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Autore: Blue Owl    07/05/2017    4 recensioni
AU. Viaggi nel tempo. Piton torna indietro nel tempo, con la consapevolezza di ciò che accadrà nel caso in cui fallisse. Senza più serbare rancore, cerca di modellare Harry per renderlo il più grande mago di tutti i tempi, a partire dal giorno in cui Hagrid condusse Harry a Diagon Alley.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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To Shape and Change - Modellare e cambiare
di Blueowl

tradotto da Mezzo_E_Mezzo


Rinuncia: né io né l’autrice possediamo Harry Potter.

Capitolo 11: [Visits of Monumental Purpose] Visite con scopi grandiosi

Harry e Neville corsero per stare dietro alla Signora Paciock.
Il giorno precedente era stato un po’ bizzarro, ma dopo aver scritto al Professor Piton dell’invito ricevuto per il Party di Natale dei Malfoy, Harry non ne era più preoccupato…

Signor Potter,
hai fatto bene a scrivermi, ma non credo che tu debba preoccuparti per questa cosa come stai facendo. Anche io sono stato invitato e parteciperò alla festa. Se lo desideri, posso organizzare le cose e venirti a prendere dai Paciock a mezzogiorno, così non dovrai occuparti del viaggio. A quell’ora, potrò portarti a Diagon Alley per procurarti un abito formale, dato che sono sicuro che non ne possiedi già uno.
Per le domande che mi hai posto, ritengo ci sia bisogno di qualche spiegazione prima di dartele. Hai salvato la vita dell’erede della Famiglia Malfoy. Non hai salvato semplicemente la vita di un amico o di un compagno di scuola, ma quella di una delle più prestigiose famiglie Europee.
Devi ricordare questo fatto, e capirne le implicazioni magiche e politiche. Draco Malfoy ora ha un Debito di Vita nei tuoi confronti, proprio come accadrà per ogni vita che salvi in modo diretto. Non c’è nulla che tu possa farci. Non puoi ignorarlo o dimenticarlo. Si tratta di un Debito di Vita magicamente vincolante che può essere ripagato solo nel caso in cui Draco ti salvasse la vita.
Ora, c’è dell’altro da dire sulla relazione tra il debitore e il beneficiario (tu), ma per adesso, questo è quello che ti serve davvero sapere e capire…
Essendo tu il beneficiario del Debito, la Famiglia Malfoy sarà incline a onorarti nelle maniere più pubbliche, come ci si aspetta da loro, e se si rifiutassero di farlo non sarebbero visti per nulla di buon occhio nella società Magica. Di contro, ci si aspetta che tu riceva gentilmente gli onori che ti sono offerti. Se non lo facessi, invieresti un messaggio molto forte ai Malfoy e alle altre famiglie. Diresti loro che non credi che la vita che hai salvato sia degna di tanta gratitudine, e questo è un grave insulto che porterebbe conseguenze di lunga portata. Potrebbe finanziariamente e politicamente danneggiare la posizione della famiglia Malfoy nel Mondo Magico, vanificando la loro influenza e distruggendo il lavoro dei loro antenati. Per farla breve, rifiutando la loro gratitudine, potresti distruggere il futuro della discendenza Malfoy. Lucius Malfoy farà qualsiasi cosa in suo potere per prevenire ciò, come dovrebbe.
Capisco che molte di queste cose ti suoneranno un po’ estreme, e sono d’accordo con te, ma il Mondo Magico è basato sulle tradizioni e spesso questo sorpassa ogni ragione o logica. Capisci, tu stesso sei l’erede di una famiglia prestigiosa, e la tua parola ha del peso a causa di questo.
Quindi, con questa spiegazione, posso ora rispondere alle tue domande. Sì, credo che dovresti accettare l’invito e partecipare alla festa.
No, non puoi portare Neville con te. Non ha ricevuto un invito e dubito altamente che la Signora Paciock gli avrebbe permesso di andare anche se lo avesse ricevuto. Sì, la Signora Paciock ti permetterà di andare. Lei comprende la situazione e sa (come ogni capofamiglia influente nel Wizengamot e nel Mondo Magico) del Debito che i Malfoy hanno verso di te. Sarebbe disonorevole per lei se non ti ci mandasse.
Sì, sarebbe appropriato portare un piccolo regalo. Sì, porta Coral con te. Come ti ho già detto, devi averla con te ovunque tu vada (insieme a quella catenina e alle tue bacchette). Questo include in special modo i posti fuori da Hogwarts. Credo di aver risposto a tutte le tue domande ora. Se ne hai delle altre, non esitare a inviarmele.
Fammi sapere non appena avrai deciso se andare o no alla festa, così potrò organizzare il viaggio in modo appropriato.

Professor Severus Piton, Insegnante di Pozioni


Harry fece come aveva suggerito il Professor Piton, accettando l’invito dei Malfoy e informando il professore e la Signora Paciock che avrebbe partecipato alla festa. La Signora si limitò ad annuire, come se quello che le diceva fossero notizie vecchie.
Neville aveva già espresso le sue preoccupazioni, ma si calmò rapidamente quando capì che il Professor Piton sarebbe stato alla festa con lui.
E quindi ora erano in viaggio verso l'Ospedale di San Mungo per le Malattie e le Ferite Magiche, camminando lungo una strada londinese. Finalmente, arrivando a un grande magazzino in mattoncini rossi abbandonato, chiamato Purge & Dowse Ltd., la Signora Paciock si fermò e condusse i ragazzi alla vetrata di fronte, dove c’era un manichino. Era vestito con abiti bizzarri e vecchi, ma si mosse appena quando la Signora Paciock si fermò davanti a lui.
«Siamo qui per fare visita a dei familiari,» affermò lei.
Il manichino fece un leggero cenno con la testa, e con ciò, lei fece un passo attraverso la vetrata. Harry si riscosse alla svelta prima di seguire Neville un istante dopo.
Harry si ritrovò in un’area d’accoglienza piuttosto disorganizzata, che sembrava essere sia una sala d’aspetto sia un ingresso per i visitatori. Era ovvio che quel posto fosse un ospedale, ma era il più bizzarro che Harry avesse mai visto, di persona o in televisione.
Le persone stavano sedute su delle sedie allineate al muro, senza dubbio in attesa di cura, e molte di loro avevano evidentemente bisogno di assistenza.
In particolare l’uomo con un braccio che gli spuntava dalla testa. Altre persone vestite in uniforme verde lime si muovevano attraverso la stanza con fare occupato, spostando le persone dalla sala o dicendogli di continuare ad aspettare lì dov’erano. Era l’operazione più caoticamente organizzata che Harry avesse mai visto.
D’improvviso, una donna bionda e grassottella vestita di bianco apparve accanto a loro, salutando la Signora Paciock.
Aveva un aspetto un po’ tirato, come se stesse lavorando lì da prima di mezzanotte, ma parve sforzarsi di essere gentile e attenta verso la Signora Paciock. Harry non poté biasimarla. Era certo che anche lui sarebbe riuscito a fare un saluto educato, anche con la schiena rotta, se questo voleva dire evitare cha la Signora Paciock diventasse maldisposta nei suoi confronti.
Finora lei era stata cordiale con lui, ma Harry era sicuro che la Signora Paciock fosse una donna da non intralciare o offendere in nessun modo. Non se volevi vivere.
«Ovviamente, Signora Paciock,» disse la donna con un cenno di benvenuto, «restate in visita tutto il tempo che desiderate.»
Harry e Neville la seguirono in silenzio, sorpassando le persone malate, ferite o confuse che aspettavano nella sala.
Dirigendosi all’ascensore, Harry notò una mappa dei piani appesa alla parete.

