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Autore: Bankotsu90    04/05/2017    3 recensioni
Un mattino Leila Breisgau si risveglia nella sua casa di Berlino, scoprendo che mancano acqua ed elettricità e che il cibo è avariato. Decide così di fare spese ma uscita all'aperto scopre che la capitale tedesca è invasa dai non-morti. Come si è arrivati a questo? Spin-off di Mirai Kako no Hibi.
Genere: Drammatico, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Leila Malcal
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Morte e resurrezione.'
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Aprendo gli occhi si ritrovò nel suo letto, sotto le coperte.
 
“Leila, svegliati… Sono le 8, e la colazione è pronta.” La avvisò una dolce voce femminile.
 
Girandosi verso destra vide sua madre Claudia che stava in piedi vicino al letto e la fissava sorridente. Era una donna bellissima, con lunghi capelli biondi che le arrivavano alla schiena e occhi viola chiaro, come i suoi.
 
“Un attimo… Ora mi alzo.”
 
“Fai con comodo… Io ti aspetto in cucina.”
 
Una volta che la donna fu uscita dalla stanza Leila sbadigliò, si alzò, si vestì e andò in cucina dove trovò i suoi genitori e suo fratello Ioan seduti al tavolo.
 
“Buongiorno, sorellina! Dormito bene?” Le chiese quest’ultimo.
 
“Se sognare di ritrovarsi in una Berlino post-apocalittica equivale a dormire bene allora no.” Rispose lei, sbuffando.
 
“Ecco cosa succede a guardare l’alba dei morti viventi prima di andare a letto!”
 
“Non sono più una bambina, Ioan… Potrei guardarmi tutta la saga di Alien senza avere incubi.”
 
Detto questo la ragazza si sedette al tavolo.
 
“Ehi, e a me non dici nulla?” Le chiese suo padre Bradow, un uomo con capelli castani corti e occhi celesti che era deputato della CDU al Reichstag.
 
“Buongiorno anche a te papà.” Lo salutò, baciandolo su una guancia.
 
L’uomo arrossì e bevete un sorso di caffellatte.
 
Mentre facevano colazione Claudia si rivolse a sua figlia:
 
“Poco fa è passata una tua amica, Nina Einstein. Mi ha detto di riferirti che ti aspetta alla fermata dell’autobus.”
 
“Appena finito di mangiare la raggiungerò.”
 
“Quella secchiona… Sta sempre china a studiare sui libri! È un miracolo che non sia diventata gobba.” Commentò Ioan.
 
“Pensa a te, che passi il tempo tra birra e ragazze!” Lo rimproverò la sorella.
 
“Non rompere, sorellina… Il fatto che ami birra e donne non significa che trascuri lo studio.”
 
“Su, ora non discutete e finite di mangiare. Se arrivate tardi al liceo il professor Hammel vi farà una lavata di capo coi fiocchi.” Intervenne la loro madre.
 
I due ragazzi annuirono e ripresero a mangiare.
 
********
Ore 8:15
 
Ioan e Leila, con in mano le loro cartelle, stavano camminando su un marciapiede. Giunti nei pressi della fermata dell’autobus videro Nina in compagnia di  Anna Clément, studentessa francese figlia di un diplomatico che lavorava all'ambasciata di Francia a Berlino. Aveva i capelli lunghi viola chiaro e gli occhi verde acceso.
 
“Anna! Nina!” Le chiamò la bionda.
 
Le due ragazze si voltarono e, vedendo i suoi due compagni di scuola, li salutarono.
 
“Bonjour, Leila!” La salutò la francese, allegra.
 
“Salve, ragazzi!” Li salutò a sua volta l’occhialuta.
 
“L’autobus non è ancora arrivato?” Domandò loro il ragazzo.
 
“Ancora no, ma dovrebbe arrivare a momenti.” Gli rispose Nina.
 
Infatti dopo pochi minuti arrivò un autobus giallo su cui il quartetto salì. Quando il quartetto si posizionò in posti vicini il mezzo pubblico partì.
 
“Avete fatto appena in tempo. Ancora qualche minuto e saremmo dovute partire senza di voi.”
 
