Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: SarcasticColdDade    10/05/2017    1 recensioni
Yuki Yoshimura è un medico, dedita alle sue routine e ad una vita tranquilla. Il suo unico scopo nella vita è sempre stato quello di aiutare gli altri, per non sentirsi mai un peso. Dentro di sé però sa di essere diversa dagli altri: non sa perché, come non sa se lo scoprirà mai. Almeno fino all'incontro con uno strano uomo.
O meglio, un demone.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sono sveglia, ma come ogni mattina non ho voglia di aprire gli occhi.
Il calore invade il mio corpo, tanto che per un momento penso che il piumone del mio letto sia una delle cose migliori della mia stanza
Sorrido a quel pensiero, ed è proprio in quel momento che qualcosa non mi torna.
Qualcosa mi solletica il viso, con la leggerezza di una piuma: per un momento penso che sia Sebastian, magari non ho sentito la sveglia del mattino e sono in ritardo per l’apertura dell’ambulatorio.
Ma no, se fossi in ritardo di certo non mi sveglierebbe così, non per come è fatto lui.
Mentre rifletto senza arrivare a nessuna conclusione, uno spasmo mi colpisce: qualcosa mi ha appena punto, lo sento chiaramente, così come sento un dolore improvviso al braccio.
Solo allora apro gli occhi, di scatto, senza riconoscere per un momento quello che mi circonda.
Ho il sole negli occhi, e questo mi oscura la visuale, ma quando finalmente mi abituo noto che quella dove mi trovo non è la mia stanza, e quello sotto di me non è il materasso.
Puntando le mani sull’erba sotto di me, mi tiro su a sedere, notando solo allora Sebastian seduto accanto alla mia figura -fino a qualche secondo prima- dormiente.
- Ben svegliata – mormora, rivolgendomi un sorriso.
- C-cosa.. - bofonchio in un primo momento, guardandomi intorno. Con me non ho niente, a parte la mia camicia da notte: sono scalza e non ero coperta da niente, nemmeno da un lenzuolo.
Sul braccio, invece, ho l’evidente segno di un morso, probabilmente di un’ape.
- Cosa succede? - chiedo poco dopo, quando riacquisto la capacità di parlare.
- Dovresti dirmelo tu, ti ho trovata qui mezz’ora fa – mi spiega, piegando il viso di lato, guardandomi con aria incuriosita.
- Mezz’ora fa? - chiedo, sbigottita – E non potevi svegliarmi? -.
- Credimi, se ho ragione.. - comincia, alzandosi da terra e sistemandosi il frac – Ho fatto bene a non svegliarti – aggiunge, porgendomi la mano.
Una volta accettato quell’invito, mi alzo a mia volta, rimuginando sulle sue parole, pronunciate sempre con quel fare misterioso. - Puoi spiegarti? - lo incalzo, seguendolo verso la Residenza. - Perché stavo dormendo sul prato? - continuo, senza attendere una sua risposta.
Ora che finalmente sono sveglia ho improvvisamente freddo.
- Non appena saremo dentro, non ci saranno bisogno di spiegazioni – è tutto quello che mi concede, mentre dopo poco facciamo il nostro ingresso in casa.

***

- Quindi...dormivi sul prato? - domanda Abaddon, guardandomi dall’altro capo della stanza con le braccia conserte.
Lo sguardo che le rivolgo è confuso, contro il suo pieno di curiosità. - A quanto pare – rispondo, stringendomi nelle spalle – Sto aspettando una spiegazione da tuo fratello – aggiungo, rivolgendo uno sguardo a quest’ultimo, indaffarato in non so bene cosa – O da te, comunque – concludo, tornando a guardarla.
Con un’alzata di mani, mette in chiaro quello che sta per dire. - Io non ne so niente, davvero – mormora poco dopo, tornando poi ad incrociare le braccia – Se sapessi qualcosa, te lo avrei già detto – aggiunge, con tono sincero.
- Bene – si intromette allora Sebastian, dopo un lungo momento di silenzio.
Catturando immediatamente la mia attenzione, sollevo lo sguardo per guardarlo.
- Yuki, potresti alzarti? - mi domanda.
- Perché? - chiedo, mentre comunque abbandono il mio posto, tornando in piedi. Il lato positivo è che posso finalmente sgranchirmi le gambe.
