Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Segui la storia  |       
Autore: Echocide    03/05/2017    3 recensioni
Tikki è condannata a un'esistenza immortale e susseguita di morti: è una sirena e il suo unico scopo è dare in pasto delle vite umane al Mare, suo Genitore e Sposo. Ma dopo l'ennesima morte, nel piccolo villaggio in cui si ferma, incontra qualcuno...
Plagg odia il mare che gli ha portato via la sua famiglia e odia anche la nuova arrivata, che odora di salsedine, ma allo stesso tempo non può stargli lontano...
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Plagg, Tikki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: La sirena
Personaggi: Tikki, Plagg, Altri
Genere: mistero, sovrannaturale, romantico
Rating: G
Avvertimenti: Alternative Universe, longfic, Original Characters
Wordcount: 1.808 (Fidipù)
Note: Nuovo capitolo de La sirena e si continua con la nascita  del rapporto fra Plagg e Tikki (e il camambert). Che altro c'è da dire? In verità poco o nulla, dato che non mi baso su un paese realmente esistente e quindi non posso fare da guida turistica, quindi bando alle ciance e cianco alle bande, passo subito ai ringraziamenti e a ciò che vi aspetta ancora questa settimana, ovvero il secondo aggiornamento di Miraculous Heroes 3 e il nuovo aggiornamento di Lemonish.
Detto questo, come sempre, vi ringrazio tantissimo per il fatto che leggete la mia storia, la commentate, la inserite in una delle vostre liste e me fra gli autori preferiti.
Grazie di tutto cuore!


Tikki sbadigliò, osservando il suo carceriere mentre, dall’altra parte della strada, stava aiutando il proprietario del negozio di fiori a sistemare i nuovi arrivi: non avendo niente da fare, aveva seguito Plagg per tutto il giorno, scoprendo che lui dava una mano a chiunque nel piccolo paese, in cambio di compenso.
Che fosse denaro o altro, per lui andava sempre.
Se si trattava poi di camambert…
Beh, aveva visto gli occhi di quel tipo illuminarsi, quando il sindaco della città lo aveva ripagato con una forma di formaggio puzzolente, perché aveva controllato il motore della sua vettura.
Formaggio che, in quel momento, era stato sistemato sulla sedia vicino alla sua e di cui le era stata intimata la salvaguardia.
Quel tipo era completamente e totalmente assurdo.
Tikki tamburellò le dita sul tavolo, voltandosi verso la direzione in cui sapeva c’era il mare e socchiuse gli occhi: se riusciva a concentrarsi poteva sentire il rumore delle onde e il richiamo del Padre.
Avrebbe voluto fuggire dalla supervisione di Plagg, ma nelle due volte in cui aveva provato, lo sguardo verde era stato subito su di lei e, con tutta la nonchalance del mondo, le aveva fatto constatare che non stava mantenendo la sua parte di promessa.
Solo che lei…
Lei era una sirena e iniziava a sentire il bisogno impellente di gettarsi nell’acqua.
Si voltò, notando che lui era sparito.
Forse era la volta buona.
Si alzò, attenta a non fare il minimo rumore e rimase ferma un attimo, osservando il negozio, quasi aspettandosi che Plagg uscisse e la fissasse, intimandole col solo sguardo di tornare seduta e aspettarlo.
Ma non avvenne.
Tikki sorrise, spostandosi leggermente alla sua sinistra e quasi sentendo già l’odore di libertà: non se ne sarebbe andata, gli aveva promesso che sarebbe rimasta almeno una settimana, sarebbe solo andata alla spiaggia, immersa e avrebbe parlato con il Padre, spiegandogli il perché della sua decisione di rimanere lì per un po’.
Certo, omettendo la parte della tipa che la voleva quasi morta.
Non l’avrebbe presa bene e voleva evitare che scatenasse la sua furia contro quel piccolo porto di mare.
«Tikki!» La voce allegra di Marinette la fece voltare: «Plagg, ti ha fatto impazzire?» le domandò, fermandosi a pochi passi da lei, assieme a un’altra ragazza dalla carnagione scura: «Ah! Lei è Alya, la mia migliore amica.»
Alya alzò il volto dal cellulare, sorridendole: «Piacere! Marinette non ha fatto altro che parlare di lei, oggi.»
Tikki sorrise, recuperando il blocco che aveva sul tavolo e scrivendo velocemente qualcosa, mostrandolo poi alle due: «Perché si scusa?»
«Perché Tikki è molto educata» dichiarò Marinette, scostando una sedia e osservando la forma di camambert poi la rossa che, girata la pagina del blocco, vergò il nome del proprietario: «Ah, lo hanno pagato di nuovo in formaggio? Poi si lamenta che non arriva a fine mese!»
