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Autore: marea_lunare    08/05/2017    2 recensioni
Sei un uomo vuoto a cui è stato portato via tutto.
Sempre buono con tutti, disponibile, amorevole, mai eccessivamente.
Ti è stato strappato tutto ciò che avevi di più caro avevi al mondo, le persone hanno deciso di andarsene perché probabilmente non ti consideravano abbastanza.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Note: Buonasera! Eccomi di nuovo qui, come promesso. Perdonatemi se pubblico tardi, ma sono stata obbligata da cause di forza maggiore (ovvero internet che non funziona mai quando realmente serve).
Detto questo, vi chiedo umilmente PERDONO. E' stato doloroso persino per me scrivere questa fanfiction. Ero in un momento particolarmente triste e cupo, quest'idea mi è salatata fuori dal nulla e così oggi, presa in mano la penna ho iniziato a scrivere di getto, rendendo il mio dolore quello di John. Spero che questa breve composizione possa emozionarvi, perché ci ho messo tutta me stessa. 
Qualsiasi critica è ben accetta, un abbraccio a tutti <3 




Falling down - Parte I

Mary se ne è andata, portandoti via Rosie senza che tu potessi dire nulla. Hai trovato la casa vuota da un giorno all'altro, dopo mesi di convivenza tesa, litigi continui. 

Dopo l'ennesimo di questi, uno dei più brutti, Mary ha fatto le valigie ed è fuggita, lasciandoti solo. 

Tornato a casa non hai trovato nessuno. Quando hai capito, ti sei semplicemente lasciato cadere sulla tua poltrona, fissando il vuoto. Non hai pianto, non hai gridato, non hai imprecato. 

La mattina dopo, all'alba, ti sei alzato. Non hai dormito né mangiato. Hai solo ascoltato in silenzio ogni singolo frammento di te andare in mille pezzi. 

Uno specchio che con i tuoi colpi, con i tuoi stessi pugni hai rotto, inginocchiandoti con le mani insanguinate. Quest'immagine di te si riflette nella tua mente, mentre con occhi vitrei fissi il televisore spento, sperando che sia tutto un sogno. 

Ma quando ti rendi conto che nessuno verrà ad aprire quella porta, che tua moglie e tua figlia non torneranno, che il tuo migliore amico si è suicidato anni prima, lasciandoti un senso di vuoto incolmabile che ancora oggi ti accompagna, qualcos'altro si rompe in te.

È il tuo controllo mentale, è la solitudine che ti nasce nel petto come una miccia e ti infuoca il cuore. Un caldo bruciante, doloroso, che fa male e a cui non puoi sfuggire. 

Esci da casa tua senza le chiavi, ti chiudi la porta alle spalle sapendo che non l'attraverserai mai più. Cammini sotto la pioggerella con addosso solo uno dei tuoi maglioni, quello beige, il tuo preferito. 

Hai il passo deciso, lo sguardo fisso ma perso, procedi con movimenti meccanici, quasi per inerzia, senza che sia veramente tu a controllare le tue azioni, ma il tuo sistema nervoso.

Arrivi a destinazione, guardando l'imponente edificio. 

Ogni singolo mattone che lo compone è una stilettata al tuo animo ormai fin troppo compromesso dal corso degli eventi. 

Sali le scale con lentezza, quasi come se volessi ripensarci. 

Quando arrivi in cima, Londra ti osserva con aria inquisitoria, mentre tu alzi il naso verso il cielo rosato di quella città così grigia e sempre affascinante.

 Il rammarico ti assale, la malinconia ti avvinghia ogni singolo muscolo. Mentre ti avvicini al cornicione, i flashback ti velano gli occhi di lacrime.

E quando anche tu ti ritrovi su quel cornicione dopo anni di assenza, dopo fatica e giorni sprecati a vegetare nel tuo mutismo pur di espiare una minima parte del tuo dolore e ricostruirti una vita, ti vedi di nuovo distrutto.

Come dopo l'Afghanistan. 

Hai combattuto una guerra contro te stesso, contro quel bastardo destino e quel proiettile che ti hanno fatto rimandare a casa, togliendoti l'unica cosa che ti abbia mai fatto sentire utile. 

