Anime & Manga > Gundam
Segui la storia  |       
Autore: SoltantoUnaFenice    06/05/2017    3 recensioni
Marte è cambiato, e molto: l'ha vista rinascere un pezzo alla volta. Le periferie non sono più così povere, c'è tanto da lavorare e tanto da costruire. Sembrano tutti pervasi da un fuoco fatto di speranza e fiducia.
Ma quell'angolo brullo è rimasto esattamente com'era, e la lapide che onora i caduti di Tekkadan si affaccia ancora sulla vallata di roccia e terra rossa. Forse è per questo che ogni tanto fugge lì. Quel posto gli somiglia: come lui, è troppo arido e troppo lontano da tutto il resto per poter rifiorire.
Ambientata tre anni dopo l'ultima puntata di Gundam Iron Blooded Orphans.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Yamagi non è andato lontano. Shino lo ha seguito dopo pochi istanti e lo ha trovato nel ballatoio, le mani posate sul parapetto di cemento e le spalle tese e un po' curve.
“Va tutto bene?” Ripete.
Un cenno della testa, ma Shino non riesce a capire se sia un , un no, o magari un levati dai piedi.
Non è facile distinguere, anche perché la strada è quasi del tutto al buio. C'è qualche lampione sparuto, e qualche finestra aperta da cui permea la luce di qualcuno che è ancora sveglio.
Lui non ci è più abituato: nella colonia penale c'erano grandi fari accesi tutta la notte e puntati su ogni angolo per impedire qualsiasi tentativo di fuga.
“Mi dispiace. - Riprova, appoggiando la spalla allo stipite della porta. - Sono piombato qui all'improvviso e ti ho sconvolto. Forse è meglio se ti lascio un po' in pace e torno nei prossimi giorni...”
Yamagi si volta di scatto, le mani strette a pugno. “Tu non vai da nessuna parte.” - Scandisce. Poi abbassa lo sguardo, il tono improvvisamente più calmo. - Torna in casa, per favore.”
Rientrano, e Yamagi chiude la porta con un paio di mandate.
“Ehi, non ce n'è bisogno. - Prova a scherzare. - Giuro che non scapperò.”
“Stupido. Questo è un brutto quartiere, avresti dovuto farlo anche prima.”
“Ok. - Alza le mani in segno di resa. - La prossima volta me ne ricorderò.”
Yamagi lo osserva un attimo, come se cercasse la risposta ad una domanda che non ha fatto, poi torna ai fornelli.
“Hai fame? Preparo qualcosa da mangiare.”
“Io... sì, ho una fame da lupo, in realtà. Non so quanti giorni sono che non faccio un vero pasto.”
Yamagi si limita di nuovo ad un cenno del capo, poi comincia a tirare fuori quello che gli occorre.
“Posso aiutarti?”
“Perchè, sai cucinare?”
“Beh... no.”
Sospira, mentre gli sfugge un mezzo sorriso.
“Allora raccogli le posate, che è meglio. Qui ci penso io.”
Anche Shino sorride: finalmente qualcosa che conosce. Lo stesso tono brusco con cui gli aveva detto che non avrebbe fatto esplodere fiori di ghiaccio per lui. Lo stesso sguardo di affetto nascosto dietro ad una smorfia seccata che gli ha visto mille volte.
Per un po' gli unici suoni sono lo sfrigolare delle verdure nella padella, e il tintinnio metallico delle posate che ritornano al proprio posto.
Quando si siedono a tavola, Yamagi accende la luce sopra al tavolo, e la penombra in cui è stata avvolta la stanza fino a quel momento si dissolve.
Il suo sguardo non riesce a non fermarsi sulla mano metallica di Shino, e lui se ne accorge.
“Già. - La solleva, muovendo le dita come per provarle. - Il cockpit era esploso in parte, e così... Non è terribile come sembra, sai?”
“Hai detto che eri quasi morto.”
“Sì. Ho perso molto sangue, e il braccio era andato. Avevo diverse altre ferite, ma mi hanno messo nella nanomacchina medica in tempo.”
Yamagi si siede e gli porge la ciotola e le posate.
“Ora mangia. - Forse non è ancora del tutto calmo, ma ha deciso che non aspetterà. - E raccontami quello che è successo in questi tre anni.”
“A due condizioni.”
“Quali?”
“Che la tua cucina sia buona... - lo vede sollevare gli occhi al soffitto, sbuffando. - E che dopo tu faccia altrettanto.”
Yamagi si rabbuia, poi annuisce.
“D'accordo.”

 