Ora so che il prato non è il posto migliore per dormire.
- Per confermare la mia teoria – risponde.
Solo allora, anche Abaddon decide di dire la sua. - Non penserai davvero.. - comincia, smettendo poi di parlare dopo uno sguardo del fratello – E’ la cosa più rara del mondo, persino tra noi – aggiunge, scuotendo impercettibilmente il capo.
- Stiamo per scoprirlo – risponde, tornando a rivolgersi a me – Ora è importante che ti concentri su un oggetto all’interno di questa stanza – aggiunge, poco prima di indicare un’estremità di essa, dove si trova un’enorme anfora con dentro una moltitudine di fiori – Per ora quell’anfora andrà bene – mormora poco dopo, sistemandosi poi alle mie spalle.
- Dovrei pensare a quell’anfora? - chiedo.
- Esatto, solo e solamente all’anfora – risponde – Fai spazio solo per quell’oggetto nella tua mente, senza mai distrarti e quando sei pronta chiudi gli occhi – aggiunge – Ci vorrà un secondo in ogni caso -.
Rivolgendogli uno sguardo veloce, sospiro, seguendo poi alla lettera le sue istruzioni.
Anche se ancora confusa da quelle sue parole, chiudo gli occhi, dopo aver fissato nella mente l’immagine dell’anfora posta nella stanza.
A parte una strana sensazione alla bocca dello stomaco, l’unica impressione che ho è che niente stia succedendo. Semplicemente ho gli occhi chiusi, mentre continuo a pensare ad una vecchia anfora.
- Cosa...dovrebbe succedere? - chiedo, confusa, mentre per qualche motivo continuo a tenere gli occhi chiusi.
- Apri gli occhi – mi intima – E non ci sarà bisogno di una risposta – aggiunge.
Aggrottando le sopracciglia, faccio subito dopo come mi dice.
Quando mi guardo intorno, però, non sono più al centro della stanza, come qualche secondo prima.
Sono accanto all’anfora.
- C-cosa.. - è l’unica cosa che esce dalla mia bocca, per la secondo volta.
Girandomi di scatto, trovo una Abaddon confusa, con la bocca aperta e gli occhi quasi fuori dalle orbite.
Sebastian, dal canto suo, ha solo un sorriso soddisfatto sulle labbra. Quello di chi sapeva di avere ragione.
- Non è possibile.. - commenta Abaddon, continuando a tenere gli occhi sbarrati.
- Qualcuno mi spiega cosa è appena successo? - sbotto poco dopo, stufa di essere l’unica all’oscuro di tutto. Quello che è appena successo è qualcosa che non mi spiego, e so perfettamente che ha a che fare col mio essere in parte un demone.
Come il fatto che controllo una spada a mio piacimento, del resto.
- E’ successo che abbiamo appena scoperto che sei un mezzo demone molto dotato – risponde Sebastian.
Quella mezza risposta non mi soddisfa, così decido di usare il mio nuovo talento contro di lui: mi concentro, fisso la sua figura nella mente e in un attimo sono di fronte a lui, più veloce del vento. - Parla la mia lingua – lo intimo.
- Sei in grado di muoverti attraverso lo spazio a tuo piacimento – traduce allora.
- In altre parole, puoi teletrasportarti – aggiunge Abaddon, continuando a fissarmi come se fossi un fenomeno da baraccone.
Beh, in fondo lo sono davvero.
- E’ una dote che solo pochi demoni hanno – m’informa lui – Neanche io ne sono in grado – aggiunge, guardandomi fiero. Lui è decisamente contento di questa scoperta.
- O io – confessa Abaddon a sua volta.
- Ma io non sono neanche un demone, sono in parte demone! - ricordo ad entrambi – Come è possibile che io ne sia in grado e voi no? - chiedo, confusa – Insomma, non è un controsenso? - domando, guardandoli entrambi per parecchi secondi, senza aggiungere altro.
- E’ un controsenso – ammette Sebastian – Ma lo è molto di meno se riflettiamo sugli ultimi avvenimenti – aggiunge, tenendosi sempre sul vago.
Lo odio quando fa così.
