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Autore: Nene_92    10/05/2017    8 recensioni
 INTERATTIVA - (ISCRIZIONI CHIUSE )
(la storia fa parte della serie "Grimm")
 
Inghilterra, 2022
Eleonore Grimm, durante un pomeriggio passato con i nipoti, racconta loro la fiaba di Cappuccetto Rosso. Quello che non si aspetta è di trovare, in mezzo al diario di Jacob, una misteriosa lettera che sembra essere indirizzata proprio a lei.
 
Durmstrang, 1802
Per la prima volta nella storia, Hogwarts viene lasciata fuori dal Torneo Tremaghi.
Quell'anno infatti, a giocarsi la Coppa saranno gli Istituti di Durmstrang, Ilvermony e Murrinh-Patha.
Tra i tanti studenti desiderosi di partecipare, si trovano anche loro: Jacob e Willhelm Grimm, i famosi fratelli delle fiabe "horror" babbane.
Hanno solo 17 anni, non sono ancora famosi. O almeno non lo sono ancora nel mondo babbano, visto che nel mondo magico la loro famiglia è invece nota da secoli come "il terrore dell'Europa".
Eppure, gli eventi che li travolgeranno quell'anno, saranno proprio lo stimolo che li porterà a scriverle.
.
Volete sapere come? Non vi resta che leggere.
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto, Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Grimm'
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Piccola nota di servizio: prima di leggere questo capitolo andate a rileggere il prologo, che secondo me avete scordato un po' di cose. :P

Chiedo anche scusa per il ritardo, ma è praticamente da 2 settimane che sono sempre fuori città e quando mi metto al computer per scrivere mi vengono in mente solo scene per l'altra mia interattiva. Quindi questo capitolo non sarà il massimo (è solo di passaggio).

In ogni caso buona lettura! ;)





- Esiste la normalità a Durmstrang? - 



Maggio 2022, Villa Black - Grimm

 

"Un Grimm che vuole insegnare ad un lupo mannaro come usare la magia?" Domandò Ariel incredula, interrompendo la lettura e alzandosi per prendere la figlia - ormai addormentata - dalle braccia della cognata. "Ma... siamo sicuri che non si tratti di un falso?"
Eleonore scosse però la testa. "Mi è stata recapitata con un incantesimo talmente complesso che dubito che qualcun altro - a parte un Grimm - possa essere coinvolto." Spiegò "E l'ho confrontata con i diari scritti di suo pugno: questa è davvero la scrittura di Jacob Grimm."
"Beh, allora continuiamo con la lettura." Propose la bionda "Non vedo l'ora di sapere come va a finire questa storia!"
"Ma non aspettiamo Hans?" Domandò la Corvonero perplessa, girando il collo per guardarsi attorno. "Che fine ha fatto, a proposito?"

Ora che ci pensava, suo fratello era sparito da un bel po'.
Da quando le aveva smollato Talisia in braccio, in effetti.
E il fatto che sua nipote fosse riuscita anche a riaddormentarsi - nel frattempo - la diceva lunga riguardo da quanto tempo Hansel mancasse.

"Hans è andato a fare... una cosa. Vorrà dire che gli faremo il riassunto dopo." Liquidò la faccenda Ariel con un veloce gesto della mano. "Vai avanti che sono curiosa, dai!" La incitò.
"Ok..." Commentò Eleonore innarcando un sopracciglio, per nulla convinta.

Aveva ripreso da poco la lettura, quando una serie di rumori - ormai inconfondibili - attirarono la sua attenzione, facendole immediatamente staccare gli occhi dal foglio.

Lasciando perdere ogni cosa, si precipitò fuori dalla stanza, ignorando la voce divertita di Ariel che le chiedeva dove stesse andando.
Poi saltò in braccio a Daniel, appena sbucato nel corridoio di fianco a suo fratello.



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15 gennaio 1803, Durmstrang, ufficio del Preside Elijah Grimm
 


"Non capisco dove lei voglia arrivare." Commentò Elijah perplesso, innarcando un sopracciglio.
"Io credo di averlo capito benissimo invece: la preside Shafiq è stata molto precisa, in merito." Si intromise David "E non posso far altro che concordare con i suoi dubbi."
Prima di replicare in qualsiasi maniera, il preside di Durmstrang aspettò qualche secondo, continuando a bere indisturbato il suo the.
Solo quando ebbe svuotato completamente la tazza si permise di rispondere, in tono alquanto pacato e con un sorrisino strafottente "Abbandonate il Torneo dunque, se è ciò che volete." Concesse "Ma non credo che vi convenga farlo: i vostri Campioni sono vincolati al Calice, il che significa che finchè il Torneo non è concluso, non possono uscire dall'area di Durmstrang." Spiegò serafico "Volete davvero abbandonarli in questo modo?" 
"Ovviamente no." Replicò secca Charlotte stringendo i pugni.

