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Autore: MaryIsmyname    10/05/2017    0 recensioni
Anne, Nanny, Annika, Hanna, Nana, Ana, Annuccia, Annan, Lucrezia sono tutte legate dalla stessa maledizione, che ha reso la comune mortale ateniese Anne, una donna dalle molteplici vite, a causa di una maledizione creata dalle dee Demetra e Afrodite, promesse spose di Dioniso ed Ares.
Anne, nel 470 A.C è una comune ateniese, la quale viene strappata dalla sua normale e felice vita, dopo essersi innamorata di due divinità ateniesi, prossime al matrimonio. Le sue molteplici vite sono un susseguirsi di passione, morte, vendetta e speranza.
Dopo cento vite, quale dei due sceglierà Anne? E chi vedrà per sempre il sogno della propria vita frantumarsi in un istante?
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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CAPITOLO CINQUE: l'arancione è il nuovo nero


1891 D. C

Philadelphia, Pennsylvania

L'aria era gelida fuori. Tremendamente gelida. Anche per una guardia federale era tremendo stare al freddo durante l'inverno. Stare al freddo in mezzo al nulla. Ed era esattamente ciò che odiava fare Arthur, anche se quello non era esattamente il suo vero nome. Lui era lì non di certo per vocazione verso la giustizia e neppure per racimolare qualche soldo in più. Niente affatto. Era una vita che la inseguiva, era una vita che cercava di salvarla, senza nessuna vittoria sfortunatamente. Lui era lì per lei. Era lì per una delle detenute.

Quella vita per lei era così distruttiva, forse la più brutta fino ad allora. Arthur non aveva mai pensato a lei in quel modo, seppur anche lui avesse avuto a che fare con la guerra per diverso tempo non era mai riuscito ad immaginarsela in un posto così squallido. Neanche per un secondo. E neppure adesso riusciva a capacitarsi del modo in cui viveva l'amore leggendario della sua vita. Lei non lo sapeva ancora naturalmente, lo sapeva, una volta. Ora non ne era certo. Naturalmente nel suo cuore aveva ancora un piccolo frammento di quella che era stata la sua prima e vera vita. Quella che sua moglie aveva tolto a lui, all'amore della sua vita ed a suo fratello. Gli sembrava di impazzire.. e non era di certo la prima volta.

Volse il viso verso il prato, nel quale erano ammassate le detenute, che indossavano tutte rigorosamente una divisa arancione. In quel momento erano tutte ammassate l'una contro l'altra nel tragico tentativo di scaldarsi a vicenda. Nonostante vi fossero delle incomprensioni l'una con l'altra nessuna di loro poteva o voleva sottrarsi ad un po' di calore umano. Ai lati del cerchio vi erano le detenute più anziane, che avrebbero concluso la loro vita a marcire in quello che veniva definito il penitenziario più all'avanguardia di quel tempo.. ma per una guardia non gli sembrava affatto così. L'Eastern State era un penitenziario tremendo, nonostante le carcerate fossero tutte donne in quel luogo succedeva di tutto. Nonostante fosse un penitenziario, all'interno trafficava di tutto: dal tabacco all'oppio, dall'oppio alla birra e tutto ciò non faceva altro che stupire Arthur, perché diamine, quel posto era come ritrovarsi a piede libero nella città. Il governo si era fatto in quattro per dare alla caccia a delle criminali, per giustiziarle, cercare di dare una scossa alla loro vita togliendole dai brutti giri.. e poi venivano piazzate in un penitenziario in cui girava di tutto. E questo mandava Arthur in bestia ogni secondo della giornata. Era da quattro anni che lavorava lì, quattro anni che la seguiva con lo sguardo sperando che lei lo riconoscesse in qualche modo. Ma non era mai stato così.

Annette (Ana) Vauman era l'amore della sua vita e non poteva credere che in quella vita lei fosse una tremenda assassina. Per quanto gli riguardava, lo era. Era arrivata al penitenziario in una bellissima giornata di maggio, la tipica giornata in cui gli uccellini cinguettano ed il sole è alto nel cielo. Era stata portata al penitenziario da Mary, anche chiamata Car poiché essendo l'unica detenuta con la patente e ritenuta abbastanza sana di mente trasportava le detenute da un posto all'altro. Accanto a Mary quel giorno vi erano anche quattro guardie federali, due delle quali erano state profumatamente pagate dal governo per trasportarla dal Mississippi alla Pennsylvania. E non appena incontrò il suo sguardo capì immediatamente che la sua splendida, pura e candida Anne non c'era più. Almeno non quell'anno. Quell'anno al suo posto vi era una giovane donna di ventitré anni che si era intrufolata nella casa del suo ex marito e aveva ucciso la sua nuova donna per poi farsi un bagno utilizzando il sangue della compagna del suo ex marito ed indossando il vestito da sposa della compagna dell'ex marito, che avrebbe dovuto mettere al matrimonio. Una vicina allarmata aveva chiamato la polizia e questi avevano trovato la donna immersa nella vasca a fare un riposino, noncurante della straziante fine che aveva inflitto alla nuova compagna dell'ex marito. Ed era così che era arrivata al penitenziario, carica d'odio, carica di pazzia e coinvolta in un brutale omicidio che le aveva procurato la pena massima: l'ergastolo. L'avrebbe perciò vista crescere, invecchiare fino a quando non si sarebbe spenta dentro a quell'orribile penitenziario, solo perché era stata lasciata dall'ex marito.

