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Autore: Nina Ninetta    05/05/2017    4 recensioni
Lord Voldemort ha vinto, i suoi nemici sono costretti a vivere nell'ombra. Harry è scomparso, Ron è stato fatto prigioniero a Hogwarts, Hermione è sotto tortura a Villa Malfoy. Tuttavia, Draco e i suoi non se la passano meglio. L'unica speranza - per tutti - è allearsi con i "vecchi" nemici.
Genere: Avventura, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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3.




«I-io» Hermione cercò di rimettersi in piedi, era umiliante parlare agli stivali di Bellatrix Lestrange, così fece uno sforzo enorme per puntellarsi con la schiena contro la parete del soggiorno «I-io non s-so dove s-sia Ha-Harry» alzò gli occhi per guardare in faccia colei che la stava torturando, e anche per studiare l'ambiente circostante. Il Lupo Mannaro se ne stava con aria di superiorità a qualche metro, sembrava sempre pronto a saltare addosso a qualcuno, la lingua schizzò sulle labbra sottili e screpolate quando i loro sguardi si incontrarono. Lucius Malfoy invece osservava la scena di fianco alla moglie, il volto impassibile, un'espressione imperscrutabile. Hermione non riusciva mai a capire cosa gli passasse per la testa, ma di sicuro provare compassione per quelli come lei non era neanche nelle opzioni. Sua moglie invece si voltò di spalle quando si guardarono, attese qualche istante, poi lasciò la stanza; la giovane Granger non avrebbe voluto illudersi, ma le era sembrato che piangesse. Infine i suoi occhi si incrociarono con quelli di Draco, in maniera appena percettibile gli fece un cenno con il capo, sperando che lui ne intuisse il significato.
«Cosa guardi bambolina» la voce irrisoria di Bellatrix le arrivò ai timpani come uno schiaffo, istintivamente chinò il capo bisbigliando un niente, ma la donna le afferrò il viso con la mano sinistra. Hermione sentì le lunghe unghie smaltate di nero infilarsi nella carne, quindi la obbligò a rialzare la testa, di nuovo incontrò lo sguardo glaciale di Draco «Oh, stavi cercando di intenerire mio nipote» Bellatrix mollò la presa, sul viso di Hermione erano ben evidenti le tracce lasciate dalle sue dita. Si udirono dei passi, Draco Malfoy era corso via.
«Femminuccia» sputò a denti stretti Fenrir Greyback, mentre Bellatrix tornava a dedicarsi al suo passatempo preferito di quelle ultime settimane: torturare la Sanguesporco.
 
Draco Malfoy udì le urla disumane e agghiaccianti di Hermione rimbombare nella casa, ma non aveva tempo per fermarsi a pensare; corse per le scale che portavano ai piani superiori, in cuor suo pregò solo che la Granger restasse in vita. Quando ormai mancavano gli ultimi scalini si arrestò, aggrappandosi al corrimano d'ottone, il respiro corto, le tempie che pulsavano, un dolore acuto andava espandendosi sotto il diaframma, eppure non poteva permettersi nessuna sosta. Senza pensarci due volte entrò nella camera da letto che era appartenuta ai suoi genitori e che adesso era di proprietà di sua zia Bellatrix. Si stupì di notare che non era cambiato nulla, un debole raggio di sole filtrava dalle tende chiuse, donando un senso di pace e serenità che Draco non assaporava da tempo. Provò una rabbia irrefrenabile montargli dentro, era stanco di vivere come un reietto, di dormire su un materasso logoro e di coprirsi con coperte mangiucchiate dalle tarme, di tremare di freddo e di ira durante la notte, mentre il pianto di sua madre gli frullava in testa. Era stanco di vedere i suoi genitori ridotti in quello stato, umiliati nella loro stessa casa, costretti ad ubbidire a gente inferiore. Cominciò a frugare ovunque: negli armadi, nei comodini ai rispettivi lati del letto, nel comò. Proprio qui, nell'ultimo cassetto, trovò ciò che cercava. Fissò interdetto gli oggetti, gli era sembrato fin troppo facile, ma infondo sua zia non aveva nulla da temere in Villa Malfoy. Stavano tutti dalla stessa parte, no?