Piano terra: Incidenti da manufatti
(esplosione di calderoni, ritorno di fiamma di bacchette, scontri tra scope, etc.)
Primo piano: Lesioni da creatura
(morsi, punture, scottature, ragni incarniti, etc.)
Secondo piano: Batteri magici
(malattie contagiose: vaiolo di drago, nausea da svanimento, scrofungulus, etc.)
Terzo piano: Avvelenamento da pozioni e piante
(eruzioni, rigurgiti, risa incontrollabili, etc.)
Quarto piano: Lesioni da Incantesimo
(fatture ineliminabili, maledizioni, applicazione errata di incantesimi, etc.)
Quinto piano: Sala da tè per i visitatori e Negozi


«Noi andremo al reparto Janus Thickey, al quarto piano,» disse Neville mentre l'ascensore iniziava a muoversi.
Harry annuì.
«Quand’è che Neville ti ha detto dei suoi genitori, Signor Potter?» Chiese la Signora Paciock.
«Circa una settimana fa,» rispose onestamente Harry, non vedendo una reale ragione per non farlo.
Lei si voltò d’improvviso verso Neville. «Seriamente, Neville, ti vergogni così tanto dei tuoi genitori che hai aspettato così a lungo per dirlo al tuo amico? Mi hai molto deluso.»
Neville chinò la testa e prese a fissare il pavimento. L'ascensore aveva appena raggiunto il secondo piano.
«Sono sicuro che non sia stato quello il motivo, Signora Paciock,» fece Harry, provando a distogliere lo sguardo penetrante di lei dal povero Neville. «A m-me non piace per niente raccontare agli altri quello che è successo ai miei genitori. Alla mia scuola babbana, non avevo detto proprio a nessuno che erano morti. Non volevo che provassero pietà per me. Non aveva nulla a che fare con quello che provavo verso ciò che gli era accaduto.»
«Fa lo stesso. Sapendo che i tuoi genitori avevano sofferto una sorte simile, avrebbe dovuto capire che non doveva nascondere ciò che era accaduto ai suoi, soprattutto a te. Sarebbe stato un comportamento giusto e gli ho scritto nella mia ultima lettera che doveva farlo, anche se ero convinta che l'avesse già fatto.» Scosse la testa e guardò la porta dell’ascensore che stava già iniziando ad aprirsi, comportandosi come se Neville non fosse lì.
Harry guardò Neville che era ancora con gli occhi a terra. Gli toccò gentilmente il braccio con la mano, lasciando che Coral lo sfiorasse appena, così da ricordargli la loro promessa. Con questo Neville si raddrizzò, sollevando la testa e guardando dritto avanti a sé, mimando con le labbra un “grazie”.
Percorrere il corridoio del quarto piano fu strano. C’erano alle pareti ritratti di vecchi Guaritori e porte con delle finestrelle. Harry non tentò nemmeno di affacciarsi a nessuna di loro. Aveva sentito delle storie a proposito dei manicomi e non desiderava elementi per confermare nessuna delle cose che aveva immaginato.
«Buongiorno, Signora Paciock, che piacere vederla, cara. Alice è stata un po’ ansiosa ultimamente. Forse vedere lei e Neville le sarà d’aiuto,» esclamò una Guaritrice dall’aria affettuosa, venendo loro incontro nel corridoio. «Oh, e chi è questo ragazzo?» Chiese, guardando Harry.
«Questo è Harry Potter, un amico di mio nipote,» fece la Signora Paciock semplicemente.
La Guaritrice spalancò gli occhi. «Il Signor Potter?» Si spostò rapidamente in avanti e gli prese la mano. «Io sono la Guaritrice Miriam Strout. Sono a capo di questo reparto. È meraviglioso conoscerti.»
«Grazie,» rispose Harry, incerto. «Anche per me è un piacere conoscerla.»
«Ho sentito dire che hai già iniziato a fare pratica di guarigioni. Se hai qualsiasi domanda su che cosa vuol dire essere un Guaritore, puoi chiedere a me. Sarò felice di raccontare.»
«Grazie, forse lo farò.»
Lei sorrise, prima di lanciare un’occhiata alla Signora Paciock. «Bene, ora vi lascio stare. Avete delle visite da fare.»
Con questo, tolse il sigillo alla porta e si fece da parte per farli passare.
La stanza era immacolata, ma non del tutto spoglia. C’erano alcuni vecchi disegni attaccati alla parete. Harry fu in grado di riconoscere delle piccole N e L scribacchiate sotto dei variopinti omini stilizzati e altre figure simili. Capì al volo che erano vecchi disegni che Neville aveva fatto quando era molto piccolo.
C’erano due letti, in uno giaceva un uomo. Fissava il soffitto, completamente assente.
«Ciao, mamma,» disse Neville.
Harry si voltò, notando una donna che stava in piedi accanto alla parete in fondo, che si dondolava leggermente sui piedi. Harry guardò Neville che le si avvicinava mentre la Signora Paciock rimaneva silenziosa accanto alla porta.
«Abbiamo le vacanze di Natale, e la Nonna ha portato me e il mio amico, Harry Potter, a farvi visita,» le disse dolcemente, «vuoi incontrarlo?»
Lei rimase dov’era ma si fermò lentamente. Neville fece cenno a Harry di avvicinarsi.
«Mamma, questo è Harry, il mio migliore amico.»
Harry si fermò al fianco di Neville, quasi direttamente di fronte a lei. «Salve, Signora Paciock.»
Lei non alzò lo sguardo, non disse nulla, e non rispose in nessun modo visibile.
Neville si voltò a guardare sua nonna e i Guaritori lì accanto. Nessuno di loro stava davvero prestando attenzione. Guardò Harry.
Harry annuì leggermente.
«Harry ti stringerà la mano, mamma. Volevo che ti incontrasse sin da quando gli ho parlato di te e di papà,» fece Neville, prendendo la mano sinistra di sua madre e muovendola verso Harry.
Harry la prese, lasciando che Coral scivolasse in avanti di pochissimo.
:Che c’è che non va?: Sussurrò Harry, prima di essere investito da una dozzina di immagini tutte in una volta, ma erano tutte stranamente chiare, ognuna di esse passava davanti al suo occhio interiore e l’intero corpo di lei emanava per lui un lieve bagliore.
Strizzando gli occhi, Harry si focalizzò per puntare al problema principale, desiderando che la sua magia gli mostrasse il modo migliore per aiutare la donna. Era anche vagamente consapevole che Neville gli stava molto vicino, lo teneva fermo mentre le immagini gli riempivano la mente.