<< Rientrate! >> urlò una delle guardie. E fu così che la vide ancora una volta, la donna si girò dalla sua parte sfoderando un freddo sorriso, gli occhi di Ana risaltavano moltissimo nel suo viso. Ora fissava Arthur con uno sguardo che lo faceva scogliere, nonostante fosse una divinità che viveva da moltissimi anni. Rivederla era come ritornare indietro nel tempo, alla prima volta che l'aveva conosciuta nell'antica Grecia. Guardarla troppo però significava tirare fuori gli scheletri dall'armadio, ricordarsi del motivo per il quale era costretto solo a fissarla da così lontano. Più lontano di quanto volesse seriamente ammettere e tutto ciò lo demoralizzava.

Non appena rientrarono dell'edificio, una sirena s'illuminò creando frastuono nell'intero edificio: era il segnale che le detenute dovevano svolgere un'attività, naturalmente sotto lo sguardo attento delle guardie. Un gruppetto di donne anziane si diresse, scortate da una guardia all'esterno per poi entrare in quella che era la serra, infatti si poteva praticare giardinaggio per tutte le donne che, ormai sciupate dalla vecchiaia non potevano più essere utili per il penitenziario. Altre invece si dirigevano in aule in cui potevano riparare oggetti, creare banner e quant'altro. Anne voltò il capo in sua direzione ancora una volta prima di entrare in una delle enormi porte di legno del penitenziario. Mentre le detenute svolgevano attività che sarebbero dovute tornare utili in modo da farle ritornare la ragione, lui pensava solo al fatto che Anne aveva raggiunto ancora di più la pazzia in quel luogo, infatti la maggior parte delle malattie mentali erano causate dall'isolamento.

Ana alloggiava in una stanza molto piccola, con una finestrella e chiusa da un'enorme porta di legno e metallo, che servivano per impedire la fuga delle detenute. Vi era anche una parte dedicata ad un isolamento ancora peggiore: le persone più pericolose venivano messe in stanze con soffitti e pareti altissime, muri spessi e nessuna finestra.. era questo il luogo in cui Ana era impazzita. Dopo aver trascorso un mese e mezzo all'interno di quelle 'celle' Ana era uscita come un'altra persona. Andava blaterando di strane visioni di donne che le apparivano e che le dicevano di stare dalla sua parte. Probabilmente, come aveva suggerito il medico, era tutto frutto della sua immaginazione che le aveva causato sia un malessere fisico che psicologico. Quando aveva lasciato la 'cella', le guardie avevano trovato diverse scritte di Ana che aveva creato con le unghie e qualche volta del sangue, per questo motivo ora, fuori dalla sua stanza sostavano delle guardie che la controllavano ogni minuto della giornata. E quel giorno toccava proprio ad Arthur sorvegliarla. Adorava sorvegliarla, poiché durante quel lasso di tempo poteva osservarla da così vicino che poteva osservare le sue sopracciglia accigliarsi non appena le si avvicinava.. perché loro parlavano. Parlavano di libri, del tempo, delle festività e molto altro. Anche se non era esattamente permesso, Arthur si giustificava dicendo che lei credeva di parlare con una delle donne delle sue visioni e che parlare con loro la faceva stare meglio. Ed era così: secondo il dottore, parlare con Arthur/le donne le stava seriamente giovando alla salute. Era per questo che lo facevano lavorare con lei più e più volte alla settimana.

Non appena lo vide, ad Ana si illuminarono gli occhi e per quanto fosse orgoglioso da ammettere anche al Dio della guerra Ares balzò il cuore nel petto. Si trattenne dal correrle vicino e dal sollevarla per poi baciarla e rimanere a fissarla per tutto il tempo. Gli mancava così tanto un contatto con lei. Un vero contatto, ed invece non poteva neppure sfiorarla. "Nessun contatto con le detenute" era la regola principale del penitenziario, nemmeno un'amicizia.

