Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |       
Autore: marea_lunare    08/05/2017    2 recensioni
Rinascita.
I due uomini si guardarono di nuovo negli occhi quando la voce si spense.
Non c’era malizia nei loro sguardi, solo puro e semplice affetto. Non sorrisero, non parlarono. Si guardarono e basta, perché loro sapevano. Sapevano di essere l’uno la causa della rinascita dell’altro. Si erano salvati la vita a vicenda, ma non se lo erano mai detti. Se lo confessarono a vicenda in quel momento, mentre la foto di un distrutto paesaggio afgano li guardava ammirarsi l’un l’altro, come fossero stati lo spettacolo più bello del mondo.
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Capitolo I 


“Dai Sherlock, che cosa ti costa?!”

Quella mattina non era iniziata nel migliore dei modi.

John aveva letto online di una mostra di un fotografo famoso in tutto il mondo che si sarebbe tenuta a Londra in quei giorni, della durata di una settimana.

“Ho detto di no, John! Non ho la minima voglia di sprecare ore della mia vita girovagando senza far nulla in delle stupidissime sale guardando degli stupidissimi ritratti! La mia mente deve essere tenuta sempre attiva e in esercizio, altrimenti farebbe la muffa!” protestò serio il detective.

“Beh allora dovremo chiedere alla signora Hudson di staccarti la testa e dare una pulita a quel tuo cervello, perché mi sembra che la muffa abbia già raggiunto i più reconditi e minuscoli nascondigli del tuo magazzino mentale!” sbraitò John di rimando.

Lo mandava su tutte le furie il fatto che Sherlock considerasse stupida ed inutile qualsiasi altra attività che non fosse risolvere casi o suonare il violino.

“Questa mostra non è stupida, come non è stupido il fotografo! Ha una fama mondiale e accorreranno persone persino da fuori Londra pur di vederla!”

“Allora perché non ne approfitti per fare nuove amicizie? Vai alla mostra per conto tuo e trova qualcuno che ti ascolti, perché per oggi mi hai già annoiato abbastanza. E un’altra cosa: si chiama mind place, non magazzino mentale!” rispose acido il detective.

“Oh al diavolo, io che perdo tempo e spreco fiato a parlarti! Ci vado per conto mio, caro consulente investigativo dei miei stivali! E ti assicuro che se oggi vedrò ancora una volta quella baruffa di ricci neri che tu chiami capelli, ti giuro che te li staccherò uno per uno!” gridò John puntando il dito sul petto di Sherlock, guardandolo negli occhi con aria di sfida.

Per tutta risposta, il consulente investigativo sbuffò e lo guardò come farebbe una divinità con un povero plebeo: “Non ti conviene mettermi alla prova, John Watson”.

John sentiva il formicolio sul braccio preannunciare un colpo in procinto di arrivare sul viso di Sherlock, ma strinse il pugno e si trattenne.

Gli girò le spalle e se ne uscì sbattendo la porta, non calcolando Sherlock che gli intimava di tornarsene sui suoi passi, altrimenti non avrebbe più potuto rimettere piede in quella casa.

Ignorandolo del tutto, il dottore si infilò in tasca il cellulare e scese in strada a grandi falcate, chiudendo con forza il portone del 221B.

Raggiunse la sala privata nella quale la mostra era stata allestita, a circa 10 minuti a piedi dal suo appartamento.

All’entrata, il nome del fotografo spiccava su un cartello, sopra la foto che aveva scattato ad una giovane ragazza afghana, Sharbat Gula, la quale aveva fatto il giro del globo: Steve McCurry.

La maggior parte delle mie foto è radicata nella gente. Cerco il momento in cui si affaccia l’anima più genuina, in cui l’esperienza si imprime sul volto di una persona. Cerco di trasmettere ciò che può essere una persona colta in un contesto più ampio, che potremmo chiamare la condizione umana. Voglio trasmettere il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me durante i miei viaggi, quando la sorpresa dell’essere estraneo si mescola alla gioia della familiarità”. (*)

John lesse la citazione del fotografo provando un senso di pace interiore.

Era bello sapere che al mondo esistono persone con una sensibilità tanto grande e capaci di esprimerla tutta in semplici scatti, poesie o musiche che siano. John stesso era convinto del fatto che finché fossero esistite persone con un’anima così pura, persone che fossero riuscite a capire la realtà delle cose e a mostrarla agli altri senza avere paura di andare contro la convenzionalità, allora per il mondo ci sarebbe stata ancora speranza.

La stanza era di media grandezza, collegata ad altre sale da cui scendevano delle tende, le immagini appese con dei cavi di acciaio. Pareti enormi sulle quali si affacciavano ritratti e paesaggi come se fossero quadri i cui colori si mescolavano con quelli delle mura dalle cromature sgargianti, quasi a stuccare l’occhio dello spettatore.

