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Autore: Bankotsu90    10/05/2017    2 recensioni
Un mattino Leila Breisgau si risveglia nella sua casa di Berlino, scoprendo che mancano acqua ed elettricità e che il cibo è avariato. Decide così di fare spese ma uscita all'aperto scopre che la capitale tedesca è invasa dai non-morti. Come si è arrivati a questo? Spin-off di Mirai Kako no Hibi.
Genere: Drammatico, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Leila Malcal
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Morte e resurrezione.'
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Leila si trovava davanti ad una porta blu spalancata.
 
Questo è l’ingresso ai sotterranei del palazzo… Lì sotto troverò il generatore di emergenza, e forse anche qualche zombie. Ma per fortuna mi sono premunita…
 
Pensò, mentre brandiva una Luger P08 carica, che aveva trovato in una armeria. Una scala di cemento scendeva in cantina. Impugnò la pistola e, con cautela, cominciò a scendere, trovandosi in un lungo corridoio fiancheggiato da porte. Leila le aprì una dopo l’altra. Un gabinetto. Un magazzino. Un rifugio antiaereo, sicuramente risalente agli anni della Guerra Fredda. Un locale con due generatori, uno principale l’altro ausiliario.
 
Bingo!
 
Si avvicinò al generatore ausiliario (quello centrale infatti era inutilizzabile) e lo attivò.
 
Ora torniamo ai piani superiori e cerchiamo qualche televisore dove poter vedere il DVD del mistero.
 
********
Uscita dalla cantina Leila si diresse verso le scale che portavano di sopra; usare l’ascensore era infatti troppo rischioso: c’era il rischio che ci fossero degli infetti intrappolati all'interno, inoltre non subiva opera di manutenzione da ben due anni e quindi c’era il rischio che la corda si spezzasse e lei morisse sfracellata.  Giunta al settimo piano, lo stesso dove aveva perso i sensi poco prima, trovò in uno degli studi un televisore con DVD integrato. Lo accese e poi inserì il DVD. Dopo qualche istante sullo schermo apparvero una donna con capelli corti marroni e occhi indaco chiari (identificata come Sophie Randall da una scritta in sovrimpressione) e un uomo dai capelli color sabbia legati in una coda e occhi indaco che riconobbe come Diethard Ried, celebre reporter. Erano seduti uno davanti all'altra.
 
“Buonasera, gentili telespettatori. Qui è Diethard Ried, in compagnia della dottoressa Sophie Randall, dell’Università libera di Berlino. Tema della trasmissione di oggi è la pandemia di morte apparente, un virus di origini sconosciute apparso in Giappone 2 anni fa che trasforma le persone in cannibali feroci affamati di carne umana. I primi casi si verificarono a Tokyo nel maggio 2015. Inizialmente nessuno ci fece caso, ritenendoli semplici casi di follia omicida e quando le autorità nipponiche si resero conto della gravità della situazione era troppo tardi. Tokyo crollò nel giro di 24 ore, e l’intero arcipelago in soli tre mesi. Prese dal panico, Russia e Cina sferrarono un massiccio attacco nucleare contro le città infette, ma ciò non servi a nulla e il virus infettò l’intera Asia, il Pacifico, le Americhe, il Nord Africa e parte dell’Europa, almeno fino ai fiumi Oder e Danubio. Il numero degli infetti è di circa 5 miliardi sui 7 che costituiscono la popolazione terrestre. Come se non bastasse esso, senza una apparente ragione, ha iniziato ad annientare la vita vegetale, oltre che quella umana e animale. Sappiamo di regioni desertificate nel giro di pochi giorni. E non è tutto: anche i fiumi (come l’Edo in Giappone e il Fiume Giallo in Cina) e i laghi (come il Kawaguchi in Giappone e il Texcoco in Messico) hanno iniziato a prosciugarsi. Come avrete capito gli effetti dell’epidemia sono apocalittici e stanno mutando volto al pianeta. Nonostante ciò sono ancora molte le domande insolute su questa malattia. Dottoressa Randall, il pubblico vuole delle risposte: cosa può dirci?”
 
