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Autore: JulyAneko    09/06/2009    1 recensioni
Un caso, un avvocato. Una nuova conoscenza, un vecchio legame. Cosa succederà al nostro team se le sue acque verranno scosse non solo da nuovi atroci casi?!
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CM 011

 

"E' comune defetto degli uomini non fare conto, nella bonaccia, della tempesta" Machiavelli.

Aaron guardò nervosamente l'orologio, avrebbe già dovuto convocare tutti nella sala riunioni da almeno una buona mezzora. Per l'ennesima volta in quei minuti, si voltò ad osservare l'open-space, senza incontrare la persona che stava cercando. Dove diavolo si era cacciata April?
Sospirò soffermandosi sulla figura di Emily intenta a scrivere qualcosa su dei fogli ordinati. Di colpo la vide fermarsi, osservarsi attorno e poi puntare lo sguardo verso il suo ufficio. Beccato.
Non cercò nemmeno di nascondere l'evidenza, le fece un cenno con la testa a indicarle la scrivania di Johnson.
Emily guardò nella direzione che le aveva indicato Hotch per poi alzare le spalle e scuotere la testa in segno negativo.
Aaron la vide chiamare l'attenzione di Reid e scambiarci due parole ma anche lui scosse la testa.
Dove si era cacciata quella ragazza?
Sicuramente April non era famosa per i suoi anticipi sul lavoro ma un ritardo così non lo aveva davvero mai fatto.
Ticchettò le dita sul tavolo per poi alzarsi, uscire dall'ufficio e poggiarsi alla balaustra appena davanti l'ufficio di Rossi che, al vederlo, smise di correggere una pratica e gli si accostò.
David stava per dire qualcosa quando un ragazzetto entrò di corsa nell'open-space seguito da degli agenti.
-Spencer! Spencer!- gridò il ragazzo mentre i due agenti cercavano di portarlo fuori dicendo che non era niente e che avrebbero sistemato tutto loro.
Al sentire il suo nome Reid si girò ed incontrò quegli occhi, solitamente così furbetti, ora malinconici e terrorizzati.
Anche Aaron al vedere il ragazzo si era irrigidito cercando di capire dove già lo aveva visto.
-E' tutto a posto agenti, lui è con me!- esclamò subito Spencer avvicinandosi al ragazzo che ringhiò un veloce -Ve lo avevo detto!-
David tirò una veloce occhiata al suo capo per poi scendere le scalette assieme a lui e raggiungere i due.
-Cosa significa tutto questo?-
-Non lo so- incominciò Spencer poggiando una mano sulla spalla del ragazzo -Sasha, che ci fai qua?-
Sasha sospirò profondamente prima di bisbigliare -April..-
A quel nome anche Derek ed Emily si avvicinarono al gruppetto -Che è successo?- chiese subito la donna.
-Beh.. ieri sera dovevo andare da lei a prendere una cosa ma.. non l'ho fatto- iniziò il ragazzo
-Quindi?- chiese nervosamente Aaron, ora aveva riconosciuto quel ragazzo. April aveva una fotografia con lui nel salotto.
-Quindi sono andato stamani e.. e.. ho trovato tutto il salotto messo a soqquadro.. con questo bigliettino vicino ad un portatile.. che non è di April-
Spencer afferrò subito il biglietto e lesse quelle due parole con un'angoscia sempre maggiore addosso.
-Provate a fermarmi, adesso- lesse Morgan dopo aver strappato il biglietto dalle mani dell'amico
-E'.. è la scrittura di April..- bisbigliò Sasha.