“Già…”
 
“A proposito, Leila. Prima tua madre mi ha detto che stavi ancora dormendo. Questo è strano, perché di solito sei già sveglia alle 6 del mattino.”
 
“Beh, Nina… Ieri sono andata a letto alle 22, ma non riuscivo a chiudere occhio, così mi sono messa al PC e ci sono rimasta fino alle tre di notte.”
 
Anna fece un fischio.
 
“Une nuit sans sommeil!”
 
“Oui, Anna.  E come se non bastasse ho avuto un incubo.”
 
“Quale incubo?”
 
“Mi ritrovavo in uno scenario da incubo… Berlino era preda di un’apocalisse zombie ed io ero l’unica persona sana rimasta.”
 
“Oh, mon dieu… Un incubo tremendo.”
 
“Tremendo ma irrealistico.” Intervenne Nina.
 
“Sarà anche irrealistico, ma la paura che provavo era reale.”
 
“È il futuro che dovrebbe farti paura. Ogni giorno dal mondo arrivano solo notizie deprimenti e sarà sempre peggio.”
 
“Complimenti, fraulein Einstein… Il tuo ottimismo è incoraggiante.” Affermò Ioan, chiaramente ironico.
 
“Sono semplicemente realista… Vedo il mondo per quello che è, non per il mondo delle fiabe.”
 
Il ragazzo preferì non replicare, sapendo che non sarebbe servito a niente.
 
*******
Ore 9:00
 
L’autobus si fermò davanti ai cancelli d’ingresso del liceo Wallenstein, dove stavano già entrando i primi studenti. Scesa dall'autobus, Leila entrò nel cortile insieme a Ioan e alle sue due amiche, per poi dirigersi verso la porta di ingresso. Davanti ad essa stava un uomo con capelli corti castani e occhi celesti; era Claus Warwick, il loro insegnante di geografia.
 
“Cominciavo a temere che non sareste venuti.” Affermò, sarcastico.
 
“Scusi il ritardo, herr professor.” Disse Leila, compiendo un inchino.
 
“Tranquilla, signorina… Non è nulla di grave. Ora andate in classe, il professor Hamel vi attende per iniziare la lezione di storia.”
 
“Subito!”
 
******
“Verso la metà del XIV secolo sull'Europa si abbatté il flagello della Peste Nera, una delle epidemie più letali e devastanti della storia. Stando alle stime più recenti essa causò dai 25 ai 50 milioni di morti, cioè un terzo della popolazione del continente. Epidemie identiche scoppiarono contemporaneamente in Asia e nel Vicino Oriente, il che fa supporre che l'epidemia europea fosse parte di una più ampia pandemia. L'area di origine della pandemia sembra esser stata quella regione dell'Asia centrale a cavallo del Pamir, dell'Altaj e del Tuva. La causa scatenante parrebbe esser stata la moria di roditori, in quelle regioni, dovuta alla scarsità di cibo conseguente all'irrigidimento delle condizioni climatiche. In assenza di roditori le pulci affamate e vettori del bacillo della peste attaccarono anche l'uomo e gli altri mammiferi. Il tutto venne aggravato dal fatto che i rifiuti, abbondanti e a cielo aperto nelle città medioevali, attrassero i roditori affamati, sia selvatici sia domestici. Infine l'efficiente sistema di comunicazioni dell'Impero mongolo propagò il contagio in poco tempo da un capo all'altro del continente asiatico, fino all'Europa che – geograficamente – altro non è che una propaggine dell'Asia.”
 
A dare queste spiegazioni era il professor Oscar Hammel, insegnante di storia al liceo Wallenstein. Era un uomo sulla trentina, con corti capelli grigi e occhi verdi, che indossava un paio di occhiali, giacca e pantaloni blu, camicia bianca, cravatta e scarpe nere.
 
