciti si ritiravano.
Avevano vinto o forse no?
Fu in quel momento di infinita
disperazione e tristezza che la realtà prese a distorcersi e portare Sara e Rip in una singolarità fuori dal tempo e dallo spazio.
Ancora scossi e feriti nel cuore quanto nella
mente i due si resero conto dello strano evento e alzandosi in piedi si
guardarono intorno. Il corpo di Laurel era scomparso
come tutto ciò che li circondava lasciando spazio solo a un’infinità di nebbia
e luce che rendeva impossibile sapere se quello fosse un luogo fisico o meno.
Incontro loro arrivò un’entità
bellissima e solare dalle fattezze di Laurel che per
un momento illuse Sara che lei fosse ancora viva, ma quando tentò di
abbracciarla capì che anche lei era solo un’illusione. Lei che sorrideva,
serena e bellissima nel suo lunghissimo ed elegantissimo abito di piume
bianche.
«Esiste un segreto nascosto nelle pieghe
del tempo… non capite che la vostra missione era rivelarlo?»
Ora tutto era divenuto finalmente e di nuovo chiaro,
capiva che il motore che l’aveva spinta fino a quel punto era stato un
futuro/presente/passato che per qualche motivo sia lei e il mondo intero
avevano dimenticato grazie al sacrificio di Laurel e
al suo salvare il tempo stesso, colui che crudele e magnanime nello stesso
momento aveva continuato ad esistere, ma privandoli della vita di come l’avevano
conosciuta fino a quel momento, di ricordi dolorosi e bellissimi in egual modo.
Il tempo non le aveva concesso di riavere indietro Laurel,
sua sorella, ma l’aveva ripagata portando a lei un’altra Laurel,
una figlia che sentiva di amare più della sua stessa vita seppur ancora non la
teneva in grembo. Era stato l’eco dell’amore che in lei aveva lasciato a
segnarla come la prediletta per salvare l’ascesa degli eroi da Darkseid. Da questa forza oscura cui suoi unico desiderio era
di distruggerli per poter finalmente salvare il suo mondo, la sua realtà e il
suo tornare a primeggiare su tutto e tutti.
«E’ dunque questo che dobbiamo impedire? Che Darkseid sovrascriva la nostra realtà con la sua creata
nell’Oculus?»
La domanda di Sara aleggiava nelle sale deserte del
covo di Arrow, lì dove improvvisamente non fu più sola perché di nuovo il tempo
aveva deciso di affrontarla sempre con il volto di Laurel,
ma questa volta non sua figlia, ma sua sorella.
«Vuole portare un futuro agli abitanti di Blattleworld che adesso aleggia in un limbo senza spazio e
senza tempo…»
Sara era convinta che avrebbe boccheggiato di fronte
alla presenza di sua sorella nelle vesti di Black Canary
eppure l’affrontò con una calma e una serenità che quasi stentava a credere di
avere.
La vide seduta su uno degli scalini del covo, di
fronte ai manichini che conservavano le divise dei vari membri dell’Arrow Team
e avvicinandosi prese posto accanto a lei.
«Un limbo?»
«Un limbo» confermò Laurel «Uno
in cui nessuno dei suoi abitanti ha futuro e in cui le storie di tutti sono
state sospese in attesa di un finale. Ma se i Signori del Tempo, su mia
richiesta, hanno fatto questo è perché non esiste futuro per loro che non sia
solo di distruzione del tempo e dello spazio stesso…»
«E’ questa la grande minaccia di cui ci avevi messo
all’erta…»
Laurel assentì per poi voltarsi verso Sara e allungare una
mano sul suo ventre piatto e scolpito dal duro allenamento.
«In te sta germogliano il seme di una nuova
generazione di eroi… impedite a Darkseid di
distruggerla… la Silver Age dell’eroismo dipende da questo…»
Sara avrebbe voluto farle molte altre domande, ma ciò
che aveva appena scoperto era così sconvolgente che appena aveva fatto in tempo
a toccarsi il ventre per metabolizzare ciò che le era stato detto, che di nuovo
era completamente sola nel covo.
Si alzò in cerca di Laurel,
ma l’unica cosa che vide fu su uno dei manichini la divisa di Black Canary accanto alla sua di White Canary
e dall’altra parte ancora la fantomatica giacca di Rip.