Reid salì i gradini delle scale di quel palazzo a due a due mentre Hotch cercava di stargli dietro. Arrivati davanti all'appartamento di Johnson, Aaron tirò fuori la chiave che gli aveva dato Sasha che stava arrivando con l'ascensore assieme al resto del gruppo.
Quando aprirono la porta dell'appartamento notarono un caos disordinato che avvolgeva l'ingresso e il salotto sotto i loro occhi.
Spencer respirò profondamente cercando di darsi una calmata e vide anche Hotch fare altrettanto.
Alla loro sinistra il cucinotto sembrava ordinato ma Emily subito notò come la lavastoviglie fosse lasciata aperta con una pentola ancora nell'acquaio: quello non era un comportamento da donna, da April.
Alla loro destra la piccola sala da pranzo era decisamente in ordine, solo un computer portatile dominava la stanza dal centro della tavola tonda di legno.
-L'hai trovato lì il biglietto?- chiese David al ragazzo che annuì -Hai toccato altro?-
-No, no.. sono subito corso da voi-
-Ok, ok Sasha..- incominciò Spencer avvicinandosi al ragazzino decisamente scosso e poggiandogli le mani sulle spalle -Adesso vai a casa, ci pensiamo noi-
-La troverete, vero?- domandò Sasha tirando su col naso.
A quella domanda gli tremarono le labbra. Lui doveva ritrovarla, doveva farlo! -Sì.. sì la troverò. Sta' tranquillo-
-Adesso vai a casa- sorrise Emily al ragazzo -E semmai April dovesse tornare, avvisaci-
-Dite che.. potrebbe essersene andata da sola?-
-Beh.. può darsi- tagliò corto Prentiss continuando a sorridere.
Era solo un ragazzo, non poteva metterlo davanti a una verità più grande di lui.

Hotchner avanzò nel salotto notando come quel disordine doveva essere stato creato da una lotta. Una goccia di sudore imperlò la sua fronte ma subito la scacciò con un gesto veloce della mano. Doveva rimanere calmo. Doveva rimanere lucido.
-La camera e il bagno sono a posto.. ordinati- esclamò Emily rientrata nel salotto
-Deve aver lottato qua nel salotto..-incominciò Aaron -..poi, poi deve essere successo qualcosa..-
-Questo- disse David indicando dei frammenti di quello che doveva essere un vaso.
Prentiss si avvicinò e scosse la testa -La tazza che usava come portaoggetti..- bisbigliò -La ricordo perché l'ho presa in giro un'intera serata per quella tazza con la stampa di Pater Pan-
-L'adorava- mormorò Hotch prima di raggiungere Morgan che si era appena messo i guanti bianchi per aprire il portatile lasciato in bella vista sul tavolo della sala pranzo.
Derek si posizionò davanti al computer e l'aprì notando come non fosse spento ma in stand-by.
-Wow- esclamò appena lo schermo si accese, facendo vedere una e-mail lasciata aperta sul desktop.
-Cos'è?-
-C'è scritto solamente "Guardami" e un indirizzo internet-
-Cliccaci- disse subito Spencer lasciando un poco perplessi gli altri.
Morgan esitò un attimo ma infine cliccò e subito si aprì una sorta di conversazione internet, con una webcam che si stava caricando.
Restarono tutti col fiato sospeso finché l'immagine della webcam non divenne nitida, lasciando intravedere un piccolo letto con adagiata sopra un'April dalla maglietta mezza lacerata.

Jennifer stava in piedi con le braccia incrociate e ticchettando nervosamente col piede.
-Mi stai mettendo ansia!- esclamò esasperata Penelope girando la sua sedia a rotelle verso la ragazza che stava immobile davanti alla porta del suo ufficio.
-Quanto ci mettono ad arrivare?-
-Tra poco saranno qui. E sistemeremo tutto- disse Garcia mormorando quell'ultima frase. Aveva una gran paura addosso ma voleva rimanere lucida o non ce l'avrebbe nemmeno fatta a vedere le immagini proiettate da quella webcam sul computer che gli altri le stavano portando.
-Oh, finalmente!- esclamò JJ afferrando il portatile, sul quale la scientifica non aveva rivelato impronte, e poggiandolo sulla scrivania di Penelope che subito lo aveva aperto per poi sobbalzare al vedere April riversa sul letto.
-Trova di chi è quell'indirizzo- disse Hotch appena entrato nell'ufficio della collega.
-Ci sto già provando- mormorò Penelope battendo velocemente i tasti sul portatile e poi sul suo computer. -L'indirizzo IP non è fisso.. Sembra che si reindirizzi su un diverso IP ogni poco e che rimbalzi su server non americani..-
A quella notizia Spencer, appena arrivato in quell'ufficio assieme a tutto il resto del team, sospirò. Era certo che sarebbe stato così ma in fondo al cuore aveva avuto ancora la speranza di trovare subito chi aveva fatto questo ad April, alla sua April.
Un silenzio tombale avvolgeva quella stanza, solo il rumore delle dita di Penelope su quei tasti scandiva il tempo che passava furioso.
-Guardami. Sentimi.-
-Oh.. cos'è?- chiese subito Morgan dopo che una voce metallica aveva invaso prepotentemente quel silenzio.
-Ho attivato un microfono- disse Garcia voltandosi verso il resto della squadra.
-Sei riuscita a trovare il microfono e non..-
-Sono riuscita a trovare quello che lui ha voluto che trovassi- si difese subito Penelope, senza lasciar finire la frase ad Aaron.
-Magnifico!- borbottò Emily -Siamo nelle mani di questo.. questo..- cercò la parola giusta da dire ma le venne in aiuto Jennifer che esclamò a denti stretti -Questo bastardo-
Tutti si girarono verso la bella ragazza bionda, non l'avevano mai sentita dire una cosa del genere ma stavolta era davvero l'unica parola appropriata.