«Se vuoi, Marinette, ti dico anche chi l’ha pagato con quella!» esclamò Alya, alzando gli occhi al cielo e sorridendo all’altra: «Bourgeois!» esclamò, in contemporanea con la moretta, e ridacchiando poi entrambe.
Tikki le osservò, sorridendo in silenzio: ridere e parlare così con qualcun altro per lei era impossibile e, anche se si fosse trattato di un’altra sirena, non avrebbe mai avuto quella complicità e quel calore che vedeva tra le due amiche davanti a lei.
Era strana a desiderare quello?
In fondo anche lei era una sirena.
Eppure…
«Marinette. Marinette» Alya ridacchiò, indicando con un cenno del capo la direzione da cui erano venute e Tikki notò Marinette voltarsi un attimo e arrossire vistosamente, tornando poi a guardare l’amica con un’espressione fra l’imbarazzato e il sofferente: «Andiamo, devi solo dire ‘Ciao, Adrien’» la prese in giro l’altra, sedendosi e poggiando il volto contro il palmo aperto: «Ripeti con me…»
«Ciao, Marinette!»
Tikki osservò il biondo, che stava passando in quel momento, con lo sguardo rivolto verso le due ragazze e un sorriso gentile in volto; Marinette, se possibile, diventò ancora più rossa e balbettò un qualcosa  che doveva essere un saluto, prima di sedersi e tenere lo sguardo rivolto verso il tavolo.
La sirena inclinò la testa, osservando curiosa lo strano comportamento e ricordandosi che Plagg aveva preso in giro la ragazzina proprio quella mattina…
Era qualcosa sul non balbettare troppo davanti qualcuno.
Spostò l’attenzione sul biondo, che aveva continuato per la sua strada, e annuì: quindi quel ragazzo era quel qualcuno.
Sorrise dolcemente, portandosi una mano alle labbra e osservando il blocco sul tavolo, indecisa se scrivere qualcosa: «Tu!» esclamò una voce femminile, facendole spostare l’attenzione verso la donna, che marciava verso di lei.
La figlia dell’uomo che aveva ucciso.
«Che cosa fai ancora qui? Stai cercando la tua prossima vittima?» le ringhiò contro, fermandosi a pochi passi da lei e fissandola astiosa: «Non ti è bastato uccidere mio padre?»
«Marie, andiamo…»
«Non intrometterti, Alya» sbottò Marie, voltandosi un attimo verso la ragazza e poi tornando a dedicare tutta la sua attenzione a Tikki: «Questi capelli rossi…»
«Oh, dai! Non siamo nel medioevo! E questa ragazza mi sembra tutto tranne che una serial killer!»
Marie la fissò astiosa, prendendole la coda e tirandola con forza: «E’ tutta colpa tua!» sputò la donna, costringendola a inginocchiarsi a terra e stringere i denti: non doveva fiatare, non doveva far uscire nessun suono altrimenti le persone attorno a lei sarebbero state condannate.
Sopportare.
Quello sapeva farlo bene.
Sopportava quando cantava.
Sopportava quando lasciava che suo Padre si prendesse una vita.
Doveva sopportare anche in quel momento.
Marie le tirò più forte la coda e Tikki si morse il labbro inferiore, poi qualcosa la colpì e una sensazione di bruciore le si irradiò dalla guancia destra; chiuse gli occhi, aspettando che tutto finisse e, poco dopo, sentì la presa sui suoi capelli farsi meno e qualcosa di caldo le si posò sulla guancia: «Stai bene?» le domandò la voce di Plagg.
Tikki riaprì gli occhi, osservando il volto inscurito dal sole a pochi centimetri dal suo e annuì, osservando gli occhi verdi che avevano perso quella  nota scanzonata: «Toccala di nuovo, Marie, e te ne pentirai» ringhiò, voltandosi verso la donna e fissandola: «Non voglio sapere quale collegamento ha fatto il tuo cervellino, ma ti posso assicurare che questa ragazza non centra assolutamente niente con la morte di Gustav.»
«Cosa c’è? Anche tu, ti sei fatto abbindolare da quel bel faccino?»
«Sì, è bella. Ma puzza troppo di mare per i miei gusti.»
Puzzava?
Tikki abbassò il mento, odorandosi e cercando di capire se era vero: forse aveva giocato troppo con i pesci l’ultima volta e il loro odore le era rimasto addosso?
«Sei come tutti gli altri, ma io…»
«Andiamo, Marie. Non renderti più ridicola di quello che sei» sbuffò Plagg, alzando gli occhi al cielo: «Fu mi paga per tenerla al sicuro ed io lo faccio.»
«Non pensi che sia strano che Fu ti abbia chiesto di proteggerla?»