A Harry furono mostrate istantanee in primo piano delle terminazioni nervose delle dita di Alice, fasci di nervi che risalivano il braccio e si ricollegavano nella spalla e nella schiena, prima di vedere il suo midollo spinale. Lungo tutti i nervi c’erano tracce di tessuti cicatrizzati, e in alcune aree del suo corpo i nervi stessi erano completamente distrutti.
Continuando la sua ricerca, finalmente gli fu mostrato il cervello di lei. Avendo una conoscenza molto scarsa dell’organo, Harry poteva solo mandare a memoria tutto quello che stava vedendo al meglio delle proprie possibilità. Non sapeva quanto di tutto ciò fosse importante, e non sapeva che cosa avrebbe potuto farci lui - non ancora, ma continuò a guardare, concentrandosi sugli ammassi scuriti di fili dall’apparenza fibrosa che attraversavano il suo cervello, vicino a vasi sanguigni contornati da minuscole gocce sporgenti che, Harry fu in grado di capire, erano molteplici strati di tessuto cicatrizzato.
Come sarebbe mai riuscito a guarire una cosa così?
Sbattendo gli occhi, fece un passo indietro e deglutì. Quello che era riuscito a capire con ciò che aveva visto era che la madre di Neville aveva subito un ampio danno ai nervi e un grave trauma cerebrale.
«Harry?» Sussurrò Neville.
Harry scosse leggermente la testa. «Mi ci vorrà del tempo per studiare tutto quello che ho visto, Neville,» rispose a bassa voce.
«C’è un sacco di danno ai nervi e al cervello.»
«Signor Potter?» Chiese la Guaritrice Strout, venendo verso di loro. «Spero… spero che tu non stia tentando alcun tipo di trattamento con i Serpincanti?»
«Uh... » Riuscì a bofonchiare Harry, sperando che Coral non fosse visibile.
«No, Guaritrice Strout,» rispose Neville al volo, «Certo che no. Gli ho detto che la condizione dei miei genitori è… intrattabile. Stavamo soltanto facendo le presentazioni.»
«Oh, beh… molto bene allora. Dovevo assicurarmene, capite. Non posso rischiare alcun tipo di incidente che potrebbe verificarsi per un tentativo del genere,» disse lei mentre la Signora Paciock guardava verso di loro, domandandosi il motivo di tutto quell’interesse.
«Lo capiamo, Signora. Mi stavo solo presentando,» echeggiò Harry, segretamente sollevato dalla risposta rapida di Neville.
Lei annuì e si fece di nuovo da parte, così che potessero continuare la visita senza intrusioni.
Harry non tentò di fare una diagnosi del padre di Neville, e Neville non cercò di fargliela fare. Per i successivi trenta minuti, Harry restò seduto tranquillo accanto a Neville mentre quello parlava e basta con i propri genitori. Raccontò loro della scuola, includendo quando Harry aveva salvato la vita di Draco. Loro non lo guardarono e non sembrava che stessero ascoltando, ma questo non pareva disturbare affatto Neville.
«Neville, Signor Potter. Credo che sia ora di andare,» esclamò la Signora Paciock, interrompendo a metà una frase di Neville.
Neville si alzò e annuì, abituato a essere interrotto. Harry lo imitò in fretta e iniziò a seguire la Signora Paciock fuori dalla stanza, ma si voltò quando notò che Neville non era con lui.
Sua madre si era alzata e stava tenendo in mano qualcosa, perché lui la prendesse. Neville prese con calma l’oggetto e se lo mise in tasca prima che sua nonna potesse notarli.
«Vieni, Neville,» chiamò la Signora Paciock dalla porta.
«Sì, nonna,» rispose lui obbediente.
Harry non disse nulla.
Uscendo dall’ascensore, iniziarono a dirigersi di nuovo verso l’ingresso per andare via, quando un uomo corse dritto verso di loro.
«Signora Paciock!» Esclamò, scansandosi giusto in tempo, solo per finire invece addosso a Harry.
Harry cadde all’indietro, ma riuscì a reggersi contro la parete.
«Oh! Mi dispiace così tanto, giovanotto!» Prorruppe, affrettandosi a spolverare i vestiti di Harry, sebbene lui non si fosse sporcato.
«Sto bene,» disse Harry, sperando che Coral non avrebbe interpretato le azioni dell’uomo come ostili.
«Guaritore Smethwyk,» disse la Signora Paciock, indisturbata dal suo arrivo burrascoso.
L’uomo provò a calmarsi e ad apparire presentabile sotto il suo sguardo, mentre si voltava verso di lei.
«Sì?»
«È inconsueto vederla correre in modo così sconsiderato, e per aver travolto l’amico di mio nipote, spero che abbia una buona spiegazione,» affermò lei.
L’uomo apparve assolutamente pieno di vergogna.
«Mi scuso, Signora,» replicò. «Mi è stata riferita una cosa e io volevo-» Si fermò e abbassò gli occhi a Harry. «Harry Potter?»
Harry si trattenne a malapena dal sospirare pesantemente.
«Sì, è lui,» confermò la Signora Paciock.
L’uomo apparve d’improvviso dieci volte più contrito. «Oh, mi dispiace così tanto! Non posso credere che sono andato a sbattere, tra tante persone, proprio contro di te!»
«Va tutto bene, Signore, davvero. Nessuno si è fatto male,» disse Harry, imbarazzato e nervoso per tutta l’attenzione che ora stava improvvisamente attirando da tutti coloro che si affacciavano dalla sala d’aspetto e dai corridoi.
«Oh, devi assolutamente lasciare che io ti ripaghi in qualche modo,» continuò l’uomo. «Ti farò fare un tour dell’ospedale! Sì! Ho sentito dire che stai praticamente facendo da apprendista a una mia vecchia amica, Poppy Pomfrey, usando la tua abilità nei Serpincanti per guarire. Sì! Devi lasciare che ti faccia da guida, per lo meno. Potrei anche riuscire a farti fare un po’ di pratica. È il minimo che posso fare per te, dopotutto. Poppy e io andavamo all’università insieme, capisci, e sarebbe disdicevole per me non offrire quest’opportunità a te, suo studente,» affermò rapidamente prima di sollevare gli occhi alla Signora Paciock, un po’ nervoso.
Harry sbatté gli occhi, mentre Neville tentò di non fare una smorfia divertita.
