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Autore: bad93    11/05/2017    1 recensioni
È incentrata su Seto Kaiba che come sempre è impegnato con il lavoro, o meglio non pensa ad atro. La sua compagna, Helena, risente un po' di questo suo comportamento; così cerca in tutti i modi di riaccendere il desiderio nel nostro protagonista. Essendo stata cresciuta come la moglie perfetta, sempre accndiscendente e mai lamentosa, Helena sceglie di cambiare pur di non perdere l'amato, cosa che in parte sconvolge Seto. Questa è la mia prima storia a bollino rosso e spero piaccia, mi è venuta in mente guardando un programma che tratta di tradimenti; dovrebbero essere tre o quattro capitoli.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mokuba Kaiba, Nuovo personaggio, Seto Kaiba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2:

 
L'indomani si alzarono tutti presto e fecero colazione in silenzio.
-Ascolta Mokuba, come torni a casa, fili in camera e studi, niente tecnologia. Quando hai finito di studiare farai i lavori di casa, al posto di Helena. Finché non trovo una punizione migliore. -asserì Seto.
-Va bene.- disse il più piccolo.
-Non credi di esagerare? Non serve che faccia le faccende. Posso occuparmene io. -si rivolse al fidanzato, per poi parlare con il più piccolo, -Tieni,  ora vai a scuola o farai tardi.- porgendogli l'obento. Lui lo mise in cartella
-Non ti preoccupare ci parlo io con lui. Vedrai che si calma.- gli disse facendogli l'occhiolino.
-Io vado. Ciao.- disse uscendo.
-Mokuba ti accompagno.- uscì anche il più grande.
-Seto aspetta...hai dimenticato il pranzo. Pazienza ormai è uscito, glielo porto più tardi in ufficio.-
Nel frattempo in macchina.
-Dovresti vergognarti. Ti ha difeso poco fa. Dici che non vale niente per te, però non hai replicato! La punizione te la tieni lo stesso, non si discute!-
-Lo so Seto. Mi vergogno già infatti, sono stato uno stupido. Mi dispiace.-
-Non è a me che devi chiedere scusa. Ora vai.-
Mokuba scese dalla macchina e Seto ripartì e andò al lavoro.
Andò in ufficio e si sedette alla scrivania, iniziando subito a lavorare. Era quasi ora di pranzo, quando sentì bussare alla porta.
-Avanti.- disse freddamente.
-Signor Kaiba, le ho portato i documenti che ha chiesto.-
-Lasciali sulla scrivania.-
Si avvicinò e fece come richiesto, poi iniziò a sfiorare il braccio di Seto.
-Smettila. - disse autoritario.
Il suo ordine però non fu ascoltato,perché dal braccio, ora la mano era passata al collo.
-Maria. Ti ho detto di finirla.- replicò lui.
Lei però non lo ascoltò e lo costrinse a girarsi, poi si sedette su di lui e lo baciò. Seto sgranò gli occhi per la sorpresa,stava per allontanarla, ma in quel momento entrò Helena nell'ufficio che rimase sconvolta dalla scena.
-Signorina, ha un appuntamento? Non sa che si deve attendere e bussare prima di entrare in un ufficio altrui?- disse stizzita la segretaria.
-Hai finito?!- chiese arrabbiato Seto. -Questo è per te.- disse porgendole un assegno.
-Non è necessario signore. Non posso accettare.-
-Devi. É un tuo diritto accettare.-
-Perché me lo sta dando?-
-Perché sei licenziata. E ora vattene.-
Lei uscì dalla stanza e lui continuò.
-Senti, per quanto riguarda quello che hai visto...non tenerne conto. Non vale nulla.-
-Se lo dici tu. Ti ho portato il pranzo, stamattina sei uscito e non ho avuto il tempo di dartelo.- disse dandogli il pacchetto. Fece per andare, ma lui la fermò afferrandola per un braccio e attirandola a se in un abbraccio.
-So che vuoi piangere, sfogati.-