Fu allora che nuovamente cercò il contatto con il suo ventre e capì quanto
tutto ciò che le serviva per andare avanti, per affrontare quella minaccia e
sconfiggerla fosse sotto ai suoi occhi. Era sempre stata Laurel
il motore della sua intera esistenza e come lei l’aveva salvata una volta, ora
sarebbe toccato a lei salvarla… così come lo aveva promesso a sé stessa anche
quando l’aveva dimenticata…
Rip e Laurel non avevano avuto la fortuna di arrivare al centro
della coscienza di Sara lì dove lei pareva attualmente al sicuro, tant’è che
dopo lo scossone dovuto alla marea di ricordi che lei aveva acquisito
nuovamente i due si erano dovuti riprendere a fatica. Come conseguenza del suo
flusso di pensieri anche le loro menti erano state influenzate rendendo
improvvisamente tutto chiaro a Rip di ciò che lo legava
come Sara a Laurel e a lei e dell’esistenza misera
che era la sua vita prima di cambiare.
Avrebbero voluto fermarsi a riflettere su tutto ciò,
ma il luogo in cui era non lo permetteva. Era freddo e oscuro e solo in quel
momento si resero conto di come erano circondati da teschi appesi a bastoni e
tutti che riportavano sul capo il tetro marchio Ω.
«A quanto pare anche qui Darkseid
ci perseguita…»
«E’ stato un viaggiatore per lungo tempo prima di
finire nell’Oculus in esilio, chissà quante persone ha
plagiato con la sua forza oscura… chissà quante di queste Sara ha
inconsapevolmente incontrato nella sua vita e ucciso…»
Rip
aveva appena dato quella risposta che guardando Laurel
era rimasto molto sorpreso di come sapesse quelle cose, ma il “come fosse
possibile” era presto detto. Erano nella mente di Sara dunque tutto ciò che lei
sapeva per via di Dottor Fate o chiunque altro le avesse dato quelle informazioni,
la sapevano anche loro.
Bisbigli improvvisi li circondarono a tutto tondo e fu
chiaro ad entrambi che quel luogo abbandonato ove si trovavano erano i recessi
più oscuri della mente Sara. Quelli in cui aveva rinchiuso i fantasmi del suo
passato che con fatica aveva seppellito. Nulla poterono contro di essi tant’è
che cedendo alla loro forza vennero trascinati al cospetto di colei che li
dominava: Sara. Ma una Sara diversa da quella che conoscevano. La Sara
assassina, la Sara piena di rancore e odio che era mossa fin dentro le viscere
da un unico desiderio: la sete di sangue.
Indossava una lunghissima veste nera strappata, le
maniche a pipistrello, due ali di kajal agli occhi,
il rossetto color pece e i lunghissimi capelli biondi tutti tirati indietro. Lei
che con un solo gesto della mano aveva fatto portare via la ragazzina, mentre
giungendo alle spalle di Rip lo aveva tirato per i capelli,
scoprendo il suo collo che accarezzò con la lama del suo pugnale.
«Dove la stai portando?»
«Se sei preoccupato della sua sorte…» un colpo dietro
le ginocchia e lo costrinse a terra «… fai bene, ma non c’è nulla che tu possa
fare per lei…»
Sara si allontanò da lui guardandolo a terra
sofferente e confuso.
«Non puoi immaginare quanto io ti odia Capitan Hunter…»
esordì la donna, giocando con la punta della lama che teneva in mano.
«Da quando hai conosciuto Sara e l’hai portata sulla “via
giusta” questa è divenuta la mia gabbia dorata. Mi tiene chiusa qui, lontano
dai suoi pensieri, alla mercé dei suoi incubi peggiori… abbandonata a me stessa…
questa è stata la mia punizione… e tutto per colpa tua…»
«Io ti ho salvato…» bastò quella frase di Rip per accecare Sara dell’unico sentimento tanto forte
quanto l’amore: l’odio. Gli fu addosso e colpì con tutta la forza che aveva in
corpo più e più volte fin quando il suo viso si deformò e lo costrinse a sputare
sangue.
«No tu mi hai mandato in esilio, ma qui comando io e
presto scoprirai cosa questo vuol dire…»
Una minaccia che la donna sussurrò al suo orecchio
tenendolo per il bavero, prima di lasciarlo andare e farlo cadere a terra.
Il viaggio verso i gironi infernali dell’anima di Sara
Lance era solo all’inizio…
Lo so lo so ci ho
messo un po’, ma finalmente eccomi qui! Ho avuto dei giorni davvero pieni che
mi hanno tenuto lontano dallo scrivere un po’ perché fisicamente impegnata e un
po’ perché la testa era concentrata su altri problemi. Non che questi ancora si
siano risolti, sono legati alla possibilità che il mio prossimo progetto
letterario salti per colpa di terzi, ma quanto meno rimettersi nella fan
fiction mi ha distratto un po’… Mi sono gettata dunque nella storia, in questa
scena che avevo in mente da giorni e l’ho scritta… Protagonisti assoluti la
Famiglia Hunter. Come sempre aspetto vostri commenti e critiche, io dal canto
mio non smetterò di metterci anima e core in questa storia!