«Sta al Signor Potter decidere,» fece lei.
«Mi piacerebbe molto, Signore,» disse Harry. «Solo se per lei va bene, Signora Paciock?»
«Va bene, Signor Potter. È bello vedere un giovane uomo capace di fare qualcosa di sé stesso.» Rispose lei.
Le spalle di Neville si piegarono all’ingiù. Harry si sforzò di non guardarla male, desiderando che ci fosse un modo di farle cambiare idea su Neville.
«Grazie, Signora Paciock,» fece Harry, prima di concentrarsi sull’amico. «Vieni, Neville, magari vedremo alcune piante usate in un trattamento.»
«Talvolta usiamo piante e erbe,» confermò eccitato il Guaritore, prima di voltarsi verso la signora. «Saranno al sicuro con me, Signora Paciock, se lei non ha voglia di unirsi a noi; ha la mia parola.»
Lei annuì brevemente.
«Per favore, seguitemi. Inizieremo da questo piano,» disse lui allegramente.
Senza preoccuparsi di guardare la Signora Paciock, Harry prese il braccio di Neville e lo tirò in avanti.
«Mi troverete nella Sala da tè del quinto piano,» affermò lei mentre i ragazzi si allontanavano.
«Sì, nonna.» Rispose Neville mentre lei entrava nell’ascensore.
«Donna formidabile, tua nonna.» Commentò il Guaritore Smethwyk.
Neville annuì mentre si fermavano in un incrocio tra corridoi non troppo affollato.
«Bene, questo è il piano terra, ovviamente, e qui trattiamo gli incidenti da artefatti. Cose come incidenti sulla scopa fino al contraccolpo da bacchetta e tutte le occorrenze nel mezzo. Ne curiamo oltre tre dozzine al giorno, sebbene la maggior parte non sia molto grave.»
Cominciarono a percorrere i corridoi, osservando alcuni pazienti che venivano curati o esaminati.
Tutto sembrava sotto controllo, quindi Harry non fu sorpreso che Smethwyk non gli chiedesse se voleva curare qualcuno.
Salendo le scale, arrivarono al primo piano: Ferite indotte da Creature.
«Questo è il mio piano. Sono il capo di questo reparto, il reparto Dai Llewellyn. Qui arrivano alcuni casi gravi, e spesso sono una questione di vita o di morte,» disse cupamente.
Harry e Neville rimasero vicini, sentendo alcuni lamenti provenire da qualche camera. D’improvviso, sentirono della confusione dalla fine del corridoio.
«Guaritore Smethwyk! Guaritore Smethwyk!» Gridò un’infermiera, correndo fuori da una delle stanze più lontane. «Codice Lilla!»
Con un’imprecazione, il Guaritore si fermò all’improvviso e si girò per guardare in faccia Harry e Neville, dopo aver dato un’occhiata al cartello sulla porta di fianco a dove si trovavano. «Devo occuparmi di questa cosa,» affermò, prima di aprire la porta e di affacciarsi con la testa dentro la stanza. «Signori Hovel, so che questa è una richiesta strana e improvvisa, ma potreste tenere d’occhio un momento questi due ragazzi per me? Il trattamento per vostro figlio oggi sarà gratuito.»
«C-certo, Guaritore,» fu la risposta.
Smethwyk si voltò nuovamente verso i ragazzi. «Rimanete in questa stanza fino al mio ritorno. Non dovrebbe volerci molto.»
«Sì, Signore,» rispose Harry, sentendo l’urgenza nella voce dell’uomo.
Con questo, Harry e Neville furono spinti nella stanza con gentilezza ma con decisione. La porta venne richiusa dietro di loro.
«Uh, ciao,» Disse un uomo che stava accanto a un letto, alzandosi.
C’era un ragazzino allungato nel letto con un libro in grembo. Aveva un grosso bendaggio intorno al braccio. Dall’altra parte del letto c’era una donna in una sedia a dondolo, che cullava un neonato.
«Ciao,» rispose Harry, facendo alcuni passi nella stanza.
«Io sono Jake Hovel. Questa è mia moglie, Mary, e i nostri figli, Andy e la piccola Ann,» disse l’uomo, andando verso di loro e tendendogli la mano.
Harry la strinse.
«Io sono Harry Potter, e questo è il mio migliore amico, Neville Paciock. Scusate per l’intrusione,» disse, imbarazzato.
«Il Signor Potter?» Domandò la Signora Hovel mentre il Signor Hovel stringeva la mano a Neville. «Il bambino guaritore?»
«Beh, sì, suppongo che si possa dire così,» riuscì a dire Harry, a disagio.
Il Signor Hovel si schiarì la gola. «Scusateci. Siamo rimasti fuori dal Mondo Magico per qualche tempo, e lei è una babbana, quindi non siamo molto al passo coi tempi. L’unica ragione per cui siamo qui ora è per quello che è successo a Andy.»
«Che gli è accaduto?» Chiese Harry, mentre Andy si voltava verso di lui, fissandolo a occhi sgranati.
Il Signor Hovel sospirò stancamente. «È stato morso da qualche bestia selvatica. In realtà, l’unica ragione per cui siamo qui e non in un ospedale babbano è che ha praticato della magia accidentale. È riuscito a respingere l’animale, e ha fatto volare tutta la spazzatura che era andato a buttare nel bidone.»
Harry sollevò le sopracciglia.
«Io non ho visto l’animale, ma ho sentito l’urlo e il forte scoppio causato dall’energia con cui lo ha scacciato.»
«Il morso era brutto?» Chiese Harry, seguendo il Signor Hovel più vicino al letto. Neville era accanto a lui.
Giungendo ai piedi del letto, mentre la Signora Hovel stava ancora cullando la piccola Ann, Coral si strinse forte attorno al polso di Harry.
:Harry:
Non ebbe bisogno di aggiungere altro. Nel momento in cui gli aveva strizzato il polso, Harry emanò della magia per perlustrare la stanza intorno a lui e trovare che cosa l’aveva disturbata.
Gli occhi di Harry si concentrarono sul ragazzino.
La sensazione era… come quella che gli dava il Professor Lupin, ma… più leggera, più debole.
Harry deglutì, abbassando gli occhi sulla ferita. Se fosse riuscito ad avvicinarsi abbastanza da fargli una diagnosi, forse avrebbe avuto un indizio sul motivo per cui il ragazzino gli dava una sensazione di pericolo. E forse avrebbe anche avuto un indizio per Lupin.
«Signori Hovel...» Cominciò Harry, guardando la donna. «Vi dispiacerebbe se io… beh, se provassi a curare la sua ferita? Potrei anche assicurarmi che il morso dell’animale non abbia causato nient’altro.»
