“Non hai paura?”
“Certo che ne ho! Cosa credi?!”
Prese la sigaretta che aveva in bocca e la buttò per terra,
spegnendola. Sarà stata la quinta sigaretta di fila che faceva fuori nel giro
di cinque minuti. Era tremendamente nervoso, lui, il grande Shikamaru Nara,
ridotto in uno stato pietoso. Choji lo aveva messo con le spalle al muro nel
senso più letterale del termine. Lo aveva prelevato dall’ufficio dell’Hokage
con la scusa dell’ora di pranzo, e lo aveva portato in una zona desolata,
interrogandolo.
Erano giorni, se non addirittura mesi che Shikamaru
non faceva altro che lambiccarsi il cervello, sbuffare ed essere più nervoso
del solito. Lui, lui che era pigro e svogliato. E quel
comportamento non passò di certo inosservato agli occhi del suo migliore amico
Choji, perché lo conosceva praticamente da una vita intera e sapeva
perfettamente perché il suo amico si fosse ridotto in quello stato.
“Fammi capire bene. A te piace Temari, ma hai paura di un suo
rifiuto?”
“Non ho paura di un suo rifiuto, e poi chi ti dice che a me
piaccia quella seccatura?”
Ma il sopracciglio alzato di Choji non passò inosservato a
quella volpe di Shikamaru. Lui lo sapeva bene. Era stato tutto merito di Choji
se lui, adesso, si disperava per quei sentimenti seccanti, perché era
stato per merito suo se aveva capito di amare Temari, la seccatura delle
seccature.
La maledizione dei Nara colpisce ancora.
“Shikamaru, bisogna essere onesti con sé stessi. È chiaro
come la luce del sole che tu provi qualcosa per Temari. Me ne sono reso conto
io, come anche Ino e Naruto. Non ve lo ha anche chiesto se voi due state
insieme?”
Anche quell’idiota di Naruto aveva capito qualcosa, mentre
l’unico che non voleva ancora capire i suoi sentimenti era soltanto lui. No,
non capire i suoi sentimenti, ma accettarli. Accettarli avrebbe comportato
seccature su seccature, continui viaggi fra un paese e l’altro, e una relazione
a distanza. Era questo quello che voleva?
“Non ti fa paura sapere che, se non ti dai una mossa,
potresti perderla e pentirtene per il resto della tua vita?”
Shikamaru restò appoggiato al muro, con lo sguardo perso nel
vuoto. Choji aveva ragione, doveva darsi una mossa con quella seccatura, ma
soprattutto doveva accettare i suoi sentimenti.
“Sei proprio una seccatura, Choji.”
Ma a dispetto delle sue parole, si scostò dal muro e cominciò
a camminare in direzione dell’ufficio dell’Hokage.
“Torno dalla seccatura. Prega per me, amico mio.”
Se ne andò con la risata di Choji che gli rimbombava ancora
nelle orecchie.
Aveva fatto il primo passo: accettare i suoi sentimenti per
Temari. Adesso poteva anche dichiararle il suo amore e sperare di essere
ricambiato.