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Autore: MissNobody    08/06/2009    1 recensioni
“Ma scusa, la musica non è la tua linfa vitale

“Ma scusa, la musica non è la tua linfa vitale?”

“Sì”

“Non è quella cosa sempre perfetta, che è una cura e una droga allo stesso tempo?” 

“Sì”

“Non è forse la cosa che dona al mondo i suoi colori, che rende tutto sopportabile giorno dopo giorno?”

“Sì”

“Non è forse ciò che ci ha fatto incontrare?”

“Sì, lo è”

“E allora credici Max”.

Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CREDICI SE PUOI

CREDICI SE PUOI

Lui non ci credeva. Non credeva in quasi nulla. Non  credeva nel vero amore, perché non era altro che una stupida reazione chimica che inviava strani impulsi al cervello. Comunque non credeva di meritarlo. Non credeva nel sacramento del matrimonio, perché trovava che investire tutta la vita in un rapporto che poi avrebbe potuto troncarsi e ferire delle persone fosse un suicidio. Non credeva che avrebbe avuto figli, perché non si riteneva in grado di crescerli in modo adeguato.

Ma soprattutto non credeva che un ragazzo come lui avrebbe potuto vedere i suoi sogni realizzati.

Lui, il classico cattivo ragazzo, il combina guai, che rispondeva ai professori e tornava a casa la sera fumato e ubriaco. Quello misterioso, il ragazzo che a scuola ogni ragazza si era girata a guardare almeno una volta durante la lezione o nei corridoi. Impertinente, irresponsabile, casinista fino al midollo. Menefreghista come solo un ragazzo disilluso può essere. Ed era proprio per questo che non si aspettava niente da quella vita così altalenante, colma di alti molto alti e bassi molto bassi.

Lui non si aspettava niente perché era sicuro che niente sarebbe arrivato. No, Max Green non ci credeva.

Ma Ronnie sì. Così determinato, così forte. Il ragazzo bello, vivace, che nei corridoi regalava grandi sorrisi a destra e a manca. Il ragazzo che ogni week-end aveva un appuntamento con una ragazza diversa, ma che non era odiato da nessuna di loro, perché lui le trattava con dolcezza e gentilezza, con rispetto. Lo stesso ragazzo che era apprezzato dalle professoresse, che lo consideravano un “giovane gentiluomo”. In effetti Ronnie era anche questo.

Ma soprattutto era il suo migliore amico, e Max e Ronnie non avrebbero potuto essere più differenti, eppure così perfettamente simili. Un giorno, però…

“Max, senti, ma tu cosa vuoi fare da grande?”

 “Eh??” rispose Max, accendendosi l’ennesima sigaretta davanti a scuola.

 “Sì, insomma, con questa storia della musica… Credi che potrà diventare una cosa seria?”

Ronnie, io non credo niente. Non lo so…No, non credo. Non credo proprio.”

Ronnie tacque, pensieroso. Un vago velo di delusione adombrava le sue iridi ambrate. Espirò una boccata di fumo e parlò di nuovo.

“Ma scusa, la musica non è la tua linfa vitale?”

“Sì”

“Non è quella cosa sempre perfetta, che è una cura e una droga allo stesso tempo?” 

“Sì”

“Non è forse la cosa che dona al mondo i suoi colori, che rende tutto sopportabile giorno dopo giorno?”

“Sì”

“Non è forse ciò che ci ha fatto incontrare?”

“Sì, lo è”

“E allora credici Max”.

 

 

 

 

 

Ronnie, è una follia, lo capisci o no?!” disse Max, prendendo l’amico per il braccio.

 “No, non lo capisco, e in fondo perché dovrei? Sto lavorando per realizzare il mio sogno, cosa ci vedi di così sbagliato?!” Ronnie ora si era voltato verso il più piccolo, trapassandolo con lo sguardo.

“Nessuno accetterà, nessuno, perché siamo solo degli adolescenti che suonano in un fottuto garage e tu lo sai bene, non voglio che tu ti faccia inutili illusioni. Io non credo…”

“Max, credici. Per una volta fallo, fregatene di quello che può succedere, del fallimento, della delusione. Vivi l’attimo Max, e se proprio non ci riesci, allora fidati di me”.

Quella sera Max, connettendosi  e andando su MySpace, vide sul profilo di Ronnie un’offerta di audizione per chitarristi e batteristi, per “suonare con la band più forte del mondo!” Max non poté fare a meno di sorridere, l’entusiasmo e la grinta che l’amico ci stava mettendo erano incredibili, e Ronnie era come un bambino sognatore e ostinato. Gli faceva quasi tenerezza. Il sorriso di Max fu spezzato dal suono del telefono che cominciò a trillare. Il sorriso rinacque subito, dopo che riconobbe la voce che parlava nell’altra cornetta.

 “Allora, l’hai visto?? Com’è, grida abbastanza ROCKSTAR???”

“Sì, Ronnie hai fatto un ottimo lavoro!” disse l’amico, sghignazzando. Il Rad sembrava un bambino in cerca di conferme.

“Lo sapevo! Fidati Maxie, è solo l’inizio!”

Ronnie…”

“Sì, sì lo so… Ma tanto ci credo io per tutti e due!!” e detto questo l’amico riattaccò il telefono. Max sorrise e si stese sul letto. Era proprio vero, Ronnie Radke era una vera forza della natura.

I giorni seguenti trascorsero tranquilli, con Ronnie che controllava MySpace ad ogni ora del giorno, febbrile.

Un mattina poi…

“Indovina chi verrà con me a fare le audizioni per il chitarrista e il batterista??”

“Eh?? Ma di che diamine…”

“Hanno risposto in molti, per ora sono almeno una un centinaio, tra chitarristi e batteristi.”

“Mi prendi in giro?!”

“NO! E ora cerca di pensare a come organizzare la cosa, e a come li vuoi, i nuovi membri.”

Ronnie fece per andarsene, poi si girò e raggiante gli disse

“Crediamoci, Max!”

  
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