«Oh, lo faresti?» Chiese lei, sollevata. «So che gli causa molto dolore. Arriva a ondate.»
Il ragazzino si sollevò un po’, d’improvviso apparendo speranzoso, mentre metteva da parte il libro. Doveva avere circa otto anni.
«Un Guaritore mi ha parlato di te,» disse piano, «mi ha detto che hai salvato la vita di un ragazzo alla scuola di magia. È vero?»
Harry annuì. «Sì. È vero.»
«Wow. Quindi puoi davvero guarirmi il braccio?»
«Sì, dovrei esserne capace,» rispose Harry, girando intorno al letto quando il Signor Hovel gli fece spazio.
«Allora, che cosa hai bisogno che facciamo?» Chiese il Signor Hovel, abbastanza bendisposto a far guarire il figlio da Harry. Aveva letto che Harry Potter faceva dei miracoli ed era capace di padroneggiare le potenti abilità curative dei Serpincanti.
«Niente, ma se avete paura dei serpenti, dovete dirmelo adesso,» disse Harry, provando a non mostrare quanto fosse sorpreso della loro disponibilità a fargli usare i Serpincanti su loro figlio.
«I serpenti sono fantastici!» gridò Andy, prima di lamentarsi poiché aveva mosso il braccio.
«Beh, se il serpente non morde...» Riuscì a dire a disagio la Signora Hovel, alle spalle di Harry.
«Oh, lei non morde. È molto gentile,» la rassicurò Harry mentre si sollevava la manica per rivelare la testa di Coral.
«Magico,» sospirò Andy, fissando Coral mentre scivolava sul braccio di Harry fino alla sua mano con la cicatrice. Andy e la sua famiglia notarono la cicatrice ma non dissero nulla al proposito.
«D’accordo, um, quando vuoi,» disse il Signor Hovel, curioso e interessato.
Harry annuì. «Okay, per prima cosa, farò una piccola scansione e una diagnosi di qualsiasi problema potrebbe esserci. Madama Pomfrey dice che è sempre meglio andare sul sicuro,» fece Harry, ora appoggiato al letto.
«Okay,» rispose Andy, mentre suo padre si sedeva dall’altra parte del letto e gli teneva la mano sana, confortandolo.
Harry mosse lentamente la mano sinistra con Coral intorno, e la mise sulla spalla di Andy. Sembrava quasi che Coral avrebbe dato un bacino sul collo del bambino.
Andy ridacchiò. «Mi fa il solletico.»
Harry sorrise, prima di concentrarsi sul suo compito. :Che cosa c’è che non va?:
Immediatamente, gli fu mostrato il braccio del bambino, terribilmente squarciato e ferito. La carne era stata strappata e tirata a tal punto che era un miracolo che il bambino avesse ancora una speranza di tenere qualcosa attaccato al gomito. Harry trattenne un’ondata di nausea mentre l’immagine cambiava, focalizzandosi su qualcos’altro. C’era un residuo nero di magia che saturava la ferita, e l’oscurità stava già scorrendo nelle vene del bambino.
Concentrandosi, Harry permise alla sua magia di analizzarlo, per cercare di capire cosa fosse. Era aggressivo e selvaggio, ma non particolarmente malvagio, solo spietato. Pericolosamente spietato.
Una pulsazione rimbombò all’improvviso nelle orecchie di Harry, come se l’oscurità fosse una cosa viva. La visione di Harry lampeggiò in un’esplosione di grigio, il suono nelle sue orecchie cambiò fino a diventare un lungo e forte ululato, più profondo e potente di quello di qualsiasi lupo.
:Licantropo: Sibilò Coral.
E Harry, d’un tratto, capì. Era questo il motivo per cui questo ragazzino e Lupin gli sembravano così pericolosi. Erano licantropi.
:Che dovremmo fare? Che possiamo fare?: Chiese Harry a Coral, ignorando i gemiti soffocati degli Hovel che lo sentivano parlare Serpentese.
:La maledizione non ha ancora sopraffatto il bambino. Potremmo essere in grado di sconfiggerla:
:Sconfiggerla? Come?:
:Beh, è una maledizione, quindi…:
:Potremmo usare le indicazioni del libro per trattare le maledizioni. Dissolverla: Rispose Harry.
:Sì, però non sappiamo che fine farà la magia rimasta, o che cosa causerà. Certo, non sarebbe più una maledizione, ma la magia sarà ancora lì: lo allertò Coral. :La magia non può essere creata né distrutta:
:Beh, non possiamo lasciare il bambino in questo stato: affermò Harry.
:Sono d’accordo:
«Signor Potter?» Chiese incerto il Signor Hovel. «Qualcosa non va?»
Harry deglutì, guardando negli occhi blu dell’uomo. «Sapete che cosa lo ha morso?»
Il Signor Hovel divenne molto rigido. «I guaritori non lo sanno ancora, stiamo ancora aspettando i risultati. Dovrebbero averli presto, comunque.»
Harry chiuse gli occhi, ricordando le poche cose che sapeva sui licantropi, quelle che aveva letto. Erano temuti dalla società, odiati e discriminati. Non era una vita piacevole. Un licantropo non poteva sposarsi, non poteva possedere alcuna proprietà, e faceva fatica anche a trovare lavoro.
E ora questo bambino aveva un futuro del genere – questo, se Harry non lo avesse fermato.
«So che cosa lo ha morso, ma penso di poterlo trattare e curarlo. Se mi lasciate provare,» affermò Harry.
«Cosa? Che ha che non va il mio bambino? Che cosa lo ha morso?» Gridò la Signora Hovel, cercando di non alzare troppo la voce per non spaventare la neonata.
«È stato un licantropo, vero?» Sussurrò Andy.
Harry voltò la faccia verso di lui e incontrò i suoi occhi. «Sì.»
Beh, qualunque compostezza la madre avesse, volò via dalla finestra, e la bambina seguì presto il pianto della madre.
«Silencio!» Urlò il Signor Hovel, silenziando magicamente la moglie e la figlia, con uno sguardo addolorato ma serio, mentre si chinava sul letto e afferrava fermamente il braccio destro di Harry. «Fallo, Signor Potter. Fa’ qualunque cosa pensi che possa aiutare mio figlio. Fallo ora.»
Harry aveva il cuore in gola mentre fissava gli occhi disperati del padre spaventato.
Suo padre sembrava così sconvolto quando Voldemort era arrivato dentro casa? Era stato così deciso nel parlare a sua madre? Le aveva tenuto il braccio così forte mentre le diceva di andare nella stanza di Harry?