«Forse me l’ha chiesto perché c’è una decerebrata che l’accusa della morte del padre e le vuole far del male?»
«Tu…»
«Io adesso ti osserverò continuare per la tua strada, come se nulla fosse. Ok?»
Marie strinse le labbra, facendo saettare lo sguardo da Plagg alla ragazza per terra, che si teneva la guancia lesa: «Non finisce qui» ringhiò, alzando il mento e riprendendo il suo cammino, regalando l’ennesimo sguardo d’odio a Tikki.
«E’ completamente impazzita» sospirò Alya, scuotendo la testa: «Completamente andata.»
«Può succedere quando perdi qualcuno che ami…» mormorò Plagg, voltandosi verso Tikki e osservandola: «Tutto ok, rossa?»
Tikki annuì, dopo un momento di titubanza, poi indicò il blocco che aveva lasciato sul tavolo e osservò Plagg recuperarlo e passarglielo, chinandosi accanto a sé e aspettando che lei scrivesse; strinse la penna, mordendosi il labbro inferiore e guardando la pagina, già piena di scritte, alla ricerca di un angolino vuoto: doveva prenderne un altro, se voleva continuare a comunicare con il resto del mondo.
Rimase a fissare il foglio, scrivendo le prime parole che le vennero in mente e voltando poi la pagina verso Plagg che, una volta letto, rise divertito: «Sì, grazie. Ero in pensiero per il mio camambert.» dichiarò lui, sorridendole: «Stai bene tu? Marie ti ha tirato per un bel po’ i capelli.» allungò una mano, massaggiandole la testa e scrutandola, mentre i polpastrelli scivolavano lungo il profilo della mandibola e le carezzavano il graffio: «Sei stata fortunata che non ti abbia preso bene con la borsa.»
Tikki lo osservò, spostando poi l’attenzione sulle due ragazzine, che avevano assistito alla scena, e regalò loro un sorriso: «Stai bene, Tikki?» domandò Marinette, inclinando la testa e studiandola seria.
La rossa annuì nuovamente e poi prese a girare i fogli del bloc notes, alla ricerca di uno spazio bianco per scrivere qualcosa: possibile che li avesse usati già tutti? Ok, Sabine l’aveva fatta scrivere per un bel po’, ma poi…
Poi quasi tutti quelli da cui era passato Plagg le avevano fatto domande e lei aveva dovuto rispondere.
Sorrise, carezzando le parole che aveva vergato in quella giornata e abbassando le spalle sconsolata: a quanto pareva non poteva più comunicare, se non a gesti o altro, finché non avesse preso un nuovo quaderno.
«Ragazze, potete accompagnare Miss non parlo ma mi faccio intendere benissimo a prendere un nuovo quaderno?» domandò Plagg, voltandosi verso Marinette e Alya: «Io finisco di aiutare Theo con il negozio e poi vi raggiungo.»
«Miss non parlo ma mi faccio intendere benissimo?»
«Sì, Alya. Perché anche se sta zitta, posso sentire nella mia testa una vocina che fa: uffa! E adesso come faccio? Non ho più posto dove scrivere! Uffa! Uffa! Uffa!» Tikki alzò il capo, fulminandolo con lo sguardo e Plagg sorrise: «Adesso sta sicuramente pensando a come uccidermi. Nel modo più lento e doloroso, possibilmente» dichiarò, piegando le labbra in un sorriso innocente al segno secco di affermazione di Tikki: «Visto?»
«Io devo prendere gli acquerelli» dichiarò Marinette, sorridendo a Tikki e porgendole una mano: «Tu prendi un quaderno nuovo e così puoi dirne quattro a Plagg.»
«Ehi! Tu dovresti stare dalla mia parte?»
«E perché?»
«Perché io potrei mettere una buona parola per te con Adrien, semplice.»
«E da quando in qua Adrien ti ascolta, Plagg?» dichiarò Alya, ridacchiando: «Solo perché vivi a casa loro, non è che lui ti dia retta»
«Punto primo: non vivo a casa loro, sono il guardiano e ho la mia casettina. Punto secondo: conosco Adrien da quando era un moccioso e, tutto quello che sa in fatto di donne, gliel’ho insegnato io.»
«Andiamo bene.»
«Alya, potrei lasciarmi scappare con Nino di quando tu avevi una cotta per me e hai provato a sedurmi, sai?»
«Ero una bambina»
«Un dettaglio che posso facilmente togliere dal racconto.»
Alya sbuffò, aiutando Tikki ad alzarsi e sospingendo lei e Marinette: «Andiamo, prima che lo uccida» dichiarò, voltandosi e facendo una linguaccia al moro: «Altrimenti, Tikki dovrà trovarsi una nuova bodyguard.»
«Ci vediamo dopo, signore.»

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: Echocide