“In base alle informazioni raccolte posso affermare che esistono due ceppi del virus: quello che si trasmette tramite il morso (di cui purtroppo ignoro le origini) e il ceppo aereo, che è stato creato in laboratorio.”
 
“In laboratorio?”
 
“Esatto. E questo non deve stupire, un virus come la Morte Apparente faceva gola a molte nazioni, che avranno sicuramente deciso di sfruttarlo come arma. E come ben sappiamo ogni nuova arma (la bomba atomica, i carri armati, i gas venefici) si diffonde a macchia d’olio.”
 
“Quando è comparso il ceppo aereo del virus?”
 
“Giugno 2015, in tre città diverse: Osaka, Sapporo e Nagasaki. Il fatto che si sia manifestato in tre città così distanti nello stesso momento mi induce a pensare che sia stato diffuso intenzionalmente.”
 
“Diffuso da chi? L’organizzazione Nera? L’Ordine del santuario di Ise? Qualche potenza straniera?”
 
“In mancanza di prove certe preferisco non puntare il dito contro nessuno.”
 
“E a quale scopo?”
 
“Non ne ho idea.”
 
“Come mai il virus ha iniziato ad estinguere la vegetazione?”
 
“Il ceppo aereo del virus è mutato a causa delle radiazioni in Giappone e in altri territori infetti. È diventato più contagioso, più letale, più aggressivo. Sotto questo punto di vista i bombardamenti atomici russo-cinesi del 2015 hanno solo aggravato la crisi.”
 
“È vero che è stata messa a caso di un team di ricerca formato da scienziati provenienti da tutto il mondo per creare una cura al virus?”
 
“Sì. Ne fanno parte scienziati di varie nazionalità. Tuttavia i nostri sforzi finora  si sono rivelati vani. Gli infetti si stanno moltiplicando troppo rapidamente, già ora superano in numero le persone sane.”
 
“Siamo spacciati, allora.”
 
“Non ancora. Io e i miei colleghi stiamo facendo del nostro meglio ma la situazione è disperata. Abbiamo a che fare con un virus scoperto solo di recente, e le informazioni su di esso sono scarse. Vi assicuro che lavoriamo alacremente alla creazione di un antidoto, ma in queste condizioni è difficile.”
 
“Non ritiene sia più sicuro trasferirsi nel perimetro difensivo Liberty in America, o in analoghi perimetri sparsi qua e la nel globo, come il perimetro difensivo Cook in Australia, Rivadavia in Argentina e il perimetro Lumumba nella Repubblica Democratica del Congo?”
 
“Ci stiamo pensando… Almeno lì saremo al sicuro e potremo lavorare indisturbati alle nostre ricerche.”
 
A quanto pare le loro ricerche si sono rivelate un buco nell'acqua…
 
Pensò Leila, sorridendo amaramente.
 
“Tra i cittadini regnano paura e incertezza, e ci sono persone convinte che l’epidemia sia un castigo divino, che Dio abbia voluto punire l’umanità per i suoi peccati. Lei cosa ne pensa?”
 
“Non credo più alle favole da un po’, signor Dietard.”
 
“Capisco… Se dovesse rivolgere un appello ai cittadini cosa direbbe?”
 
“Di lasciare immediatamente Berlino, prima che la piaga varchi l’Oder.”
 
“Ma per andare dove? Il virus ha colpito tutto il globo terracqueo! Non esistono luoghi sicuri!”
 
“Più andranno ad Ovest più saranno al sicuro:  il Belgio, la Francia… L’Inghilterra sarebbe meglio, almeno per ora.”
 
“Non c’è modo di contrastare il dilagare del virus?”
 
“Il governo ha fatto ciò che poteva per contenere l’infezione: ha schierato truppe e mezzi ai confini con Polonia e Repubblica Ceca, ha innalzato un muro difensivo (la famosa linea Kohl) lungo il suo confine orientale e la nostra aviazione compie quotidianamente raid sulle città infette. Ma il vero problema non sono gli infetti, è il virus. Finché non si troverà una cura o almeno un vaccino ciò che resta dell’umanità sarà sempre in pericolo.”
 
