Film > Sherlock Holmes
Segui la storia  |       
Autore: DjalyKiss94    09/05/2017    2 recensioni
Ambientata durante e subito dopo la caduta dalle cascate di Reichenbach, Sherlock Holmes sarà alle prese con un nuovo mistero:
Chi è Sherlock Holmes?
Senza memoria e senza il suo fedele Watson, che lo crede morto, il detective dovrà affrontare i suoi fantasmi e raccogliere tutti gli indizi, per riuscire a ricordare chi è veramente.
Ci riuscirà?
Ps. Storia ancora da scrivere e quindi potrebbe rimanere incompleta.
Genere: Azione, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Capitolo 3                                              RISVEGLIO
 
 
POV HOLMES

 
 
Nero.
 
Silenzio.
 
Nero.
 
Tic. Tac. Tic. Tac.
 
Nero.
 
Brusio confuso, lontano.
 
Nero.
 
Plic. Plic. Plic.
 
Nero.
 
Plic.     Tic.    Plic.    Tac.    Plic.
 
A sinistra: il suono di un ticchettio.
A destra: una goccia che si infrange, secondo dopo secondo, in un liquido.
 
Nero.
 
Respiro: un odore forte, nauseante colpisce le mie narici.
 
Nero.
 
Il brusio piano, piano si fa più forte.
 
Nero.
 
Sono sdraiato su qualcosa di morbido.
La stoffa sotto le mie dita è fresca.
Ruvida.
 
Un letto.
 
Ma la parte superiore del corpo è sollevata di almeno 45°.
 
Nero.
 
Qualcosa pizzica la mia pelle all’altezza del gomito destro.
Provo a muovere la testa: è pesante e pulsa.
Fa male!
 
Nero.
 
Sento un leggero fastidio anche alla spalla destra e alla gamba sinistra.
 
Don.
Plic.
 
Il suono di una campana.
Il sottofondo in lontananza si fa più chiaro: sono voci.
 
Don.  
Tac.
 
Una chiesa.
Rumore di passi.
 
Don.
Plic.                  Tic.
 
Le voci si sovrappongono, femminili e maschili.
Sempre più nitide, fastidiose.
-Codice rosso!-
 
Don.
Plic.            Tac.          Plic.
 
Italiano.
Accento del nord.
 
Don. 
Tic.        Plic.   -...stanza 4…Tac.       Plic.
 
Tintinnio metallico.
Cigolio di ruote che girano sul pavimento.
 
Fastidiosi, accentuano le fitte alla testa.
 
Don.
Tic.    Plic.    Tac.    Plic.   Tic.
 
Cadenza ritmata di un liquido.
Pizzicore al braccio.
Entrambi provengono da destra.
 
-Veloci, veloci!-
 
Flebo.
 
Don.
Plic.  Tac.  Plic.  Tic.  Plic.  Tac.
 
L’odore sempre più forte, pungente.
Sa di pulito, eccessivo, maniacale, sterile.
 
Disinfettante.
 
 
Don.
 
                Toc.    Hii.    Toc.
Codice verde. Plic. Tic. Presto. Trrrrrr.
         Plic. Stanza 5. Tac. Plic. Clomp.
È salvo! Trrrrrrr. Tic. Plic. Siringa. Tac.
                Hii.   Toc.   Hii.
 
Don.
 
 
Nero.
 
Flebo.
Disinfettante.
Carrelli.
Odore di lenzuola pulite.
 
 
Don.
 
 
Dieci rintocchi.
 
Conclusione: ospedale.
 
Nero.
 
Sono le dieci del mattino in un ospedale da qualche parte nel nord Italia.
 
Silenzio.
 
Odio gli ospedali!
 
Tutto quel bianco che ferisce gli occhi.
Pareti bianche, lenzuola bianche, camici bianchi, guanti bianchi.
La mania di avere tutto pulito, sterilizzato.
I dottorini che sanno sempre cosa è meglio per te.
 
Dottore.
 