Dal canto mio, non capisco quelle sue parole: le sue conoscenze sono troppo più vaste delle mie, soprattutto quando si tratta di demoni. Far finta di capire quello che dice delle volte equivarrebbe a prendermi in giro da sola.
Abaddon invece non è della stessa idea, tanto che proprio in quel momento vedo il colpo di genio attraversarle gli occhi, mentre una lampadina si accende sulla sommità del suo capo.
- Le tue capacità aumentano perché ora hai più sangue demoniaco dentro di te – mormora, indicando poco dopo il mio ventre.
Abbassando immediatamente lo sguardo, poso una mano sulla curvatura appena accennata di esso: il fatto che sono incinta è la causa di questo?
- Il bambino centra con tutto questo? - domando, dando voce al mio pensiero.
- E’ l’unica spiegazione logica – risponde Sebastian – Il sangue demoniaco dentro di te è aumentato da quando.. - comincia, prima di essere interrotto di netto da Abaddon.
- ...da quando il mio fratellino ha fatto centro – conclude al posto suo, guardandoci entrambi con una traccia di orgoglio negli occhi.
- Se vogliamo metterla in questi termini – mormoro lui, scuotendo impercettibilmente il capo.
Guardandolo in questi momenti mi viene da pensare che anche lui provi imbarazzo di tanto in tanto, anche se non lo da a vedere così facilmente.
- Ma il bambino non è ancora neanche formato – ricordo ad entrambi – Insomma, è poco più di un feto – aggiungo.
- La grandezza non conta – risponde Abaddon – Potrebbe anche essere grande come un fagiolo, il sangue demoniaco è comunque aumentato dentro di te – spiega – E credimi, ne basta anche solo una goccia per far crescere i tuoi poteri – conclude.
- Quindi mi sono svegliata sul prato stamattina perché..? - comincio, lasciando la frase a metà di proposito. Sono sicura che loro sapranno darmi una spiegazione, come sempre del resto.
- Sembrerà ridicolo da sentire, ma probabilmente ieri notte è quello che hai sognato – sono le parole di Abaddon. Sempre e comunque confusionarie.
- Ho sognato un prato e quindi mi sono trasportata lì automaticamente? - chiedo, sconvolta.
- E’ così che funziona – risponde lei – Ogni volta che pensi intensamente a qualcosa, eccoti improvvisamente lì – aggiunge, gesticolando con le mani – Se impari a controllarlo è ottimo in battaglia – conclude, rimuginando sui vecchi tempi.
- Quindi devo anche imparare a controllarlo? - chiedo.
- A meno che tu non voglia dormire in un posto diverso ogni notte.. - mormora Sebastian, mettendomi di fronte alla verità – Si, dovrai imparare a controllarlo – aggiunge.
- E come dovrei fare? - chiedo, sfinita. Sono solo le 10 del mattino e ho già scoperto troppe cose per i miei gusti.
A volte mi manca la mia vita normale.
- Usando questo nuovo potere il più possibile – risponde Sebastian – Un paio di giorni e dovresti stabilizzarlo senza problemi – aggiunge.
- In pratica, usalo anche per ogni cosa che ti viene in mente – mette in chiaro Abaddon, parlando la mia lingua come al solito – Andare al tuo ambulatorio, andare in cucina...prendere i vestiti dall’armadio – aggiunge, elencando solo alcuni dei tanti modi per esercitarmi.
- Quindi..ci vorranno un paio di giorni? - chiedo.
- Anche meno – promette Sebastian – Ti basta usarlo davvero per ogni cosa e il tempo di stabilizzazione si ridurrà automaticamente – aggiunge, posando una mano sulla mia spalla.
- Allora comincio subito – annuncio, arrivando in un battito di ciglia accanto al mio armadio. In fondo devo vestirmi.
- Questo è lo spirito giusto – commentano, quasi all’unisono – Vestiti, il tuo ambulatorio ti aspetta – aggiunge poi Sebastian, avviandosi verso l’uscita.
- E Ciel aspetta me – commenta invece Abaddon, uscendo poi a sua volta dalla stanza.
Restando finalmente da sola, mi lascio andare ad un profondo sospiro liberatorio.
Quando penso che tutto stia prendendo una piega normale, ecco che succede sempre qualcosa che mi fa cambiare idea.
Prima c’era stato il problema dell’essere per metà demone: scioccante, pauroso, ma l’avevo superato, e avevo imparato a convivere con la cosa.