Ad un certo punto Leila, annoiata, si sdraiò sul pavimento e, dopo 10 minuti, si addormentò.
 
*******
Riaprendo gli occhi si ritrovò nella sua stanza, seduta davanti al suo PC acceso.
 
Cosa?
 
Si chiese, confusa.
 
“Leila…” La chiamò una voce.
 
Si voltò e vide sua madre che la fissava, sorridente.
 
“Scusa il disturbo, ma una tua amica vuole vederti.”
 
“Mamma…”
 
“Dimmi, tesoro.”
 
“…Falla entrare.”
 
“Subito.” Detto questo la donna si allontanò.
 
Non posso continuare così… Rischio di impazzire! O forse sono già pazza. Che cosa è vero e cosa è falso?
 
Si chiese la ragazza, disperata.
 
Dopo poco Claudia fece ritorno in compagnia di Anna.
 
“Ciao, Leila!” La salutò la francese.
 
La bionda, istintivamente, si alzò in piedi e la abbracciò.
 
“Amica mia…”
 
“Ti senti bene, Leila?” Le chiese Anna, sorpresa.
 
“Mai stata meglio.”
 
“Disturbo, per caso?”
 
“Nessun disturbo. Ma che ci fai qui?”
 
“Dobbiamo portare a Nina i suoi occhiali… Li ha dimenticati in classe durante la lezione, non ricordi?”
 
“Già… È vero.”
 
“Su, andiamo.”
 
********
Uscite all'aperto le due ragazze si incamminarono verso la loro meta, e durante il tragitto chiacchierarono un po’.
 
“Ora che ci penso… Potevi andarci da sola a ridare gli occhiali a Nina. Perché hai voluto portare anche me?”
 
Anna esitò prima di risponderle:
 
“Volevo parlare un po’ con te… Riguardo la scuola.”
 
“Intendi gli esami di giugno?”
 
“Proprio quelli.”
 
“Ti senti nervosa?”
 
“Sì, come ben saprai sono molto importanti. Se non riesco a superarli dovrò ripetere l’anno.”
 
“Vale per tutti noi.”
 
“Ne sono consapevole, ma ciò non mi rende meno nervosa.”
 
“Capisco…”
 
Anna sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
 
 
“Scusa se ti sto angustiando con certi problemi, ma…”
 
“Non devi… Siamo amiche, è naturale confidarsi tanto i propri timori che le proprie speranze.”
 
Anna sorrise a quelle parole.
 
“Su, ora andiamo. Prima riportiamo gli occhiali a Nina meglio è.”
 
*********
Giunte a destinazione (una casa a due piani di colore giallo) le due studentesse esitarono.
 
“Chissà se è in casa…” Si chiese Leila.
 
“C’è solo un modo per scoprirlo: provare.”
 
Detto questo Anna suonò il campanello.
 
Dopo pochi istanti la porta si aprì ed apparve Nina.
 
“Salve, ragazze!” Le salutò, cordiale.
 
“Ciao, Nina.” Rispose la bionda.
 
“Come mai da queste parti?”
 
“Ti abbiamo riportato gli occhiali.” E dicendo questo la francese glieli porse.
 
“Mi stavo giusto chiedendo dove li avessi lasciati… Grazie!”
 
“Di nulla, miss maldestra.”
 
La ragazza li prese e li indossò.
 
“Su, accomodatevi. Gradite qualcosa per merenda?”
 
“Per me va bene. Tu che dici, Leila?”
 
“Ci sto, Anna.”
 
L’occhialuta le condusse nel salotto e le fece accomodare sul divano.
 
“Aspettate qui, torno subito.”
 
Mentre Nina era in cucina Anna si guardò intorno, poi disse:
 
“Strano, non vedo i genitori di Nina…”
 
“Saranno usciti.”
 
“Sai, non vedo l’ora che inizino le olimpiadi di Rio. Sono certa che la rappresentativa francese farà faville, stavolta!”
 
Leila la guardò stranita.
 
“Vuoi dire di Londra.”
 
“No… Rio. Le olimpiadi di Londra si sono volte 3 anni fa.”
 
Leila era ancora più confusa.
 
“Ma si può sapere in che anno siamo?”
 