-Io....io...- non riuscì a trattenere le lacrime e pianse contro il suo petto, finché non si sentì meglio.
-Tieni.-  le porse in fazzoletto.
-Grazie.-
Lei si asciugò gli occhi.
-Scusa, ti ho sporcato la camicia.-
-Non posso andare in riunione conciato così. Ne ho sempre una di ricambio.- disse togliendosi l'indumento e lanciandolo a Helena.
-Ehi.- protestò lei togliendosi l'oggetto da sopra la testa.
-Credevo la prendessi al volo.- commentò lui abbottonandosi la camicia pulita.-Va un po' meglio?- le chiese sistemando la cravatta.
-Si. Tranquillo.- rispose.
-Non credo sia veramente tutto a posto. Non muoverti di qui, un'ora e torno. Cerca di non mandare in crash tutto il sistema operativo della mia azienda come l'ultima volta.- disse dandole un buffetto sul naso.
-Non l'ho fatto apposta. - replicò mettendogli il broncio.
-Non é colpa mia se non sai usare un computer.-
-Si invece! Non mi insegni mai.-
-Allora più tardi ti do lezioni private.- disse baciandola.
Poi lui uscì.
"Mi ha detto che non devo darci peso, però come posso farlo? Dopo quello che ho visto, potrebbe aver fatto apposta a licenziarla davanti ai miei occhi, per poi incontrarla di nascosto. No, Seto non fa certe cose." pensò sedendosi alla scrivania.
Dopo un'ora Seto rientrò.
-Non toccare il computer.-
-Mi hai spaventata. Ero solo seduta, non ho toccato nulla.- disse alzandosi.
-Buon per te.- rispose sedendosi alla scrivania. -Senti, ieri mi hai chiesto se avessi una qualche fantasia, ricordi?- lei annuì -Se te la dicessi, saresti disposta a farla diventare realtà, qualunque essa sia?- chiese imbarazzato.
-Se é fattibile, perché no? Racconta.- disse entusiasta.
"Come fa a essere così contenta?" -Allora vai sotto alla scrivania...- lei obbedì.
-Ora che faccio?-
-Ora...- sentì bussare alla porta.-Fai quello che vuoi.- sussurrò.-Avanti.- ordinò.
-Signor Kaiba abbiamo le relazioni che aveva chiesto. Dunque...- iniziò l'impiegato.
Intanto Helena, da sotto la scrivania, aveva iniziato a passare una mano sopra il suo membro, che iniziò a irrigidirsi a quel contatto.
Seto imprecò mentalmente, "Non ora dannazione."
Dal canto suo lei gli slacciò la cintura e poi sbottonò i pantaloni. Nel frattempo il dipendente continuava la sua relazione.
Successivamente Helena gli sfilò i pantaloni e i boxer, lasciando libera la sua erezione. Cominciò a muovere una mano per tutta la sua lunghezza, facendo ansimare Seto. Poi iniziò a lambire con le labbra la punta, ogni tanto la toccava con la punta della lingua, dandogli più piacere.
-Sta bene signore?- chiese l'impiegato preoccupato.
-No!- asserì lui, sentendo una sensazione calda attorno al membro eretto. - Cioè volevo dire...si.- si corresse, cercando di essere convincente.
Ogni movimento della ragazza gli provocava una scarica elettrica lungo la schiena, tratteneva a stento i gemiti, ma il respiro era sempre più corto e affannato.
-Se vuole torno in un altro momento.- disse l'impiegato, vedendolo rosso in volto.
-Si grazie é meglio.- rispose spezzando le parole.
L'uomo uscì.
-Che diavolo combini?!- chiese lui indietreggiando con la sedia e guardandola.
Lei smise per un attimo il suo lavoro, ma continuò a eccitarlo con una mano.
-Se vuoi smetto- disse interrompendo bruscamente.-Hai detto tu di fare quello che volevo.-
-Non ti azzardare a smettere ora.- disse spingendola verso la sua erezione.
Lei continuò a succhiare e lambire la pelle, talvolta con i denti e altre con la lingua, finché lui non arrivò al culmine e venne.
-Allora? Cosa hai da dire?-
 
Continua…

 
  
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