<< Hai portato le carte, mi querido? >> chiese con un perfetto accento latino ispanico. Ana proveniva da qualche quartiere ispanico, di cui non aveva mai voluto accennare se non al suo avvocato.

<< Mi dispiace, per oggi dovremmo farne a meno >> disse Arthur fissandola accuratamente. Aveva una piccola cicatrice sopra il sopracciglio destro che la rendeva ancora più intrigante di sempre.

<< Che peccato! >> disse Ana sedendosi al tavolo, si mise degli occhiali neri riparati al centro con dello scotch nero e si fissò le mani.

<< Come stai? >> chiese Arthur.

<< Muy bien, e tu? >>

<< Abbastanza bene, grazie >> disse Arthur chiudendo per qualche minuto la conversazione.

<< Come sta tu novia? >> disse fissandolo finalmente negli occhi e poté vederle addirittura lo stomaco. Erano quelli gli occhi che bramava da sempre.

<< B-bene, mia moglie sta bene >> disse tossicchiando.

<< .. vino en prison la settimana scorsa a trovarmi, es muy amable >> disse sorridendo ad Arthur.

<< C-cosa.. è venuta? >> disse preoccupato.

<< Si, me ha dicho che il mio ex marito verrà a trovarmi questa settimana nel giorno di visite >> disse contenta.

<< Come scusa? >> disse.

<< Claro, gli manco >> disse avvicinandosi. << Mi ha anche detto che verrà un prete! Sabes que significa? Vuole sposarmi, Arthur! >> disse entusiasta lasciandosi cadere sulla sedia.

<< Non è possibile, mia moglie mente spesso Ana >> disse.

<< Non è affatto vero! Tu mujer es honesta! >> disse arrabbiata.

<< Non è possibile! >> urlò Arthur scaraventando con forza il tavolo dall'altra parte dell'abitacolo. << Non è possibile >> disse fumante di rabbia, avvicinandosi ad Ana. << Tu, no, tu non puoi >> disse alzando una mano in aria, come per volerle fare una carezza, ma poi la ritrasse subito. Ana nel frattempo si era coperta con le mani il viso, spaventata dalla situazione.

<< Scusa, non avevo intenzione di spaventarti >> disse Arthur sedendosi sulla sedia, che fortunatamente non aveva buttato dall'altra parte della stanza. A questo punto Ana aveva tolto le mani dal viso, mostrandosi mentre iniziava a piangere.

<< No te preocupes >> disse asciugandosi le lacrime con la manica dell'uniforme.

<< .. è che >> disse Arthur, ma poi si lasciò andare e la baciò. La donna inizialmente parve staccarsi da lui, ma poi ricambiò il bacio. Arthur si sentì sollevato di ricevere per la prima volta dopo tanto tempo un suo bacio. La amava così tanto, e lei era così lontana da lui da così tanto tempo.

Dopo minuti interminabili l'uomo si stacco da lei solo per fissarla sorridere come mai prima d'ora. E ad Arthur piacque la sua risata che si diffondeva per l'abitacolo, ma in quel momento la porta si aprì, mostrando sua moglie.

<< Cosa diamine state facendo?! >> urlò la donna.

<< Ti prego, no! >> disse Arthur.

<< Guardie!! Accorrete! Una guardia ed una detenuta sono sospetti! Guardie! >> urlò, fino a quando due agenti non si avvicinarono alla ragazza.

<< Prendetela e lasciatela marcire in isolamento, nessun contatto, con nessuno. Ci penserò poi io domani >> disse la donna. Arthur fece per sorpassarla, ma sua moglie lo bloccò.

<< Non pensavo tu fossi così sciocco Ares, forse ti sopravvalutavo >>

<< Per l'ultima volta.. lasciala stare! >> disse Arthur.

<< Oh no tesoro. La lascerò in pace solo una volta, e quella sarà l'epoca decisiva, sfortunatamente io non potrò mettere fine alla sua stupida esistenza quell'anno. Ma giuro, che la farò morire, ogni anno, ogni giorno di queste stupide e terribili sue esistenze che avrebbero dovuto far capire in cosa ti stai cacciando >>

<< Lo vedremo >>

<< Eccome, tesoro.. goditi il suo funerale domani >> disse sorridendo malignamente. Poi se ne andò, mentre dall'infermeria si alzava un urlo tremendo che squarciò la quotidianità del Penitenziario, così stremato e triste si lasciò cadere sulla sedia nella quale era stato seduto fino a pochi istanti prima.
 

[*mi querido: mio caro

* tu novia: la tua sposa

*vino en prison: è venuta in prigione/ es muy amable: è molto gentile-disponibile

*tu mujer es honesta: tua moglie è onesta]

 
  
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