Poi hai incontrato Sherlock. La tua zoppia è scomparsa, gli incubi sono diminuiti, la tua mente era di nuovo occupata da qualcosa capace di distrarti. 

Avevi un appoggio, un migliore amico con il quale correvi per Londra in piena notte, l'adrenalina sempre in circolo e rischiando costantemente la vita, ma non te ne importava.

Vivevi appieno ogni giorno. 

All’improvviso si è ucciso. 

Ti ha lasciato solo in un mondo dal quale non ti sentivi accettato. 

Dopo è arrivata Mary.

Un barlume di speranza in quella costante oscurità che ti aveva rinchiuso come un guscio impenetrabile. Lei è riuscita ad entrare pian piano e si è aperta un piccolo sentiero verso il tuo cuore, illudendoti che le cose si sarebbero potute sistemare. 

Pensavi che avere un figlio vi avrebbe uniti, ma ti sbagliavi. 

Le cose hanno iniziato ad andare male, i litigi si protraevano per giorni. La monotonia era diventata la tua vita e la mancanza di Sherlock era sempre maggiore. 

Così, anche lei ti ha abbandonato. 

Sei rimasto di nuovo solo. 

A questo pensi, alla tua vita due volte distrutta, mentre la fresca brezza mattutina ti avvolge sul tetto del Bart's. 

Una parte di te urla di fermarti, ma non la ascolti. 

Sei un uomo vuoto a cui è stato portato via tutto. 

Sempre buono con tutti, disponibile, amorevole a modo tuo, mai eccessivamente. 

Ti è stato strappato via ciò che di più caro avevi al mondo, le persone hanno deciso di andarsene perché probabilmente non ti consideravano abbastanza. 

Dritto davanti a te guardi quella che per un periodo pensavi sarebbe potuta essere la tua città, ma che in realtà sarà solo la tua tomba. Osservi ancora una volta il cielo, un timido sole che sta nascendo e ti accompagnerà nella tua caduta, guardandoti compassionevole. 

Un sorriso mesto ti incornicia il volto mentre inizi a spostare il peso in avanti. Chiudi gli occhi e lasci che due lacrime ti scivolino sulle guance fredde, come se stessi già diventando cadavere. 

Continui a sorridere anche mentre senti il vuoto che ti accoglie nel suo abbraccio. 

Non vedi nulla, ti abbandoni alla morte come un vecchio cieco, sorridendo tristemente, lasciando un pensiero a tutti coloro che hai amato, anche chi ti ha dimenticato. 

"JOHN!" 

Senti gridare il tuo nome. 

È una voce familiare, calda, baritonale, rassicurante. 

È la voce che hai sempre sperato di riascoltare in più di due anni di assenza. 

Questo grido squarcia l'aria e ti fa socchiudere gli occhi. 

Vedi la realtà distorta dalla tristezza e la disperazione. 

Non apri nemmeno gli occhi.

“È un'illusione" ti dici.

Capisci di essere completamente impazzito e riabbassi le palpebre, cullandoti di quel dolce inganno, ringraziandoti per quella piccola scintilla di serenità. 

Dici addio alla tua vecchia esistenza e dici addio a te stesso, scusandoti per non essere stato capace di regalarti una vita felice. 

Ripensando a quella voce un'altra lacrima ti sfugge, la gravità che ti fa acquistare velocità. 

Non si torna più indietro, è troppo tardi.

Ormai l'asfalto è vicino e davanti a te c'è solo l'eternità. 

Non ti importa se sarà di dannazione o beatitudine, è solo una la persona che speri di incontrare dall'altra parte. 

"Sto arrivando, Sherlock" sussurri, non prestando più attenzione alle urla dell'uomo dai capelli corvini che sta correndo nella tua direzione col volto devastato, gli occhi color ghiaccio sbarrati dal terrore. 

L'impatto con il terreno è devastante, cadi di schiena e senti ogni singolo osso rompersi, potresti anche nominarli uno per uno. 

Poi senti l'emorragia che ti esplode nella testa non appena il cranio tocca l'asfalto. 

Senti il sangue fluire e rimani con gli occhi socchiusi. 

Per un millesimo di secondo, vedi un cappotto nero ed una sciarpa blu che ti si avvicinano. 

Perdi i sensi per l'ultima volta, sapendo che Sherlock è venuto ad accoglierti.
   
 
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