“Nel 1338 o '39 raggiunse le comunità afferenti alle Chiese orientali cristiane assire presso il lago Issyk-Kul, nell'odierno Kirghizistan. Le prime testimonianze scritte circa l'epidemia sono state rinvenute proprio presso questo lago, che costituiva una tappa obbligata sul cammino della Via della Seta. Nel '45 si segnalarono i primi casi a Sarai sul Volga meridionale e in Crimea. L'anno successivo la peste fece le prime vittime ad Astrakhan. Nel 1347 il morbo raggiunse i confini dell'Europa di allora. L'Orda d'Oro, guidata da Ganī Bek, assediava Caffa, nella penisola di Crimea, capoluogo della ricca colonia genovese della Gazaria e scalo sulla Via dell'Oriente. La peste raggiunse la città al seguito dell'Orda: le cronache dell'epoca riportano  che gli assedianti gettavano con le catapulte i cadaveri degli appestati entro le mura della città. Gli abitanti di Caffa avrebbero immediatamente gettato in mare i corpi, ma la peste comunque entrò in città in questo modo.”
 
Leila ascoltava con interesse la lezione (era una appassionata di storia), e ogni tanto dava una occhiata ai suoi compagni di classe, tutti assorti nel seguire le parole del loro insegnante, l’unico con una faccia svogliata era Ioan, che infatti emise un sonoro sbadiglio.
 
“Ioan Breisgau, la mia lezione non è di tuo gradimento?” Domandò Oscar, severo.
 
“La trovo noiosa.” Rispose il ragazzo.
 
“Bene, allora può uscire dall'aula. Qui non c’è posto per gli svogliati e i pigri.”
 
Per tutta risposta Ioan si alzò in piedi e uscì in corridoio sotto lo sguardo degli altri alunni.
 
Flegel…  Che ci viene a fare al liceo se poi se ne frega delle lezioni?
 
Pensò Nina irritata, aggiustandosi gli occhiali.
 
“Ora possiamo proseguire… Un cronista svedese dell’epoca scriveva: Le campane non suonavano più e nessuno piangeva. L'unica cosa che si faceva era aspettare la morte, chi, ormai pazzo, guardando fisso nel vuoto, chi sgranando il rosario, altri abbandonandosi ai vizi peggiori. Molti dicevano: È la fine del mondo! Da questa breve testimonianza scritta potete immaginare quanto la situazione fosse drammatica, al tempo della Peste Nera. Un altro cronista, l’italiano Agnolo di Tura, lamentava di non trovare più nessuno che seppellisse i morti e di aver dovuto seppellire con le proprie mani i suoi cinque figli. Le città avevano un aspetto agghiacciante: per le strade potevate trovare mucchi di cadaveri, qua e là si muovevano i medici (che indossavano abiti inquietanti) e gruppi di flagellanti, fanatici religiosi convinti che l’epidemia fosse una punizione divina scagliata da Dio contro gli uomini per la loro condotta immorale, e che erano soliti fustigarsi per espiare i peccati dell’umanità. Ovunque regnava un sentore di morte e paura, che generò isteria. I cittadini infatti usarono prima le streghe e poi gli ebrei come capri espiatori. Questi ultimi infatti erano malvisti dal popolo poiché praticavano l’usura. In varie città gli ebrei vennero uccisi dalla folla in tumulto o addirittura bruciati sul rogo. A difesa degli ebrei intervenne persino il Papa Clemente VI.”
 
********
Ore 14:00
 
Leila, Ioan, Anna e Nina avevano appena lasciato il liceo e ora camminavano lungo un marciapiede affollato.
 
“Per fortuna oggi non ci sono state interrogazioni a sorpresa, altrimenti avrei rimediato una figuraccia facendo scena muta.” Affermò la bionda.
 
“Come mai? Studiato poco?” Le chiese l’occhialuta.
 
“Beh, volevo rilassarmi un po’… Ho letto qualche romanzo, chattato un po’ su Facebook… Cose così.”
 
“Hai fatto bene… Tutto studio e niente svago, il morale scende in basso.” Commentò Anna.
 
“Qualcuno invece ha il problema contrario… Si svaga sempre e non studia mai.” Intervenne Nina.
 
“Ah, non rompere Nina! Oggi non ho proprio voglia di fare niente…” Gli rispose Ioan, scocciato.
 
“E che è, una novità? È la prima volta che non hai voglia di fare niente?”
 
“Ogni tanto mi succede, ok? Perfino una secchiona come te a volte si sente svuotata di ogni energia.”
 
“Non chiamarmi secchiona, è un termine dispregiativo! Sono una studiosa, una intellettuale! Tutti al liceo riconoscono le mie doti intellettive!”
 