Harry deglutì pesantemente e guardò Neville, che ora era bianco come un lenzuolo.
«Dimmi se si avvicina qualcuno, Neville, e non lasciarli passare,» disse deciso, non molto sicuro di quello che sarebbe successo durante il suo tentativo e ancora senza alcuna idea di che cosa sarebbe successo alla magia della maledizione se e quando quest’ultima fosse stata dissolta. «Signora Hovel, tenga sua figlia e stia indietro. Signor Hovel-»
«Nessuno ti interromperà, Signor Potter,» disse lui, già alla porta con Neville. «Starò io qui.»
Harry annuì, prima di voltare le spalle a tutti loro.
:Penso che prima dovrei curare la ferita: disse Harry a Coral.
:Sì:
«Bene, Andy, ora avrò bisogno di rimuovere le bende così ti guarirò il braccio prima di occuparmi dell’altro problema. Adesso ti addormenterò il braccio,» fece Harry, decidendo che fosse meglio annunciare quello che stava per fare prima di agire.
«Okay,» rispose Andy, deglutendo.
«Puoi chiudere gli occhi se vuoi,» suggerì Harry, ma lo sguardo del bambino rimase fisso su Coral e sulla mano di Harry.
:Nervi, dormite: sussurrò, strofinando la mano sull’intero braccio bendato del bambino.
Andy diede un’esclamazione di sorpresa, e poi si rilassò, chiaramente più a proprio agio di quanto fosse prima.
Lentamente, Harry iniziò a svolgere le bende, togliendole a poco a poco.
«Questa non è una bella ferita,» affermò Harry, ora parlando non solo direttamente a Andy, ma a tutti i presenti nella stanza. «Potete chiudere gli occhi o guardare da un’altra parte in qualsiasi momento.»
Rimosse il resto della benda. Era intrisa di unguenti e sangue e puzzava per un materiale ceroso e amaro. Mettendola da parte, Harry espose completamente la ferita. Sembrava proprio come era stata mostrata a Harry. Sembrava come se un animale selvaggio avesse serrato le fauci e poi avesse scrollato la testa più forte che poteva avanti e indietro, peggiorando la ferita.
«Mi ha preso proprio bene, uh?» Sussurrò Andy.
«Lo ha fatto,» disse Harry, sollevando con cautela il braccio del bambino con la mano destra, mentre portava la sinistra con Coral al di sopra della ferita. «Va bene, pronto?» Chiese, guardando il bambino.
«Pronto,» rispose Andy.
:Tagli e squarci, riunitevi; ferita, guarisci: ordinò Harry, muovendo la propria magia intorno a quella di Andy e usando entrambe per nutrire il processo di guarigione.
Osservarono il muscolo che si riattaccava a sé stesso, e i tessuti che lo circondavano che si ricomponevano, mentre il gonfiore spariva intorno alla ferita.
La pelle raggrinzita si spianò e si allungò al di sopra della carne guarita, fino a che si rincongiunse con quella guarita dalla parte opposta. E là, impercettibilmente, residuo dell’orrenda ferita, c’era una lunga cicatrice a malapena visibile. Si allungava dal polso del bambino al gomito, curvando in modo irregolare fino all’inizio dell’avambraccio.
Harry fece una smorfia.
:È una cicatrice maledetta, Harry; questo è il meglio che possiamo fare: disse Coral, mentre Harry cancellava l’anestesia.
«È una cicatrice maledetta. Avevo dimenticato che non posso toglierle,» disse Harry con un piccolo sorriso, toccandosi brevemente la fronte, dove c’era la sua cicatrice maledetta.
«Va benissimo, è una cicatrice fichissima,» disse Andy, abbastanza compiaciuto. «Nessuno a scuola ne avrà una più fica!»
Harry sorrise, prima di tornare serio, e una parte di lui si chiese dove fosse il Guaritore Smethwyk. Poteva tornare in qualsiasi momento, e chissà se gli avrebbe permesso di fare quello che stava facendo. Doveva fare questa cosa, subito.
Harry si mise sul letto, inginocchiandosi di fianco a Andy.
:Penso che sarebbe meglio se mettessi la mano destra sul suo petto e la sinistra e me sulla sua fronte, il palmo al di sopra del suo naso:
:Il terzo occhio, giusto: acconsentì Harry. «Okay Andy, ora per favore sdraiati sulla schiena per me.»
Andy obbedì senza esitazione, e guardò il padre che gli fece un cenno incoraggiante. Sua madre cullava la piccolina, teneva strette le labbra mortalmente pallide dall’ansia, e aveva gli occhi pieni di lacrime.
Facendo come Coral gli aveva suggerito, Harry si posizionò di fianco a Andy, chinandosi su di lui e mettendogli una mano sul cuore e una sulla fronte.
«Voglio che ti rilassi. Voglio che la tua magia sia calma e ferma quanto più possibile, perché la userò insieme alla mia per distruggere la maledizione. Puoi restare calmo per me?» Chiese Harry.
Andy annuì rigidamente al di sotto della sua mano sinistra e chiuse gli occhi.
«Non lasciate avvicinare nessuno a questo letto,» Harry ordinò, non volendo alcuna interruzione o distrazione.
:Pronta, Coral?:
:Pronta:
Harry inspirò, raccogliendo la propria magia al centro del suo essere, come aveva già fatto dozzine di volte nell’infermeria sotto l’occhio di Pomfrey. La lasciò scendere, facendola colare lentamente giù, verso le mani, e allungandola per prendere di nuovo il controllo di quella di Andy.
:Maledizione, dissolviti: Ordinò con fermezza mentre rilasciava una pulsazione della propria magia e l’avvolgeva intorno a quella di Andy per combattere la maledizione.
Gli occhi di Harry erano aperti, fissavano il volto del bambino, quando entrò in contatto con la maledizione, sentendola pulsare nel sangue di Andy. Senza alcuna esitazione, la sua magia puntò verso ogni minima parte della maledizione, circondandola con denso potere e con intenzione.
Harry sentì Andy irrigidirsi, ma lo trattenne, improvvisamente sentendo la maledizione che si sgretolava all’interno della loro magia.
Rilasciando il respiro, Harry iniziò lentamente a tirare indietro la propria magia dopo un lungo istante, sentendo che non era rimasto alcun frammento della maledizione.