Draco Malfoy afferrò la piccola borsa di Hermione, aveva la forma di un sacchetto e si chiese cosa potesse mai contenere una borsetta così minuscola da essere di vitale importanza per la Sanguesporco. Poi notò due bacchette abbandonate sul fondo del cassetto, senza rifletterci le prese entrambe. Una era della Granger, l'altra apparteneva a Narcissa.
Uscì dalla camera, chiudendo piano la porta alle sue spalle. Udì dei passi, poi delle voci, evidentemente la tortura per quel giorno era finita. Senza via di fuga si accomodò sull'ultimo scalino, celando alla bell'è meglio ciò che aveva rubato e il viso fra le braccia, portandosi le ginocchia al petto. Bellatrix e Fenrir si stavano organizzando per un viaggio, dicevano di dover partire quanto prima, ma quando lo videro si zittirono di colpo:
«Femminuccia» ruggì il Lupo Mannaro oltrepassando il giovane Malfoy, quindi scomparve nella camera dove un tempo Draco aveva dormito sonni tranquilli
«Sei una delusione. Una vera delusione» quando anche sua zia si chiuse la porta della sua stanza alle spalle, Malfoy si precipitò giù per le scale. Quella sarebbe stata la sera ideale per portare a termine il suo piano. Una volta fuori, sarebbe stata Hermione Granger a sapere cosa fare, o perlomeno se lo augurava. Si accertò che i suoi genitori fossero impegnati in altre faccende e in effetti li sentì litigare nelle cucine. Intuì che il nocciolo della questione era proprio lui e il comportamento che aveva avuto pocanzi, quando era scappato via. Suo padre lo accusava di non avere il sangue freddo - marchio di fabbrica dei Malfoy - di essere troppo impressionabile, di non sopportare neanche la visione di una Sanguesporco che veniva torturata. Narcissa si ostinava ad urlare che non c'era proprio nulla di male a provare certi sentimenti come la pietà per una compagna di scuola. Lucius urlò che si trattava di una schifosa nata babbana e uscì dalla porta di servizio, sbattendola con forza. Sua madre cominciò a singhiozzare. Draco si allontanò, promettendole dentro di sé che l'avrebbe trascinata fuori da quell'inferno, e giurando a suo padre che sarebbe stato fiero di lui, o forse no. Lucius non avrebbe mai approvato l'alleanza che aveva stretto con un essere ignobile come la Granger.
 
Hermione aveva il respiro roco, le faceva un male da matti anche solo respirare. Faceva male vivere. Da quando Greyback l'aveva abbandonata sul pavimento di pietra, gelido e ruvido della cantina, non era riuscita a muoversi. La guancia spiaccicata contro le mattonelle le doleva per il freddo, ma non poteva voltarsi. L'idea era quella di strascinarsi fino alla parete, ma rimase tale. Dormire. Ecco quello che doveva fare per riprendere un po' di forze. Dormire. Chiuse gli occhi, ma proprio in quel momento la porta si aprì con un cigolio sinistro e le parve di udire la flebile voce di Draco:
«Lo sapevo, è morta!» Hermione provò a rispondergli, ma le uscì solo un rauco sussurro, tuttavia bastò affinché Malfoy comprendesse che era ancora viva, seppur in pessime condizioni. La raggiunse e la osservò dall'alto «Ho quello che ci serve»
«Aiutami a me-mettermi in-» Hermione tese una mano tremante verso di lui, il quale indietreggiò, sembrava nauseato, lasciò la borsa e la bacchetta sul pavimento e sparì.
Hermione Granger per poco non bestemmiò, ma lo maledisse. Maledisse Draco Malfoy per tutto il tempo che ci impiegò a raggiungere la parete e sedersi con le spalle al muro. Il respiro sempre più affannoso, il dolore la pervadeva come migliaia di aghi ghiacciati conficcati in tutto il corpo. Si appisolò per diversi minuti, senza sogni, senza incubi. Harry e Ron le mancavano come non mai.