Fosse stato per lei, si sarebbe già alzata in piedi da un pezzo per cancellare il sorrisino strafottente di Elijah a suon di schiaffi. Ma la sua posizione glielo impediva.

"Ma non posso neanche permettere che altri miei studenti scompaiano come se nulla fosse." Continuò la donna "E forse Kyle Anderson guarirebbe meglio, in un ambiente familiare."
"Se vuole rimandare a casa il signor Anderson non troverà obiezioni, da parte mia." Replicò Elijah "Ma per quanto riguarda gli studenti, non ne scompaiono più da un pezzo ormai. Il che significa che le mie barriere funzionano."

"Sì, ma per quanto lo faranno?" Non riuscì a trattenersi dal replicare il Preside di Ilvermony.




-*-*-*-


17 gennaio 1803, Durmstrang, infermeria
 


 
"Come ti senti oggi?"

Avendo riconosciuto nella voce quella di Kathleen, Kyle alzò lo sguardo e sorrise in direzione della ragazza.
"Non c'è male... anche se va a tratti. In certi momenti ho dei mal di testa allucinanti, in altri invece sto benissimo." Provò a spiegare "Ad esempio adesso, visto che mi sento bene, sto provando a mettermi in pari con il programma." Continuò sventolando i fogli di pergamena che teneva in mano.
"Ti serve una mano?" Si offrì la yowie, staccando la borsa dalla spalla per appoggiarla sulla sedia accanto al letto del ragazzo e sedendosi sul bordo del letto.
"Sei molto gentile... ma non dovresti andare a pranzo adesso?" Replicò Kyle innarcando un sopracciglio.

Lui non vedeva l'ora di poter uscire da quella infermeria per tornare a vivere la sua vita di tutti i giorni. E invece lei, che poteva davvero farlo, si rintanava nell'infermeria per aiutarlo!


Ma Kathleen si strinse le spalle, come ad indicare che non le importava più di tanto. "Mi sono già accordata con l'infermiera." Spiegò indicando con la testa la direzione dell'ufficio della donna "Quando porterà il pranzo a te, lo porterà anche a me. Allora, vuoi una mano o no?" Concluse con un sorriso furbo.

"D'accordo" Cedette lui "Facciamo così: tu dai una mano a me con gli ultimi argomenti del programma e io la do a te per la seconda prova." Propose "Mi sono giusto venute un paio di ideuzze in mente per sbloccare la situazione con la tua pergamena." Concluse con un sorriso.

"Non dovresti sforzarti a..." Provò a riprenderlo Kathleen, prima di essere interrotta dalla voce lamentosa del ragazzo.

"Ma mi stavo annoiando!"




-*-*-*-


"Sei sicuro di volermi aiutare?" Domandò Patton per la centesima volta, stringendosi di più nel suo mantello invernale mentre arrancava tra la neve alta dirigendosi verso la foresta. "Questo piano, come dice giustamente anche Sogno, è alquanto rischioso e potremmo anche perire nell'impresa!" Continuò gesticolando.

"E' proprio per questo che voglio aiutarti." Rispose Tyler, sfruttando il varco nella neve già aperto dal compagno per seguirlo più agevolmente "O vuoi tenere la gloria tutta per te?" Domandò con un sottile velo di ironia che però il ragazzo di colore non colse minimamente.

In realtà a Tyler non interessava più di tanto la nuova impresa elaborata dal wampus, quanto il fatto di tenerlo sotto controllo ed evitare che si cacciasse nei guai.

E chi altro avrebbe potuto farlo se non lui?

Le ragazze erano fuori discussione e Liam, quando aveva nasato i propositi del compagno di casa, si era rifugiato nella sua stanza, borbottando che non ci pensava minimamente a morire assiderato solo per seguire un pazzo.
"Se vuoi seguirlo fuori, alla neve e al freddo Ty, fai pure." Aveva borbottato contrariato "Ma io ci tengo alla mia salute fisica. Saranno venuti giù almeno quattro metri di neve, stanotte! Quindi buon divertimento."