:Fermati: Disse Coral, e Harry capì presto il perché.
La magia che era all’essenza della maledizione era ancora lì, ribolliva al centro del bambino, minacciando di traboccare e inondare il suo nucleo magico. Harry fece rapidamente l’unica cosa a cui riuscì a pensare e inghiottì la massa con la propria magia.
:Calma… calma…: sussurrò Harry ancora e ancora, fino a quando finalmente...
Si impennò.
«Harry!» Gridò Neville.
La vista gli lampeggiò di bianco, e sapeva che non era più sul letto. Però, dove fosse esattamente, non lo sapeva.
La cosa successiva che Harry seppe fu che era sdraiato a pancia in su sul freddo pavimento dell’ospedale.
«Harry, stai bene?» Chiese Neville, inginocchiandosi accanto a lui, con il Signor Hovel dietro di lui, che esitava, e aveva un’aria terribilmente preoccupata.
:Coral?:Boccheggiò Harry.
:Penso che tu stia bene, Harry, sebbene la magia residua della maledizione sia stata assorbita da te e dal bambino:
:Stai bene?:
:Sì, grazie:
«Sto bene,» disse Harry finalmente, tirandosi a sedere, proprio nel momento in cui la porta venne aperta di schianto.
«Che avevate in testa chiudendo la porta?» Chiese con intensità il Guaritore Smethwyk, con lo sguardo fiammeggiante.
«Sono stato io, Guaritore Smethwyk,» confessò il Signor Hovel, frapponendosi tra lui e il resto della stanza.
Il Guaritore Smethwyk, ora raggiunto da altri tre guaritori, osservò rapidamente la camera, provando a capire tutto quello che poteva.
«Perché?» Chiese, entrando nella stanza mentre il Signor Hovel si tirava indietro per raggiungere la moglie e la figlia, a sinistra.
«Mi ha guarito, guardate!» Esclamò Andy, in piedi sul letto e agitando il braccio guarito con orgoglio, senza badare al fatto che indossava solo una sottana dell’ospedale.
I guaritori boccheggiarono, prima di accorrere verso di lui.
«Com’è possibile?» Chiese uno, afferrando il braccio del bambino e indicando la lunga, sottile cicatrice frastagliata.
«Ma era in conflitto con i nostri incantesimi curativi,» affermò un altro.
«Questo è un miracolo!»
«Come ti senti?» Chiese Smethwyk a Andy.
«Bene! Ma ho fame. Mamma, posso avere la torta?» Rispose lui.
Harry e Neville si allontanarono il più velocemente possibile dai confusi dottori, fermandosi di fianco al Signor Hovel. Harry sentì che l’uomo gli metteva una mano sulla spalla, mentre Andy riuscì a sollevare la voce oltre tutto il chiacchiericcio e indicò fermamente Harry.
«Ve l’ho detto! Lo ha fatto Harry!»
Con ciò, tutti si zittirono e si voltarono verso quello che Andy stava indicando.
Harry deglutì.
«È vero, Signor Potter?» Domandò lentamente il Guaritore Smethwyk.
«S-sì, Signore,» rispose lui.
Tutti erano completamente immobili, e lo fissavano. Coral scelse quel momento per spuntare fuori dalla sua manica.
Un’infermiera dietro Smethwyk gemette, mentre un’altra mise una mano sulla spalla della donna per calmarla.
«È il suo famiglio. Lei lo aiuta a praticare i Serpincanti,» disse calmo il Guaritore più anziano. «L’ho letto sulla Gazzetta del Profeta.»
«E che cosa hai fatto esattamente?» Chiese Smethwyk a Harry.
«Ho curato il suo braccio, e mi sono sbarazzato della maledizione prima che potesse sopraffarlo del tutto,» affermò Harry.
«Maledizione?»
Harry si raddrizzò, non apprezzando gli sguardi che ora gli stavano indirizzando alcuni guaritori.
«La creatura che lo ha morso,» iniziò Harry, e lentamente scoccò uno sguardo al Signor Hovel, che gli teneva ancora la mano sulla spalla.
«Il Signor Potter si è offerto di provare a guarire la ferita di mio figlio. Prima di farlo, ha affermato che avrebbe cercato qualunque altro problema. Ci ha detto di aver trovato una maledizione, che proveniva dal morso, ma ha detto che era fiducioso di poterla rimuovere se glielo avessimo permesso. Gli abbiamo dato il nostro permesso.» Riassunse rozzamente il Signor Hovel.
Smethwyk ora stava fissando Harry, evidentemente innervosito. Con quello sguardo, Harry seppe che Smethwyk sapeva. Sapeva che Andy era stato morso da un licantropo.
«Credi di esserti sbarazzato di questa maledizione?» Domandò Smethwyk senza fiato, decidendo di non identificare la maledizione.
«So di esserci riuscito. La maledizione è stata completamente dissolta e-» Harry sentì Coral che stringeva la presa sul suo polso, ricordandogli di pensare bene a quello che stava dicendo. Si schiarì piano la gola. «E sono fiducioso che Andy sia perfettamente a posto ora.»
Aveva deciso di tenere per sé il fatto che lui e Andy avessero assorbito la magia residua. Rivelare quella parte di informazione non sarebbe stato d’aiuto per nessuno.
La Signora Hovel emise un grido di gioia prima di voltarsi verso Harry e di abbracciarlo, mentre la bambina si agitava.
«Grazie, Signor Potter, grazie davvero!» Pianse lei, stringendolo contro di sé.
Dopo un momento, venne tirato via dal Signor Hovel, a cui Harry fu molto grato, Coral era divertita.
D’improvviso, il Guaritore Smethwyk fu proprio di fronte a lui. «Signor Potter, non so se tu sia davvero riuscito a curare il braccio di Andy e quella maledizione, ma credimi quando ti dico che hai reso a questa famiglia un servizio incalcolabile. La ferita avrebbe avuto bisogno di diverse settimane per guarire completamente, e sarebbe stato solo grazie alla luna piena, che non è esattamente una benedizione per coloro che sono portatori di quella maledizione.»
«Lui non è un licantropo,» disse Harry con fermezza, «non più.»
Smethwyk e gli altri guaritori lo guardarono con scetticismo.
«Se non mi credete, esaminatelo di nuovo, ma ve lo dico, non è un licantropo,» ripeté Harry.
«Non è possibile,» disse Smethwyk.
«Lo è. L’ho fatto io.»
«Rifate i test,» disse il Signor Hovel. «Esaminate di nuovo mio figlio.»
Smethwyk si voltò verso il padre di Andy. «Molto bene.»