Un’altra fitta alla testa più dolorosa delle altre.
Riesco a reprimere, non senza fatica, un gemito di dolore.
Non voglio che si accorgano che sono sveglio.
Voglio scoprire più cose possibili.
Dove mi trovo e perché, prima di finire nelle mani di un camice bianco so-tutto-io.
 
Quindi.
 
Rimanere fermo come una statua.
Non fare il minimo rumore.
Respirare profondamente.
Rilassare i muscoli.
Acuire i sensi.
 
Plic.   Tic.   Plic.   Tac.   Plic.   Tic.   Plic.   Tac.
 
Dolore alla testa, probabilmente fasciata.
Ferita alla spalla destra.
Un leggero pizzicore alla gamba sinistra.
 
Che abbia avuto un incidente?
Non mi ricordo.
 
Rumore di tacchi in avvicinamento a ore 12.
Un altro odore arriva alle mie narici.
 
Inspiro.
 
Gradevole.
Bergamotto, limone, arancia, rosa; una punta di alcool.
Profumo.
Costoso.
Da donna.
 
Donna.
 
Nuova fitta alla testa.
Mugugno infastidito, questa volta non riesco ad evitarlo.
 
-Oh!Finalmente si sta svegliando!-
 
Beccato.
Un rumore di un oggetto metallico che cade a terra, non poco lontano da me, a ore 10.
 
C’è qualcun altro nella stanza.
 
“Finalmente”… devo essere rimasto incosciente per più di un giorno.
 
-Anna! Anna, presto, chiama il dottor Bianchi!-
 
Perfetto, ha chiamato un camice bianco.
 
Nero.
 
Una mano si posa sulla pelle del mio braccio sinistro .
Il tocco è lieve, leggero.
 
-Signore… signore mi sente?-
 
Donna.
Infermiera, altrimenti non avrebbe chiamato un dottore.
Parla italiano ma l’accento svizzero la tradisce.
 
Svizzera… dovrebbe dirmi qualcosa?
 
La mano si sposta lungo l’arto per poi stringere la mia.
 
-Se riesce a sentirmi, stringa la mia mano.-
 
Ora la sua voce mi arriva chiara, irritante…
 
Mano… mano…
Ah sì, trovata.
È pesante, pesa quintali.
Stringo le palpebre e respiro.
 
Con fatica e a scatti chiudo le dita attorno a quelle dell’infermiera.
 
Emette un verso di gioia. Stringe di più la presa.
-Benissimo. Ora provi ad aprire gli occhi.-
 
La testa pulsa dolorosamente.
Stringo gli occhi e arriccio le labbra.
Mugugno di nuovo.
 
No.
Non voglio aprire gli occhi.
Quel bianco traditore delle pareti li ferirà!
 
-Avanti! Può farcela! Un piccolo sforzo.-
 
Mi incita con voce dolce, ma con una punta di eccitazione.
Vuole vedere i miei occhi.
Per lei è... importante.
 
Mi lamento di nuovo in segno di diniego.
Ma sono curioso, troppo!
Voglio vedere dove sono!
 
Tento di aprire un occhio solo.
Anche le palpebre sono troppo pesanti.
Devo per forza aprire gli occhi?
 
-Così, così! Forza ce l’ha quasi fatta!-
 
L’impazienza ormai ha preso soppravvento nella sua voce.
Così come nei suoi gesti.
 
La mano, che stringe ancora la mia, trema.
Il fruscio di una stoffa che viene stropicciata: la divisa viene tormentata con l’altra mano.
Il fiato sospeso e leggermente affannato.
 
Ha scommesso con le altre colleghe il colore delle mie iridi e spera di vincere.
 
Nero.
 
Stringo i pugni e prendo un grande respiro.
Me ne pentirò.
Apro di scatto gli occhi.
 
Ahia!
 
Bianco.
Bianco ovunque.
Accecante, traditore, infimo!
 
Emetto un urlo strozzato e serro di nuovo gli occhi.
Bruciano.
Sono stato incosciente per più di due giorni!
 
L’infermiera accanto a me emette un verso soddisfatto battendo leggermente le mani.
 