Pertanto rimaneva solo lui.

"Condivido ben volentieri la gloria con gli amici" Replicò Patton "Ma, se devo essere sincero, sono ben felice che Liam non si sia unito a noi, visto che nutro dei forti sospetti su di lui." Continuò abbassando progressivamente la voce, parlando con tono cospiratorio, come se dovesse rivelare chissà quale segreto di stato. "Di lui, di Livvy e dei tre Grimm, per l'esattezza."

"Come?" Domandò Tyler, bloccando i suoi passi e innarcando un sopracciglio. "Perchè proprio di loro?"

"Pensaci!" Replicò l'altro, agitando ancora di più le braccia con fare teatrale "Sono gli unici che hanno abbandonato la festa del ballo di Yule molto prima che questa finisse!" Spiegò con tono ovvio "Non lo trovi anche tu un comportamento sospetto? E' chiaro che dovevano combinare qualcosa di losco approfittando della distrazione altrui! Ma io li ho visti comunque! Ah!" Esclamò gonfiando il petto e aumentando il passo, compiaciuto delle sue qualità da investigatore.
 
"Certo che a te non si può proprio nascondere nulla!" Esclamò Tyler trattenendo al pelo le risate.

"A Patton Powell non sfugge niente!" Replicò il ragazzo compiaciuto "D'altra parte sono il migliore: il più sveglio, il più intelligente, il più scaltro, il più... aaaargh!"

Patton non riuscì mai a concludere la frase: a forza di camminare aveva raggiunto il limite del cortile, dove iniziava la boscaglia che delimitava il confine del Castello, meta ultima del ragazzo (che voleva andare a trattare con le piante del bosco). E senza accorgersene aveva cercato di oltrepassare la barriera di Elijah, che si ergeva sopra a questo limite, impedendo così a chiunque sia di entrare che di uscire.

Perciò l'americano era stato buttato all'indietro, sollevandosi dal terreno e disegnando un perfetto arco a mezz'aria.

Tyler ci provò con tutte le sue forza ma non riuscì proprio a trattenersi: anche con una mano sopra alla bocca, scoppiò comunque in una grossa risata.



-*-*-*-



"Se non vuoi finire a fettine, ti consiglio di fermarti."

Alle parole di Jacob, Sascha arrestò immediatamente i suoi passi e si mise ad aspettare il ragazzo, che si trovava qualche metro più indietro di lei, arrotolandosi di più nel mantello e tremando per il freddo.

Ma non poteva scegliere un altro giorno per portarla a prendere la bacchetta, anzichè uno dove erano caduti quattro metri di neve?

Avanzando nella neve e facendola scricchiolare sotto al peso degli stivali, il Grimm raggiunse la ragazza, estrasse la bacchetta e borbottò qualcosa che fece aprire un varco davanti a loro, forzando così temporaneamente la barriera che Elijah aveva messo a protezione della scuola.
"Ecco, adesso puoi passare." Comunicò Jacob, rivolgendo alla lupa un inchino ironico "Prego madame!"

Non appena anche il ragazzo fu passato, con un risucchio la barriera tornò intatta.

E prima che Sascha se ne potesse rendere conto, Jacob l'aveva afferrata per la vita, girando su se stesso per smaterializzarsi, ignorando il verso di sorpresa della ragazza.




-*-*-*-



Dopo aver bevuto quintalate di cioccolata calda nella Sala del Ristoro, Camille si era decisa a mettere il guinzaglio attorno al collo di Scotch - che non aveva smesso per un solo secondo di saltellarle attorno gioioso, pregustando già la passeggiata fuori nel parco - e poi si era stretta dentro al mantello, accettando di dover passare la successiva mezz'ora in mezzo alla neve e al freddo per portare fuori il suo cane.

Aveva così passato l'ora successiva ad arrancare nella neve, scesa a valangate durante la notte, mentre Scotch si divertiva a fare enormi buche scavando sotto al manto, forse divertendosi anche più di lei.

Aveva provato a coinvolgere Livvy, ma aveva notato come la sua amica stesse diventando sempre più cupa in quel periodo e non c'era stato nulla che potesse fare per impedirlo.
Così si era rassegnata a lasciarla in pace per un po', almeno temporaneamente.

