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Autore: johnlockhell    05/05/2017    1 recensioni
Ha qualche capello brizzolato, la barba ispida, l'età di mio padre, e per uno strano scherzo del destino è il mio compagno di banco in università. Nella mia mente, lo chiamo Mr. Sexy. E ne sono segretamente innamorata. Vogliamo entrambi la stessa cosa: ricominciare da zero. Credevo fosse solo un modo di dire, invece è vero che l'amore non ha età.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
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Titolo: Mr. Sexy
Trama: Ha qualche capello brizzolato, la barba ispida, l'età di mio padre, e per uno strano scherzo del destino è il mio compagno di banco in università. Nella mia mente, lo chiamo Mr. Sexy. E ne sono segretamente innamorata. Vogliamo entrambi la stessa cosa: ricominciare da zero. Credevo fosse solo un modo di dire, invece è vero che l'amore non ha età.
Genere: Romantico, sentimentale, erotico.
Pairing: Het (ragazza giovane, uomo maturo)




***

1 - Il primo giorno di lezione

 

Non ho chiuso occhio per tutta la notte. Sono qui stesa sul mio letto piazza singola da ore ormai a fissare il soffitto. I primi raggi di luce cominciano a filtrare dalle finestra chiusa. È il mio primo giorno da universitaria e ho una paura del diavolo.

Quando finalmente c'è troppa luce nella stanza per fingere che sia ancora notte, mi alzo e mi stropiccio gli occhi. Davanti a me, appesi alla maniglia dell'armadio, ci sono i vestiti che indosserò per l'inizio della mia nuova avventura, scelti accuratamente la sera prima dopo ore di esitazione. Una camicetta bianca per cercare di sembrare professionale, jeans strappati alle ginocchia per non sembrare troppo seria, stivaletti col tacco per guadagnare qualche centimetro. Non voglio apparire come la più bassa dell'università. È già abbastanza sopportare i miei parenti che mi dicono sempre che sembro ancora una ragazzina.

Per tutta la notte ho continuato a fantasticare sui miei nuovi compagni di scuola. Sinceramente, spero siano migliori di quelli del liceo. Ne ho abbastanza di bulli e ragazze presuntuose che ti parlano alle spalle. Non ho mai avuto dei veri amici durante le superiori. Mi auguro che in università saranno tutti più maturi. Magari ci saranno ragazze che leggono i miei stessi libri con cui parlare per ore. Forse ci saranno dei bei ragazzi che non siano anche arroganti. Spero di farmi degli amici. E magari di trovare l'amore.

Mi infilo i vestiti e continuo a sistemarli per ore, sembrano sempre storti o stropicciati e io oggi voglio essere perfetta. Quando la sveglia, impostata la sera prima nell'illusione che sarei riuscita a dormire, inizia a suonare, mi rendo conto che non ho più tempo da perdere. Saluto il mio riflesso sullo specchio dell'armadio e corro al piano di sotto, dove i miei genitori stanno già facendo colazione.

Non sembrano particolarmente emozionati o felici per me. Non lo sono mai stati, in effetti. Quando prendevo un bel voto al liceo mi hanno sempre trattato con sufficienza. Anche oggi non sembrano capire quanto questa giornata sia speciale per me. Spero di trovarmi degli amici con cui dividere un appartamento e finalmente andarmene da questa casa.

"Ti ho imburrato i toast, sono sul tavolo," è tutto quello che mia madre sa dirmi stamattina. Wow. Grazie.

"Non ho fame," rispondo offesa."Sai, sono un po' nervosa." Chissà se capirà la provocazione.

"Non preoccuparti, è una giornata come le altre," aggiunge mio padre. "L'università non sarà diversa dal liceo."

Questo è troppo. Non deve essere così,non può esserlo. Tutte le mie speranze iniziano a vacillare e mi sento ferita. L'università deve essere diversa, deve essere speciale. Ho aspettato questo momento per anni, non può deludermi. Incontrerò persone migliori dei miei compagni del liceo, devo crederci.

Mi alzo di scatto dal tavolo, indignata, e raggiungo la porta. "Ci vediamo stasera," annuncio adenti stretti.

Sento mio padre dire: "Non vuoi che ti accompagni?" alle mie spalle, ma ho già sbattuto la porta. No, non voglio farmi accompagnare. Non sono più una bambina. Sono indipendente e lo dimostrerò a tutti.

In realtà, quando raggiungo la stazione del treno, a cinque minuti da casa, vengo sopraffatta dal panico. Non conosco l'orario del treno, ne la strada per raggiungere l'università, come farò? Arriverò in tempo? Mi perderò? Faccio un respiro profondo e cerco di essere coraggiosa.

"Puoi farcela Sophia," mi ripeto."Puoi farcela. Sei grande ormai."

Chiedo indicazioni in biglietteria e finalmente trovo il treno giusto, appena in tempo prima che parta.Poi sfilo il mio vecchio iPhone fuori moda dalla tasca e apro le mappe. La strada per l'università non sembra difficile, sarà un gioco da ragazzi.