April sentì una strana sensazione di gelo invaderle il corpo. Tremò.
Una fitta acuta le invadeva la testa ad ogni suo movimento. Lentamente si portò una mano alla testa e sentì le sue dita bagnarsi di una sostanza corposa.
Doveva aprire gli occhi. Doveva capire cos'era successo.
Con grande fatica aprì gli occhi smuovendo le palpebre più volte finché non riuscì a mettere a fuoco la stanza che la circondava.
Si tirò a sedere sul letto per poi abbandonare lo sguardo sulla sua mano e le sue dita rosse. Sangue.
-Ah..- biascicò constatando di avere un piccolo taglio che partiva da un lato della fronte e scendeva fin giù superando l'orecchio.
-April!-
Si portò nuovamente la mano alla testa come infastidita da quel rumore.
-April!-
Si guardò attorno muovendosi lentamente.
-April!-
Quella era la voce di Aaron. Ne era certa. Ma ora dov'era lui?
-April!-
-Aaron..- mormorò poggiando i piedi sul pavimento e sentendo un gelo maggiore pervaderle il corpo. Si guardò e scoprì di non avere le scarpe, la sua maglia era strappata in più punti mentre i pantaloni da ginnastica che portava erano bucati all'altezza del ginocchio.
Un flash. Un momento e ricordò tutto della sera precedente.
Si guardò ancora attorno. Era in una piccola stanza, seduta sul letto posizionato al centro della camera. Tutto intorno era vuoto. Nessun mobile, nessun oggetto.
-April! April mi senti?-
-Sì, sì.. Aaron, dove sono?- esclamò April alzando lo sguardo in cerca della provenienza di quella voce e notò come davanti a lei, in alto sopra una porta, una webcam, un microfono e delle casse fossero posizionati con i cavi che davano all'esterno della stanza.
-Non lo so, April..- Sentì la voce di Aaron tremante -Ti hanno rapita-
Al sentire quelle parole chiuse gli occhi e respirò profondamente. Doveva riprendere possesso di se stessa. Doveva scordarsi del dolore lancinante che sentiva alla testa.
-April, andrà tutto bene.. ti tireremo fuori- sentì la voce di Emily e scosse la testa. No, non voleva.
-Ti riporteremo a casa- la voce di Spencer le arrivò come un lamento alle sue orecchie. No, no, no! Non voleva!
-Ma ci devi aiutare..- la voce di David. No, non voleva!
-Hai visto chi ti ha portata lì?- la voce di Derek. No, non voleva!
-No.. no..- biascicò scuotendo la testa -Non voglio mi vediate così! No.. no, non voglio!-
-April, ti prego!- esclamò Aaron nervoso
-No Aaron, no! Per favore..!-