Pagò il biglietto d’ingresso e prese l’audioguida, necessaria per capire fino in fondo il perché Steve avesse scattato quelle foto e quale fosse il messaggio che voleva trasmettere.

C’era un preciso ordine nelle tracce dell’audioguida, ma John decise di lasciare i ritratti per ultimi e dedicarsi ai paesaggi in primis.

Erano principalmente panorami asiatici e africani, dove i colori la facevano da padrone.

Era incredibile ammirare quei luoghi così lontani e sconosciuti, quasi spaventosi agli occhi dei più paurosi.

La prima immagine a presentarsi davanti agli occhi del dottore fu quella di un uomo su una pagaia, diversi cesti di fiori dietro di lui. L’immagine era in prospettiva, il fotografo si trovava nella parte posteriore dell’imbarcazione e aveva immortalato l’uomo di spalle mentre pagaiava con forza nell’acqua limpida e liscia come uno specchio. I fiori rossi, gialli e arancioni spiccavano in mezzo a quel grigio-azzurro del lago, illuminato dalla luce del sole riflessa dalla superficie liquida.

“Una buona foto si fa con costanza, così sono andato diverse volte sulle barche di questi uomini” spiegava la voce di McCurry dall’audioguida “Il Lago Dal si trova in India, più precisamente nella zona dello Srinagar, Kashmir. Ho scattato questa foto nel 1996. Ogni giorno su questo lago si tiene un mercato ortofrutticolo dove i mercanti vendono frutta, verdura e fiori agli abitanti delle case galleggianti o ai turisti. Un giorno arrivammo in questa laguna così bella e tranquilla, allora decisi che quello sarebbe stato lo scatto perfetto. Ho fatto circa otto o dieci foto e questo è stato il risultato”. (1)

Il tutto era a dir poco affascinante.

John Watson sentiva la serenità prendere possesso del suo corpo e persino l’arrabbiatura verso Sherlock sembrò ridursi drasticamente, come se la sua ira avesse seguito il piatto percorso del lago, scomparendo in mezzo ai colori accesi dei fiori e si fosse adagiata su quell’imbarcazione così piccola ma allo stesso tempo accogliente.

“È incredibile quale effetto emotivo possano avere gli impulsi visivi sulla mente umana” pensò dentro di sé.

Dio, da quanto aveva iniziato a fare queste osservazioni alla Sherlock Holmes?

Mentre tentava di cacciare via il ricordo del coinquilino e di quel suo tono supponente, il povero ex soldato sentì una voce fin troppo familiare venire dall’atrio. Si affacciò alla porta comunicante tra la mostra e l’entrata e, con sconcerto, scorse la figura longilinea e la pelle candida del suo tanto amato-odiato coinquilino, nonché migliore amico.

Il profilo di Sherlock Holmes avvolto nel suo fidato Belstaff stava ritto in piedi di fronte alla receptionist con fare da generale militare, guardando quasi con disgusto quella disgraziata donna che tentava di convincerlo a pagare il biglietto, ovviamente senza successo.

“Signore, lo capisce che non può entrare senza pagare? Non è una mostra ad ingresso gratuito!”

“Direi che dovrebbe esserlo, data la scarsa affluenza. Magari avrebbe attirato più persone” rispose il detective con sufficienza.

La donna era disperata e un lampo di irritazione fece capolino dai suoi occhi scuri.

“Questo non la deve riguardare, perciò se vuole vedere la mostra deve pagare, altrimenti sarò costretta a farla scortare fuori”.

“Posso andarci anche con le mie gambe fuori di qui, ma lo farò solo quando lo vorrò io”.

La receptionist perse la pazienza e chiamò la sicurezza.

Prima che John potesse anche solo tentare di avvicinarsi a Sherlock, un uomo basso e panciuto uscì da una porta retrostante al bancone d’entrata.

“Che sta succedendo qui?” chiese con voce roca e tutt’altro che rassicurante.

Sherlock lo superava di quasi una spanna, ma il nuovo arrivato non sembrava farsi intimorire né dall’altezza né dagli occhi di ghiaccio di Holmes, il quale gli stava rivolgendo uno sguardo per nulla amichevole.

“Sono qui perché devo vedere un mio amico, non la vostra mostra di cui tanto cantate le lodi”.

“Gli amichetti si vedono all’asilo. Paga il biglietto o non entra, scelga”.

“Dal suo basso quoziente intellettivo e la sua inesistente cortesia, direi che le devo spiegare per filo e per segno come stanno le cose. Se una persona viene qui non per vedere la mostra ma per occuparsi di questioni personali, che motivo avrebbe di pagare il biglietto?” chiarì il detective lentamente e scandendo ogni parola con un gesto delle mani, come se dovesse spiegare un concetto di fisica quantistica ad un perfetto imbecille.

L’uomo corpulento si stava visibilmente innervosendo, cosa che accadeva a chiunque venisse trattato così da Sherlock Holmes e dal suo ego leggermente più alto della norma.