Dieci minuti e il treno arriva alla stazione centrale. Scendo. Dopo altri dieci minuti e un paio di svolte sbagliate, sono davanti all'università. L'edificio non è particolarmente moderno, però ha un fascino senza tempo. Il cortile pullula di ragazzi. Le pareti sono piene di scritte e volantini colorati. Si respira aria di giovinezza e libertà. So già che qui mi sentirò a mio agio.

Superato il cortile, salgo le scale perle aule. Quando entro nella stanza, mi rendo però conto a malincuore che mio padre aveva ragione. I miei compagni non sono molto diversi dal liceo. Sono già divisi in gruppetti, si conoscono già tutti fra loro, e io mi sento esclusa. Alcune ragazze ridono dietro di me mentre passo, forse mi stanno già prendendo in giro. Dall'altro lato della stanza, alcuni ragazzi mi lanciano un'occhiata ma distolgono subito lo sguardo. Forse non sono abbastanza interessante per loro.

Raggiungo la prima fila, l'unica ancora libera, e mi sprofondo nella sedia, voglio scomparire. Mi piace l'atmosfera vitale dell'università ma nessuno dei miei compagni mi sembra simpatico. Forse ho sbagliato corso? Me lo dicevano tutti che dovevo andare a studiare Lingue. Troverai lavoro più facilmente, dicevano. Invece io, testarda, con la mia passione per i libri, dovevo andare a studiare Lettere Moderne.

Decido di girare il capo verso la porta e di guardare chi entra, scansionando tutti i miei futuri compagni di classe. Spero che qualcuno di loro mi dia le vibrazioni giuste.Magari qualcuno avrà la maglietta di una band che conosco, oppure avrà un colore di capelli che mi piace. Qualsiasi cosa per rompere il ghiaccio e fare amicizia. Passano alcuni ragazzi anonimi. E poi entra lui.

È alto, spalle larghe, fisico asciutto e longilineo, portamento sicuro e deciso. Ha una mascella affilata, coperta da una folta barbetta scura che gli incornicia le labbra. Sopra il naso dritto sono posati un paio di occhiali dalla montatura pesante, da cui traspaiono degli occhi cioccolato così luminosi da accecare. Sopra le sopracciglia corrucciate ha un ciuffo scompigliato, con qualche capello argentato fra la chioma castana. Solo adesso noto le piccole rughe che gli delineano il contorno degli occhi e della bocca quando sorride. Deve essere il professore, ed è dannatamente attraente per un uomo di mezz'età.

Mentre si fa largo fra i ragazzi, si sfila la tracolla dalla testa. Le vene gli si gonfiano sul collo piegato per lo sforzo e il primo bottone della camicia si allenta, rivelando un accenno dei suoi pettorali. Quanto è sexy. Chissà come si chiama. Qualunque sia il suo nome, penso che il titolo che più gli si addice è "Mr. Sexy". Non ho idea di come riuscirò a rimanere concentrata durante la lezione e non lasciarmi andare a fantasticherie. Non voglio neanche pensare a quando dovrò sostenere l'esame con lui e saremo da solo nella sua stanza. Mi sento già le guance in fiamme.

Forse ho sempre avuto un debole per gli uomini maturi, non ci ho mai pensato. Sicuramente preferisco qualcuno di meno superficiale e volubile dei miei coetanei. Qualcuno che abbia davvero l'aspetto di un uomo, forte, sicuro, non di un marmocchio.

L'uomo si volta verso di me, deve aver notato il mio sguardo insistente. Io mi chino immediatamente verso lo zaino, fingo di prendere il quaderno per gli appunti ma in realtà voglio solo nascondermi. Si saranno già tutti accorti che lo stavo fissando? Cavolo, ho già fatto la mia prima figuraccia.

Alzo di nuovo gli occhi per controllare cosa succede, e vedo che l'uomo si sta avvicinando al mio banco. Il fiato mi si spezza in gola. Oddio, perché viene verso di me? Ce l'ha davvero con me?

"Scusami," mi dice, la barbetta si inarca in un sorriso e non capisco più nulla. "È libero il posto accanto a te?"

Rimango a fissarlo perplessa per qualche secondo. "Come, scusa?" riesco finalmente a dire.

Lui si schiarisce la voce e dice in un tono ancora più profondo, suadente. "Ho detto," ripete, "è libero il posto accanto a te? Sto cercando un posto dove sedermi e sono tutti già presi. Vorrei evitare di rimanere in piedi durante la prima lezione."

Io annuisco col capo e lo lascio passare. L'uomo di mezz'età si siede accanto a me. Ancora non capisco, perché non è andato alla cattedra? Non è il professore?

In quel momento, un uomo più anziano, con i capelli bianchi e il doppio mento, entra dalla porta e si fionda davanti alla lavagna, facendo gesto ai ragazzi ancora in piedi di mettersi a sedere. Quello è il vero professore. Chi è il tizio accanto a me, allora?