O o O o O

Severus entrò nella Sala Grande, e una parte di lui non vedeva veramente l’ora che arrivassero le vacanze. Era passato molto tempo da quando era stato davvero in grado di godersi un Natale, uno senza guerra e la paura costante della morte dietro ogni angolo.
Ma non tutto andava bene. Era stato ricordato a Severus quando era andato nell’ufficio del Preside qualche giorno prima che iniziasse la pausa invernale.
Albus gli aveva detto che c’era qualcosa nella foresta che attaccava gli unicorni. Addirittura, uno era stato ucciso ed era stato dissanguato. In non molte parole, Silente aveva ammesso che credeva che fosse Voldemort. Con quell’ammissione, Severus scoprì anche che Silente aveva affrontato qualcosa nella foresta mentre Hagrid aveva trovato l’unicorno.
La battaglia era stata breve, e l’essere era scappato in fretta, ma non prima di aver fatto esplodere la radura in cui era stato Silente.

«Sono sicuro che, qualsiasi sia la cosa con cui mi sono scontrato, è ciò che sta minacciando gli unicorni, Severus. E lasciamelo dire, se è ciò che temiamo, ha rapidamente accumulato forza, e questo è preoccupante,» Silente gli disse, avvolgendosi con cura la mano ferita in una benda bianca.

Severus era ancora meravigliato che il vecchio fosse riuscito a cavarsela con una sola ferita. Non molto dopo che gli era stato detto ciò che era successo, andò a investigare la zona. Trovò la radura completamente carbonizzata e annerita, gli alberi totalmente disintegrati in un’area di dodici metri quadrati. Arrivato ai margini, Severus si era fermato.
Sapeva chi aveva scagliato quell’incantesimo, e non era stato Voldemort, o, almeno, non solo lui.
L’incantesimo preferito di Peter Minus era una variante di Bombarda. Un incantesimo i cui effetti erano esattamente uguali a ciò che lui aveva trovato nella Foresta Proibita.
Peter era nella foresta, e lavorava per il Signore Oscuro.
«Tutto a posto, Professor Piton?» Gli chiese Hagrid mentre si avvicinava al tavolo degli insegnanti.
«Sì, Hagrid; buongiorno,» fece lui con tono formale, sedendosi tra lui e il Professor Vitious.
Hagrid ne fu estasiato.
C’erano pochi studenti nella Sala Grande, rimasti per le vacanze, inclusi i Weasley.
Severus abbassò lo sguardo al tavolo semivuoto dei Gryffindor, per trovarci i ragazzi Weasley. Ron sembrava essersi adattato molto bene alla vita scolastica, sebbene fosse ancora abbattuto per aver perso il suo ratto. I gemelli erano sempre gli stessi, occupati in scherzi innocui. E Percy rimaneva, beh, Percy.
Con un sospiro celato, Severus scacciò dalla propria mente le loro future morti e si concentrò sulla sua colazione, mentre il giornale del mattino veniva consegnato dai gufi. Prese il suo giornale e lo lasciò accanto al piatto senza aprirlo. Lo avrebbe letto più tardi.
«Oh! Signor Potter, ti strozzerò!» Ruggì all’improvviso Pomfrey dalla fine del tavolo.
Tutti nella Sala Grande si voltarono a fissarla.
Là, con il fumo che praticamente le usciva dalle orecchie, c’era Madama Pomfrey, che ribolliva mentre guardava la prima pagina della Gazzetta del Profeta, borbottando tra i denti mentre leggeva.
Con un presentimento che gli si agitava nelle budella, Severus afferrò rapidamente il suo giornale e lo aprì.
«Oh, Merlino misericordioso,» esalò Vitious accanto a lui, al vedere il giornale di Severus e leggendo il titolo dell’articolo di testa.
La presa di Severus si serrò, al vedere le parole in grassetto stampate lungo tutta l’ampiezza della prima pagina.

HARRY POTTER CURA UN BAMBINO DALLA LICANTROPIA AL SAN MUNGO - I GUARITORI CONFERMANO!

E al di sotto di quelle parole c’era la foto del bambino curato, Andy, dritto in piedi nella vestaglia da ospedale e che metteva in mostra il braccio cicatrizzato per la macchina fotografica, con la famiglia che stava alle sue spalle.
Severus non riuscì a fare altro che guardare. Come era possibile? Nel futuro non ci era mai riuscito. Però di certo… non ci aveva mai provato.
«Oh mamma,» fece Silente piuttosto piattamente, sollevando la propria copia con un sopracciglio alzato.


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Grazie a chi legge e a chi recensisce!
A presto con il prossimo capitolo, Festività e regali.




   
 
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