«Ehi, Granger» il suono di quella voce la destò piano «Non c'è tempo, Granger» Hermione sollevò le palpebre, il viso pallido e gli occhi di ghiaccio di Draco la fissavano, erano un misto fra timore e trepidazione «Tieni» le porse una ciotola colma di minestrone «Mia madre dice che dovrebbe rimetterti in sesto velocemente, l'ha incantato»
Hermione fece per prendere la ciotola che Draco le porgeva, ma le mani le tremavano come foglie al vento, allora una profonda tristezza la colse all'improvviso e in maniera del tutto inaspettata le lacrime iniziarono a sgorgare agli angoli degli occhi, senza che lei potesse fermarle:
«Non ci riesco» tentò di asciugarsi il viso «Non posso farlo, non posso»
«Devi» Draco le tamponò le guance con i polsi della camicia che si inzupparono di lacrime, sangue e sporco «Non te lo sto chiedendo Granger, te lo sto ordinando» Hermione lo guardò, tirando su con il naso «Mangia» continuò lui, avvicinandogli la ciotola alle labbra «Ho dimenticato il cucchiaio. Mangia».
Esitante Hermione bevve direttamente dalla ciotola la minestra che Draco le porgeva. Era tutto così innaturale. Lui non era di certo una cima nella cortesia, eppure quello le sembrava il gesto più gentile che avesse ricevuto negli ultimi mesi.
Quando ebbe terminato sentì un calore pervaderle le membra, la stanchezza che aveva provato fino a quel momento iniziò a diradarsi, fu come uscire da una bolla di sapone, d'un tratto il cervello e la sua spiccata intelligenza sembravano scongelati.
«Ripetimi il piano»
«Bellatrix e il lupacchiotto sono via. Mia mamma tiene a bada mio padre»
«Lei lo sa?»
«Si, ho dovuto dirglielo per rimetterti in piedi» tacque per qualche secondo «Usciamo dal cancello e ci Smaterializziamo. Decidi tu dove, conosci le foreste e i boschi lì fuori meglio di me».
Hermione si mise in piedi, barcollò e si mantenne al muro, era freddo e umido, si infilò la borsa a tracolla, infilò la bacchetta nella tasca dei jeans (che bella sensazione riavere la sua bacchetta), si diede un paio di colpetti al volto ed affermò di essere pronta. Seguì Draco Malfoy su per le scale a chiocciola che sbucavano direttamente nella hall, lanciò uno sguardo furtivo al punto dove veniva torturata e provò un brivido. Tutto quello stava per finire, non riusciva a crederci. Semmai l'avessero riacciuffata piuttosto li avrebbe costretti ad ucciderla. Draco la guidò oltre il portone d'ingresso, qui il giardino un po' abbandonato a sé stesso era deserto, il sole stava calando, ma non era ancora del tutto buio. Hermione assaporò la brezza sul viso, respirò a pieni polmoni l'aria pulita, l'odore dell'erba, quella dolciastra degli alberi. Era l'odore della libertà.
Trottò alle spalle di Draco, il cancello distava solo qualche centinaio di metro, ben visibile ad occhio nudo. Hermione teneva ancora il naso all'insù, rivolto al blu del cielo, quando sentì Malfoy maledire qualcuno: oltre il cancello si materializzarono Bellatrix Lestrange e altri due Mangiamorte. Entrarono nel giardino di Villa Malfoy, i due uomini sghignazzavano frasi prive di senso, la donna invece li precedeva, il rumore dei suoi tacchi attutiti dall'erba che era cresciuta sul sentiero di cemento. Se avessero alzato lo sguardo li avrebbero visti. Draco si voltò indietro, lo sguardo vagava oltre la testa cespugliosa di Hermione, il cervello lavorava velocemente per mettere a punto un piano. In un nano secondo passò in rassegna tutte le possibili opzioni: tornare dentro; nascondersi (si, ma dove?); mentire, e poi la rivelazione, l'unica che gli sembrò plausibile. Spinse Hermione in un cono d'ombra formatosi all'angolo di un balcone, la sentì chiedergli cosa avesse in mente, piagnucolare che li avrebbero notati e allora, oddio non voleva neanche pensarci!