Anna la guardò stranita a sua volta, prima di risponderle:
 
“Certo che la tua è una domanda strana… Siamo nel 2015, ovviamente.”
 
A quella risposta la bionda sgranò gli occhi, sconvolta.
 
Dopo poco Nina tornò in salotto con un vassoio, su cui stavano due tazze di caffè fumanti e una treccia con scaglie di cioccolato.
 
“A voi!” Disse, poggiandolo sul tavolino.
 
“Merci, mon ami.” La ringraziò Anna.
 
Leila invece si alzò in piedi e disse:
 
“Io… Io devo andare.”
 
“Dove?” Le chiese l’occhialuta.
 
La bionda non rispose e corse via.
 
“Ma… Che le è preso?”
 
“Ne so quanto te, Anna.”
 
******
Leila corse più veloce che poteva, spintonando vari passanti (che la apostrofavano con termini poco lusinghieri) e rischiando persino di venire investita, fino a quando non giunse a casa sua. Una volta lì si mise a chiamare:
 
“Mamma!”
 
“Che succede, tesoro?” Le chiese la donna, spuntata dalla cucina.
 
Per tutta risposta lei la afferrò per le spalle e le chiese:
 
“Che anno è? Dimmi la data di oggi!”
 
Claudia la guardò come se fosse impazzita.
 
“Non scherzare, Leila.” Disse.
 
“Rispondimi!”
 
Sua madre sbuffò, poi disse:
 
“6 agosto 2015, ovviamente.”
 
Leila si coprì il volto con le mani, poi cadde in ginocchio.
 
“Mi dici che cos'hai?” Le chiese la madre.
 
“No… Non è possibile! Ieri era il 10 maggio 2012!”
 
“Leila, lo scherzo è bello quando dura poco! Ora smettila!”
 
Ho perso tre anni…
 
Quando si risvegliò era ancora nello studio televisivo, col DVD che continuava a trasmettere l’intervista alla dottoressa Randall.
 
Il virus della morte apparente iniziò nel 2015, ora ricordo… Ormai è chiaro che la realtà è questa, e l’altra dimensione è un mix di sogno e memoria. Memoria che avrei voluto perdere, dimenticare che mia madre rimase vittima di quella peste maledetta… E che morì per mia stessa mano…
 
Inizio flashback
 
2 marzo 2018
 
Berlino era stata messa a ferro e fuoco dalle orde di non morti, così come l’intera Germania. Da più parti si levavano esplosioni, colonne di fumo, grida e rantoli. Branchi di non morti aggredivano le persone sbranandole senza pietà. In mezzo a questo caos si muovevano Leila e Anna. Entrambe erano armate: la prima brandiva una Luger P08, la seconda una Walther P38.
 
“Mi spieghi dove stiamo andando, Lei? L’aeroporto di Tempelhof è dalla parte opposta!” Domandò la francese.
 
“A casa mia! Non posso abbandonare la mia famiglia!”
 
“Ma non puoi essere sicura che i tuoi siano rimasti a casa! Potrebbero aver lasciato Berlino alle prime avvisaglie dell’infezione!”
 
“Non l’avrebbero mai fatto, non senza di me!”
 
“Per quanto ne sappiamo a quest’ora potrebbero essere tutti morti o mutati! Ne vale la pena?”
 
“Sì!”
 
Improvvisamente Anna la afferrò per una spalla facendola voltare verso di lei.
 
“Dammi retta, è una causa persa! Dobbiamo raggiungere Tempelhof e prendere il primo volo per l’Islanda!”
 
“Io non me ne vado senza i miei!”
 
“In questo modo ci condannerai a morte!”
 
“Questa è la fiducia che hai in me?”
 
“Io non rischio la pelle per salvare delle persone spacciate!”
 
“Quelle persone sono la mia famiglia!”
 
“Allora salvale da sola!” Detto questo le voltò le spalle e corse via.
 
Stupida!
 
Pensò Leila, per poi riprendere la corsa.
 
Dopo pochi minuti alcuni spari seguiti da un grido femminile lacerarono  l’aria. Leila si voltò e subito comprese: Anna era stata aggredita da un infetto. Ma non tornò indietro. La sua priorità era raggiungere la sua famiglia. Riprese così la corsa.
 