L'uomo sembra capire la mia perplessità. Mentre tira fuori un tablet con cui prendere appunti, si schiarisce nuovamente la voce e si volta verso di me.

"Mi chiamo David," mi dice tendendomi la mano.

Io la afferro e rispondo al saluto, titubante. "Io sono Sophia." Ha una presa così forte e salda. La sua mano è grande e calda, con le vene in evidenza sulle dita lunghe e sinuose.

"Piacere di conoscerti," lui mi sorride. "Non ti dispiace se un vecchio come me ti si è seduto accanto, vero?" Io continuo a fissarlo, scorrendo gli occhi sui capelli fluenti, la barba folta e il torace magro messo in evidenza dalla camicia attillata, e mi passa tutto per la testa tranne il fatto che sia vecchio.

"Mi sei sembrata subito una ragazza carina, spero non ci siano problemi se mi siedo qui," continua lui. Io divampo. Ritraggo la mano e la porto al viso, cercando di camuffare il rossore.

"No, no, figurati..." Vorrei dirgli che, invece che vecchio, lo trovo davvero attraente, ma la mia bocca non riuscirebbe mai ad articolare delle simili parole, e comunque sarebbero troppo fuori luogo. A giudicare dalle apparenze, deve essere sulla quarantina, più o meno l'età di mio padre, eppure ha uno sguardo vispo, un sorriso fresco, un'aria vivace che non ho mai visto a mio padre. Quel che è peggio è che sembra davvero simpatico. "Il posto era libero, tanto non conosco nessuno..." accenno, cercando di non sembrare un pesce lesso.

Lui sorride con il suo solito ammicco affascinante. "Neppure io. Non che mi aspetti di conoscere qualcuno, siete tutti più giovani di me," spiega. "È stata una decisione difficile, lasciare il lavoro e tornare a studiare a quarant'anni. Ma è sempre stato il mio sogno e non volevo vivere una vita che non mi appartiene."

Le sue parole mi colpiscono. Anche lui sta cercando un nuovo inizio, proprio come me. È bastata una frase, e ho subito capito che è molto più profondo e maturo dei miei coetanei. Non è solo il suo bell'aspetto, adesso sono davvero affascinata dalla sua personalità.

"Spero non mi eviterete perché sono vecchio," ride ancora lui, accendendo il suo tablet.

"Non lo sei," trovo il coraggio di dire con un'espressione seria. "Penso non sia mai troppo tardi per ricominciare e seguire i propri sogni."

Lui si volta di scatto e mi lancia un'occhiata strana. Sembra quasi che non si aspettasse quella risposta. Forse è sorpreso che riesca a comprenderlo.

Con un ultimo scatto di coraggio, concludo: "Sono contenta che ti sei seduto qui. Sembri molto più simpatico dei miei coetanei, sinceramente." Vorrei dirgli, sembri anche molto più interessante e attraente di loro, ma evito.

Le sue labbra si inclinano di nuovo in un largo sorriso, la barba le solletica. "Grazie, sei molto matura per la tua età." Il professore ha iniziato a parlare, ma non lo stiamo ascoltando. "Visto che entrambi non conosciamo nessuno,magari possiamo farci compagnia durante le lezioni," continua lui. "Mi piacerebbe se facessimo amicizia."

Io provo a sostenere il suo sguardo profondo, ma sento le guance di nuovo in fiamme, così abbasso la testa fingendo di annuire. "Farebbe piacere anche a me," sospiro girandomi verso il quaderno. Mi passano già in testa mille pensieri oltre l'amicizia, ma cerco di bloccarli. Sarebbe davvero stupido e inappropriato pensarci. Però quanto è attraente.

Si sfila il cardigan dalle spalle prima di iniziare a digitare sul tablet il titolo del libro che il professore ha consigliato di acquistare. L'odore della sua colonia raggiunge le mie narici, così acuta e virile che mi fa girare la testa.

Alzo la penna e provo a scrivere qualcosa, ma ho già capito che non riuscirò a rimanere concentrata durante questa lezione. Sono così ammaliata da Mr. Sexy alla mia destra che neppure sento le parole dell'insegnante. Questo primo semestre in università si preannuncia davvero interessante. Almeno ho incontrato subito qualcuno di speciale. Che sia stato un incontro dettato dal destino?
 

***
 

Ciao a tutte/i! Questa è la mia prima storia su originale su EFP, ma è da tanto che mi gira in testa e finalmente volevo scriverla. Ditemi cosa ne pensate nei commenti, sono curiosa di sapere se l'inizio della storia vi piace e quali sono le vostre opinioni sui personaggi. A presto con il secondo capitolo!

P.S.: Per la descrizione del protagonista maschile della storia mi sono liberamente ispirata a David Tennant, l'attore più bravo e sexy del mondo secondo me!

(Questa storia è presente anche su Wattpad.)
  
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