Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Jo The Strange    05/05/2017    2 recensioni
“E se la mia vita fosse basata su una menzogna?”
Questo è ciò che Aranel si chiede da quando era una ragazzina. Una fanciulla londinese, derisa da sempre per il suo aspetto, simile ad un Elfo, si ritroverà catapultata in un mondo sconosciuto grazie ad un ciondolo donatole dalla madre in punto di morte, lo stesso mondo dal quale provengono i suoi genitori. Tutti sembrano conoscere la sua storia, divenuta quasi leggenda, tranne lei stessa. Sarà per questo che Aranel si unirà alla bizzarra compagnia di Thorin Scudodiquercia, alla ricerca delle risposte di una vita e della sua vera identità. Ma il male trama nell’ombra e la strada da percorrere è lunga quanto pericolosa. Tuttavia tra fughe, battaglie, segreti e menzogne Aranel scoprirà di essere inesorabilmente parte di quel mondo e soprattutto imparerà ad aprire il suo cuore a dei nuovi amici e ad un nano molto speciale...
Spero di avervi incuriositi, buona lettura!
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 1: UNA RAGAZZA POCO COMUNE

Quando uscii dall’aula, nei corridoi c’era un caos allucinante: centinaia di studenti si erano riversati lì per poter andarsene finalmente a casa.

“Perfetto” pensai: non ero un’amante dei luoghi affollati, ma odiavo sicuramente di più quelli in cui vi era poca gente, poiché sapevo che finiva sempre allo stesso modo, ovvero che la gente iniziava a fissarmi.

Quella situazione andava avanti così sin da quando piccola, dall’asilo: le persone non riuscivano a concepire l’idea che io avessi le orecchie diverse dalle loro, tutto qui. Proprio come mia madre, infatti, non le avevo tonde e piccole, ma erano a punta e ciò in più di un’occasione mi aveva causato l’attribuzione di soprannomi idioti, quali “Elfo”, “Folletto” o peggio ancora “Orecchieapunta”.

Iniziai quindi ad incamminarmi verso l’uscita, ma puntualmente le persone che mi passavano di fianco si bloccavano, iniziando a sussurrarsi cose all’orecchio e indicandomi: possibile che anche all’università, dove si presume che le persone siano mature, quel piccolo difetto doveva essere oggetto di scherno?

Sbuffando uscii a grandi passi da quella bolgia, dirigendomi verso casa: abitavo nel quartiere di Kensington, a Londra, lontano dall’eccessivo traffico del centro. Mentre camminavo, un’idea si fece largo nel mio cervello, distraendomi abbastanza da rischiare di andare a sbattere contro un palo: quel giorno era l’anniversario della morte della mamma…

Con tutto il caos dell’università e lo studio mi era completamente uscito di mente: arrivata a casa, trovai mio padre seduto sulla poltrona del salotto, intento a fissare quello che poteva sembrare una grossa pergamena…

-Buonasera pà – lo salutai con un sorriso, seppur tirato. Non volevo che mi vedesse mai giù di morale.

Lui parve non essersi accorto del mio arrivo, tanto che sobbalzando, si preoccupò subito di riporre ciò che aveva in mano.

-Ciao tesoro – rispose lui alzando gli angoli della bocca.

Io però avevo visto bene ciò che teneva in mano, tanto che lo obbligai a mostrarmelo: era sul serio una pergamena, simili a quelle che si vedono nei libri di storia. Sembrava molto antica e su di essa vi era disegnata alla perfezione l’immagine dei miei genitori al carboncino, la mamma sempre la stessa, papà molto più giovane. Indossavano degli abiti strani, quasi d’epoca e in basso a sinistra vi era una dedica che prima non avevo notato.

Ad Othar e Lilith auguro una lunga vita serena, piena d’amore e di fortuna, e che insieme possano crescere la piccola Aranel. Con affetto e stima,

                                         Girion”

Guardai mio padre con aria interrogativa: -Chi è Girion, Pà? –

Lui sospirò, con gli occhi velati di tristezza: -Un vecchio amico… -

Fissai ancora per qualche secondo la bellissima riproduzione sulla pergamena: -Certo che era bravo a maneggiare le matite… era un pittore? – domandai curiosa.

Lui sorrise debolmente: -No tesoro, era solo molto bravo. Lui… - sospirò –aveva una grande passione per le armi. –

Mi sembrava triste sentendo parlare di questo Girion, così sviai il discorso.

 -Comunque, ti ricordi che giorno è oggi? – chiesi sfiorando con le dita il ciondolo che portavo al collo.

-Come potrei dimenticarlo… - disse papà arrotolando la pergamena e riponendola nella libreria.