-Non possiamo farlo!- esclamò Spencer contrariato. Lui doveva sapere, lui doveva vedere! Lui doveva vederla.
-Lo so- borbottò Hotch ancora titubante -Ma per ora è meglio così-
-Va bene- acconsentì David, cercando di capire quello che doveva provare April -Per ora bastate tu e Garcia a controllare quel video-
-Ma.. no- provò ancora Spencer ma appena vide i colleghi uscire dall'ufficio di Penelope si arrese. Sospirò sulla porta della stanza, prima di lanciare un'occhiata al proprio capo -Mi dirai tutto, però- disse deglutendo a fatica.
A quelle parole Aaron fissò lo sguardo negli occhi preoccupati di Spencer. Sembrava un cucciolo terrorizzato con però una voglia matta di ritrovare ciò che gli era stato portato via.
Fece un cenno con la testa in segno affermativo. Almeno quello glielo doveva.
Appena Reid fu uscito da quella stanza Hotch si avvicinò alla porta e la chiuse alle sue spalle. Guardò Garcia che non riusciva a nascondere la sua preoccupazione e continuava ad osservare quel portatile con l'immagine di April riflessa sopra.
Sospirò. Dovevano tirarla fuori di lì. Dovevano farlo.
Tirò fuori il proprio cellulare dalla tasca della giacca e scorse la rubrica fermandosi alla lettera G. Avrebbe dovuto avvertirlo? Avrebbe dovuto farlo? Si rigirò quell'oggetto fra le mani per qualche attimo prima di riporlo nella tasca. Ora avrebbe dovuto solo pensare ad April.
-Penelope, accendi il microfono-
Garcia sussultò. Era strano sentirsi chiamare col proprio nome dal proprio capo, soprattutto se il capo era Hotch. Gli tirò una fuggevole occhiata, quella situazione doveva fargli veramente male. Ormai tutti si erano accorti come April fosse importante per lui, come lei gli ricordasse bei momenti passati. Ormai tutti si erano accorti come April avesse identificato in lui quella figura che era fuggita dalla sua vita quando Jason aveva deciso di riprendere in mano le redini della propria.. di vita.
-E' acceso- sussurrò Penelope prima di cliccare su un'icona sul portatile.
-April, ascolta. Siamo solo Garcia ed io- Vide la ragazza sospirare e sussurrare un "grazie" sulle labbra. -Devi cercare di dirmi tutto il possibile su ciò che ricordi dell'altra sera-
-Ok..- biascicò April scostandosi una ciocca di capelli dal volto -Non era molto che avevo finito di cenare. Ho aperto la porta credendo che fosse Sasha invece mi sono ritrovata davanti un uomo..-
-Riesci a descrivercelo?-
April scosse la testa sorridendo nervosamente -Servirebbe dirvi: non molto alto, moro e dagli occhi chiari?!-
-No..- mormorò Aaron
-Ecco..- continuò la ragazza -Mi ha aggredita. Io ho cercato di difendermi.. ho cercato..-
-Sta tranquilla April, sta tranquilla- intervenne Penelope con voce rotta.
La vide scuotere la testa in segno affermativo, come per calmarsi.
-Ti ha fatto scrivere un biglietto, ricordi?-
-Sì.. sì..-
-April, avevi mai visto quell'uomo?-
Sospirò portando una mano alla fronte -Non lo so-

Morgan ticchettava nervosamente con le dita sul tavolo della sala riunioni. Avevano deciso di riunirsi in quella stanza per cercare di fare il punto della situazione ma, a dire il vero, non avevano proprio nulla in mano.
Erano tutti decisamente nervosi e preoccupati e il silenzio invadeva quella stanza come mai aveva fatto prima. Si sentivano impotenti e incapaci di fare qualsiasi cosa. Speravano che Hotchner ricavasse qualcosa dalle parole di April per riuscire almeno a capirci qualcosa su tutta questa situazione. Ma quello che speravano più di ogni altra cosa era che l's.i. non si presentasse in quella stanza da April e che non le facesse assolutamente del male.
Per ora quella era l'unica cosa che potevano fare. Sperare.
-Ok- sbuffò Emily scavallando le gambe e mettendosi comoda sulla sedia nella quale era seduta ormai da qualche minuto. -L's.i. ha preso April ed ha fatto in modo che trovassimo il portatile con un collegamento a lei-
-Tutto questo non ha senso..- scosse la testa Reid
-Ce l'ha se l's.i. è collegato ad April ed a noi- disse David incrociando le braccia al petto -E' l'unico modo che ci può portare a questa situazione-
-Quindi è qualcuno che già conosciamo- esclamò JJ poggiando la schiena al muro.
-Può darsi- continuò Morgan -Ma potrebbe anche essere qualcuno che April ha fatto andare in prigione prima che venisse a lavorare al Bureau-
-Avrebbe meno senso senza un collegamento anche con noi, ma meglio non escludere niente- disse Emily tirando un'occhiata a Spencer che non aveva più detto una parola di ragionamento con loro.
Per lei era difficile affrontare quella situazione, il legame che aveva instaurato con April si era decisamente approfondito ed erano diventate ottime amiche. Per lei come per il resto della squadra, ma per Spencer la cosa doveva essere ancora più complicata. Spencer doveva avere dentro di sé un rigirio di emozioni che dovevano dannargli l'animo.
Emily pensò se quella situazione di April fosse accaduta ad Aaron, ed un brivido le percorse la schiena. Non lo avrebbe sopportato. Probabilmente l'unica cosa che avrebbe voluto fare sarebbe stata quella di urlare e dimenarsi, prima di poter riprendere il controllo di se stessa ed affrontare chi avesse fatto del male a quell'uomo che ormai non riusciva nemmeno più a negare a se stessa che significasse qualcosa di veramente importante.
Sì, Spencer doveva stare proprio così.
Allungò una mano fino a sfiorare quella del ragazzo che, come risvegliato da un torpore, scosse la testa e strizzò gli occhi. Doveva andare avanti. E doveva farlo per April.
Si schiarì la voce tossicchiando prima di parlare -Dobbiamo ritirare fuori tutti i dossier dei casi che abbiamo seguito-