Per quel motivo si era convinta a passare un po' di tempo con il suo cane: Scotch era una continua fonte di allegria e portandolo a spasso avrebbe lasciato la stanza vuota alla sua amica, che così avrebbe avuto un po' di tempo per se stessa.

"Ok Scotch." Disse al bracco tedesco, che la osservò attentamente in risposta "Adesso ti libero... però tu fai il bravo!"

Il cucciolo le abbaiò festante in risposta, perciò Camille lo prese per un sì e lo liberò dal guinzaglio.
Immediatamente il cane si mise a correre sulla neve, abbaiando come un pazzo mentre le grandi orecchie sventolavano all'aria.
E la Serpecorno, roteando gli occhi e sbuffando, si mise a seguirlo. "Come non detto."

Fu così che, seguendo il suo cane, Camille si ritrovò davanti ad una scena che non seppe spiegarsi: un ragazzo - che anche da lontano riconobbe come Jacob Grimm - attraversò indisturbato il punto nel quale si sarebbe dovuta trovare la barriera di Elijah.
Poi afferrò per la vita una ragazza avvolta in un mantello rosso - che Camille non aveva mai visto - facendola urlare e si smaterializzò con lei.




-*-*-*-



"Sentiti libera di fare ciò che vuoi qua dentro, mia cara. C'è tutto ciò che potrebbe servirti. Poi passeranno gli elfi a pulire, eventualmente."

Con un leggero baciamano Elijah si ritirò, lasciando Livvy  dentro all'enorme stanza
da sola.

La tuonoalato si guardò per un attimo attorno, piena di dubbi.
Nonostante alla fine si fosse decisa a chiedere aiuto al Grimm, nella sua testa continuavano a rimbombarle le parole che Liam le aveva rivolto al ballo.

"I Grimm ti usano solo per i loro scopi. Il loro rapporto con te è solo di natura commerciale."

Erano parole che non le avevano lasciato pace, nonostante fosse passato ormai quasi un mese da quella sera.
Continuavano a rimbombarle nella testa, non lasciandole un attimo di tregua.
Le davano fastidio, facendole dipingere il mondo attorno a lei di colori e sfumature che non le piacevano.

Per quello aveva chiesto aiuto, paradossalmente, ad Elijah.
Sapeva perfettamente ciò che le stava succedendo, ma non voleva che le accadesse proprio in quella circostanza.
Il Torneo Tremaghi doveva essere una bella occasione, per lei, non un modo per farla emergere.

Per quel motivo aveva chiesto al Preside di Durmstrang di darle una stanza, dentro al Castello, dove potersi sfogare.
Magari usando quell'intelletto di cui era sempre andata tanto fiera la sua famiglia per inventare qualcosa di nuovo, di mai visto prima.

Sperando che la sua creatività potesse bastare per contrastarla.



-*-*-*-


"Posso accomodarmi qui?" Domandò Helene, comparendo nella stanza e indicando il posto vuoto accanto a Reyna di fianco al caminetto acceso.
"Certo." Rispose distrattamente la Black, senza neanche alzare gli occhi dal foglio che teneva in mano, continuando a leggere.

La Sauer si sedette così nella poltroncina, mettendosi a leggere a sua volta e per qualche minuto nella stanza regnò incontrastato il silenzio, interrotto solo dal crepitio delle fiamme.

Almeno finchè la kelpie, in uno scatto di rabbia, non stracciò di punto in bianco il foglio che aveva tra le mani, strappandolo prima in due, poi in quattro e infine in otto parti per poi gettarle con un gesto stizzito nel fuoco, borbottando maledizioni contro la famiglia Black.

Helene la conosceva ormai da troppo tempo per fare delle domande al riguardo: sapeva molto bene che tutto l'astio di Reyna era dovuto ad una sola persona: suo padre.
"Tutto a posto?" Si limitò a domandare, nonostante già conoscesse la risposta che le stava per arrivare.
"Se la smettesse di scrivermi lo sarebbe molto di più."

Come volevasi dimostrare.

"Non vuoi neanche provare a dargliela, una possibilità?" Tentò timidamente Helene, pensando alla sua, di situazione.

Lei avrebbe dato chissà che cosa per avere un padre che si preoccupasse per lei... invece ne aveva uno che si occupava soltanto della nuova moglie ormai, nonostante questa gli avesse dato solo una figlia magonò.

"Gliene ho già date troppe di occasioni." Fu la risposta piatta di Reyna "E le ha sprecate tutte. Per me ormai è morto, così come è morto mio fratello."