Poi era arrivata l’altra, e il mio modo di comportarmi aveva cominciato a mutare lentamente, finché controllare la rabbia era diventato un problema più grande di me. Ma anche quello era stato ormai superato, dal momento che l’amuleto che Sebastian mi aveva donato non aveva mai smesso di fare il suo lavoro.
Tutto era rimasto nei limiti del normale -o del mio nuovo normale- fino ad ora.
Non pensavo che il fatto di essere incinta portasse anche degli effetti collaterali, o comunque non degli effetti collaterali di questo tipo.
Ma del resto, di cosa mi stupivo?
Sono una donna metà demone incinta di un demone che ha più di 1000 anni.
Ho smesso di essere normale tempo fa.
Scelgo velocemente i miei abiti da lavoro per questa nuova, lunga giornata, optando alla fine per una camicia rossa, abbinata ad un paio di pantaloni grigi e ad una giacca nera.
Fra poco questi abiti cominceranno anche ad andarmi stretti, ora che ci penso.
Un pensiero mi colpisce improvvisamente: sono incinta di un demone, io a mia volta lo sono in parte…quindi la mia gravidanza sarà diversa rispetto alle altre?
Non avevo ancora pensato a questa eventualità, in effetti.
Impaziente di sapere, come sempre, penso intensamente ad Abaddon.
Dopo la strana sensazione alla bocca dello stomaco, eccomi improvvisamente nello studio di Ciel, proprio al centro della stanza.
Per fortuna al suo interno ci sono solamente lui e Abaddon.
- Abaddon, posso parlarti un secondo? - le chiedo, mentre Ciel mi guarda senza capire.
- Da dove è sbucata, signorina Yuki? - mi domanda infatti, guardandosi intorno poco dopo.
- Ora può teletrasportarsi – gli comunica Abaddon – Già, i regali della gravidanza – aggiunge, rendendosi conto solamente dopo delle parole che ha appena pronunciato.
- Abaddon! - la rimprovero, guardandola in cagnesco per un secondo.
Lei, dal canto suo, si stringe leggermente nelle spalle. - Scusa – mima con le labbra, prima che Ciel punti il suo sguardo nel mio.
- Questa è una grossa novità – commenta, mostrando il minimo interesse per la faccenda – Le mie congratulazioni – aggiunge, rivolgendomi un sorriso.
- Ti ringrazio – rispondo – Ora posso rubarti Abaddon per un momento? - gli chiedo, rivolgendomi questa volta a lei.
- Cinque minuti – risponde – Poi abbiamo del lavoro da fare – aggiunge, tornando ai suoi documenti come sempre.
Senza attendere ulteriormente, mi avvio verso l’uscita, aspettando poi che lei mi raggiunga, solo qualche secondo dopo.
- Scusa per quello che ho detto, non ci ho proprio pensato – è la prima cosa che mi dice, mentre si chiude la porta dello studio alle spalle.
Il corridoio dove ci troviamo per fortuna è deserto. - Non fa niente – rispondo – Tanto prima o poi l’avrebbe scoperto comunque – aggiungo, stringendomi nelle spalle.
Con un sospiro, si rilassa appena. - Di cosa hai bisogno? - mi domanda subito dopo, sinceramente interessata.
- Si tratta proprio della gravidanza – ammetto, dandole un primo spunto – Stavo pensando..sarà esattamente come una gravidanza normale, o c’è qualcosa che devo sapere? - le chiedo, da un lato anche un po’ spaventata di conoscere i dettagli demoniaci di quella situazione in particolare.
- Beh.. - mormora, facendo una piccola pausa per riflettere su quella mia domanda – E’ normale, come una gravidanza umana...ma sono quasi sicura che non duri 9 mesi – aggiunge poco dopo.
- Quindi..dura di meno rispetto al normale? - chiedo, giusto per conferma.
- Esatto – risponde – Ma è meglio che controlli, ho un libro di testo al riguardo – aggiunge, stupendomi con quelle sue parole.
Aggrottando le sopracciglia, la guardo curiosa. - Cosa ci fai con un libro sulle gravidanze tra i demoni? - le chiedo, incrociando entrambe le braccia al petto.
