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Autore: RVNVWAY    03/05/2017    1 recensioni
Evelyn ha diciannove anni e crede che il suo destino sia già scelto; si occupa dei bilanci di un ufficio di animazione e vive da sola in un appartamento a Boston. La sua vita non è entusiasmante quando dovrebbe essere quella di una ragazza così giovane, almeno fin quando, grazie alla sua nuova vicina di casa, conosce Harry.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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​FOOLS THAT FELL IN LOVE



CAPITOLO 1

 
Quel giorno era impossibile lavorare.
 
Era tutto inutile: un caffè, un tè, un cocktail, un abbraccio, un film o un libro, il mio mal di testa non voleva cessare.
In bocca avevo ancora il sapore della tachipirina orosolubile, ora divenuto amaro, e qualche residuo di quella polverina nauseante sui denti quando mi arresi e chiusi il PC.
Il letto era ancora sfatto e le coperte disordinatamente lasciate aperte mi invitavano ad entrarci.
Così neanche me ne resi conto che le mie gambe si mossero sino al materasso e il mio corpo si infilò sotto quel rifugio caldo e accogliente.
Inalando l'odore del mio pupazzo mi parve che per un paio di secondi l'emicrania cessò, ma poi tornò come chiusi gli occhi.
Non penso che quel giorno sarei potuta uscire di casa in quelle condizioni. Probabilmente non avrei neppure pranzato.
Così allungai svogliatamente una mano verso il piccolo mobile bianco alla destra del letto e, tastando la superficie, riuscii a trovare il mio cellulare.
Composi il numero di mia sorella, Alison, che rispose immediatamente al secondo squillo.
 
- Hey Ali,- mormorai con la voce bassa. - Oggi non posso venire da te.-
 
Dall'altro capo del telefono sentii sussurrare un'imprecazione, non ricordo se "cazzo" o "merda", ma insomma, quel genere lì.
 
- Evie, diamine, si può sapere che hai combinato?- Sospirò.
 
Riuscivo ad immaginarla con le sopracciglia folte e scure aggrottate che si toccava i capelli per una volta sciolti e pettinati.
 
- Senti ora non ho proprio voglia di sentire il sermone perciò ti saluto,- scattai, e la chiamata si concluse lì.
 
Sempre un piacere parlare con lei, pensai, richiudendo gli occhi.
Essendo le tende aperte, quando chiusi gli occhi lo sfondo che mi si presentò non era uniformemente monocromo e nero, bensì una miscela dei colori rosso, azzurro e arancione in un mare scuro.
Dalla finestra, infatti, potevo scorgere il cielo azzurro stranamente sereno e le piante verdeggianti di fronte alla schiera di appartamenti.
Giusto un poco di vento movimentava le chiome degli alberi, ma appena accennato e neanche troppo fastidioso rispetto a quello tipico di Boston.
Finalmente, dopo che passò quanto tempo quanto quello necessario per farsi una ceretta, e altrettanto doloroso, l'emicrania si ridusse fino a divenire un leggero dolore di fondo, che -non ne dubitavo- mi avrebbe accompagnata sino al termine della giornata.
Nel momento in cui mi alzai dal letto mi parve come se mi fossi messa in piedi dopo un secolo trascorso in una barra sotterrata.
Poi andai in bagno e aprii l'acqua della doccia, dove entrai solamente quando fui certa che il getto era abbastanza caldo da accogliere il mio corpo debole e dolorante.
Ripensai alla sera precedente. Non ero ridotta in quello stato perchè avevo fatto baldoria fino all'alba o perchè mi ero ubriacata sino a non ricordarmi il mio nome, bensì perchè lacrime incessanti sgorgando dai miei occhi pian piano lasciarono spazio a un mal di testa altrettanto insistente.
 
Anche quella mattina, ormai quasi primo pomeriggio, il mio corpo nudo non mi piacque.
Mi affrettai a coprirmi con una tuta grigia e una maglietta nera a maniche lunghe che lasciava semi-scoperte le spalle, poi andai in cucina dove bevvi una tazza di tè verde, sperando che questo altro rimedio potesse aiutarmi a curare il mio malessere.
Sorseggiando il tè verde ripensai a quando, un paio di anni prima, il tè non mi riusciva affatto e aveva un sapore disgustoso. Non sarei sopravvissuta neanche quattro ore in un appartamento da sola, e invece ora il massimo aiuto che ricevevo era un responso al telefono dalla mia collega Meredith.
Il flusso di pensieri venne interrotto da un breve suono al campanello. Indebolita, mi alzai dalla sedia ipotizzando che fosse il postino e senza curarmi del mio aspetto pessimo.
Davanti a me però non trovai alcun uomo o ragazzo in divisa, come immaginavo, bensì una giovane ragazza dai capelli neri e lisci tenuti corti. La sua pelle era estremamente chiara, del colore della neve, e i suoi occhi cristallini come palle di vetro.
Mi sorrise ampliamente mostrando una dentatura bianca e impeccabile, se non per un leggerissimo -particolare, ma non brutto- spazio tra i due incisivi.
 
- Signora Dixon?- Esordì.
 
Scossi la testa, sorridendo lievemente. -Signorina,- la corressi.
 
La ragazza di fronte a me ridacchiò quasi per il nervosismo. - Sono Kiara, la nuova vicina.-
 
Sebbene non fossi chiaramente nella mia forma migliore e nonostante mi infastidisse l'idea di non essere più sola sul terzo piano, sorrisi nuovamente tentando di far sentire la ragazza più accolta e a suo agio possibile.
 
- Ti andrebbe di venire a bere un tè da me? Così ti faccio vedere la casa!- Esclamò entusiasta, forse realizzando un istante dopo che non ero in ottime condizioni.
 
- Ne ho appena bevuto uno, ma vengo volentieri,- replicai, seguendo la solare ragazza bionda.
 

A/N:

Ciao a tutti e benvenuti nella mia nuova (e prima) storia!
Ci ho messo molto tempo per elaborare questo capitolo e spero possa essere venuto bene.
Spero anche che vi sia piaciuto tanto da continuare con la lettura al prossimo aggiornamento.
Ovviamente, accetto critiche costruttive e consigli di ogni genere.
Grazie per la considerazione,
 
- RVNVWAY
   
 
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