******
Giunta a casa sua, Leila si accorse che il cancello della sua abitazione era stato abbattuto e gli infetti erano ovunque.
 
Dannazione, ho solo 8 colpi… E adesso come faccio?
 
Si chiese.
 
Se ne avesse sparato uno li avrebbe messi tutti in allarme, e questo non poteva permetterlo. Sfoderò allora dalla tasca una Tanto che aveva rubato dal museo di storia e, in silenzio, eliminò gli appestati nel cortile uno ad uno. Una volta fatto questo entrò nell'appartamento al piano di sotto, con la pistola in pugno. La prima cosa in cui si imbatté fu il cadavere di suo padre, smembrato dai non-morti. Per poco non vomitò.
 
 Oh, mein Gott ... Gli altri staranno bene?
 
Si chiese, inorridita e angosciata.
 
Entrata in cantina ebbe la risposta alla sua domanda: suo fratello Ioan infatti giaceva sul pavimento in una pozza di sangue e sua madre ne stava divorando le interiora.
 
“MAMMA! NOOOOOO!” Gridò, addolorata.
 
Attirata dal grido della figlia, Claudia alzò lo sguardo verso di lei, per poi alzarsi in piedi.
 
“Mamma… Ti prego…”
 
La donna ruggì e si scagliò contro di lei, ma Leila la spinse indietro.
 
“Torna in te!”
 
Sua madre ruggì nuovamente, guardandola con ferocia.
 
“Ti prego… Non voglio ucciderti…”Le disse, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
 
Tentò nuovamente di aggredirla, ma Leila ma spinse via nuovamente.
 
“TI PREGO!” Gridò, puntandole contro la pistola.
 
Claudia però non l’ascoltava, ormai aveva perso completamente la razionalità. Ruggì ancora e fece per attaccarla di nuovo, ma stavolta la ragazza le sparò in testa, uccidendola all'istante. Si accasciò al suolo, e non si mosse più. Leila cadde in ginocchio, mentre le lacrime le rigavano le guance. Dopo alcuni istanti cacciò un urlo fortissimo e straziante, che risuonò in tutta la casa.
 
Fine flashback
 
Era ancora assorta nei suoi pensieri quando una voce femminile la chiamò:
 
“Leila!”
 
Sbalordita, la bionda si voltò, incrociando lo sguardo con una ragazza asiatica con i capelli neri corti e gli occhi rosa che indossava una camicetta bianca attillata che lasciava intravedere il reggiseno rosso, una gonna scarlatta e sandali dello stesso colore. Era Ayano Kosaka, una ragazza giapponese che aveva conosciuto dopo la perdita della sua famiglia.
 
“Ayano…”
 
“Sapevo che ti avrei trovata qui… Su, andiamo. Al rifugio sono tutti preoccupati per te.”
 
“D’accordo…”
 
*******
Una volta all'aperto le due ragazze si incamminarono, chiacchierando tra loro.
 
“Mi fa piacere rivederti, Ayano.”
 
“Anche a me… Cominci a ricordare?”
 
“Sì… Dopo la morte di mia madre ero convinta di essere spacciata, ma dopo qualche giorno venni tratta in salvo da un commando inviato dall'Ordine del santuario di Ise, a guidarlo era una certa Vermouth.”
 
“Esatto… Ti portarono, insieme ad altri sopravvissuti, nella base di Amburgo, dove ti sei stabilita. Un giorno venni a farti visita, ma non c’eri. Ho capito che dovevi aver avuto un’amnesia, e che eri scappata dal rifugio. L’istinto ti ha portata a Berlino, a casa. Ti sei svegliata nel tuo letto, come se niente fosse accaduto.”
 
“Già…”
 
Improvvisamente la bionda si sentì soffocare. Cadde a terra portandosi le mani alla gola, seguita a ruota dalla sua amica. Non riusciva più a respirare.
 
Che mi sta succedendo?
 
Si chiese, spaventata.
 
Dopo pochi minuti erano entrambe morte asfissiate.
   
 
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