- Non ti ho accennato che nel nostro mondo ero una levatrice? - mi domanda, con fare retorico.
Se possibile, aggrotto ancora di più le sopracciglia. - Beh, no, non me l’hai mai accennato – rispondo.
- Beh si, ero alle prime armi quando ho lasciato per darmi ai combattimenti – ammette – E’ successo secoli fa, per questo non ricordo tutto nei minimi dettagli – aggiunge.
- Ma..potresti effettivamente aiutarmi durante questa gravidanza? - le domando, sperando con tutta me stessa in un sì. Anche se fino a quel momento non ne avevo fatto parola, questa situazione un po’ mi spaventava.
- Fammi leggere un paio di libri, e sì – risponde – Potrei aiutarti nei prossimi mesi – aggiunge.
Senza pensarci due volte -e quasi con un gesto automatico- mi getto tra le sue braccia, stringendola in un abbraccio quasi soffocante. - Grazie Abaddon! - esclamo – Non hai idea di quanto questo mi faccia sentire meglio! - aggiungo, quasi con le lacrime agli occhi.
- Non c’è di che – risponde, sottraendosi a poco a poco dall’abbraccio. Come suo fratello, non è proprio una fan del contatto umano – Sarà un ottimo modo per non pensare alla faccenda di Gregory, anche se spero che per allora l’avremmo sistemata – aggiunge, pronunciando per la prima volta quel nome dalla riunione con Ciel della notte prima.
- La sistemeremo – le prometto – Insieme possiamo farcela – aggiungo, cercando di confortarla.
- E ora tu puoi anche teletrasportarti – aggiunge, senza dare a vedere il suo
sconforto, che le leggo chiaramente negli occhi – Di bene in meglio davvero! - aggiunge.
- Prometto che vi sarò utile, se mai dovremmo affrontarlo – mormoro.
- Nelle tue condizioni, meglio tenerti lontano dal campo di battaglia – mormora lei, mettendo in chiaro quale sarà il mio ruolo nel prossimo futuro, almeno per quanto riguarda i Norton e questo famigerato Gregory – Senza offesa, ovviamente – aggiunge, notando il mio sguardo.
- Sapete bene tutti che non me ne starò con le mani in mano – le ricordo, cocciuta come sempre.
- Per il suo bene – comincia, posando una mano sul mio ventre – Penso che lo farai, per questa volta – aggiunge.
Sospiro, rassegnata. - Si, hai ragione – ammetto.
- Già, ormai sono troppo abituata all’idea di diventare zia – ammette poco dopo, sorridendomi – Meglio che torni da Ciel ora, prima che cominci ad urlare il mio nome come una prima donna – aggiunge, posando una mano sulla maniglia della porta dello studio di Ciel.
- Sì, meglio – commento, lasciando poi che faccia di nuovo la sua entrata nella stanza.
D’accordo, quindi la mia gravidanza durerà di meno: dovevo immaginare che almeno qualcosa sarebbe stato diverso per me, ma in fondo...non è una cosa così brutta.
Ora dovevo solamente aspettare una conferma da Abaddon, e poi avrei smesso di preoccuparmi per questa situazione.
L’idea di avere qualcuno al mio fianco -oltre a Sebastian, ovviamente- mi confortava non poco, soprattutto se si trattava di qualcuno che ne sapeva qualcosa di baby demoni.
Per un momento, provo ad immaginare Abaddon nei panni di una comune levatrice: facendo un lavoro come il mio ne avevo incontrate diverse, e tutte erano donne amorevoli e dolci. Questa non era esattamente la prima impressione che avevo avuto di Abaddon, ma c’era anche da dire che ormai la vedevo sotto una luce completamente diversa.
Una volta sistemata la faccenda dei Norton, avremmo potuto finalmente avere anche noi un momento di pace.
E la pace era qualcosa che ultimamente aveva cominciato a mancarmi.
- Basta rimuginare troppo – mormoro, scuotendo la testa con fare deciso. Ho bisogno di stabilizzare questo nuovo potere il prima possibile, o continuerò a svegliarmi in un posto diverso ogni mattina.
Concentrandomi sull’entrata del mio ambulatorio, riapro gli occhi spingendo la porta verso l’interno, cominciando poi a sistemare prima che i miei pazienti arrivino.

  
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