April si era alzata in piedi e stava battendo tutte le pareti che la circondavano per riuscire a capire dove fosse finita ma non riusciva proprio a trovare nessun particolare che potesse aiutarla.
Sapeva che Aaron e Penelope la stavano osservando e questo la confortava un po', la faceva sentire meno sola e abbandonata. Cercava di non pensare alla quiete di quel momento perché sapeva benissimo che prima o poi chi le aveva fatto questo sarebbe spuntato da quella porta che la divideva da tutto e tutti.
Il letto era bloccato al pavimento e non poteva spostarlo fino al muro sotto quella stretta e lunga finestrella che vedeva in alto, quasi attaccata all'angolo del soffitto. Nonostante tutto montò in piedi sul duro materasso e cercò di allungarsi per vedere al di là di quei vetri spessi.
Era intenta a cercare di capire cosa si nascondesse fuori da quella stanza che non si accorse del rumore che proveniva dalla porta, solo quando questa fu aperta e richiusa spostò lo sguardo verso quell'uomo che era appena entrato.
Rimase immobile a guardarlo mentre sentiva ogni parte del suo corpo tesa e tremante.
Lui, appena entrato, si era girato verso di lei ed era rimasto ad osservare ogni sua mossa ma April lo aveva sorpreso rimanendo completamente immobile. Restò qualche attimo fermo poi, come stufato di aspettare, si mosse repentinamente verso di lei afferrandola per un braccio e facendola cadere rovinosamente a terra.
April gridò sentendo il suo corpo sbattere contro il gelido pavimento e subito si rannicchiò fra il muro e il letto. Continuando a respirare nervosamente.
Vide un ghigno comparire sulle labbra dell'uomo prima che questo le afferrasse nuovamente il polso. Cercò di divincolarsi ma non riusciva a reggersi in piedi e così fu facile per lui ammanettarle il braccio destro alla ringhiera in ferro battuto del letto.
Penelope era rimasta immobile con le mani portate alla bocca mentre Aaron si era sporto verso lo schermo del portatile chiudendo la mano in un pugno. Era rimasto in silenzio e non aveva detto nulla. Si sentiva dannatamente impotente. Sapeva che avrebbe dovuto provare a parlare con l's.i. ma non aveva basi su di lui, non poteva sapere quali parole sarebbero state efficaci su di lui e quali invece avrebbero provocato la sua ira. Così aveva preferito rimanere in silenzio. E sentirsi impotente di fronte alla vista del trattamento riservato a quella ragazza a cui era così profondamente legato.
April cercò di darsi una calmata provando a respirare normalmente ma sentiva i battiti del suo cuore accelerati a mille. Deglutì prima di mormorare -Perché sono qui?-
L'uomo, tornato con le spalle alla porta, la guardò inclinando la testa. Sapeva di non aver mai girato la testa alla webcam che lo stava riprendendo ma sapeva anche che, se voleva che il suo piano riuscisse, doveva farsi identificare da quegli uomini che lo stavano osservando con tanto odio.
-Perché..- iniziò lentamente -..tu.. sei.. la sua.. ultima.. serva-
Aveva pronunciato quella frase calcando ogni parola e questo aveva provocato in April una crescente tensione che si stava trasformando in vivida e reale paura. Continuò a guardare quell'uomo respirando profondamente mentre gocce di sudore freddo avevano cominciato a imperlarle la fronte.
Al sentire quella frase il volto di Aaron si accigliò ancora di più e un lampo di vivida e reale paura attraversò i suoi occhi quando vide l'uomo girarsi e puntare il suo sguardo verso la webcam.