-*-*-*-




Clementine, con un sorriso divertito, spostò lo sguardo dalla finestra - che dava una perfetta visuale di una parte del parco di Durmstrang - all'interno dell'aula praticamente vuota ad eccezione di lei, Elizabeth, Chris e Trys.

Inizialmente lei ed Elizabeth avrebbero dovuto recarsi semplicemente in biblioteca e approfittare del weekend per fare i compiti.
Ma poi ad Elizabeth non erano riusciti alcuni incantesimi, così Clem le aveva proposto di cercare un'aula vuota, in modo da esercitarsi senza disturbare nessuno.

E chi meglio di due ragazzi che frequentavano Durmstrang avrebbero potuto consigliarle?


Così Clem, nonostante la rittosia di Lizzie, che non voleva disturbarli, si era rivolta immediatamente ai due ragazzi, chiedendo se per caso conoscessero un posto - come un'aula in disuso - dove potersi esercitare con degli incantesimi senza attirare le ire degli insegnanti.

Ovviamente i due non si erano lasciati pregare, cogliendo al volo l'occasione per portarle in quell'aula deserta.

E mentre Trys si era messo addirittura ad aiutare Elizabeth nel praticare incantesimi, dandole consigli utili, Chris si era messo seduto tranquillo in un angolo, vicino alla cattedra, approfittando della relativa pace per scrivere una lunga lettera alla sorella magonò.

In quanto a Clementine si era accoccolata vicino alla finestra, nel punto della stanza dove c'era più luce, per leggere.

"Stai sbagliando la rotazione del polso!" Stava spiegando pazientemente Trys all'australiana.
"Ma uffa!" Sbuffò quest'utima roteando gli occhi.
"Posso?" Domandò a quel punto il ragazzo, appoggiando la mano destra sulla ragazza per guidarla nell'esecuzione dell'atto corretto "Questo è il movimento esatto." Spiegò pazientemente il tedesco, ripetendolo lentamente per farglielo comprendere "E' per quello che l'incantesimo non ti viene bene... dai, riprova!" 

Elizabeth, dopo aver preso un enorme respiro, ritentò l'incantesimo.

Prima di venire interrotta da Clementine, che indicò un punto fuori dalla finestra con l'indice "Ehy ragazzi! Non è Jacob Grimm quello?" Domandò sporgendosi il più possibile "Ma che cosa sta facendo?" Domandò talmente tanto attaccata al vetro da creare delle nuvolette di vapore nel vetro.

Nel tempo che ci volle agli altri per raggiungere la finestra, Jacob e la figura che si trovava con lui scomparvero dalla visuale.


-*-*-*-


Bianca alzò un pugno per aria, pronta a bussare a quella porta, poi, dopo aver sospirato, lo abbassò di scatto.
Aveva una gran voglia di chiarire con Willhelm, ma al contempo temeva come la peste quel momento.

Era dalla sera del Ballo che lo evitava.

E aveva visto la delusione dipingersi sul volto del ragazzo, ogni volta che si incrociavano e lei faceva fatica a borbottargli un "Ciao".
Anche Jacob si era accorto che qualcosa non funzionava più, tra loro due, ma davanti ad un secco "Fatti gli affari tuoi" della cugina aveva smesso di fare domande - che nel suo caso corrispondevano a pesanti frecciatine.

Bianca non poteva che esserne felice, ma se anche Jacob se n'era accorto, significava che la situazione si era davvero fatta insostenibile.

La Grimm stava per voltarsi e andarsene quando la porta si aprì da sola e da essa ne uscì proprio Will, con una pila di libri tra le braccia.

Per pochi secondi il ragazzo si bloccò sull'uscio, sgranando gli occhi alla vista della cugina - ovvero l'ultima persona che si aspettava di vedere.
Poi, dopo aver capito che non si trattava nè di una allucinazione nè di un miraggio, smollò i libri a mezz'aria, recitando un veloce incantesimo per non farli cadere.
Infine, prima che la ragazza potesse darsi alla fuga - cosa che Bianca aveva già pensato di fare - si precipitò nella sua direzione, abbracciandola e stringendola forte a sè, come per paura che potesse svanire da un momento all'altro.


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Domanda di fine capitolo: volete arrivare alla seconda prova in fretta (2 capitoli) oppure lascio scorrere il tempo normalmente (3 - 4)?


  
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