Così lo per un braccio e tentò di trascinarlo all’uscita, ma John arrivò in tempo per strappargli la mano dal braccio del suo amico.

“E adesso che vuole questo?” chiese la guardia guardando la donna ormai arresa alla situazione surreale, che gli rispose con una semplice alzata di spalle.

“Io sono il suo ‘amichetto’ “ rispose John duramente “ e lei non ha il minimo diritto di toccarlo”.

“Oh, è arrivato l’eroe della situazione. Senta amico, già ho abbastanza da discutere con questo psicopatico, non ho bisogno di un altro impiastro fra i piedi”.

“Sbaglio o sei sceso dal lato sbagliato del letto, amico?

La guardia prese Watson per il colletto del maglione. John sgranò leggermente gli occhi per la sorpresa, sentendo l’adrenalina che iniziava a pompargli nelle vene, pronta a far scattare qualsiasi arto del suo corpo.

In quello stesso momento, il braccio destro della guardia venne piegato violentemente dietro la schiena, facendolo gemere dal dolore e dalla sorpresa.

“Si azzardi di nuovo a mettergli le mani addosso e non solo mi incaricherò personalmente di riferire a sua moglie i continui tradimenti e la sua omosessualità molto malcelata dietro il fare rude, ma mi curerò anche di farla presentare in giudizio per aggressione in luogo pubblico. E le assicuro che in questo non avrò alcun tipo di problema, dato che mio fratello è uno stretto amico della Regina”.

La voce baritonale di Sherlock giunse alle orecchie dell’uomo come una delle minacce più spaventose che avesse mai ricevuto, detta sottovoce e con i denti digrignati.

Un secondo dopo il guardiano lasciò andare John, che fece un passo indietro.

“Ma lei chi diavolo è?” chiese l’uomo con voce tremante, ancora sotto la presa marmorea di Sherlock.

Per tutta risposta, il detective lo mollò e si diresse verso John. Con noncuranza gli sistemò il maglione sgualcito dalla violenta presa della guardia, preoccupandosi di farlo aderire nuovamente al fisico asciutto del dottore.

“Il mio nome è Sherlock Holmes, sono un consulente investigativo, una professione che ho inventato io stesso. E tanto per la cronaca, non sono uno psicopatico ma un sociopatico iperattivo, si informi” disse infine mentre continuava a lisciare l’indumento di John, guardandolo con gli occhi che brillavano divertiti.

Conclusa la sua mansione, intrecciò le mani dietro la schiena e si diresse verso le sale della mostra, lasciando dietro di sé due interdetti responsabili e un soddisfatto John Watson, orgoglioso di sentirsi considerato da Sherlock tanto importante da richiedere l’intervento della Regina solo perché un idiota gli aveva sciupato il pullover.

Lanciò un’ultima occhiata vanitosa a quei due e si diresse al seguito dell’amico, sentendo la rabbia di poco prima svaporare completamente nei suoi battiti cardiaci accelerati.


 
















(*) Citazione presa dalla pagina Wikipedia italiana dedicata a Steve McCurry





(1) 58 Best Kashmir Nature images | Kashmir india, Nature, India travel





 


 

Note: Buon pomeriggio a tutti! Come state? Oggi sono qui con un piccolo esperimento. Il 9 aprile sono andata a vedere una delle mostre di Steve McCurry. Appena arrivata sono stata subito assalita da un’incredibile carica emotiva che mi ha afferrata e spinta a trasformare tutto quello che sentivo in fanfiction. E' una mini long che ho diviso in tre capitoli e che pubblicherò ogni lunedì, con i link delle immagini a cui farò riferimento in ogni capitolo.
Più avanti poi capirete anche il perché di questo titolo, ma per adesso vi lascio sulle spine :3 

Per chi sta seguendo la storia "Another story: the daughter", devo scusarmi terribilmente, ma al momento devo lasciarla in sospeso. Ho bisogno di riscrivere alcuni capitoli, fare delle modifiche importanti. Essendo alla fine di maggio ed essendo io al quarto anno di liceo, tutti voi capirete in che razza di periodo del c**** sono e quanto la mancanza di tempo mi attanagli alla gola :'3
Siccome però non volevo smettere di pubblicare del tutto, ho pensato a questa mini long e a qualcos'altro che potrà occupare i miei lunedì di pubblicazione. Questa fic e le altre che pubblicherò più avanti erano già stata revisionate e trascritte al computer, perciò fanno proprio al caso mio. 
So già che chi segue la storia mi perdonerà e stasera, per ringraziarvi, vi darò un'altra fanfiction extra che ho scritto oggi in un boom di ispirazione.
Preparatevi all'ANGST più puro :3  
Concludo qui e spero che l'idea per questa mini vi sia piaciuta, buona lettura!
Un abbraccio <3 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: marea_lunare