Appena Garcia gli aveva stampato il dossier che le aveva chiesto, si era precipitato in sala riunioni trovando tutti gli altri intenti a discutere sulla situazione.
Osservò ad uno ad uno quei volti che si erano zittiti nell'attimo in cui era entrato in quella stanza, poi aveva gettato il dossier sul tavolo mormorando a denti stretti -Liam Reewell-
-Come?- chiese Spencer confuso -Lo abbiamo arrestato la settimana scorsa-
-Lo so- disse serio Aaron -Ma lui aveva la sua setta di persone che lo ammiravano e seguivano-
-Non riesco a seguirti..- sussurrò Emily con un filo di voce.
-Sebastian Jenkins-
A quel nome Morgan scattò in piedi lasciando che la sedia sulla quale era seduto precipitasse a terra. Non poteva crederci. Non lui. Non quel ragazzo che sembrava così sottomesso a Reewell. Non poteva essere davvero lui quello che aveva escogitato tutto questo.
-Dobbiamo sapere il più possibile su quest'uomo- continuò Hotch -Garcia sta cercando se ha degli immobili qua in Virginia o se ha usato la carta di credito per pagare un posto dove può tenere April. Dobbiamo sapere tutto su di lui-
-Hotch, noi gli abbiamo parlato- disse Derek duro
-Lo so- biascicò a denti stretti Aaron. Loro lo avevano conosciuto e non avevano capito quanto quell'uomo fosse legato a Reewell, quanto fosse così soggiogato da lui da arrivare a rapire l'ultima persona che il suo mentore aveva minacciato.
-Vuole uno scambio?- chiese Emily visivamente più nervosa da quando Hotch aveva rivelato quella notizia.
-Per ora non ha fatto richieste-
Spencer scosse la testa. Le immagini di tutte le vittime di Reewell avevano iniziato a soffocargli la mente. Quei corpi straziati che aveva visto di persona non volevano uscirgli dal cervello. Scosse la testa. Non doveva pensare a questo ma doveva fare il possibile perché questo non accadesse! -Come fai a sapere che è lui?- chiese prima che il suo volto sbiancasse -E' entrato in quella stanza.. ha fatto qualcosa ad April?!-
-Sta calmo Reid!- esclamò subito Aaron -E' entrato nella stanza ma è subito uscito dopo averla ammanettata al letto..- disse evitando di spiegare ogni particolare.
-Ammanettata..- borbottò JJ portandosi le mani alla nuca -Senza via d'uscita..-
-Stiamo calmi, dobbiamo ragionare- intervenne David, cercando di reprimere dentro di sé la voglia di ribaltare tutto e tutti pur di far qualcosa.
-Forse Jenkins si sente sperso perché non ha più il suo mentore accanto e così.. ha ripreso l'ultima vittima che Reewell aveva minacciato-
-Come nel caso Garing-Frost-
-Frost ha cercato di reinventarsi e diventare Garing, dite sta succedendo questo a Jenkins?- ipotizzò Prentiss
-No, non credo. Reewell è ancora vivo, potrebbe.. riaverlo- finì David
-Se fosse così..- iniziò Spencer togliendosi una ciocca di capelli davanti agli occhi -..potrebbe non voler far del male ad April-
-Speriamo- mormorò Jennifer sospirando prima che un urlo provenisse dall'ufficio di Garcia.
Si guardarono tutti tremanti prima di correre da Penelope.
Spencer aveva il cuore in gola e appena vide l'immagine di April distesa sul letto con un pezzo di legno fra le caviglie e Jenkis che la smanettava, ebbe una terribile sensazione.
Appena l'uomo si spostò e uscì dalla stanza riuscì a vedere April singhiozzare mentre cercava di frenare le lacrime che le uscivano copiose dagli occhi.
-Cosa.. è successo..?- mormorò titubante con le labbra che sembravano non voler smettere di tremare.
-Le.. le ha..- incominciò Penelope che teneva ancora le mani sulle guancie dallo spavento. Deglutì cercando di riacquistare forza per parlare -Le ha spezzato.. il piede destro- *
A quelle parole Morgan tirò un pugno nel muro. Dovevano cominciare a fare qualcosa, non potevano rimanere lì inermi a guardare mentre quell'uomo distruggeva a poco a poco la loro collega. La loro amica. Semplicemente la loro April.