Ha vinto.
 
-È stato bravissimo! Forza continui a provare. Io torno subito!-
 
Rumore di tacchi che si allontanano frettolosamente e una porta chiusa con un tonfo.
Grugnisco. Un vero toccasana per la mia testa.
-Evvai! Ragazze, ragazzeee!- sento esclamare, la voce sempre più lontana.
 
Sospiro di sollievo.
Gli occhi hanno smesso di bruciare.
No, no.
Non ho alcuna intenzione di tentare alla mia vista un’altra volta.
 
Rumore di passi.
Leggeri, timidi.
 
La persona che ho sentito prima.
 
Attraversa la stanza dalla mia sinistra fino a destra, silenziosamente.
Un rumore metallico strascicato.
Anche da dietro le palpebre, mi accorgo che la luce nella stanza è diminuita.
Ha tirato le tende.
 
Uno schiocco di plastica.
E un altro.
Poi silenzio; un leggero rumore che non riesco ad identificare.
Un fruscio.
 
Dopo qualche secondo, per la seconda volta, una mano all’improvviso si posa sulla mia.
È piccola e tremante.
Ma non di eccitazione, di paura.
Inspiro.
Arriccio il naso infastidito.
Odore di disinfettante e detersivo.
 
Tento di riaprire l’occhio sinistro.
Piano, piano.
C’è ancora molta luce, ma è meno forte.
 
Mi guardo in giro sospettoso sempre con un occhio aperto, tentando di abituare la vista.
Mi appare ancora tutto molto sfocato.
La stanza è grande, bianca ovviamente.
Lampadari e abatjour in ferro scuro, come la pediera del letto, sono distribuiti nei vari angoli della camera.
A sinistra vi è un carrello in cui sono depositati, oltre a detersivi (arriccio di nuovo il naso infastidito), vari strumenti chirurgici, bende e lenzuola da lavare.
Sopra di esso un orologio.
Di fronte a me la porta di ingresso aperta.
 
Guardo i miei piedi coperti dalle lenzuola. Bianche.
Li muovo.
Sorrido soddisfatto.
Il mio occhio risale lungo le mie gambe, fino a depositarsi sulla mano che è ancora sulla mia.
Sollevo lo sguardo per vedere di chi si tratta.
 
Raddrizzo la schiena.
Apro totalmente gli occhi, spaventato, emettendo un grugnito mezzo strozzato.
Ma dove è andata a finire la mia voce?
 
Ma soprattutto che cos’è quello?
 
 
 
_________________________________________
 
 
Angolino dell’Autrice
 
Ciao a tuttiii!!! =)
Eccomi qui con il 3° capitolo della storia!
Come potete vedere Holmes si è svegliato in ospedale e, nonostante tutto, comincia ad analizzare l’ambiente attorno a se.
Si avete capito bene… Siamo in Italia!
Eh si… ma come ci è arrivato? Eh ehhh! *sfrega le mani sorridendo*
 
Comunque attraverso le parole e le onomatopee ho cercato di riprodurre una particolare scena del primo film…
Avete capito quale?
 
Vi lascio qualche secondo per pensarci…
5…
4…
3…
2…
1…
 
Se la vostra risposta è la cena di Sherlock con Mary e John, avete indovinato! =D
 
Ma ora la vera domanda è… che cosa ha visto Holmes?
 
Per saperlo dovrete aspettare al prossimo capitolo, che spero di pubblicare martedì prossimo o al massimo, come potrebbe capitare per altri capitoli, tra due settimane.
Ma è già scritto deve solo essere revisionato e corretto!
 
Ringrazio davvero tutti voi che leggete e/o recensite questa mia prima avventura! =)
Mi spingete a dare il massimo e a continuare! =D
 
Un abbraccio abbraccioso Djaly! :*  Ps. Ricordatevi che stanotte danno The Judge su Rete 4 alle ore 21:10!!!! YEEEEEEEH :D *saltella felice* xD
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Sherlock Holmes / Vai alla pagina dell'autore: DjalyKiss94