“Ok, non ti arrabbiare…”
 
Nina gli lanciò una occhiataccia, poi tornò a guardare davanti a sé.
 
Quei due sono come cane e gatto.
 
Pensò Leila, sorridente.
 
********
Giunto davanti a casa Breisgau il quartetto si divise: Anna e Nina proseguirono il cammino, Leila e Ioan rientrarono in casa, accolti dalla loro madre.
 
“Bentornati, il pranzo è pronto.”
 
Li accompagnò nella sala da pranzo, dove si sedettero attorno al tavolo davanti a un televisore a schermo piatto acceso. Stava trasmettendo il notiziario sul canale ARD-1. A condurlo era una ragazza con capelli rossi corti e occhi viola chiaro.
 
“Buon pomeriggio, amici ascoltatori. Apriamo questa edizione straordinaria per darvi la notizia di un terribile attentato avvenuto a Tokyo qualche ora fa. Un’autobomba è esplosa nel quartiere di Minato, a pochi passi dalla torre-simbolo della capitale del Giappone, mietendo più di 100 vittime civili. Come se non bastasse subito dopo la deflagrazione ha avuto luogo un violento scontro a fuoco tra le forze di polizia nipponiche e gli attentatori (stranamente tutti di nazionalità statunitense), che ha mietuto numerose vittime da ambo le parti. Questo è il primo attentato che si verifica in Giappone da circa un ventennio, cioè dall'attentato alla metropolitana di Tokyo del 20 marzo 1995. Ancora ignoti restano i mandanti di questo sanguinoso atto terroristico, anche se non mancano le ipotesi: c’è chi accusa l’ISIS, chi l’Armata Rossa Giapponese (gruppo terrorista comunista attivo negli anni ’70), chi la Corea del Nord, ma contro queste teorie cozza la nazionalità americana degli attentatori, che di fatto non è spiegabile.”
 
ISIS? E che accidenti sarebbe? Un nuovo modo di chiamare Al Qaeda? E poi perché dovrebbe colpire il Giappone?
 
Si chiese Leila, confusa.
 
“Tu guarda in che razza di mondo viviamo…” Commentò sua madre.
 
“Ah, chi se ne frega! Ormai notizie del genere non mi fanno né caldo né freddo, ci ho fatto il callo ormai.” Affermò Ioan, con tono menefreghista.
 
“Ioan! Abbi almeno un po’ di rispetto per le vittime!” Lo rimproverò suo padre.
 
“Non è colpa mia se ormai sono abituato ad attentati e disastri vari… Per me sono una cosa naturale, non mi attirano più.”
 
Bradow sbuffò, poi riprese a mangiare i tortellini, imitato dai suoi famigliari.
 
******
Dopo pranzo Leila si recò nella sua stanza e si sdraiò sul letto. Si stiracchiò e sbadigliò.
 
“Sei sazia, sorellina?” Le chiese Ioan, fermo sulla soglia.
 
“Ovvio… Due piatti di tortellini sono sufficienti a saziarti per tutto il pomeriggio.”
 
“Sai, sembra che l’apocalisse sia imminente.”
 
“Ma che vai blaterando?”
 
“Lo ha scritto un tizio sul  Berliner Morgenpost. Secondo lui le catastrofi degli ultimi anni (attentati, guerre, epidemie) presagiscono la fine del mondo e l’estinzione del genere umano.”
 
“Ma quelle avvengono dalla notte dei tempi… Non dare credito a uno svitato.”
 
“Sarà... Comunque vado a scrivere un diario, così da lasciare ai posteri un segno della mia esistenza, se mai dovesse avvenire il peggio.”
 
“Se l’umanità si estinguerà non ci saranno i posteri. Comunque fa come credi e lasciami dormire in pace.”
 
“Ok, e scusa il disturbo.”
 
Rimasta sola la ragazza si girò su un fianco.
 
L’apocalisse… L’umanità si estinguerà… Com'è che saltano fuori tutte frasi di questo genere? Dopo il sogno di stanotte mi rendono inquieta…
 
Dopo pochi minuti chiuse gli occhi e si assopì.
   
 
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