Appena mi vide maneggiare la collana alzò gli occhi al cielo, palesemente irritato –Dovresti sapere ormai che detesto vedere quel ciondolo… vallo a posare –

Non mi piacque per nulla quel tono autoritario, ma decisi comunque di tenergli testa: -Papà, sono otto anni che ripeti sempre la stessa cosa – sbuffai - Il punto è: perché? Cosa può fare di male un ciondolo? Capisco che ti ricorda la mamma, ma proprio per questo dovresti essere felice di avere un suo oggetto privato come memoria… -

Speravo con tutto il cuore che papà non rimanesse zitto come tutte le altre volte che glielo avevo chiesto: -Porterebbe solo guai – rispose secco. Andò in cucina, iniziando a tirare fuori il necessario per la cena. Mi ignorava, lo faceva sempre.

Io strabuzzai gli occhi per la sorpresa, seguendolo a grandi falcate: -Oh insomma, che cos’è? Uno strano ciondolo porta sfortuna? –

Lui mi guardò impassibile: -Te lo ha detto tua madre a cosa serve… ma non voglio che tu vada… -

-Ma andare dove?!?! – gridai esasperata. Mi sembrava che papà avesse perso il senno, accidenti.

-Andare ad… non importa. Non voglio litigare proprio il giorno dell’anniversario della morte della mamma, ok? Quindi finiamola qui – disse stancamente passandosi una mano sugli occhi.

Io non stetti quasi a sentirlo e a passi pesanti mi diressi in camera mia, preoccupandomi di sbattere bene la porta. Una volta lì mi lasciai cadere sul letto, iniziando a giocherellare con il ciondolo.

Era una catenina leggerissima, composta da minuscoli anellini finemente incastrati tra di loro, in oro. Al centro troneggiava un ciondolo anch’esso d’oro, lavorato a mano, a forma di sole. Su ciascuno dei numerosi raggi erano incastonati delle piccolissime pietre luccicanti, simili a diamanti.

Quella catenina aveva sempre avuto un certo fascino su di me: oltre a ricordarmi la mia adorata mamma mi piaceva immaginare che fosse qualcosa di particolare e “sovrannaturale”, come si vede nei film. La smisi di fare simili congetture solo quando superai l’adolescenza, ma mai di rimanerne affascinata.

Passai quel che rimaneva del pomeriggio sdraiata in camera, immersa nei miei pensieri, dimenticandomi addirittura di studiare per l’esame che avrei sostenuto la settimana dopo, fino a quando papà non mi chiamò per la cena. Anche lì non vi fu un grande scambio di parole: solo qualche accenno al cibo e il rumore delle stoviglie di sottofondo.

Dopo cena uscii con mio padre in giardino, dove c’era la tomba della mamma: prima di morire infatti aveva chiesto espressamente di non essere sepolta in un cimitero comune, ma nel giardino di casa, in modo che potessimo sentirla più vicina.

Alla vista di quella grossa lapide di marmo, la discussione che avevo avuto con papà poche ore prima si dissolse dalla mia mente, lasciando spazio solo a tanta malinconia.

-Papà? – dissi io con un sussurro, voltandomi a guardarlo.

-Dimmi tesoro –

-Ti voglio bene – dissi gettandomi tra le sue braccia, stringendolo forse.

-Anche io Aranel, anche io – rispose lui, dandomi un bacio sulla fronte. Tirò su con il naso, cercando di ricacciare indietro le lacrime.

-Ora sarà meglio che io vada a dormire… domani mattina ho lezione presto! – dissi sbadigliando.

-Certo, dormi bene stellina- disse lui con un sorriso.

Prima di andare in camera, passai nel salotto, prendendo la pergamena di papà dalla libreria, nascondendola nella tasca della camicia da notte. Volevo dare meglio un’occhiata a quel ritratto.

 Alla fine mi sdraiai sul letto stringendo tra le mani il ciondolo della mamma. Giurai a me stessa di aver visto un bagliore proveniente dalla collana, forse un riflesso della luna proveniente dalla finestra, poi mi addormentai, cadendo in un sonno tormentato da strani sogni e da un’inquietante sensazione di cadere nel vuoto.

Spazio Autrice:
Ciao a tutti!
Spero che qualcuno dopo il prologo abbia deciso di iniziare a leggere la storia vera e se siete arrivati qui, allora vi ringrazio fin da subito. Questo è l’unico capitolo che si svolge nel nostro mondo e mi serviva fondamentalmente per introdurre il personaggio di Aranel e la situazione in cui vive. Come avete potuto notare non è affatto una ragazza comune, anzi… ma lei ancora non lo sa, quindi tempo al tempo.
Per questa settimana è tutto, ringrazio di cuore chi legge, recensisce o aggiunge ai preferiti e tutti coloro che seguiranno quest’avventura insieme a me e ad Aranel.
Alla prossima, un bacio!

                                          Jenny

>
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Jo The Strange