La calma che è scesa nella stanza è un bene prezioso, e per un po' nessuno dei due ha il coraggio di romperla. Shino mangia di gusto, e intanto cerca un argomento qualsiasi col quale iniziare la conversazione. Ma le uniche domande che gli vengono in mente riguardano i loro compagni e cosa è successo dopo che lui è scomparso, e nessuna di esse sembra del tutto priva di tensione o di brutti ricordi da far riaffiorare. Yamagi, da parte sua, appare piuttosto assorto, e così finiscono di mangiare senza aver detto più di poche parole.
“Aaaah, ora va decisamente meglio! - Esclama Shino dopo aver ingurgitato l'ultimo boccone. - Devo ammetterlo, era proprio buono!”
“Grazie. Sembri sorpreso.”
“Beh... è solo che non ti avevo mai visto cucinare, tutto qui!”
“Non è molto diverso da fare il meccanico. Scegli i componenti adatti, e li assembli nel modo giusto. - Si alza, raccogliendo le ciotole ormai vuote. - Solo che in cucina si chiamano ingredienti.”
“Aspetta, ti aiuto. Almeno lasciami lavare i piatti.”
Yamagi lo guarda un po' stranito.
“Beh, che c'è? Questo lo so fare! Sulla colonia di detenzione c'erano i turni di pulizia delle cucine...”
“Ai piatti penseremo dopo.” Taglia corto, posandoli nel fondo del lavandino e tornando a sedere di fronte a lui.
“Hm. - Shino lo osserva, Yamagi sembra deciso, ma anche preoccupato. - Beh, non c'è molto da dire. Dopo essere stato raccolto e curato, sono stato sulla loro nave fino a che... beh, fino alla battaglia su Marte. Non sapevo molto di cosa stesse succedendo: ero chiuso in una stanza e nessuno mi raccontava nulla.”
Abbassa lo sguardo e porta le mani sulle gambe. Yamagi cerca di immaginare come possa essersi sentito, bloccato lì, senza sapere nulla e senza poter intervenire.
“Poi mi hanno portato alla colonia. La sorveglianza era stretta, ma qualche giorno fa sono riuscito ad infilarmi su una nave cargo. Ho fatto un paio di tappe da clandestino: per fortuna negli interporti commerciali ci sono più controlli sulle merci che sulle persone... E così sono arrivato su Marte, ed eccomi qua.”
Allarga le braccia, ma lo sguardo non è sereno. Yamagi sospira.
“Mi spiace...”
“Non devi. E' stata dura per tutti noi. E poi guardami: sto bene! Me la sono cavata meglio di ogni previsione...”
“Shino.”
“Hm?”
“Cos'è che non mi dici?”
“Io? In che senso?”
“Guarda che ti conosco.”
La tentazione di lasciar perdere è forte, ma a questo punto Yamagi vuole arrivare fino in fondo. Vuole sapere se l'ombra che sente nella sua voce incerta e nei suoi gesti nasce dall'averlo visto in quelle condizioni. Anche se ha paura, non può trascinarsi dietro un dubbio del genere.
Ma Shino lo stupisce. Si alza e va alla finestra, le mani in tasca e lo sguardo che vaga tra le case.
“Beh... Io vi credevo morti.”
Yamagi non lo interrompe, così continua.
“Mi avevano detto che eravate tutti morti, e io... gli ho creduto. All'inizio no, ma poi mi sono rassegnato. - Si passa una mano sul viso, poi torna a guardare fuori. - Io... ho mollato, capisci? Ho smesso di combattere e sono rimasto lì, senza far niente.”
“Ma Shino, in un posto come quello...”
“Non importa! Alla fine sono riuscito a scappare, no? Avrei dovuto provarci subito, avrei dovuto provarci ogni giorno!” La voce è piena di rabbia e rimpianto, e Yamagi si alza e lo raggiunge.
“Ho fatto un sacco di errori, Yamagi. - Chiude gli occhi e si poggia allo stipite della finestra. - Ho sbagliato quel colpo, e ho sprecato l'occasione di sconfiggerli. Mi sono fatto catturare, e sono rimasto lì come un coglione per tre interi anni. Se non mi fossi lasciato andare allo sconforto, forse sarei potuto tornare prima! Vi ho lasciati da soli. Ti ho lasciato da solo per tutto questo tempo...”
“Shino...” Allunga una mano, e gli afferra un braccio. Era così preoccupato per la propria debolezza, e invece ora sente bruciare dentro di sé tutto il rimpianto ed il dolore dell'altro.
Lo tira contro di sé, abbracciandolo. Poggia la testa contro la sua, chiudendo gli occhi.
“Non mi importa. Non credevo che l'avrei mai pensato, ma non mi importa niente di questi tre anni. Io... pensavo di non poter resistere più, ma sei tornato, e all'improvviso mi sembra che tutto questo tempo non conti più niente. Sei vivo Shino, e sei qui. Non chiedo altro.”
“Yamagi... dopo tutto quello che ti ho fatto...” Le lacrime bruciano negli occhi, e Shino sa che non riuscirà a trattenerle ancora. Tutte quelle ore di attesa, tutta quella angoscia... tutto il dolore degli ultimi anni si sta addensando dentro a quelle gocce d'acqua e forse lasciarle andare lo farà sentire meglio.
“Tu non lo sai cosa mi hai fatto. - Yamagi si allontana di un passo e lo guarda negli occhi. - Non sai cosa mi hai dato. Io... avrei preferito salire sul Ryusei-go e morire con te, piuttosto che restare qui da solo. Avrei preferito morire, ma... non c'è mai stato un giorno, uno solo, in cui avrei preferito non averti conosciuto. Mai.”
“Yamagi...” Shino sente che sta per crollare, ma non gli importa. Si stringe di nuovo a lui, e libera i singhiozzi che ha trattenuto fino a quel momento.
Yamagi allunga la mano fino all'interruttore che c'è di fianco alla porta d'ingresso, e spegne la luce. Rimane soltanto il chiarore dei faretti sopra ai fornelli, che forma ombre allungate attraverso la stanza. Lo stringe, cercando di fargli sentire con le braccia ciò che gli ha appena detto a parole.
Lo ascolta piangere, ma i suoi occhi sono asciutti.
Improvvisamente, Yamagi sente che per lui il tempo delle lacrime è finito. Forse ne verranno altri, ma adesso non importa. Adesso c'è soltanto questa notte, nata per ritrovarsi e ricominciare a vivere.

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Gundam / Vai alla pagina dell'autore: SoltantoUnaFenice