Sentiva un dolore lancinante circondarle tutto il piede destro, le sembrava di avere il cuore che palpitava proprio lì, come se si fosse mosso ed ora cercasse riparo senza trovarlo.
Le sembrava che tutto intorno a lei fosse gelato, poteva sentire ogni parte del suo corpo fredda e tremante.
Respirò profondamente cercando di non lasciare al dolore di sopraffarla.
Sentiva la testa girarle come se stesse per svenire da un momento all'altro ma si doveva mantenere cosciente. Doveva farcela.
Strinse con una mano lo sporco lenzuolo che era sotto di lei mentre singhiozzava e cercava di reprimere le lacrime che la stavano soffocando.
Doveva resistere.
-April..- sentì la voce di Aaron arrivarle come un lamento
-Va tutto bene.. va tutto bene..- disse fra un sospiro e l'altro, cercando di dimenticare le fitte che sentiva al piede -Va tutto bene..-
-April ti tireremo fuori da lì!- la voce di Aaron ora le pareva più squillante, più dura -Lo faremo April, ti riporteremo a casa!-
Scosse lentamente la testa in segno affermativo mentre le lacrime, ormai, avevano smesso di scendere dai suoi occhi gonfi e rossi.
Sentiva i suoi profondi respiri veloci farsi sempre più lenti, fino a tornare nella normalità.
Doveva farcela. Doveva resistere.
Sapeva che Aaron l'avrebbe portata fuori da lì.

-Ho tutti gli articoli riguardanti Reewell- iniziò JJ.
Dopo quell'episodio si erano tutti riuniti, nuovamente, in sala riunioni con una nuova morsa allo stomaco che sembrava non voler abbandonare nessuno di loro.
-Dopo che è stato trasferito dalla prigione di Ouray, lo hanno seguito anche alcuni suoi ammiratori, andando a seguire il processo e a protestare-
-E' già iniziato il processo?- chiese Aaron stupito, era passato solo qualche giorno dalla cattura di Reewell e nel mezzo c'era stato il finesettimana.
-Solo la prima udienza- continuò Jennifer -Ma pare che siano stati in molti a seguirla, ha così tanti stimatori.. ma come si può!- finì furibonda lasciando cadere il materiale che aveva fra le mani sul tavolo al centro della stanza.
-Io ho fatto una ricerca incrociata fra le persone presenti al processo e i movimenti di immobili in Virginia- iniziò Penelope -Ed ho trovato che la madre di un partecipante al processo ha utilizzato la sua carta di credito per pernottare due giorni fa in un albergo a Washington, prima di svuotare la carta dai suoi contanti-
-Siamo sicuri che c'entri qualcosa?-
-Direi di sì visto che la madre è ricoverata in una clinica per anziani in Colorado-
-E suppongo non le abbiano dato il permesso di uscire e andare in villeggiatura- ironizzò Morgan alzandosi dalla sedia e afferrando il bigliettino che Garcia gli porgeva, con scritto l'indirizzo dell'hotel. Appena lo ebbe letto si bloccò all'istante -E' a due passi da casa di April-
-La stava spiando- sbottò Reid prima di alzarsi nervosamente dalla propria sedia e dirigersi verso l'uscita dell'edificio, seguito a ruota da un'altrettanto nervoso Derek e da Prentiss e Rossi che Hotch aveva mandato come supporto alla squadra scientifica che avrebbe esaminato la stanza occupata da Jenkins in quell'albergo.
Non sarebbe riuscito a stare un attimo di più seduto in quell'ufficio. Si era alzato e velocemente se ne era andato, senza sapere da Hotch se era lui ad avere l'ordine di andare a controllare quell'albergo con Morgan. Non sarebbe davvero riuscito a stare un attimo in più a controllare scartoffie e scartoffiette.
Stava crollando. Lo sapeva, stava crollando. Non sapere dove era tenuta April gli dava sui nervi. Non sapere dove intervenire gli dava sui nervi. In realtà tutta quella situazione lo stava abbattendo pezzo per pezzo.. perché sapeva esattamente che il suo gran cervello, in quel momento, non sarebbe servito ad April per salvarsi. Ma almeno doveva provarci. Doveva farlo. Eppure, più era convinto del suo intento e più si sentiva abbattuto. Più si sentiva un passo, cento passi, indietro a Sebastian Jenkins.

...

 

* citazione bella e buona dal film "Misery"

 

  
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