Hermione lo fissò dal basso, Draco aveva la pelle del viso così tirata da sembrare trasparente, le labbra sottili erano strette fino a diventare bianche. Sobbalzò quando lui diede un pugno nel muro, mentre le voci si facevano più vicine, sempre di più.
«Possiamo riprovarci» gli disse, le parole le erano uscite fuori così, inaspettate «Fingiamo che io sia fugg-» Draco le afferrò il viso con entrambe le mani
«Se lo dici a qualcuno giuro che t'ammazzo»
«Cos-»
Draco premette le labbra contro le sue, la sovrastò in altezza, nascondendo il viso della ragazza con i palmi e la propria testa. Hermione spalancò gli occhi, vide quelli di Draco strizzati come se stesse bevendo una medicina. Bellatrix e i Mangiamorte erano oramai vicini, le loro voci si udivano distintamente. Hermione li vide, si accingevano a salire gli scalini che precedevano il portone d'ingresso. Bellatrix si voltò nella loro direzione. La Granger abbassò di colpo le palpebre, avrebbe giurato che quella donna malefica avesse intercettato il suo sguardo:
«Ehi Draco, vacci piano con quella!» urlò ridendo, dietro di lei i due uomini batterono le mani e fischiarono, commentando con frasi poco carine e galanti. Draco allontanò la bocca da quella di Hermione e si rivolse a loro, facendo attenzione a non rivelare l'identità della sua ragazza, un sorriso beffardo accompagnò battutine altrettanto spinte. I Mangiamorte risero soddisfatti entrando in casa e chiudendosi la porta alle spalle. Senza spiccicar parola Draco e Hermione corsero a perdifiato fino a raggiungere il cancello. Il cuore in gola.
 
Bellatrix Lestrange annunciò la sua presenza chiamando a gran voce la sorella. Narcissa arrivò dalle cucine, prese i soprabiti dei Mangiamorte e fece per andare via, quando Bellatrix parlò:
«Ho visto Draco qui fuori» Narcissa ebbe un sussulto
«Ah si?!»
«Altroché!» esclamò un Mangiamorte ridendo sotto i baffi «Era moooolto impegnato»
«In-in che senso impegnato?» la signora Malfoy iniziava a sudare freddo. E se l'avessero ...?
«Smettila» lo ammonì Bellatrix, ma nella sua voce non c'era rimprovero, più che altro era divertimento «È normale alla sua età provare certe passioni per le giovani fanciulle» intanto si stava sfilando i guanti di pizzo nero da porgere alla sorella «Solo mi chiedo chi sia quella ragazza. Non ho visto ragazze nei paraggi ultimamente» poi si fermò, quasi che qualcuno le avesse fatto un Pietrificus Totalus. Improvvisamente la risposta le era apparsa così chiara e nitida che si diede della stupida. Urlò qualcosa ai due uomini che erano arrivati con lei, spalancò la porta e li vide. Draco ed Hermione avevano quasi raggiunto il cancello, emanò un urlo che fece accapponare la pelle ai presenti. I due Mangiamorte le sfrecciarono accanto, lanciando incantesimi di ogni genere, mentre Bellatrix gridava loro di non ucciderli. Voleva occuparsene di persona.
Hermione Granger sfilò la sua bacchetta, proprio mentre Draco apriva il cancello: erano fuori.
«Protego» invocò lei e una barriera trasparente li avvolse, ma si frantumò all'istante trafitta dagli incantesimi. Era ancora troppo debole affinché le sue magie avessero la solita incrollabile efficacia. Poi Draco la prese per un braccio e un attimo dopo provò la solita, fastidiosa sensazione di essere afferrata dall'ombelico e strattonata all'indietro con ferocia.
 
  
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